carloalberto
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venerdì 7 agosto 2020
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film schizofrenico
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Film schizofrenico, diviso tra opera autoriale e pellicola di genere. Ambiguità percettiva della realtà con echi pirandelliani, thriller con probabile stalker maniaco criminale e denuncia sociale di un sistema sanitario corrotto, sono i tre filoni che combaciano armonicamente nella prima parte del film, la migliore, poi Soderbergh decide per la cassetta ed il plot vira improvvisamente assumendo una rotta più battuta e sicura, così rovinando nell’inevitabile ovvietà di cose già scritte e viste mille volte. Sfiorato, o meglio affrontato in modo superficiale, il grande tema sulla definizione di cosa sia la malattia mentale, con la conseguente classificazione degli individui nelle due categorie di normale-sano, anormale-pazzo.
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Film schizofrenico, diviso tra opera autoriale e pellicola di genere. Ambiguità percettiva della realtà con echi pirandelliani, thriller con probabile stalker maniaco criminale e denuncia sociale di un sistema sanitario corrotto, sono i tre filoni che combaciano armonicamente nella prima parte del film, la migliore, poi Soderbergh decide per la cassetta ed il plot vira improvvisamente assumendo una rotta più battuta e sicura, così rovinando nell’inevitabile ovvietà di cose già scritte e viste mille volte. Sfiorato, o meglio affrontato in modo superficiale, il grande tema sulla definizione di cosa sia la malattia mentale, con la conseguente classificazione degli individui nelle due categorie di normale-sano, anormale-pazzo. Peccato. Apprezzabile il cammeo di Damon e la recitazione di Claire Foy nel ruolo della protagonista. Ottima la fotografia ed il mezzo utilizzato per le riprese risulta efficace per aumentare il senso di vissuto soggettivo della vicenda e per il resto non fa rimpiangere il classico girato. Senza spoilerare più di tanto, si può dire che si tratta di un’occasione mancata per realizzare un opera originale, dove la tensione crescente per la situazione kafkiana ed il senso immanente di claustrofobia, che coinvolge empaticamente lo spettatore, avrebbe potuto reggere fin quasi alla fine, nell’incertezza di una verità assoluta, per una svolta inaspettata o per nessuna svolta. Soderbergh avrebbe lasciato il segno, ed invece, forse soltanto nell’ultima scena, tenta di riprendersi dalla caduta di stile, instillando di nuovo il dubbio, nella maniera più scontata e prevedibile, che aveva tenuto alta l’attenzione e conferito pathos alla storia nella prima parte del film. Ma ormai è troppo tardi e l’ennesimo banale thriller prodotto dall’industria dello spettacolo é pronto per il mercato.
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ennio
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mercoledì 11 settembre 2019
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l'incubo dello stalker portato all'estremo
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Guardando questo film non si può non ripensare a "qualcuno volò sul nido del cuculo", con le cupe atmosfere da clinica psichiatrica, le stanze disadorne e squadrate chiuse a chiave, gli infermieri visti come aguzzini. Si sprofonda presto nell'incubo per la protagonista affetta da una lieve forma di mania persecutoria (fondata su un vero stalkeraggio). Bastano due domande innocenti della psicologa sociale di turno ed eccoci catapultati in un incubo come a Bibbiano, laddove la politica la psicologia e la medicina si fondono perversamente per il fine ultimo: i soldi sulla pelle degli innocenti.
Attori non di grido, brava però la protagonista. E una sorprendente breve apparizione di Matt Damon.
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viaggiorchestrale
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lunedì 17 giugno 2019
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interessante all'inizio poi diventa scontato
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Il film dopo un inizio pieno di aspettative il film prende una piega piu che scontata rivelando gia da subito la verità sulla psicologia dei personaggi. L'infermiere diventa lo stolker la donna rinchiusa una vittima .Un po forzata la modalità di reazione della sower valentini che da persona estremamente paurosa diventa una fredda cinica fino ad arrivare ad uccidere lo stolker . C'era bisogno di creare maggiore ambiguità sulla follia e la sanità . Così com'è e un trhiller di ordanaria amministrazione
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elgatoloco
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mercoledì 22 maggio 2019
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forse postmodern, this movie...
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Se il"Postmodern"consiste anche nell'elaborazione di stilemi classici, riscrivendoli, ovviamente, con"UNsane" di Steven Soderbergh(2018)ci saremmo: questo "horror pscihiatrico"(definizione di comodo che riassume un po'la storia narrata nel film)rientrerebbe nella categoria, comunque di comodo e usata per scopi tassonomici(classificatori)più che per reale necessità. Certo"Unsane"ripercorre, ma in modo critico, "One flew Ower the Cuchoo's Nest"(1975, Milos Forman dal romanzo di Ken Kesey), ma la trama è del tutto diversa, inicipit e finale anche, dunque si tratta, diciiamo meglio, di un"Modellamento"del testo keseyano-formiano, con tante variazioni sul tema e soprattutto tutta la storia narrata nel film può essere "tranquillamente"(si fa ovviamente per dire, visto il tema trattato, la"follia")letto come un incubo o invece come un reale tentativo di emargiazione maschilista-sta allo spettatore e alla spettatrice porsi in un punto di vista che gli/le consenta di leggere il film in un modo o nell'altro.
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Se il"Postmodern"consiste anche nell'elaborazione di stilemi classici, riscrivendoli, ovviamente, con"UNsane" di Steven Soderbergh(2018)ci saremmo: questo "horror pscihiatrico"(definizione di comodo che riassume un po'la storia narrata nel film)rientrerebbe nella categoria, comunque di comodo e usata per scopi tassonomici(classificatori)più che per reale necessità. Certo"Unsane"ripercorre, ma in modo critico, "One flew Ower the Cuchoo's Nest"(1975, Milos Forman dal romanzo di Ken Kesey), ma la trama è del tutto diversa, inicipit e finale anche, dunque si tratta, diciiamo meglio, di un"Modellamento"del testo keseyano-formiano, con tante variazioni sul tema e soprattutto tutta la storia narrata nel film può essere "tranquillamente"(si fa ovviamente per dire, visto il tema trattato, la"follia")letto come un incubo o invece come un reale tentativo di emargiazione maschilista-sta allo spettatore e alla spettatrice porsi in un punto di vista che gli/le consenta di leggere il film in un modo o nell'altro. L'interprete principale Claire Foy, come anche il suo stalker Joshua Leonard sono assolutamente efficaci; il punto è e rimane l'angolo visutlae in cui ci si vuole collocare per leggere-interpretare il film; può essere strumento utile per rileggere criticamente psichiatria e antipsichiatria, ma anche -forse più propriamente-un modo per riflettere ulteriormente su come"realtà""sogno"si implichino a vicenda, si interserchino e possano interfacciarsi a vicenda. A chi guarda, appunto, la scelta, che non è di poco conto, anzi... El Gato
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felicity
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giovedì 31 gennaio 2019
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incalzante dall'inizio alla fine
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Un thriller psicologico ben confezionato, che ci parla di paure e ossessioni ataviche declinate però in ottica contemporanea.
Tutto appare come un meccanismo perfettamente costruito dal regista che dimostra una abilità notevole nel coniugare la disponibilità al nuovo, la riflessione teorica e le strategie narrative convenzionali.
Questo film rappresenta il punto di coincidenza tra la professionalità e l’amatorialità se consideriamo il mezzo con cui è stato girato.
Ma il messaggio è più alto: il perenne senso di claustrofobia e tensione che il film costruisce è tale anche per via del ruolo che giocano i mezzi tecnologici nella storia.
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Un thriller psicologico ben confezionato, che ci parla di paure e ossessioni ataviche declinate però in ottica contemporanea.
Tutto appare come un meccanismo perfettamente costruito dal regista che dimostra una abilità notevole nel coniugare la disponibilità al nuovo, la riflessione teorica e le strategie narrative convenzionali.
Questo film rappresenta il punto di coincidenza tra la professionalità e l’amatorialità se consideriamo il mezzo con cui è stato girato.
Ma il messaggio è più alto: il perenne senso di claustrofobia e tensione che il film costruisce è tale anche per via del ruolo che giocano i mezzi tecnologici nella storia. Da vedere.
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newalessiomarta
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mercoledì 23 gennaio 2019
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una sorpresa!
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Un esperimento più che riuscito. Girato solamente con un Iphone 7.
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leri
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mercoledì 16 gennaio 2019
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solo una truffa (delle compagnie assicurative)
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C'è il regista, c'è la location, c'è il (purtroppo) tema alla moda, c'è un Iphone (?!) ma non c'è il film. Ridicolo... peccato perchè bravi tutti ma veramente dobbiamo abbligarci a seguire l'agonia della protagonista in un escalation di luoghi comuni? Sistema sanitario e psichiatrico oltre il legale, pazienti coloriti/colorati, medici ed infermieri della mutua, psicopatici con incredibili capacità di ingannare, raggirare, uccidere indisturbati... sopravvivere. Ci mancavano solo il poliziotto sovrappeso e la recepsionist di colore... ah no ci sono! Non si vede niente di nuovo se non la tecnica di ripresa (che sono gusti) e quello che si vede di vecchio lo hanno fatto meglio.
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giovedì 30 agosto 2018
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giulia taverna...
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Una drammaticità che sfiora il ridicolo..
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udiego
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mercoledì 1 agosto 2018
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unsane
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Steven Soderbergh, regista che ha ormai spaziato la sua filmografia in qualsiasi tipo di genere, con “Unsane” porta al cinema una storia come tante se ne sentono e che vedono protagoniste molte donne vittime di stalker. In questo caso il regista americano cerca di addentrarsi nella psiche della vittima analizzando come un fatto del genere possa cambiare definitivamente ed irrimediabilmente la vita di una persona. Parallelamente a questo, Soderbergh vuole anche percorrere la strada di denuncia nei confronti di certe cliniche private, che, in nome del business e del profitto, sono disposte a chiudere un occhio sulle reali esigenze dei loro pazienti.
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Steven Soderbergh, regista che ha ormai spaziato la sua filmografia in qualsiasi tipo di genere, con “Unsane” porta al cinema una storia come tante se ne sentono e che vedono protagoniste molte donne vittime di stalker. In questo caso il regista americano cerca di addentrarsi nella psiche della vittima analizzando come un fatto del genere possa cambiare definitivamente ed irrimediabilmente la vita di una persona. Parallelamente a questo, Soderbergh vuole anche percorrere la strada di denuncia nei confronti di certe cliniche private, che, in nome del business e del profitto, sono disposte a chiudere un occhio sulle reali esigenze dei loro pazienti.
Soderbergh ha il merito di strutturare l’opera da un punto di vista al quale il pubblico è estremamente sensibile e cioè quello della vittima. Sawyer, interpretata da una pimpante Claire Foy, risulta essere psicologicamente fragile e completamente oppressa da ciò che le è accaduto, al punto da arrivare a dubitare lei stessa delle sue reali capacità cognitive. Il tutto è rappresentato attraverso una sceneggiatura favorita da un buon ritmo e sorretta da una positiva costruzione dei personaggi, sia principali che secondari.
Il punto di forza dell’opera sta però tutto nella regia: il film è interamente girato con un Iphone 7, le inquadrature e le immagini tendono ad avvicinarsi progressivamente ai protagonisti in modo sempre più invadente e disturbante, per rendere in maniera efficace il senso di oppressione che le vittime di queste situazioni possono provare. Come già anticipato, le prove attoriali sono di buon livello e tutte riescono a regalare ai personaggi una caratterizzazione adeguata.
“Unsane” si rivela un thriller psicologico ben riuscito, capace di catturare l’attenzione dello spettatore; senza troppi fronzoli riesce a farci entrare nella testa della protagonista, mostrandoci tutte le sue paure e le sue angosce. Unico neo è che l’aspetto sociale dell’opera è solamente abbozzato e non ben approfondito ed a questo punto forse poteva non essere toccato. Detto ciò, il film è da considerarsi di buon livello sia sotto l’aspetto dei contenuti che dal punto di vista della tensione, dimostrando le buonissime capacità di questo esperto regista.
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flyanto
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venerdì 13 luglio 2018
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una terribile ossessione
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Il nuovo Film del prolifico regista Steven Soderbergh è un thriller ben congegnato in cui la protagonista, una giovane donna, è continuamente perseguitata da un ammiratore che ha tutte le connotazioni di un disturbato mentale e, pertanto, di un vero e proprio stalker. Conseguentemente la giovane lo denuncia alla Polizia che vieta all’uomo di avvicinarsi a lei, ma ciò nonostante ella è costretta ugualmente a cambiare città e la propria abitazione, il proprio numero di telefono ed a cancellarsi da qualsiasi sito internet sociale, quale Facebook, Twitter ed Instagram. Così facendo, ella spera di potersi ricostruire un’esistenza tranquilla e dedicarsi al nuovo lavoro.
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Il nuovo Film del prolifico regista Steven Soderbergh è un thriller ben congegnato in cui la protagonista, una giovane donna, è continuamente perseguitata da un ammiratore che ha tutte le connotazioni di un disturbato mentale e, pertanto, di un vero e proprio stalker. Conseguentemente la giovane lo denuncia alla Polizia che vieta all’uomo di avvicinarsi a lei, ma ciò nonostante ella è costretta ugualmente a cambiare città e la propria abitazione, il proprio numero di telefono ed a cancellarsi da qualsiasi sito internet sociale, quale Facebook, Twitter ed Instagram. Così facendo, ella spera di potersi ricostruire un’esistenza tranquilla e dedicarsi al nuovo lavoro. Quando, però, la giovane, ancora in preda ad incubi ed a paure in quanto certa di essere ancora perseguitata, ricorre all’aiuto psicologico in un’apposita struttura medica, ella viene ricoverata, suo malgrado, con un inganno all’interno di essa senza la possibilità di uscirne in breve tempo. Da questo momento, per lei inizierà un periodo terribile all’insegna di una forzata prigionia, fortemente intontita da potenti medicinali e soprattutto con l’incubo (reale o meno) del suddetto uomo sempre di lei invaghito …..
Essendo un thriller di forte impatto psicologico non è bene ovviamente svelare il finale per non svilire il film e l’intera atmosfera di suspense e di adrenalina crescente che esso riesce a trasmettere allo spettatore. Il valore, infatti, di quest’opera risiede proprio nella sua atmosfera in generale avvolta nel mistero ed all’insegna della paura nonché al senso claustrofobico che nel corso della vicenda prendono sempre più spazio, uniformando quasi lo stato d’animo dello spettatore a quello della stessa protagonista . Steven Soderbergh, ancora una volta, si conferma essere un ottimo regista proprio per avere ben reso ed affrontato la tematica, ormai attuale e purtroppo non così inusuale, dello stalking descrivendola approfonditamente dal punto di vista psicologico e delle sue conseguenze. Inoltre, in ”Unsane” Soderbergh ha voluto sperimentare, e con successo, la nuova tecnica di ripresa, filmando tutta la sua opera con un cellulare Iphone. Insomma, un thriller ben confezionato da tutti i punti di vista: regia, trama, suspense ed anche recitazione. Claire Foy, l’attrice protagonista, interpreta molto efficacemente il proprio ruolo di donna sana di mente, fortemente provata dagli eventi e che, in balia di questi, deve combattere da sola per non soccombere.
Una ‘scossa’ nel torpore estivo delle programmazioni cinematografiche e, dunque, consigliabile.
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