Marie Curie

   
   
   

Troppo libera e geniale la scienziata che sfidava gli uomini

di Natalia Aspesi La Repubblica

Ma i premi Nobel fanno l'amore? E se donna, è ovvio che qualche antipatico si chieda, saranno anche brave mamme? E se donna e madre ma con due Nobel dove andrà a finire la famiglia? Marie Curie fu tutto questo, due Nobel, un marito e poi un amante amati e innamorati, due figlie e infine protagonista di uno scandalo addirittura mondiale che si intrecciò con la vergogna del caso Dreyfus. I ricordi scolastici, non so ora, sono di una vecchina piegata su strumenti allarmanti, tutta radio e polonio, ancora oggi ricordata come fenomeno, in quanto femmina, di dedizione alla scienza al servizio del marito Pierre, certo più scienziato di lei in quanto maschio. Allora grazie a Marie Noëlle, regista e sceneggiatrice di Marie Curie che ci restituisce nei limiti di un film la storia di una donna giovane bella di grande creatività e impegno, che in tempi di totale nullità femminile, non credo per femminismo ma perché conscia del suo valore, lottò per farsi riconoscere e ottenere quel che era certa di meritare. Chiedo scusa se più del film, che mi ha appassionato, parlerò di lei, la grande scienziata, per saperne di più. La luce dello schermo è Karolina Gruszka, un'attrice polacca che sa essere la polacca Marie, dalla disordinata, viva chioma rossa, bellissima come sanno esserlo le donne non belle, un corpo leggero e flessuoso, un'energia incrollabile, una sensualità imperiosa. Il film racconta gli anni della vita di Marie tra i due Nobel, dal 1903 al 1911, il primo per la fisica assegnato a Pierre Curie e al collega Antoine Becquerel e a lei per il rifiuto del marito di ritirarlo senza la sua amata e preziosa collaboratrice, il secondo per la chimica a lei sola, e solo per la sua tenacia. Nel pieno del furore del mondo accademico e della stampa soprattutto cattolica, la giuria del Nobel aveva tentato di revocarle il premio, poi di assegnarglielo purché non andasse a Stoccolma. Invece Marie si presentò sul palcoscenico a ricevere la medaglia da re Gustavo, assieme alla sorella e alla figlia Irene: che poi a sua volta nel 1935 avrebbe ottenuto assieme al marito il Nobel per la chimica. La storia scorre tra il laboratorio dove gli sposi sperimentano le possibilità del radio sul cancro baciandosi continuamente poi a casa feste alle bambine che adorano il nonno Curie, e via mamma e papà in camicia da notte ad amarsi: il marito, Arieh Worthalter, belloccio con barba, giustifica la di lei passione, ancora di più Charles Berling, dai grandi baffi e dai dolci occhi neri, il collega che l' ammira, l' adora e la seduce, o meglio si seducono contemporaneamente. Pierre è morto nel 1906, travolto da una carrozza in un giorno di pioggia e fango, Langevin ha quattro figli e una moglie lamentosa, ma si sa come si comportano i mariti in questi frangenti: negano e maltrattano la moglie che ha però in serbo una sua clamorosa vendetta. Pare che l'amicizia tra Marie e Langevin diventi amore nel 1910, dopo quattro anni di dolente vedovanza. Sempre vestita di nero e raramente con cappello come era d' obbligo allora per le vere signore, è sempre la sola donna tra folle di uomini: scienziati che l'ammirano, scienziati che ostacolano il suo lavoro e la definiscono antipatica ma scopabile (secondo la Noëlle). Quando Marie osa chiedere di essere ammessa all' Accademia delle Scienze, non sono solo i maschi autorevoli vestiti di nero a ribellarsi ma anche le signore. "Questa imbarazzante novità creerà dunque un pericoloso precedente". Intanto la rovente relazione diventa pubblica, e il moralismo d'epoca che consente agli uomini con l'assenso delle mogli di frequentare le cortigiane, le obbliga però a ribellarsi a una storia d' amore con una donna di grande prestigio. La Francia si scatena; quella rovina famiglie va distrutta, anche per la sua prosopopea, per punirla del suo genio e del rispetto che suscita in tutto il mondo. Adultera anche se vedova, femmina assetata di gloria virile, straniera, e alla fine ebrea! Come Dreyfus. La appassionante biografia di Susan Quinn (Bollati Boringhieri, 2013, scovata alla milanese Libreria delle donne) forse è servita alla regista per ricordare in poche intense immagini il selvaggio accanimento contro la scienziata, che si comporta magnificamente: non risponde agli insulti, non accetta la vergogna, mantiene dignità e difende il suo prestigio. La folla le grida giudea rubamariti, i suoi difensori possono scrivere come fosse adesso "Che feccia, che maiali, porci schifosi", i detrattori possono definire i suoi amici "una cricca tenebrosa, composta per la maggior parte di semiti ed ugonotti". La cacciano dalla Sorbona, il consiglio dei Ministri valuta se allontanarla dalla Francia, i giornali di destra la massacrano, gli altri non sanno come aiutarla. Un giornale pubblica le sue lettere d'amore, lo scandalo ormai è enorme, anche Langevin sfida a duello un giornalista. Alla fine dell'anno comunque Marie Curie riuscirà a non farsi intimorire, e andrà a Stoccolma a ritirare il secondo Nobel, questa volta per la chimica, e tutto suo: ha 36 anni, è ancora giovane anche se fragile; al primo premio ne aveva 26, una Minerva affascinante. Ricordarsi, tra un MeToo e l'altro, che per la fisica le signore premiate sono ad oggi 4 su 160, per la chimica 3 su 204.
Da La Repubblica, 1 marzo 2020


di Natalia Aspesi, 1 marzo 2020

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