laurence316
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mercoledì 21 novembre 2018
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"re paimon" va in città
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Ed ecco che si ritorna puntualmente a chiedersi per l’ennesima volta che film abbiamo visto la maggior parte dei recensori. Che hanno posto su un piedistallo, idolatrato, finendo per conferirgli una visibilità che di certo non meritava, un film che può essere ragionevolmente considerato, per converso, uno dei peggiori della stagione.
Un film vacuo, insulso, privo di alcuna mordente, tanto noioso, catatonico per tutta la prima ora e mezza quanto affrettato, convulso e in definitiva ridicolo nell’ultima mezz’ora.
Un pessimo esordio che non promette nulla di buono per le future opere del regista, soprattutto qualora abbia la sciagurata idea di proseguire sulla strada dell’horror.
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Ed ecco che si ritorna puntualmente a chiedersi per l’ennesima volta che film abbiamo visto la maggior parte dei recensori. Che hanno posto su un piedistallo, idolatrato, finendo per conferirgli una visibilità che di certo non meritava, un film che può essere ragionevolmente considerato, per converso, uno dei peggiori della stagione.
Un film vacuo, insulso, privo di alcuna mordente, tanto noioso, catatonico per tutta la prima ora e mezza quanto affrettato, convulso e in definitiva ridicolo nell’ultima mezz’ora.
Un pessimo esordio che non promette nulla di buono per le future opere del regista, soprattutto qualora abbia la sciagurata idea di proseguire sulla strada dell’horror. Qualora decidesse, invece, di concentrarsi sul dramma o, meglio ancora, il melodramma forse (ma solo forse) riuscirebbe a ricavarne qualcosa di meglio realizzato di questo suo primo film.
Perché, ed è da sottolineare, uno dei maggiori difetti di questo Hereditary è quello di presentarsi come un horror quando in realtà, al tirar delle somme, tutta la prima ora e mezza può tranquillamente essere considerata (salvo qualche sporadica divagazione) un dramma familiare sulla perdita degli affetti, ed uno neanche particolarmente riuscito, per giunta.
Una trama esile (per non dire inesistente) è diluita a dismisura per arrivare a superare le due ore (a che pro?), col risultato di lasciar ben più di qualche spazio agli sbadigli.
Come se non bastasse, il film si prende tremendamente sul serio, senza avere lo spessore adatto per permetterselo, ed anche l’espediente dei modellini che la protagonista realizza si rileva del tutto fine a se stesso (puro sfoggio di tecnica utile giusto per inserire qualche effetto, come all’inizio). Essendo l’unico componente della narrazione un poco inusuale o quantomeno intrigante, per il resto a risaltare finiscono per essere nulla più che i numerosi cliché propugnati allo spettatore uno di seguito all’altro (sedute spiritiche, crisi di nervi, sonnambulismo, possessioni) che non inquietano nessuno e si risolvono in poca cosa.
Il finale, poi, è semplicemente esilarante.
Nulla possono per risollevare le sorti del film né la buona interpretazione della Collette, né la fotografia di Porgorzelski.
Incomprensibilmente apprezzato da una larga fetta della critica e da parte del pubblico.
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[+] bravo
(di tommy)
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charlie
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venerdì 3 agosto 2018
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capolavoro disturbante
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Hereditary è un film inquietante, angosciante e sconvolgente. Un horror di carattere psicologico che non verrà capito dagli spasimanti dei "jumpscare", ma attirerà bensì gli amanti di quelle pellicole che provano a disturbare la sensibilità di chi guarda, in questo caso tramite il dramma di una famiglia distrutta dal dolore. Un film con una fotografia e sceneggiatura eccezionale, contornato da attori a mio parere da Oscar. Il tutto reso così credibile e realistico, che non si può fare a meno di ripensarci, rimanendo spiazzati da alcune delle scene presenti. Un film che diventerà un cult del genere col passare del tempo, come è giusto che sia.
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dahlia
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sabato 28 luglio 2018
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finalmente.
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A mio parere Hereditary rappresenta finalmente un momento alto del cinema horror dei nostri giorni (se proprio vogliamo usare un'etichetta), finalmente non un altro film basato sui soliti jumpscares fini a se stessi, finalmente qualcosa di DIVERSO pur trattando un tema già visto. Si può notare una sostanziale divisione del film in due parti; la prima ci mostra essenzialmente un dramma familiare, mentre la seconda parte prende una piega più sovrannaturale. Lo svolgimento di tutta la prima parte del film è tanto lento quanto intenso, la macchina da presa penetra nei personaggi analizzandoli in profondità, il che ci fa calare perfettamente nell’atmosfera sinistra di questa disastrata famiglia.
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A mio parere Hereditary rappresenta finalmente un momento alto del cinema horror dei nostri giorni (se proprio vogliamo usare un'etichetta), finalmente non un altro film basato sui soliti jumpscares fini a se stessi, finalmente qualcosa di DIVERSO pur trattando un tema già visto. Si può notare una sostanziale divisione del film in due parti; la prima ci mostra essenzialmente un dramma familiare, mentre la seconda parte prende una piega più sovrannaturale. Lo svolgimento di tutta la prima parte del film è tanto lento quanto intenso, la macchina da presa penetra nei personaggi analizzandoli in profondità, il che ci fa calare perfettamente nell’atmosfera sinistra di questa disastrata famiglia. Il ritmo accelera a partire dalla scena della macchina (se avete visto il film saprete bene a cosa mi riferisco): una scena di un’intensità pazzesca, da togliere il fiato, diretta e interpretata in maniera impeccabile. Da questo momento l’equilibrio della famiglia, già in bilico, si spezza definitivamente e si inizia ad assistere a un conflitto intenso tra irrazionalità (incarnata dalla mamma di famiglia, Toni Collette) e razionalità (il papà, G. Byrne). Per tutto il tempo si stenta infatti a capire se la donna abbia perso la ragione per via del doloroso lutto, oppure se qualcosa di sovrannaturale aleggi effettivamente sulla famiglia: lo spettatore è disorientato, confuso, esattamente come i protagonisti della vicenda. Dal punto di vista visivo l’atmosfera è inquietante, tetra. La fotografia azzeccatissima. Regia e montaggio altrettanto notevoli. È impressionante poi la capacità del regista di giocare con il buio: nelle inquadrature fisse, immerse nell’oscurità, si annida qualcosa di spaventoso che i nostri occhi scorgeranno solo dopo qualche secondo. Vogliamo poi parlare delle performance? Toni Collette ci regala una performance da brividi, assolutamente perfetta nel suo ruolo. Ottima anche l’interpretazione del ragazzo, Alex Wolff. Se proprio dovessi trovare una nota stonata in questo film, credo che sia la parte finale un po' sopra le righe: c’è infatti molta carne al fuoco dal punto di vista visivo, forse si poteva insistere leggermente meno sul grottesco nel finale. Ma in sintesi: da vedere assolutamente.
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[+] very good!!
(di albydrummer)
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andrea
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domenica 5 agosto 2018
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un climax "fuori dai canoni" e molto disturbante
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Dopo aver visto questo film posso finalmente tornare a dire, l'ultima volta fu il lontano 2013 con The Conjuring, di essere uscito dalla sala profondamente colpito ed inquietato da questo nuovo horror. Considerando anche che si tratta di un film d'esordio alla regia (ovvero Ari Aster, che qui è anche figura di sceneggiatore), devo dire che ha davvero giocato benissimo le sue carte, sapendo farsi valere sopra tutte quelle ormai noiose e prevedibili horror story, tutte uscite con lo stampino, che ci stanno propinando negli ultimi anni a batteria.
Finalmente non il solito horror fatto di continui jumpscares e porte scricchiolanti, che lasciano andare sottoterra la loro trama.
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Dopo aver visto questo film posso finalmente tornare a dire, l'ultima volta fu il lontano 2013 con The Conjuring, di essere uscito dalla sala profondamente colpito ed inquietato da questo nuovo horror. Considerando anche che si tratta di un film d'esordio alla regia (ovvero Ari Aster, che qui è anche figura di sceneggiatore), devo dire che ha davvero giocato benissimo le sue carte, sapendo farsi valere sopra tutte quelle ormai noiose e prevedibili horror story, tutte uscite con lo stampino, che ci stanno propinando negli ultimi anni a batteria.
Finalmente non il solito horror fatto di continui jumpscares e porte scricchiolanti, che lasciano andare sottoterra la loro trama.
Questo film, pur trattando temi già conosciuti sullo spiritismo e sulle sette devote ai demoni, riesce ad inquietare ed a contorcere la mente dello spettatore grazie alla maestria in cui sono state girate le scene, senza l'utilizzo di ore ed ore di musiche assordanti, ma giocando con inquadrature oppressive, atmosfere disturbanti ed una situazione familiare opprimente.
La vicenda cresce e la situazione diventa sempre più angosciosa intanto che la storia prosegue, ingabbiando lo spettatore in un climax di eventi sempre più pesanti, fino ad un efferato finale inaspettato.
Insomma non posso che fare complimenti a questo esordio.
Lo dico francamente, questo film non è il solito filmetto-spavento horror, ma gioca sulla psicologia dei personaggi, su una tutto sommato metafora delle situazioni complesse di alcune famiglia. Gioca sull'ansia, sull'angoscia, anche sulla paura, ma in una chiave tutta diversa.
Se vi aspettate che spaventi e basta, non andate a vederlo, altrimenti fate come tutta la gente della mia sala che se ne è andata dicendo solo "che schifo, non ha fatto per niente paura". Questo film va seguito, percepito, compreso e digerito con calma in ogni singolo dettaglio.
Non è il classico film per bimbetti che si aspettano solo il momento di panico. Ma come dico sempre: i film giocando molto sulla soggettività. O piacciono, o non piacciono.
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chry75
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lunedì 30 luglio 2018
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molto bello consigliato!!!
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Finalmente un bel film horror, gli attori sono stati tutti molto bravi, ottima la fotografia che rende bene il senso di oppressione e negatività che aleggia su questa famiglia, ottima anche la sceneggiatura che parte piano per poi crescere lentamente e condurre lo spettatore in un viaggio all'inferno, la trama strizza l'occhio a Roman Polanski di Rosemary's baby e l'inquilino del terzo piano; nella prima parte del film vengono approfondite le dinamiche famigliari e la psicologia dei personaggi (forse a tratti un po lentamente) ma questo è propedeutico alla seconda parte della narrazione, che non risulta affatto scontata ma anzi e' ricca di colpi di scena, inoltre il film raccoglie in se' elementi che spaziano dal dramma al thriller soprannaturale e al simbolismo satanico rituale, sicuramente non è un film per gli amanti dello splatter fine a se stesso, ma un opera che affronta più temi come l'elaborazione di un lutto, il difficile rapporto genitori figli ed il satanismo, l'unica cosa che avrei ritoccato sono gli eventi nella parte finale del film resi un po troppo cinematografici.
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Finalmente un bel film horror, gli attori sono stati tutti molto bravi, ottima la fotografia che rende bene il senso di oppressione e negatività che aleggia su questa famiglia, ottima anche la sceneggiatura che parte piano per poi crescere lentamente e condurre lo spettatore in un viaggio all'inferno, la trama strizza l'occhio a Roman Polanski di Rosemary's baby e l'inquilino del terzo piano; nella prima parte del film vengono approfondite le dinamiche famigliari e la psicologia dei personaggi (forse a tratti un po lentamente) ma questo è propedeutico alla seconda parte della narrazione, che non risulta affatto scontata ma anzi e' ricca di colpi di scena, inoltre il film raccoglie in se' elementi che spaziano dal dramma al thriller soprannaturale e al simbolismo satanico rituale, sicuramente non è un film per gli amanti dello splatter fine a se stesso, ma un opera che affronta più temi come l'elaborazione di un lutto, il difficile rapporto genitori figli ed il satanismo, l'unica cosa che avrei ritoccato sono gli eventi nella parte finale del film resi un po troppo cinematografici....per il resto niente da dire, consigliatissimo!!!
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[+] niente horror
(di no_data)
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carloalberto
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giovedì 2 agosto 2018
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il male come scelta
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Tutti i topoi del genere horror sono racchiusi nell’ultima decina di minuti, sette sataniche con uomini e donne nudi che si prostrano innanzi alle loro divinità, indemoniati che volano per la stanza o camminano sul soffitto, teste mozzate, cadaveri in decomposizione, tutto già visto e rivisto, ma il film esordio di Ari Aster merita per tutto quello che viene prima. Per le atmosfere angoscianti di una famiglia all’apparenza normale, con un vissuto problematico nella linea femminile, dalla bambina autistica alla madre sonnambula e schizofrenica, fino alla nonna defunta, matriarca spiritista con aspirazioni all’eternità, per il contrasto tra i colori pastello degli esterni, con i rosa e gli azzurri che predominano, ed il cupo grigiore della villa, per lo humor nero di alcune battute, ma soprattutto per la recitazione superba dei due protagonisti, Toni Collette e Gabriel Byrne.
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Tutti i topoi del genere horror sono racchiusi nell’ultima decina di minuti, sette sataniche con uomini e donne nudi che si prostrano innanzi alle loro divinità, indemoniati che volano per la stanza o camminano sul soffitto, teste mozzate, cadaveri in decomposizione, tutto già visto e rivisto, ma il film esordio di Ari Aster merita per tutto quello che viene prima. Per le atmosfere angoscianti di una famiglia all’apparenza normale, con un vissuto problematico nella linea femminile, dalla bambina autistica alla madre sonnambula e schizofrenica, fino alla nonna defunta, matriarca spiritista con aspirazioni all’eternità, per il contrasto tra i colori pastello degli esterni, con i rosa e gli azzurri che predominano, ed il cupo grigiore della villa, per lo humor nero di alcune battute, ma soprattutto per la recitazione superba dei due protagonisti, Toni Collette e Gabriel Byrne. Un particolare rivela la visione manichea del regista, in una inquadratura senza nesso logico con le altre sequenze, precedenti e successive, compare il 202 nella targhetta dell’appartamento di fronte a quello dei satanisti. Il 202 è un numero celestiale della numerologia angelica e vuol rappresentare, in questo caso, la contiguità del bene e del male, separati nettamente da un corridoio, nel quale transita la protagonista, che sceglie, evidentemente, la porta sbagliata.
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charlie
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venerdì 3 agosto 2018
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capolavoro disturbante
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Hereditary è un film inquietante, angosciante e sconvolgente.Un horror di carattere psicologico che non verrà capito dagli spasimanti dei "jumpscare", ma attirerà bensì gli amanti di quelle pellicole che provano a disturbare la sensibilità di chi guarda, in questo caso tramite il dramma di una famiglia distrutta dal dolore. Un film con una fotografia e sceneggiatura eccezionale, contornato da attori a mio parere da Oscar. Il tutto reso così credibile e realistico, che non si può fare a meno di ripensarci, rimanendo spiazzati da alcune delle scene presenti. Un film che diventerà un cult del genere col passare del tempo, come è giusto che sia.
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jurimoretti
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giovedì 9 agosto 2018
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l’horror dell’estate
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Quando l'anziana Ellen muore, i suoi familiari cominciano lentamente a scoprire una serie di segreti oscuri e terrificanti sulla loro famiglia che li obbligherà ad affrontare il tragico destino che sembrano aver ereditato.
Presentato al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, il film Hereditary, disturbante opera prima di Ari Aster ha conquistato la critica americana che l'ha acclamato all'unanimità come uno degli esordi più brillanti degli ultimi anni.
Ebbene si lo è perché quando entrerete in sala non vi troverete il solito film horror, pieno di jump schare e con la solita trama.
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Quando l'anziana Ellen muore, i suoi familiari cominciano lentamente a scoprire una serie di segreti oscuri e terrificanti sulla loro famiglia che li obbligherà ad affrontare il tragico destino che sembrano aver ereditato.
Presentato al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, il film Hereditary, disturbante opera prima di Ari Aster ha conquistato la critica americana che l'ha acclamato all'unanimità come uno degli esordi più brillanti degli ultimi anni.
Ebbene si lo è perché quando entrerete in sala non vi troverete il solito film horror, pieno di jump schare e con la solita trama. No qua abbiamo un horror molto psicologico, che punta a far spaventare lo spettatore mentalmente, con dei ritmi molto lenti ed una fotografia accompagnate a delle inquadrature mozzafiato,
oltre a questo abbiamo anche una grande interpretazione da parte della protagonista Toni Collette, che in questo film da il meglio di se, senza nulla togliere anche ad Alex Wolff e Milly Shapiro.
Insomma un film da non perdere soprattutto per gli amanti del genere.
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elpiezo
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venerdì 10 agosto 2018
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un esordio inquietante!!!!
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Il dolore causato dalla scomparsa di un’anziana signora, diviene per una singolare famiglia, un’inarrestabile discesa verso il maligno che porterà alla luce inenarrabili segreti.
Ambizioso debutto alla regia per un horror paranormale carico d’angoscia che mira a sconvolgere la sensibilità dello spettatore ben oltre i titoli di coda.
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maramaldo
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lunedì 6 agosto 2018
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il diavolo, certamente...
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... è responsabile di quel che vi succede. Dove, poi, il maligno stia di casa, voi, senza offesa, lo sapete bene. Come lo sanno quelli che si esercitano negli horror psicologici. Come lo sa Ari Aster che di horror deve aver fatto una scorpacciata da quanto ora ne rigurgita, di almeno una dozzina.
Un "ragazzo" Ari, 31 o 32 anni (nessuno sa quando è nato, che sia antico come il diavolo?). Di buone letture, curioso e bizzarro, si è dilettato a richiamare con proprie miniature le "rooms" di Narcissa Thorne. Prima di girare Hereditary avrebbe potuto scrivere un manuale su come creare atmosfere: casa nel bosco, sentiero nel buio, cadavere in soffitta, lumini dappertutto, ecc.
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... è responsabile di quel che vi succede. Dove, poi, il maligno stia di casa, voi, senza offesa, lo sapete bene. Come lo sanno quelli che si esercitano negli horror psicologici. Come lo sa Ari Aster che di horror deve aver fatto una scorpacciata da quanto ora ne rigurgita, di almeno una dozzina.
Un "ragazzo" Ari, 31 o 32 anni (nessuno sa quando è nato, che sia antico come il diavolo?). Di buone letture, curioso e bizzarro, si è dilettato a richiamare con proprie miniature le "rooms" di Narcissa Thorne. Prima di girare Hereditary avrebbe potuto scrivere un manuale su come creare atmosfere: casa nel bosco, sentiero nel buio, cadavere in soffitta, lumini dappertutto, ecc. Abile nel non farvi stare tranquilli, tra soprassalti di spavento sviluppa situazioni in cui nessuno di voi vorrebbe trovarsi al posto del malcapitato personaggio sullo schermo.
Ingenuità da principiante: troppo di spazio, importanza ed agitazione ha lasciato a Toni Collette la quale non ha mancato di prevaricare. Non contenta di aver afflitto lo spettatore con il suo lugubre muso lungo ha preteso l'exploit. L'accomodante Ari, rovistando tra i ricordi, si è ingegnato a montarle una pantomima. Lei, dimessi i panni della provinciale squalliduccia, in una mise pagliaccesca a mezzadria tra Pierrot e Pulcinella si tira su, si butta giù, ondeggia nel vuoto, scende e corre a saltelloni, di colpo si spiaccica sul muro, scompare qua, ricompare là. Dopo di che, il giovane autore non trova di meglio che farla calare nel più becero degli inferi: il culto del demonio. Luminarie sinistre, flash su obesi osceni, tipi appecoronati che salmodiano attorno ad un accrocco di bastoni che non ha neppure il decoro di un feticcio di primitivi quanto piuttosto mostra un manufatto di dementi.
Eppure, l'esordiente regista aveva tra le mani un elemento per fare di questo film un gioiellino. La piccola Charlie Graham, liquidata anzi tempo chissà perchè. Milly Shapiro, ragazzina normale, boccuccia storta da viziata, broncio, asociale. Guardate meglio, assente e crudele, sguardo spento dal nulla dei dannati. Una creatura "infernale", icona dell'infanzia "demoniaca", qualla che suscita sensi di colpa in chi non l'ama più.
Beh, vediamo l'opera seconda. Ari non intende cambiare mestiere. E Milly, prima o poi, riappare.
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