bruga
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mercoledì 17 febbraio 2016
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un fallimento creativo e una storia senza anima
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Ogni anno sembra che l'industria cinematografica hoolywoodiana è intenta a fare del giorno di San Valentino, un giorno da ridicolizzare al peggio delle capacità. "Single ma non troppo" da il suo contributo 2016 a questa tendenza: una commedia romantica terribilmente di cattivo gusto che serve come una celebrazione di diritto, del consumismo, e del comportamento superficiale. Siamo stati su questa strada prima con la HBO-spin-off Sex and the City, Sex and the City 2, ed Entourage, ma si potrebbe fare un caso convincente che "Single ma non troppo" è più riprovevole di qualsiasi di questi titoli.
Il film è terribile per così tanti motivi che è difficile assegnare la colpa primaria ad un solo "colpevole".
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Ogni anno sembra che l'industria cinematografica hoolywoodiana è intenta a fare del giorno di San Valentino, un giorno da ridicolizzare al peggio delle capacità. "Single ma non troppo" da il suo contributo 2016 a questa tendenza: una commedia romantica terribilmente di cattivo gusto che serve come una celebrazione di diritto, del consumismo, e del comportamento superficiale. Siamo stati su questa strada prima con la HBO-spin-off Sex and the City, Sex and the City 2, ed Entourage, ma si potrebbe fare un caso convincente che "Single ma non troppo" è più riprovevole di qualsiasi di questi titoli.
Il film è terribile per così tanti motivi che è difficile assegnare la colpa primaria ad un solo "colpevole". Certamente la sceneggiatura merita la parte del leone di colpevolezza. Il film cerca duramente di assicurarsi che i suoi personaggi non emergono dallo stereotipo bolle in cui essi esistono. Non ci sono personaggi reali qui e pertanto nessun motivo di preoccuparsi di qualcuno. In realtà, le donne che popolano questo film si dividono in due categorie: fastidiose e egocentriche o bisognose e insulse. Gli elementi comici (che sono abbastanza grezzi e scontati), sono evidenti nelle loro intenzioni, prevedibili e poco divertenti nella loro esecuzione da parte degli attori.
Il personaggio centrale di questo fiasco è Alice (Dakota Johnson), che è giunta alla decisione radicale di prendersi una "pausa" dall'ormai fidanzamento lungo con Josh (Nicholas Braun). Non è che lei non lo ami, ma ha bisogno di tempo per scoprire chi è al di fuori di un rapporto. Traduzione: ha bisogno di legare con un collega di lavoro alchool dipendente, dal linguaggio insulso di nome Robin (Rebel Wilson), tornare a vivere con la sorella maniaca del lavoro Meg (Leslie Mann), ubriacarsi il più spesso possibile, e dormire con vari uomini, tra cui barista boytoy Tom (Anders Holm) e il vedovo David (Damon Wayans Jr.). Oltre a seguire Alice, Robin, e le storie di Meg, seguiamo una storia parallela di una maniaca dei social network alla ricerca romantica dell'uomo perfetto per lei: si tratta di Lucy (Alison Brie), che non ha alcuna connessione con gli altri personaggi, tranne che lei è solita recarsi nello stesso bar degli altri personaggi. Non ho idea del perché Lucy è nel film se non come un modo per dare Alison Brie un lavoro.
Il messaggio del film viene gravemente confuso durante la narrazione: "Single ma non troppo" suppone di sostenere l'importanza di una persona di conoscere e amare se stessa piuttosto che essere definita da un rapporto. Ma il film è così ossessionato da sottolineare topoi tradizionali della commedia romantica che questo messaggio non è perseguito fino alla fine e richiede una voce fuori campo per renderci consapevoli del vero significato.
Dal punto di vista della recitazione, nessuno esce indenne. La mancanza di cura mi ha ricordato un film di Adam Sandler in cui non c'è nessuna preoccupazione su come rendere i personaggi reali o scrivere qualcosa di simile ad un dialogo. La presenza di Dakota Johnson dovrebbe rendere gli spettatori diffidenti - questo è il secondo anno consecutivo (dopo 2015 di Cinquanta sfumature di grigio), che ha contribuito alla profanazione di San Valentino. Rebel Wilson sta giocando l'unico ruolo che lei sa gestire: Rebel Wilson. Leslie Mann sta giocando una variazione annacquata del personaggio che è stato intrappolato in un decennio. E Alison Brie, nonostante un curriculum TV prodigioso, è quasi invisibile. Per quanto riguarda gli uomini - dimenticateli. Lo script certamente lo fa. (Comprensibilmente, tra l'altro - loro sono degli oggetti del film e non i suoi soggetti.)
Hollywood ha evidentemente perso il mestiere di fare buone commedie romantiche, emotivamente soddisfacente. Sono finiti i giorni di "Harry ti presento Sally", "Non per soldi...ma per amore", o "Qualcosa è cambiato", che potrebbe coinvolgere le menti e i cuori nell'azione. Film come "Single ma non troppo"caratterizzano quella corrente che passa per il "romanzo" e "commedia" in tariffa multiplex ed è deprimente. A San Valentino 2016 fatevi un favore e affittare qualcosa fatto con l'anima piuttosto che la bruttezza e il fallimento creativo che è "Single ma non troppo".
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pointbreak
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mercoledì 10 febbraio 2016
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gusto frizzante un po' prevedibile
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Esplicita e frizzante commedia americana, non demenziale ma piacevole.
Numerosi i riferimenti alla sitcom americana How I Met Your Mother. A partire dal titolo originale della pellicola (How to be single) e dalla location (New York). Addirittura c’è una delle scene iniziali quasi identica all’episodio 7 della 1 stagione: quando Ted Mosby va all’agenzia per single e tramite un computer e un calcolo matematico (togli gli uomini, le donne sopra i 40, quelle sposate, le gay e le altre) gli dicono che nonostante fosse nella metropoli da 8 milioni di abitanti, soltanto 8 ragazze potrebbero essere compatibili con lui e quindi fargli da anima gemella.
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Esplicita e frizzante commedia americana, non demenziale ma piacevole.
Numerosi i riferimenti alla sitcom americana How I Met Your Mother. A partire dal titolo originale della pellicola (How to be single) e dalla location (New York). Addirittura c’è una delle scene iniziali quasi identica all’episodio 7 della 1 stagione: quando Ted Mosby va all’agenzia per single e tramite un computer e un calcolo matematico (togli gli uomini, le donne sopra i 40, quelle sposate, le gay e le altre) gli dicono che nonostante fosse nella metropoli da 8 milioni di abitanti, soltanto 8 ragazze potrebbero essere compatibili con lui e quindi fargli da anima gemella. Qui invece con la grafica "degli arachidi" si mostra lo stesso identico meccanismo. Altro riferimento si può scorgere nelle regole che Barney dice a Ted per abbordare una donna in un pub: qui sono “al femminile”, suggerite all’impacciata Alice (Dakota Johnson) dalla scatenata e spassosa Robin (Rebel Wilson, a suo agio in questo genere di ruoli comici).
Davvero irresistibile la scena nella sauna: «Hai la P.R.L.D», che non è una malattia sessualmente trasmissibile, ma sta per «Passera da Rapporto di Lunga Durata», spiega Robin. «È come se ti si fosse arenata la spazzola dei capelli lì. Potrei farci i dreadlock per un'intera band reggae… È come se Gandalf stesse lì a fissarmi: 'Giammai un pene passerà!'”. Il linguaggio e certe scene sono dunque non adatte ai minori. La trama si muove sulla vita da single di Alice e dei suoi amici: Robin, Lucy, Meg, Tom e David. Vivono nella frenetica ed affascinante New York, una metropoli che tuttavia che dà poco spazio per coltivare relazioni sentimentali e più invece per la carriera o le feste giovanili a base d’alcool.
La pellicola scorre piacevolmente in questa girandola di sesso, drink, battute e… «palle mobili». Il risultato è piacevole anche se a tratti prevedibile. Sicuramente più adatto alla tv che al grande schermo.
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vanil*
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domenica 7 agosto 2016
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una commedia che viviamo guardandoci intorno
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E' una commedia leggera questo "Single ma non troppo", piacevole, divertente e frizzante.
Viene sottovalutato perché, diciamocelo, tratta tematiche che siamo soliti a definire "stupide", niente di serio, la visione superficiale del film porta semplicemente a definirlo "un film dove quattro donne cercano marito".
Ma c'è molto di più, queste quattro donne (Alice, Robin, Lucy e Meg) sono degli "stereotipi" di ognuna di noi, c'è la festaiola, quella insicura che vuole conoscersi, la donna indipendente che ha paura di fare figli, quella organizzata che cerca l'amore della sua vita (al costo di creare algoritmi online) e poi ci sono gli uomini, il donnaiolo che non vuole niente di serio, il ragazzo dolce ma mammone, il marito vedovo con una figlia, quello strano e così via dicendo.
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E' una commedia leggera questo "Single ma non troppo", piacevole, divertente e frizzante.
Viene sottovalutato perché, diciamocelo, tratta tematiche che siamo soliti a definire "stupide", niente di serio, la visione superficiale del film porta semplicemente a definirlo "un film dove quattro donne cercano marito".
Ma c'è molto di più, queste quattro donne (Alice, Robin, Lucy e Meg) sono degli "stereotipi" di ognuna di noi, c'è la festaiola, quella insicura che vuole conoscersi, la donna indipendente che ha paura di fare figli, quella organizzata che cerca l'amore della sua vita (al costo di creare algoritmi online) e poi ci sono gli uomini, il donnaiolo che non vuole niente di serio, il ragazzo dolce ma mammone, il marito vedovo con una figlia, quello strano e così via dicendo.
Il titolo di questa recensione, infatti, vuole rimandare esattamente a questo: le storie descritte le abbiamo vissute anche noi, in un modo o nell'altro ci ritroviamo in questa commedia e possiamo individuarci ed individuare nei personaggi.
La lezione più bella che viene lasciata è probabilmente quella delle amicizie, Alice preferisce ritrovare se stessa anziché cercare di andare appresso agli uomini come faceva una volta, vuole la sua amica Robin nella sua vita, un valore incredibile che dovremmo ricordarci più spesso.
Lo consiglio
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