liuk!
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venerdì 5 gennaio 2018
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divertente e interessante
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Una storia poco nota qui in Europa ma sicuramente molto interessante. Che il governo Reagan facesse acqua da tutti i pori sicuramente non è una novità, ma questo approfondimento sullo squallido ruolo avuto dalla CIA nelle rivoluzioni centroamericane degli anni 70/80 lascia ancor più perplessi.
Tom Cruise è bravissimo nell'impersonare Barry Seal, un criminale ed informatore della CIA, che si occupa di trasporto di droga, armi e uomini per conto sia del governo americano sia del cartello di Medellin. Il tono della pellicola è scherzoso, Barry non viene mai dipinto in toni negativi e lo spettatore non può non appassionarsi alle rocambolesche avventure di questo anti-eroe, dalla breve ma intensa vita.
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Una storia poco nota qui in Europa ma sicuramente molto interessante. Che il governo Reagan facesse acqua da tutti i pori sicuramente non è una novità, ma questo approfondimento sullo squallido ruolo avuto dalla CIA nelle rivoluzioni centroamericane degli anni 70/80 lascia ancor più perplessi.
Tom Cruise è bravissimo nell'impersonare Barry Seal, un criminale ed informatore della CIA, che si occupa di trasporto di droga, armi e uomini per conto sia del governo americano sia del cartello di Medellin. Il tono della pellicola è scherzoso, Barry non viene mai dipinto in toni negativi e lo spettatore non può non appassionarsi alle rocambolesche avventure di questo anti-eroe, dalla breve ma intensa vita.
La pellicola è molto curata, a partire dai filtri azzurrini della fotografia, in puro stile di fine '70.
Ottimo lavoro, consigliatissimo.
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muttley72
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mercoledì 18 ottobre 2017
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una storia vera... a metà tra comico e drammatico
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Non sappiamo quanto la trama del film risponda alla verità e quanto ci sia della "storia vera" del personaggio reale (un pilota di aereo che inizia a lavorare per la CIA nelle "missioni ombra"). Tuttavia il film, si lascia vedere senza annoiare, poichè la storia è (...forse nemmeno tanto romanzata) avvincente, comica e drammatica la tempo stesso, anche se raccontata nel film in modo volutamente informale, ironico e "sbarazzino".
Sufficienza piena, ma senza stupire.
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emanuele1968
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domenica 8 ottobre 2017
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film difficile pero bello.
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Non si sa cosa scrivere, fa pensare, la storia e difficile da scrivere e narrare, certo che si era messo in un gran bel pasticcio, quando il tv ha visto le foto avrà pensato sicuramente che era finita, e non ha sbagliato. Su questa falsa riga e bello pure il film trafficanti, più leggero
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udiego
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mercoledì 4 ottobre 2017
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scivola via regalando un pò di noia
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Un film senza infamia e senza lode, anche se ho trovato più punti di ombra che di luce. Di positivo troviamo forse il solo Tom Cruise capace nel caratterizzare il suo personaggio, tra l'altro l'unico a cui sia stata dedicata un minimo di attenzione nella sceneggiatura. Per il resto è calma piatta. La sensazione che si ha è che forse, per accentrare tutta l'attenzione sul personaggio Barry Seal, si sia perso di vista tutto il resto. La messa in scena della vicenda manca completamente di ritmo. La sceneggiatura è concentrata unicamente su un unico personaggio e questo a lungo andare appesantisce e non poco la visione del film. Anche dal punto di vista tecnico l'opera non presenta importanti punti meritevoli e non ci propone nulla di innovativo.
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Un film senza infamia e senza lode, anche se ho trovato più punti di ombra che di luce. Di positivo troviamo forse il solo Tom Cruise capace nel caratterizzare il suo personaggio, tra l'altro l'unico a cui sia stata dedicata un minimo di attenzione nella sceneggiatura. Per il resto è calma piatta. La sensazione che si ha è che forse, per accentrare tutta l'attenzione sul personaggio Barry Seal, si sia perso di vista tutto il resto. La messa in scena della vicenda manca completamente di ritmo. La sceneggiatura è concentrata unicamente su un unico personaggio e questo a lungo andare appesantisce e non poco la visione del film. Anche dal punto di vista tecnico l'opera non presenta importanti punti meritevoli e non ci propone nulla di innovativo. In conclusione non si può affermare che nel suo complesso Barry Seal sia un lavoro scadente e completamente da buttare. E' solo che per tutta la sua durata lascia un impressione che in ogni aspetto si sarebbe potuto fare decisamente meglio. voto 2.5/5
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ao003
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martedì 3 ottobre 2017
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inutile
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Questo film narra una storia che non ha un capo né una coda, estrapolata dal/nel nulla. Film senza un senso, o almeno chi scrive non ne ha trovato uno valido! Solito ruolo di Tom Cruise in una delle sue peggiori interpretazioni, solite facce, solite mosse. Uno dei peggiori film che io abbia mai visto nella mia vita
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(di aristolupetto)
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loland10
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giovedì 21 settembre 2017
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pilota automatico...
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“Barry Seal. Una storia americana” (America Made, 2017) è il decimo lungometraggio del regista newyorkese Doug Liman.
“Avete costruito un caveau per me?”, “No…per lei abbiamo riservato il caveau principale!”, “Ho capito…”. Certamente Barry ha bisogno di molto spazio per mettere il suo guadagno: tanta carta moneta da far impazzire la famiglia e i suoi nascondigli, la banca e i suoi depositi continui, senza sosta e senza pause.
Si racconta la storia del criminale, contrabbandiere e pilota di aerei, Barry Seals che negli anni ottanta fa incetta di guadagni spropositati con mercato di droga e armi, informatore per la DEA e spia dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua.
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“Barry Seal. Una storia americana” (America Made, 2017) è il decimo lungometraggio del regista newyorkese Doug Liman.
“Avete costruito un caveau per me?”, “No…per lei abbiamo riservato il caveau principale!”, “Ho capito…”. Certamente Barry ha bisogno di molto spazio per mettere il suo guadagno: tanta carta moneta da far impazzire la famiglia e i suoi nascondigli, la banca e i suoi depositi continui, senza sosta e senza pause.
Si racconta la storia del criminale, contrabbandiere e pilota di aerei, Barry Seals che negli anni ottanta fa incetta di guadagni spropositati con mercato di droga e armi, informatore per la DEA e spia dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua. La sua fama di pilota (della Trans World Airlines) e dei più bravi subito fa presa per mercati illegali e valigette piene di dollari; la politica, quella che conta (da Clinton a Reagan), ne fa buon uso per avere notizie di prima mano. Insomma come si usa dire tra l’incudine e il martello ma Barry ‘non sbaglia un colpo’ (come dice e si fa dire) e non molla mai la presa. Certo finchè fa comodo a tutti. E il tutto è troppo per tutti: il criminale Seal si ritrova sempre con, le canne puntate per non finire in bene.
Nella ricostruzione baldanzosa, gustosa e, per molti versi, bizzarra la storia racconta il vero prendendo in giro tutti, gli States, il suo sogno oramai (s)finito, la politica e l’illegalità: la poltiglia è ben mescolata per non dimenticare nessuno. L’intento è un sano sberleffo di un’ironia (da commedia) contaminante, un gioco tra amici e compari tra pallottole, polvere bianca e discorsi pomposamente nulli. Pare tutto una farsa, un cartoon ante-litteram: infatti, con non curanza e alquanto strafottente, il nostro eroe (si fa per dire) si racconta (e il regista per lui) nei suoi giri ‘turistici’ con un fumetto con tutte le traiettorie. Divertente, istrionicamente frivolo e didattico solo per rallegrarci (niente di ciò…) delle sue giostre orribili e della corruzione senza senno. La morte pare essere bella come il fiume di denaro e la vita schiusa da ogni regola. Barry e il suo battersi le mani.
‘Questo è un Grande Paese’, ripete spesso Seals, quasi a dire che tutto è lecito e permesso. I sogni si avverano: ma la metafora finisce lì. E la valigetta di denaro aperta con modo spocchioso ….e il ’vorrei aprire un conto..’ pare uno stop a tutto. Arriva il nostro! Una presa in gira a tanto ‘soccorso’ cinematografico di un’America lontana dal bianco e nero e dalle cavalcate ‘fordiane’. E il confine diventa larghissimo per scali aerei, rifornimenti e viaggi fuori portata con un pieno di dollari.
Tom Cruise pare ringiovanito (nel possibile) con questi film di ‘fatta autoironia’ raccontandoci fatti e misfatti, corruzione e politica, di un Paese che mostra una buona facciata ma nasconde rivoli, schiume e disastri in alto loco. La ‘politica’ di convenienza comunque e dovunque, pur di avere notizie, pur di vincere, pur prendere il potere, pur di mostrarsi forti, fa effetto elettorale (purtroppo) ma lascia dei danni e dei segni difficilmente riparabili. Il ‘top gun’ (di reaganiana memoria) mostra il sorriso (sornione … come se avesse vent’anni) per ritornare in volo (perché ‘non sbaglia un colpo’) e mostrarci il contraltare di ciò che il ‘Grande Paese’ha tenuto in serbo per mostrarci la corruzione a molti livelli. Il danaro che scorre pare uno ‘scorsesiano’ afflato verso ‘quei bravi ragazzi’ da cui (però) come linguaggio e stile siamo lontani.
Regia di Doug Liman comoda e ad hoc per l’attore conosciuto, dando la macchina da presa al suo volto e ai suoi modi. Manca il cambio di passo e di tono di ciò che si sta dicendo: Tom Cruise è ‘vispo’ ma non ha tutti crismi per lasciare il segno del suo personaggio e dell’aperitivo ‘anni d’oro’ (per lui). La cerchia che gli ruota attorno: Sarah Wright (Deborah Seal), Domhnall Gleeson (Monty Schafer), sceriffo e altri sono al gioco per rendere il film godibile per un pomeriggio (da riposo).
Voto: 6½/10 (***).
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ninopellino
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martedì 19 settembre 2017
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tra ironia e pagina drammatica di storia americana
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Ancora un film che evidenzia le contraddizioni e certi segreti inconfessati della politica americana, sulla scia di pellicole del passato come, ad esempio, "L'uomo nell'ombra" o "Le idi di marzo". Questa volta la trama ha come protagonista Barry Seal, un pilota americano che negli anni '80, venne ingaggiato dalla CIA per spiare i guerriglieri sandinisti in Nicaragua, finanziando il contrabbando di armi. E come se non bastasse, per arrotondare ancora di più nei nuovi considerevoli guadagni, l'ex pilota si presta ad effettuare anche del contrabbando illecito di sostanze stupefacenti esportandole, per conto di loschi trafficanti, verso i paesi dell'America.
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Ancora un film che evidenzia le contraddizioni e certi segreti inconfessati della politica americana, sulla scia di pellicole del passato come, ad esempio, "L'uomo nell'ombra" o "Le idi di marzo". Questa volta la trama ha come protagonista Barry Seal, un pilota americano che negli anni '80, venne ingaggiato dalla CIA per spiare i guerriglieri sandinisti in Nicaragua, finanziando il contrabbando di armi. E come se non bastasse, per arrotondare ancora di più nei nuovi considerevoli guadagni, l'ex pilota si presta ad effettuare anche del contrabbando illecito di sostanze stupefacenti esportandole, per conto di loschi trafficanti, verso i paesi dell'America. Tutto questo gli procurerà ingenti entrate finanziarie che saprà gestire per un certo periodo di tempo con freddezza e perfezione. Ma quando si presenterà il fratello di sua moglie e inizierà a spendere il suo denaro in modo poco accorto, sarà l'inizio della fine del protagonista in quanto i suoi affari perfettamente celati, inzieranno a venire a galla, determinando l'abbandono e l'intenzione di eliminarlo, da parte di coloro che in precedenza l'avevano finanziato. Un film crudo e spietato, stilisticamente alleggerito da una certa vena ironica e apparentemente spensierata.
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maramaldo
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domenica 17 settembre 2017
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american made
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La Cia non recluta Orsoline. Per le sue operazioni, più o meno meritorie a seconda del Presidente che le ordina, abbisogna di tipi svegli, in gamba e senza tanti scrupoli considerando chi con cui misurarsi e competere. Fin qui il Ba0rry Seal, impersonato da Tom Truise, va a fagiolo. Il problema sorge quando in questa storia vera da qualunque parte ti giri, a qualunque latitudine ti sposti, non trovi uno straccio di persona lontanamente perbene. Si capisce,allora, che non si può prendere partito, imbastire un discorso di condanna con una minima apparenza di onestà. Ecco perchè si è preferito adottare uno stile leggero e scanzonato che, però, ha fatto venir fuori 100 minuti e passa di intrattenimento puro e scacciapensieri.
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La Cia non recluta Orsoline. Per le sue operazioni, più o meno meritorie a seconda del Presidente che le ordina, abbisogna di tipi svegli, in gamba e senza tanti scrupoli considerando chi con cui misurarsi e competere. Fin qui il Ba0rry Seal, impersonato da Tom Truise, va a fagiolo. Il problema sorge quando in questa storia vera da qualunque parte ti giri, a qualunque latitudine ti sposti, non trovi uno straccio di persona lontanamente perbene. Si capisce,allora, che non si può prendere partito, imbastire un discorso di condanna con una minima apparenza di onestà. Ecco perchè si è preferito adottare uno stile leggero e scanzonato che, però, ha fatto venir fuori 100 minuti e passa di intrattenimento puro e scacciapensieri. Vogliamo recriminare? Mi sembra, invece, il caso di riconoscere merito al terzetto di buontemponi: Doug Liman, Tom Cruise e un tal Gary Spinelli, soggettista, che dai video di Barry Seal ha ricavato una fortuna assieme a qualche fastidio giudiziario derivante dalla cupidigia di parenti dell'eroe, improvvisamente divenuti fieri di lui e puntigliosi.
Credetemi, i tre non potevano fare un discorso serio. Cruise che scopre il sedere: per mettere di buon umore i bambini, certo, ma è anche un gesto di scherno. Per chi? La First Lady, al corrente di tutto, che, diabolica e suadente, raccomanda di non far entrare l'infanzia nel tunnel della droga: povera Nancy, avrà avuto le sue pecche, ma non ce la vedo così bieca e ipocrita.
Per niente impegnativo demonizzare una volta di più Ronald Reagan che, chissà perchè, non ha mai avuto buona stampa e di solito è ricordato per aver fatto diventare "i ricchi più ricchi" e "i poveri più poveri". Sebbene non c'entrino granchè con la vicenda, se ne mostrano spezzoni farseschi di western dimenticati e dimenticabili. Riesumato pure Bonzo, riscoperto da noi 66 anni dopo grazie alle scimmie di Reeves. Un ex-attore di serie B, ecco cos'era Ronnie. Nomea che lo ha perseguitato più delle tante accuse che gli hanno scagliato. Un marchio di mediocrità con cui si son resi inesplicabili sia i successi politici che il trionfo storico. Un certo accanimento, si nota, al di là della logica del racconto. In chiusura, un mefistofelico Cia accenna giocosamente all'Irangate ossia all'ultimo tentativo di farlo fuori secondo il collaudato protocollo del nixonicidio più efficace di un calibro 22.
Gli allegri fustigatori non perdono l'occasione di spargere un po' di letame anche su altre istituzioni e aspetti della grande Democrazia. Il tutto, scherzosamente sintetizzato già nel titolo. Non azzardatevi a tradurre America Made!
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gaiart
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domenica 17 settembre 2017
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i lifting rendono
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L'ancora accattivante fisico tonico, il simpatico faccino liscio, giovanile, ben liftato di Tom Cruise, sempre adatto a ruoli " sportivi" nonostante i suoi cinquanta suonati, rendono la storia di Barry Seal, visivamente più bella. Oltre a ciò una fotografia virata su gialli e arancioni proietta la storia negli anni ottanta reganiani e sfarzosi. Chi più del mitico Top gun poteva infatti interpretare , non violando l'immaginario collettivo, un Super pilota temerario, incosciente, inizialmente assoldato da compagnie aeree, poi in un escalation doppiogiochista da CiA, narcotrafficanti, sandinisti, cartello di Medellin e criminali vari tra cui persino Pablo Escobar? L'idea di Doug LIMAN, forse alimentata da un padre che ha avuto a che fare con la CIA, esplora un personaggio dicotomico, quasi bipolare, spezzato tra la vita di famiglia che adora e la spinta verso sfide continue, magari non proprio lecite, rendendo comunque l'uomo Seal simpatico, amabile e a dir poco creativo.
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L'ancora accattivante fisico tonico, il simpatico faccino liscio, giovanile, ben liftato di Tom Cruise, sempre adatto a ruoli " sportivi" nonostante i suoi cinquanta suonati, rendono la storia di Barry Seal, visivamente più bella. Oltre a ciò una fotografia virata su gialli e arancioni proietta la storia negli anni ottanta reganiani e sfarzosi. Chi più del mitico Top gun poteva infatti interpretare , non violando l'immaginario collettivo, un Super pilota temerario, incosciente, inizialmente assoldato da compagnie aeree, poi in un escalation doppiogiochista da CiA, narcotrafficanti, sandinisti, cartello di Medellin e criminali vari tra cui persino Pablo Escobar? L'idea di Doug LIMAN, forse alimentata da un padre che ha avuto a che fare con la CIA, esplora un personaggio dicotomico, quasi bipolare, spezzato tra la vita di famiglia che adora e la spinta verso sfide continue, magari non proprio lecite, rendendo comunque l'uomo Seal simpatico, amabile e a dir poco creativo. Il film e' ricco, avventuroso anche divertente e con continui colpi di scena, rende difficile il colpo di sonno.
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marionitti
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venerdì 15 settembre 2017
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un criminale non è un simpatico avventuriero
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Non mi è piaciuto. La storia, vera o verosimile, di un pilota ingaggiato dalla CIA negli anni ’80 ripercorre un periodo di storia in cui gli USA finanziano e addestrano gruppi terroristici in America Latina, rendendosi complici di violenze e torture, oltre che sponsorizzando criminali e causando sofferenze di interi popoli. Tom Cruise allegro e scanzonato trasporta terroristi e nel frattempo diventa amico di Pablo Escobar dei boss del cartello di Medellin partecipando ad un altro gioco fatto di corruzione, massacri, violenze, sofferenze. Il film racconta questa follia, voluta e appoggiata dai servizi americani, come fosse tutto uno scherzo divertente e inconsapevole di alcuni bambini troppo cresciuti a cui piace navigare nell’oro.
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Non mi è piaciuto. La storia, vera o verosimile, di un pilota ingaggiato dalla CIA negli anni ’80 ripercorre un periodo di storia in cui gli USA finanziano e addestrano gruppi terroristici in America Latina, rendendosi complici di violenze e torture, oltre che sponsorizzando criminali e causando sofferenze di interi popoli. Tom Cruise allegro e scanzonato trasporta terroristi e nel frattempo diventa amico di Pablo Escobar dei boss del cartello di Medellin partecipando ad un altro gioco fatto di corruzione, massacri, violenze, sofferenze. Il film racconta questa follia, voluta e appoggiata dai servizi americani, come fosse tutto uno scherzo divertente e inconsapevole di alcuni bambini troppo cresciuti a cui piace navigare nell’oro. Così il protagonista, che aiuta assassini, criminali di guerra (Noriega), fornisce armi a terroristi e inonda il mercato americano di Droga appare un simpatico avventuriero. Un po’ troppo. Forse si voleva fare ironia, ma il risultato non va in questa direzione.
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