fight_club
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venerdì 5 maggio 2017
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sogni d'oro
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di non facile approccio questo film di Stephen Gaghan, si pensa ad un altro lupo di Wall street invece si rivela un idealista fagocitato dai suoi stessi sogni e dalla sete di denaro delle compagnie americane. meglio evitare paragoni con il film di Scorsese, qui si racconta solo una piccola storia diventata più grande del previsto . Matthew McConaughey si coferma star di grandezza mondiale con accanto un convincente Edgar Ramirez, egregio anche il resto del cast. voto finale 7
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iuriv
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sabato 22 luglio 2017
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stupidi titoli.
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Ispirato a una storia vera, Gold ci narra le peripezie di Kenny Wells, erede di una grande industria mineraria ormai destinata al fallimento. E' una storia che parla di sogni e di ambizione nel perseguirli contro il desiderio di denaro facile spesso perpetrato da una società avida.
Gold è una pellicola d'avventura, possiamo dire: fisica, durante i viaggi di Kenny in Indonesia ad esempio, quanto psicologica, nella lotta del protagonista contro i suoi demoni fatti di illusione e bottiglie da svuotare.
Formalmente ineccepibile, contiene in se tutte le caratteristiche tipiche di questo genere.
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Ispirato a una storia vera, Gold ci narra le peripezie di Kenny Wells, erede di una grande industria mineraria ormai destinata al fallimento. E' una storia che parla di sogni e di ambizione nel perseguirli contro il desiderio di denaro facile spesso perpetrato da una società avida.
Gold è una pellicola d'avventura, possiamo dire: fisica, durante i viaggi di Kenny in Indonesia ad esempio, quanto psicologica, nella lotta del protagonista contro i suoi demoni fatti di illusione e bottiglie da svuotare.
Formalmente ineccepibile, contiene in se tutte le caratteristiche tipiche di questo genere. C'è lo split screen, una colonna sonora finemente selezionata, una Bryce Dallas Howard slavatina ma incapace di invecchiare, persino qualche tentativo di montaggio alternato. Il tutto spruzzato da un filetto di intrigo finanziario che di 'sti tempi torna sempre buono.
Un lavoro che si regge quasi interamente sulle gambe malferme di Mattew McConaughey, un attore che ormai da tempo ha sfondato con un calcio la porta che lo separava dalla stanza dei più grandi, varcando la soglia con la prepotenza dei migliori. Qui, addirittura imbruttito e ingrassato, fornisce una prestazione al solito convincentissima nei panni dell'ubriacone perso nei meandri dei propri sogni folli. A dargli manforte è specialmente Edgar Ramirez, ottimo caratterista che devo aver visto in settecento occasioni ma a cui non ho mai saputo dare un nome. Il duo funziona a meraviglia. L'uno con la sua indole autodistruttiva, l'altro con l'aspetto del bell'avventuriero dalla mano fatata, si completano in un mix potenzialmente fantastico.
Eppure qualcosa dev'essere andato storto. La distanza tra lo spettatore e lo schermo può apparire breve in certi frangenti, però rimane sempre tangibile. Quasi che il patto tra il pubblico e l'autore sia andato a farsi benedire fin da subito.
Del resto capita quando si decide di svelare il colpo di scena più importante fin dal titolo italiano. Tutta la prima parte della visione l'ho passata ad aspettare la famosa truffa, situazione che mi ha fatto perdere una buona dose dell'atmosfera creata dagli autori.
Se ci si fosse limitati a lasciare il nome originale dell'opera, magari, mi sarei goduto questo spettacolo con uno spirito diverso. Così com'è, purtroppo, il film non mi ha regalato nessuna soddisfazione.
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(di no_data)
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alberto
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giovedì 20 aprile 2017
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un grande mcconaughey
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Un'altra storia vera da raccontare e da modificare per il grande schermo, e i temi sono sempre quelli: ascesa e caduta, questa volta di una compagnia mineraria realmente esistita, la Bre-x, il cui amministratore, che nel film si chiama Kenny Wells e ha le fattezze di Matthew McConaughey, è accecato dalla voglia di trovare dell'oro a tal punto da sognare l'Indonesia, di cui secondo lui il nobile metallo è sicuramente ospite. Parte subito e con l'aiuto dell'illustre geologo Michael Acosta, nonostante la malaria e i problemi degli operai, riesce a realizzare il suo sogno, che tuttavia non sarà rosa e fiori e avrà conseguenze negative sotto tutti gli aspetti.
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Un'altra storia vera da raccontare e da modificare per il grande schermo, e i temi sono sempre quelli: ascesa e caduta, questa volta di una compagnia mineraria realmente esistita, la Bre-x, il cui amministratore, che nel film si chiama Kenny Wells e ha le fattezze di Matthew McConaughey, è accecato dalla voglia di trovare dell'oro a tal punto da sognare l'Indonesia, di cui secondo lui il nobile metallo è sicuramente ospite. Parte subito e con l'aiuto dell'illustre geologo Michael Acosta, nonostante la malaria e i problemi degli operai, riesce a realizzare il suo sogno, che tuttavia non sarà rosa e fiori e avrà conseguenze negative sotto tutti gli aspetti. L'amore, l'economia e le amicizie non saranno più come prima, ma in fondo questo racconto ci vuole ricordare che la vita è tutta così: anche se sembra insolito e sfortunato, tutti i nostri giorni o se ci vogliamo allargare i nostri anni, si alternano tra momenti sì e momenti no, momenti in cui i sogni sembrano avverarsi e altri in cui sembrano collassare. L'importante è avere almeno un pò del carattere del protagonista, che continua imperterrito a cercare e non rinuncia mai ai suoi obiettivi. McConaughey ci regala un'altra performance magnetica, e ricorda un pò la goffaggine e la sboccaggine del Les Grossman di Tom Cruise in "Tropic Thunder", anche se quest'ultimo è caricaturale e rigorosamente demenziale. Qui invece il protagonista è sfaccettato e molto curioso. La pellicola è interessante, ma si sentiva proprio il bisogno di adattare anche quest'altro fatto di cronaca che ha destato scalpore per la svolta della frode a danno persino di Wall Street? Se non altro chi non ne era a conoscenza ha arricchito il suo elenco di cronaca storica, e nel migliore dei modi possibili. La durata poteva essere minore: 2 ore che contengono un pò di sequenze inutili e noiosette. Comunque i dialoghi di Massett e Zinman sono ben scritti, e pronunciati dall'ex fondatore del "Dallas Buyers Club" tengono proprio lo spettatore incollato allo schermo. Nel cast troviamo anche "colei che correva coi tacchi a spillo" Bryce Dallas Howard e l'ex villain di "Ant-Man" Corey Stoll. Alla regia invece c'è Stephen Gaghan, più famoso come sceneggiatore per aver vinto un Oscar per "Traffic", mentre la carina soundtrack è di Daniel Pemberton, che si è aggiudicato un golden globe per la migliore canzone. Un avvenimento di cronaca che incontra il grande schermo in maniera dignitosa ma non memorabile. L'unico elemento memorabile è l'interpretazione di McConaughey, che dimostra di essere tra gli attori più carismatici del momento.
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flyanto
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lunedì 8 maggio 2017
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un affare tutto d'oro
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Tratto da una storia realmente accaduta nel 1993, "Gold - La Grande Truffa" narra la vicenda di un imprenditore minerario che, dedito troppo al bere e dopo il conseguente tracollo finanziario della società paterna, decide di investire quel poco di capitale rimastogli nell'impresa di un geologo che lo convince dell'esistenza di una grossa miniera d'oro in Indonesia. in seguito all' estrazione del prezioso metallo, il protagonista ed il suo socio raggiungono velocemente un ingente benessere finanziario che li induce a coinvolgere nella loro affari altri soci.
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Tratto da una storia realmente accaduta nel 1993, "Gold - La Grande Truffa" narra la vicenda di un imprenditore minerario che, dedito troppo al bere e dopo il conseguente tracollo finanziario della società paterna, decide di investire quel poco di capitale rimastogli nell'impresa di un geologo che lo convince dell'esistenza di una grossa miniera d'oro in Indonesia. in seguito all' estrazione del prezioso metallo, il protagonista ed il suo socio raggiungono velocemente un ingente benessere finanziario che li induce a coinvolgere nella loro affari altri soci. Non tutto va come sperato.....
Un film sulla caduta e sulla risalita economica di un individuo piuttosto sicuro di sè e dedito al vizio del bere eccessivo che si allinea ad altre pellicole del genere. Pertanto, sia pure con diversa modalità, esso non presenta alcunchè di originale nel suo complesso. Avvincente quanto basta per richiamare ed interessare il pubblico, in certe parti però esso si dilunga in maniera eccessiva rallentando ed appesantendo l'andamento dei fatti. L'unico elemento da tenere veramente in considerazione ed, anzi, ammirare, è dato dall'efficace e convincente interpretazione di Matthew Mc Conaughey che, apposta appesantitosi nel fisico, riesce a rendere perfettamente l'idea dell'uomo arrivato economicamente parlando, della sua spavalderia e della sua dipendenza eccessiva dall'alcool. Il personaggio, forse può risultare un poco "sopra le righe" ma, considerando il contesto, diventa perfettamente accettabile e credibile. Solo per lui, dunque, vale la pena di andare a vedere il film.
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andreagiostra
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martedì 9 maggio 2017
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gold & fame!
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Dopo aver visto l’ottimo film di Stephen Gaghan, mi verrebbe di scrivere d’impulso che la scena è dominata da due fuoriclasse big star hollywoodiane: Matthew McConaughey nei panni ei Kenny Wells, e Edgar Ramirez in quelli di Michael Acosta. Ma ovviamente non è solo questo perché gli artisti che abbiamo appena citato sono solo una parte del tutto, una componente olistica dell’intrigante ed eccellente narrazione di Stephen Gaghan, Patrick Massett e John Zinman che hanno firmato la brillante sceneggiatura di “Gold”.
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Dopo aver visto l’ottimo film di Stephen Gaghan, mi verrebbe di scrivere d’impulso che la scena è dominata da due fuoriclasse big star hollywoodiane: Matthew McConaughey nei panni ei Kenny Wells, e Edgar Ramirez in quelli di Michael Acosta. Ma ovviamente non è solo questo perché gli artisti che abbiamo appena citato sono solo una parte del tutto, una componente olistica dell’intrigante ed eccellente narrazione di Stephen Gaghan, Patrick Massett e John Zinman che hanno firmato la brillante sceneggiatura di “Gold”. Sono loro i veri protagonisti di questo bellissimo film condito di tantissime componenti emozionali e di tantissime storie che si intrecciano magnificamente come un wareshinobu giapponese! Poi c’è la fotografia di Robert Elswit, assolutamente spettacolare, basta quella per ripagare il costo del biglietto. Così come le bellissime musiche scelte da Daniel Pemberton. L’ottima produzione è tutta hollywoodiana: Black Bear Pictures, Hwy61 e Living Films.
La dicitura della promozione statunitense del lungometraggio “tratto da una storia vera”, calamita ancora di più lo spettatore come l’oro di cui si narra, che in fondo è il vero protagonista assoluto per quello che è in grado di generare come pulsione e propulsore di anime inquiete, dissennate, alcoolizzate, rapaci, cupidigie, avventate, voraci, ammiccanti, affascinati, seduttrici, truffatrici … ma di chi? Questo lo scopriranno coloro che andranno al cinema a vedere il film! Non posso certo anticiparlo io qui … gli spoiler sono inquisitoriamente ma assennatamente vietati nelle recensioni!
Il film racconta la storia di Kenny Wells, figlio di un’importante dinastia di petrolieri, caduto in disgrazia dopo l’improvvisa morte del padre, che cerca di rifarsi la fama ed il prestigio perduto in un’avventura che condivide con il famoso e brillante geologo anglo-indonesiano Michael Acosta, con quale stipula un patto di sangue inciso con inchiostro in un tovagliolo di pessima carta di uno scadente bar di periferia orientale dove hanno appena concluso di parlare e di stringere l’impegno picaresco. Un patto di fratellanza e di amicizia che i potenziali spettatori dovranno scoprire al cinema se sarà rispettato da entrambi oppure sarà cinicamente tradito! Il successo imprenditoriale e pionieristico, come spesso accade nelle produzioni statunitensi, calamita come mosche attratte dal miele le lobby del mercato azionario fatto di avventurieri e di squallidi personaggi che tutto possono e tutto fanno per cupidigia e denaro, come già ci aveva spudoratamente spiegato Martin Scorsese con il suo favoloso “The Wolf of Wall Street” (2014).
Anche qui, e a questo punto sembra essere un must delle produzioni hollywoodiane dell’ultimo anno, è la famiglia il riparo sicuro e protettivo dagli insuccessi e dalle delusioni della vita. E se la famiglia c’è ed è vera, allora la si ritrova nei peggiori momenti della propria vita, quando tutto sembra perduto e la speranza di farcela è svanita come polvere sotto la pioggia dirompete. Ma questa è un’altra storia da scoprire in una narrazione sorprendente, efficace e assolutamente contemporanea. Buona visione … come scrivono alla fine della loro recensione tutti i critici professionisti, quale non sono ovviamente io, per invitare i propri lettori a vedere un buon film!
ANDREA GIOSTRA.
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gianleo67
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giovedì 22 giugno 2017
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this must be the place...for the golden thief!
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Dopo aver portato alla bancarotta la compagnia di prospezioni minerarie fondata dal nonno e gestita con successo dal padre, l'eccentrico e sconclusionato Kenny Wells decide di ingaggiare un brillante geologo e tentare la carta di un improbabile giacimento aurifero indonesiano. La fortuna sembra girare dalla sua parte, compresi i diritti di sfruttamento e gli interessi miliardari di Wall Street nell'affare. Ma non è tutt'oro ciò che riluce... Dalla corsa all'oro degli ultimi pionieri americani diretti all'Ovest alla rincorsa della speculazione finanziaria globalizzata diretta all'Est ci corrono un centinaio di anni circa e tre generazioni di 'grattatori di montagne' in cerca di fortuna, per questa parabola sulle riconversione dell'economia mondiale dallo sfruttamento delle materie prime alla loro trasformazione nell'immateriale prodotto derivato di una virtuale magnificazione del capitale.
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Dopo aver portato alla bancarotta la compagnia di prospezioni minerarie fondata dal nonno e gestita con successo dal padre, l'eccentrico e sconclusionato Kenny Wells decide di ingaggiare un brillante geologo e tentare la carta di un improbabile giacimento aurifero indonesiano. La fortuna sembra girare dalla sua parte, compresi i diritti di sfruttamento e gli interessi miliardari di Wall Street nell'affare. Ma non è tutt'oro ciò che riluce... Dalla corsa all'oro degli ultimi pionieri americani diretti all'Ovest alla rincorsa della speculazione finanziaria globalizzata diretta all'Est ci corrono un centinaio di anni circa e tre generazioni di 'grattatori di montagne' in cerca di fortuna, per questa parabola sulle riconversione dell'economia mondiale dallo sfruttamento delle materie prime alla loro trasformazione nell'immateriale prodotto derivato di una virtuale magnificazione del capitale. Tratto da una storia vera che risale alla fine degli anni '80 e tenuta in formalina dalla fine degli anni '00, lo script di questo simil-biopic sulla figura di una moderno cercatore d'oro e della sua personale bolla speculativa viene portata in scena dal bravo sceneggiatore Stephen Gaghan (Traffic) che stranamente decide di occuparsi solo della regia, organizzando un racconto che parte con la sua brava cronologia dell'antefatto per incartarsi presto nel contorto andirivieni di un percorso narrativo che si sposta continuamente nello spazio (tra il Nevada, Wall Street e i giacimenti indosnesiani) e nel tempo (tra il racconto dell'avventura mineraria e quello della sua ricostruzione a beneficio di un registratore dell'FBI), per concludersi nel finale infingardo di un colossale raggiro finanziario che estingue le sue responsabilità con la presunta morte di un personaggio di pura fantasia (quella del geologo Michael Acosta che sostituisce nel beffardo epilogo la figura del vero protagonista della vicenda). Da questo artificio romanzesco scaturisce l'escamotage di un patto d'onore e di un'amicizia virile che rappresentano il vero motore di un film cucito più sui protagonisti che sulla storia, mettendo in scena una dinamica a due volutamente ambigua dove l'azione latita, lo sviluppo appare frammentato e la riflessione si affloscia nel piano alternativo di un delitto perfetto alquanto telefonato. Pur suggerendo l'epica di una vicenda esemplare che ci parla delle alterne fortune di un'America che si è fatta da sola (There Will Be Blood) e della contorta nemesi di una speculazione finaziaria che ne rappresenta l'inevitabile deriva liberista (The Big Short), il film di Gaghan mostra la corda proprio sul versante della scrittura, in grado di imbrigliare e sgonfiare le potenzialità di un racconto sincopato che non sembra decollare mai, sviluppando i diversi rivoli di una vena narrativa che si interrompe a più riprese e si esaurisce troppo presto, tanto nelle singole vicende (la ricerca dell'oro, la speculazione, i giochi di potere, l'indagine giudiziaria) quanto nel rapporto tra i personaggi (i finanziatori, la fidanzata, l'amico): un puzzle alla Charlie Kaufman ed alla Spike Jonze insomma, ma senza l'estro combinatorio del primo e la debordante visionarietà del secondo. This Must Be the Place era l'hic et nunc della morale predatoria dei Gordon Gekko di Wall Street: qui fa da sottofondo alla premiazione del 'Piccone d'Oro' di chi sa (?) che il posto non è quello giusto, ma lo sono per certo gli uomini ed il loro tempo: sì, il tempo di arraffare tutto e darsela a gambe levate! La coppia McConaughey-Ramírez non è certo delle più memorabili ma appare intenzionalmente complementare; tanto eccessivo e istrionico il primo, quanto misurato e posato il secondo: due cercatori d'altri tempi che fiutano una promettente vena aurifera proprio al centro del Bowling Green Park di New York city. Candidatura ai Globe 2017 per la migliore canzone originale (Gold come il titolo originale di un film che nell'edizione italiana fa insensate rivelazioni sulla trama) scritta e cantata da Iggy Pop. Hail to the thief And you won't get nothing much Hail to the thief And we'll keep what's left tonight
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enzo70
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mercoledì 9 dicembre 2020
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un grande matthew mcconaughey per un bel film
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Bellissimo film tratto da un’incredibile storia vera, in cui si contaminano mondi diversi. Da un lato un imprenditore minerario in difficoltà, Kenny Wells, visionario ed alcolizzato; dall’altro un geologo che trova, o meglio dice di aver trovato, oro in una miniera indonesiana. Sullo sfondo all’inizio, ma poi protagonista la finanza che tutto macina, ricchezze e vite. Qualsiasi ulteriore indizio farebbe perdere il piacere di gustarsi un film veramente bello, esaltato dalla splendida interpretazione di Matthew McConaughey. Il vortice della finanza, le false amicizie, i premi e poi la dannazione vengono resi in maniera perfetta per un film che a mio avviso avrebbe meritato maggiori riscontri.
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Bellissimo film tratto da un’incredibile storia vera, in cui si contaminano mondi diversi. Da un lato un imprenditore minerario in difficoltà, Kenny Wells, visionario ed alcolizzato; dall’altro un geologo che trova, o meglio dice di aver trovato, oro in una miniera indonesiana. Sullo sfondo all’inizio, ma poi protagonista la finanza che tutto macina, ricchezze e vite. Qualsiasi ulteriore indizio farebbe perdere il piacere di gustarsi un film veramente bello, esaltato dalla splendida interpretazione di Matthew McConaughey. Il vortice della finanza, le false amicizie, i premi e poi la dannazione vengono resi in maniera perfetta per un film che a mio avviso avrebbe meritato maggiori riscontri. Consigliatissimo.
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luca scialo
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sabato 17 aprile 2021
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non è tutto oro quello che luccica
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Lo sceneggiatore e regista Stephen Gaghan racconta una storia vera che ha visto come protagonista una società canadese a metà anni '90. L'oro, la finanza che crea e brucia denaro come niente fosse, la povertà e le dittature di posti remoti del mondo, l'avidità umana, ma anche l'amicizia. Sono questi ed altri gli ingredienti di questa pellicola, che vede come protagonista il sempre ottimo caratterista Matthew McConaughey nei panni di Kenny Laws, il proprietario di una società operativa nel settore aureo, ereditata dal padre e già di proprietà del nonno. Laws, sull'orlo del fallimento, si affida ad un autentico segugio dei metalli preziosi: Michael Acosta, interpretato da Edgar Ramirez.
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Lo sceneggiatore e regista Stephen Gaghan racconta una storia vera che ha visto come protagonista una società canadese a metà anni '90. L'oro, la finanza che crea e brucia denaro come niente fosse, la povertà e le dittature di posti remoti del mondo, l'avidità umana, ma anche l'amicizia. Sono questi ed altri gli ingredienti di questa pellicola, che vede come protagonista il sempre ottimo caratterista Matthew McConaughey nei panni di Kenny Laws, il proprietario di una società operativa nel settore aureo, ereditata dal padre e già di proprietà del nonno. Laws, sull'orlo del fallimento, si affida ad un autentico segugio dei metalli preziosi: Michael Acosta, interpretato da Edgar Ramirez. Il quale però si rivelerà tutt'altra persona. I vari colpi di scena rendono la storia interessante e appassionante. Lo stile hollywoodiano di raccontare "i lupi di Wall street" fa il resto. Insomma, la morale è tra le più classiche: "non è tutto oro quello che luccica". Ma il talento di McConaughey, quello sì che oro vero.
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figliounico
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domenica 14 maggio 2023
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la retorica del sogno americano
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Stephen Gaghan con una storia vera a disposizione che ha dell’incredibile come soggetto sceglie di puntare tutto sull’istrionismo di McConaughey, che stavolta eccede e non tanto nella trasformazione fisica, che porterà all’estremo in Cocaine, ma nella caratterizzazione del suo personaggio, che sfocia spesso nel caricaturale, sovraccaricando così una storia che è già straordinaria di per sé e che inevitabilmente rischia di trasformarsi in una farsa o di passare in secondo piano rispetto alla performance attoriale del protagonista. Occasione in parte sprecata, ma film godibile, anche per la bella fotografia di Robert Elswit dei paesaggi incontaminati della foresta pluviale del Borneo indonesiano.
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Stephen Gaghan con una storia vera a disposizione che ha dell’incredibile come soggetto sceglie di puntare tutto sull’istrionismo di McConaughey, che stavolta eccede e non tanto nella trasformazione fisica, che porterà all’estremo in Cocaine, ma nella caratterizzazione del suo personaggio, che sfocia spesso nel caricaturale, sovraccaricando così una storia che è già straordinaria di per sé e che inevitabilmente rischia di trasformarsi in una farsa o di passare in secondo piano rispetto alla performance attoriale del protagonista. Occasione in parte sprecata, ma film godibile, anche per la bella fotografia di Robert Elswit dei paesaggi incontaminati della foresta pluviale del Borneo indonesiano. Peccato che il figlio del dittatore Suharto sia presentato, quasi con simpatia, come uno scapestrato rampollo a caccia di affari e di donne, tacendo sui massacri compiuti dalla sua famiglia per reprimere l’opposizione comunista. Ma sarebbe stato illusorio aspettarsi che un tipico prodotto hollywoodiano di puro intrattenimento attaccasse un regime filoamericano instaurato probabilmente con l’aiuto dell’intelligence. Dei rapporti tra Gerald Ford e la grande multinazionale mineraria che cerca in tutti i modi di appropriarsi della miniera d’oro, invece, si fa un accenno di sfuggita mostrando un immagine di repertorio televisiva dell’ex presidente. La cosa sembra una pura illazione, un’amenità senza fondamento che peraltro non viene nemmeno approfondita. Meglio comunque lasciar perdere gli impicci politici e soffermarsi sulla storia d’amore dell’imprenditore ubriacone con l’avvenente moglie, innamorata nonostante le scappatelle del marito, interpretata da Bryce Dallas Howard, o sulla storia di amicizia con l’affascinante geologo imbroglione, Édgar Ramírez. Il personaggio di McConaughey, pur essendo un alcolista poco affidabile, è presentato come un eroe positivo poiché crede nei valori fondanti della società a stelle e strisce, ossia la famiglia, l’amicizia e soprattutto il sogno americano, la grande illusione che il cinema d’oltreoceano non si stanca retoricamente di predicare e propagandare in tutto il mondo nonostante i quaranta milioni di poveri che vivono negli States.
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marionitti
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sabato 6 maggio 2017
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troppa carne al fuoco
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Peccato. Il regista aveva a disposizione una buona storia, intricata ed intrigante al punto giusto, e una squadra di attori all’altezza, con un ottimo Matthew McConaughey, ma troppe volte la sceneggiatura scivola sui passaggi e non convince. La storia dell’uomo alla ricerca dell’oro e dell’occasione che gli offra il riscatto di una vita poco riuscita, Wall Street con le sue illusioni di facili arricchimenti, le collusioni tra dittatori orientali e grande finanza, i rapporti umani tra il protagonista e la moglie, gli investitori illusi, la truffa…. Come un cuoco che ha messo troppa, davvero troppa carne al fuoco alla fine non riesce a curarne nessun pezzo a dovere.
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Peccato. Il regista aveva a disposizione una buona storia, intricata ed intrigante al punto giusto, e una squadra di attori all’altezza, con un ottimo Matthew McConaughey, ma troppe volte la sceneggiatura scivola sui passaggi e non convince. La storia dell’uomo alla ricerca dell’oro e dell’occasione che gli offra il riscatto di una vita poco riuscita, Wall Street con le sue illusioni di facili arricchimenti, le collusioni tra dittatori orientali e grande finanza, i rapporti umani tra il protagonista e la moglie, gli investitori illusi, la truffa…. Come un cuoco che ha messo troppa, davvero troppa carne al fuoco alla fine non riesce a curarne nessun pezzo a dovere. Si capisce che la materia prima era buona, ma il risultato non è adeguato.
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