fabal
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sabato 4 novembre 2023
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poco credibile ma bello
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L'ex ufficiale di marina Robinson (Jude Law) è un abile pilota di sottomarini che si occupa di recuperare relitti. Il licenziamento improvviso dalla Agora, la compagnia per cui lavorava, spinge Robinson a interessarsi al racconto di un ex collega: sul fondo del Mar Nero giace un U Boot contenente una grossa quantità d'oro che l'Unione Sovietica doveva inviare a Hitler per onorare il patto di non aggressione. Con l'appoggio di un misterioso finanziatore, Robinson riesce ad allestire un equipaggio formato da russi e inglesi che, in gran segreto, si avventura in cerca del relitto.
Non c'è spazio per la noia alla visione di Black sea, che agilmente spazia tra i generi crivellando di spunti interessanti chi guarda.
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L'ex ufficiale di marina Robinson (Jude Law) è un abile pilota di sottomarini che si occupa di recuperare relitti. Il licenziamento improvviso dalla Agora, la compagnia per cui lavorava, spinge Robinson a interessarsi al racconto di un ex collega: sul fondo del Mar Nero giace un U Boot contenente una grossa quantità d'oro che l'Unione Sovietica doveva inviare a Hitler per onorare il patto di non aggressione. Con l'appoggio di un misterioso finanziatore, Robinson riesce ad allestire un equipaggio formato da russi e inglesi che, in gran segreto, si avventura in cerca del relitto.
Non c'è spazio per la noia alla visione di Black sea, che agilmente spazia tra i generi crivellando di spunti interessanti chi guarda. Da quello storico (falso ma verosimile) a quello thriller, con protagonista la reciproca diffidenza dei personaggi e la sensazione che, in qualsiasi momento, la claustrofobica convivenza non possa che sfociare in tragedia. Tratto geniale di Black Sea è la sua ambiguità – lo scopo del film coincide davvero con la quest iniziale o è semplicemente la sopravvivenza?– incarnata nell'ottima interpretazione del solito Jude Law, leader a tratti carismatico, a tratti spietato, mosso dall'avidità non meno che dall'orgoglio personale.
Altro pregio del film di Mc Donald è la sua capacità di svincolarsi dall'aspetto militare: Black Sea non è davvero un film di guerra e questo scarto lo libera dal confronto con gli illustri predecessori (superfluo citarli) del cinema di sottomarini. La duplice forza trainante, la ricerca del tesoro da una parte, il thriller claustrofobico dall'altra, permette di sorvolare su alcuni difetti nella caratterizzazione dei personaggi, molti dei quali non vengono nemmeno introdotti, specie tra le fila russe. Li troviamo già all'opera nelle anguste camere del sottomarino senza avere il tempo di associare i nomi alle facce e questo può generare confusione. Anche le furie omicide di Fraser, pressoché impunite e subito dimenticate dall'equipaggio, sono poco credibili. Così come l'opera di manipolazione da parte di Daniels, uomo della Agora che ricorda il cinico Burke di Aliens: anche qui c'è una Compagnia con sovrascopi e un infiltrato.
Va detto, però che ad ogni perdita di credibilità Black Sea sa come correggere il tiro, se non per abilità narrativa, almeno per scaltrezza. Così, dopo che Fraser si macchia di omicidio, la vicenda si rigetta a capofitto nella corsa all'oro e lo stesso Fraser ci distrae dalle sue rapsodie assassine, indossando la tuta da sommozzatore esperto e rassicurante. Nonostante qualche caduta di stile, il ritmo rimane serrato, la tensione costante fino a un finale forse prevedibile ma convincente.
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elgatoloco
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mercoledì 24 aprile 2019
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drammatico, efficace ritratto dell'umano
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Questo"Black Sea"(2005, di Kevin McDonald)è in primis un effiace ritratto di come gli umani siano sottoposti alla"sacra auri fames"(Virgilio), ossia al ricatto pratico del denaro, della coazione che, pe r esempio, induce un manrinaio che deve far quadrare i conti, dopo un clamoroso licenzialmente, a recuperare, con missione pericolosissima di recupero di un tesoro sommerso disperso dai tempi della Guerra Mondiale.... Ritratto impietoso dell'umano, ma anche di come il gap culturale(beninteso, in senso antropologico)giochino a favore di una scelta disperata, nei contrasti anche furibondi che dividono l'equipaggio tra "occidentali", pervasi comunque da un certo spirito"illuminista"e dei Russi che invece credono a superstizioni nefaste, non perché"sicocchi",ma appunto perché condizionati da un clima cultujrale(termine da intendere sempre antorpologicamente) diverso.
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Questo"Black Sea"(2005, di Kevin McDonald)è in primis un effiace ritratto di come gli umani siano sottoposti alla"sacra auri fames"(Virgilio), ossia al ricatto pratico del denaro, della coazione che, pe r esempio, induce un manrinaio che deve far quadrare i conti, dopo un clamoroso licenzialmente, a recuperare, con missione pericolosissima di recupero di un tesoro sommerso disperso dai tempi della Guerra Mondiale.... Ritratto impietoso dell'umano, ma anche di come il gap culturale(beninteso, in senso antropologico)giochino a favore di una scelta disperata, nei contrasti anche furibondi che dividono l'equipaggio tra "occidentali", pervasi comunque da un certo spirito"illuminista"e dei Russi che invece credono a superstizioni nefaste, non perché"sicocchi",ma appunto perché condizionati da un clima cultujrale(termine da intendere sempre antorpologicamente) diverso....con notevoli diversità di forma mentis, anche , tra marinai adulti e un giovanissimo "esordiente".... Teso, drammatico, con scene subacquee efficaci, il"clou"del film è perà in quanto si svolge, comunque, nella nave, dove esplodono, appunto, tutte le contraddizioni accennate e altre ancora... Jude Lww e gli altri interpreti fanno , non da"contorno"; ma da protagonisti assoluti di un film che comunque ha un senso, pur se molte situazioni, anche in maniera differente, si erano giò viste... El Gato
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mitzie
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venerdì 1 marzo 2019
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per recensire un film è altamente consigliabile averlo visto.
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Il protagonista non ha una figlia bensì, con tutta evidenza, un figlio maschio. Il sottomarino che trasportava l'oro non è russo bensì tedesco, infatti a un certo punto i sommozzatori in perlustrazione scoprono la svastica sulla fiancata. Gli uomini dell'equipaggio non evidenziano una particolare follia avida. Quella di Fraser è follia e basta. E' il comandante (Robinson) che a un certo punto prende una decisione dettata dall'avidità (osteggiata dall'equipaggio che invece vorrebbe salvare la pelle) che causerà il disastro. Infatti alla fine vorrà redimersi. Nel film si agisce ma si parla pure molto, e in due lingue. Non c'è assolutamente nulla di mitologico nel film, tutto è saldamente ancorato alla realtà.
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Il protagonista non ha una figlia bensì, con tutta evidenza, un figlio maschio. Il sottomarino che trasportava l'oro non è russo bensì tedesco, infatti a un certo punto i sommozzatori in perlustrazione scoprono la svastica sulla fiancata. Gli uomini dell'equipaggio non evidenziano una particolare follia avida. Quella di Fraser è follia e basta. E' il comandante (Robinson) che a un certo punto prende una decisione dettata dall'avidità (osteggiata dall'equipaggio che invece vorrebbe salvare la pelle) che causerà il disastro. Infatti alla fine vorrà redimersi. Nel film si agisce ma si parla pure molto, e in due lingue. Non c'è assolutamente nulla di mitologico nel film, tutto è saldamente ancorato alla realtà. E l'epica viene appena sfiorata, alla fine, dal comportamento del comandante in un finale assai poco originale, anzi, piuttosto prevedibile. La tensione verso il possesso, la brama dell'oro, da parte dell'equipaggio stranamente latita, tranne che durante il recupero dei lingotti dall'U-Boat. L'unica parte che mi sembra azzeccata, della recensione, è il giudizio sulla buona performance di Jude Law, l'unico personaggio di cui è tratteggiata un po' diffusamente la psicologia, fra l'altro. Io non so da dove abbia il recensore raccattato le poche informazioni corrette. Ha visto, forse, altri film appartenenti al genere. Questo no, con tutta evidenza. O forse ha fatto dei sonnellini intermittenti durante la visione. Non è carino tentare di prendere in giro il pubblico. Sarebbe molto più corretto lasciar stare, se uno non ce la fa. Leslie
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sellerone
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domenica 8 luglio 2018
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un ex disoccupato che và a fondo
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Film ben recitato e storia non originalissima ma tenuta bene. lo prendo nella mia cineteca, ma non lo metto in quelli da rivedere spesso, manca un pò in credibilità della situazione.
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eleonora panzeri
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sabato 10 dicembre 2016
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il vero tesoro
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Il capitano Robinson dopo una vita al servizio della nazione, viene liquidato senza onori e gloria ad un'età ormai avanzata. Privo di altre esperienze e senza più famiglia proprio a causa del suo lavoro, si butta a capofitto in una missione pericolosa e senza garanzia di successo, alla ricerca di un fantomatico tesoro nazista sepolto nelle profondità del Mar Nero. La spedizione, sovvenzionata da un ricco magnate, prende forma e la ciurma del sottomarino incaricata al recupero segreto del tesoro si riunisce su quella che sembra essere una datata e grottesca prigione subacquea.
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Il capitano Robinson dopo una vita al servizio della nazione, viene liquidato senza onori e gloria ad un'età ormai avanzata. Privo di altre esperienze e senza più famiglia proprio a causa del suo lavoro, si butta a capofitto in una missione pericolosa e senza garanzia di successo, alla ricerca di un fantomatico tesoro nazista sepolto nelle profondità del Mar Nero. La spedizione, sovvenzionata da un ricco magnate, prende forma e la ciurma del sottomarino incaricata al recupero segreto del tesoro si riunisce su quella che sembra essere una datata e grottesca prigione subacquea. La sensazione di claustrofobia è sicuramente incalzante, rinchiusi nelle profondità del mare in una scatola di metallo senza luce naturale e finestre. L'equipaggio appare tuttavia tutt'altro che plausibile, a partire da Fraser, lo psicopatico sommozzatore che farà degenerare rapidamente la situazione a bordo, fino al radar umano esperto di rumori che si sostituisce alle tecnologie moderne e a braccio scandaglia i fondali con il suo super udito. Il cast è composto da perfetti sconosciuti, difficile associare nome a volti che resteranno senza storia né passato, unica eccezione il capitano Robinson di cui si vedono brevi e superficiali flashback insufficienti a dare spessore e profondità al personaggio. Nel complesso un film che si guarda ma che colleziona un'infinità di eventi poco realistici se non improbabili, incapace di creare la tensione e la suspense tipica del thriller. Buono l'epilogo, in pieno stile karmico che rimette tutto al suo posto e regala spazio al pentimento ed ai buoni sentimenti.
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contrammiraglio
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venerdì 3 giugno 2016
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ehi
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Dato che non è un documentario lasciate perdere le cose storiche e quelle troppo tecniche e gustatevi sto bel film d'azione/avventura con un notevole finale!
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elgatoloco
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mercoledì 13 aprile 2016
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la metafora sopravanza il"reale"
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la ricerca del"tesoro"(materialmente inteso, finanziariamente , anzi)è il pretesto del film, che muove l'equipaggio alla disperata impresa; ma se"Black Sea"è effettivamente il Mar Nero geografico, è anche e soprattutto la"Black Side"che ogni persona ha in sé, l'inconscio, anzi l'ES-ID(così Freud), l'"ombra-shadow-Schatten"con Jung e così via. Il film, ben diretto e ben interpretato da tutti, dà forza a questa dimensione"inconscia"-incognita e lo fa con particolare intelligenza, dove il lemma deve essere inteso letteralmente... "Black Sea"è film appassionante, dove ritroviamo il fascino della pirateria e dei velieri d'antan, ma in forma nuova e con le valenze metaforiche di cui si diceva, appunto.
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la ricerca del"tesoro"(materialmente inteso, finanziariamente , anzi)è il pretesto del film, che muove l'equipaggio alla disperata impresa; ma se"Black Sea"è effettivamente il Mar Nero geografico, è anche e soprattutto la"Black Side"che ogni persona ha in sé, l'inconscio, anzi l'ES-ID(così Freud), l'"ombra-shadow-Schatten"con Jung e così via. Il film, ben diretto e ben interpretato da tutti, dà forza a questa dimensione"inconscia"-incognita e lo fa con particolare intelligenza, dove il lemma deve essere inteso letteralmente... "Black Sea"è film appassionante, dove ritroviamo il fascino della pirateria e dei velieri d'antan, ma in forma nuova e con le valenze metaforiche di cui si diceva, appunto. Da vedere e da esminare, direi, anche a livello filmologico e di storia del cinema, da esaminare con attenzione, da parte di chi, magari, non è solo"cinefilo"ma cerca di andare più a fondo. Sequenze sempre opportune per una produzione di senso che non delude mai. El Gato
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albertocapece
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mercoledì 10 febbraio 2016
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insensatezza
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Non basta mettere in piedi una trama più o meno avventurosa e un cast più o meno azzeccato: occorre che un film abbia un senso e non dia la sensazione di essere uno di quei prodotti di propaganda imperiale ai quali Holywood ci ha abituati. In questo caso mentre l'amministrazione di Washington si serve degli eredi dei nazisti ucraini per imporre il suo potere ci viene propinata una storia totalmente priva di senso secondo la quale un sottomarino sovietico trasporterebbe oro per la Germania di Hitler, cosa che chi abbia una mezza idea della storia recente, ovvero non sia un americano medio, appare così maldestra e stravagante da situarsi immediatamente nell'alveo dell'oosessiva campagna anti Russa.
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Non basta mettere in piedi una trama più o meno avventurosa e un cast più o meno azzeccato: occorre che un film abbia un senso e non dia la sensazione di essere uno di quei prodotti di propaganda imperiale ai quali Holywood ci ha abituati. In questo caso mentre l'amministrazione di Washington si serve degli eredi dei nazisti ucraini per imporre il suo potere ci viene propinata una storia totalmente priva di senso secondo la quale un sottomarino sovietico trasporterebbe oro per la Germania di Hitler, cosa che chi abbia una mezza idea della storia recente, ovvero non sia un americano medio, appare così maldestra e stravagante da situarsi immediatamente nell'alveo dell'oosessiva campagna anti Russa. La fantasia ha naturalmente bisogno di un qualche prestesto il quale tuttavia non dovrebbe mai varcare i confini del buon gusto e della verosimiglianza cosa che in questo caso non avviene e in maniera dolosa. Rimane da chiedersi, vista anche la modestia del prodotto in ogni suo aspetto e anche i mediocrissimi risultati economici, che cosa induca una distribuzione ad affronatre la fatica e le spese di un doppiagggio se non in presenza di pressioni in tal senso.
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(di contrammiraglio)
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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il denaro rende l'uomo una bestia irrazionale
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“Black Sea” è un film del 2015 diretto da Kevin Macdonald. Robinson è il dipendente di una società che gestisce sottomarini e svolge il compito di rintracciare e recuperare i numerosi relitti di qualsiasi epoca storica che sono nascosti all’interno dei fondali marini. Robinson è il comandante di uno di questi sottomarini ma, dopo molti anni di attività, la società per la quale lavora decide di operare in altri settori con un conseguente ed inevitabile taglio del personale. Anche Robinson viene licenziato sorprendentemente. Da un istante all’altro Robinson si ritrova senza un lavoro e in una situazione economica problematica. Inoltre da molti anni è separato dalla moglie la quale, a causa dei continui impegni lavorativi di Robinson che lo costringevano ad allontanarsi spesso dalla sua famiglia, ha instaurato una relazione con un uomo benestante.
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“Black Sea” è un film del 2015 diretto da Kevin Macdonald. Robinson è il dipendente di una società che gestisce sottomarini e svolge il compito di rintracciare e recuperare i numerosi relitti di qualsiasi epoca storica che sono nascosti all’interno dei fondali marini. Robinson è il comandante di uno di questi sottomarini ma, dopo molti anni di attività, la società per la quale lavora decide di operare in altri settori con un conseguente ed inevitabile taglio del personale. Anche Robinson viene licenziato sorprendentemente. Da un istante all’altro Robinson si ritrova senza un lavoro e in una situazione economica problematica. Inoltre da molti anni è separato dalla moglie la quale, a causa dei continui impegni lavorativi di Robinson che lo costringevano ad allontanarsi spesso dalla sua famiglia, ha instaurato una relazione con un uomo benestante. Robinson ha dovuto anche rinunciare al piccolo figlio, il quale ora vive con la madre e il nuovo compagno. Robinson è disperato ed intraprende una difficoltosa ricerca di una nuova occupazione. Un giorno incontra in un pub due suoi amici e uno dei due è stato licenziato anch’esso dalla società per la quale lavorava Robinson. L’uomo soffre di una forte depressione e confessa a Robinson un segreto. Ha scoperto che negli abissi del mare è arenato il relitto di un u-boot tedesco che, nel periodo della seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto raggiungere la Russia e riportare in Germania un’ingente somma di denaro proveniente da un prestito che la stessa Germania nazista avrebbe richiesto alla Russia guidata da Stalin. Il denaro, sotto forma di lingotti d’oro, non tornò mai in Germania e Hitler decise di dichiarare guerra contro la Russia. Questo relitto è rimasto intatto e non è stato recuperato da nessuno in quanto sono sorte problematiche legate alla giurisdizione di appartenenza e alla legittimità a solcare quei mari, in quanto il relitto è situato al confine tra la Russia e la Georgia. La società per la quale lavora Robinson sa dell’esistenza dell’u-boot ma non può intervenire a causa di tali scontri politici e diplomatici. L’obiettivo è quello di recuperare l’u-boot e accaparrarsi l’ingente somma di denaro a danno della società stessa. Robinson è allettato dall’idea in quanto potrebbe portare ad un guadagno esorbitante e inoltre costituirebbe una vendetta nei confronti del suo ex datore di lavoro. Dopo aver contattato un ricco imprenditore affinché investisse su questa operazione, Robinson comincia a raggruppare dei suoi ex colleghi per creare un team che possa compiere questa missione pericolosa e rischiosa. L’amico di Robinson però si suicida e la tragica notizia viene data da un giovane ragazzo di nome Tobin. Robinson decide di arruolare Tobin, anch’egli, come tutti i membri dell’equipaggio, versante in una preoccupante situazione economica. Il gruppo recupera un vecchio e arrugginito sottomarino , lo ristruttura e intraprende il viaggio alla ricerca del relitto. I componenti dell’equipaggio sono di nazionalità inglese e russa. La convivenza tra di loro sarà a dir poco complessa e traumatica. Nel frattempo il viaggio per raggiungere l’u-boot si rivela pieno di insidie e ostacoli che rischieranno di allontanare l’obiettivo e di intrappolare l’equipaggio nei fondali marini, a causa delle precarie condizioni in cui versa il loro sottomarino. La pellicola innanzitutto mette in luce con occhio critico l’attuale situazione finanziario-economica all’interno della società odierna e soprattutto le conseguenze che essa comporta. A seguito di questa grave crisi il primo inevitabile effetto è quello legato all’aumento del livello di disoccupazione. Anche Robinson purtroppo viene sacrificato nonostante la sua grande esperienza e il suo costante impegno lavorativo. In questa situazione è comprensibile che i datori di lavoro debbano effettuare dei tagli al personale, ma non è concepibile che venga accantonata qualsiasi forma di gratitudine o rispetto. Solo in pochi agiscono con coscienza e comprensione mentre molto spesso, soprattutto in questa epoca storica, prevale il disinteresse verso le condizioni altrui e nei confronti delle singole realtà complesse e ardue che ciascuno di noi potrebbe essere costretto ad affrontare. Non si può pretendere di tenere sotto scacco e controllare altre persone per il solo fatto che esse siano prive di alternative e necessitino di lavorare. Approfittare di questa situazione di bisogno e di necessità appare meschino, vergognoso e disonesto. Ogni lavoratore, come qualsiasi uomo, è dotato di una propria dignità ed è inammissibile che quest’ultima venga scalfita a causa dell’arroganza di coloro che, abusando delle loro posizioni di privilegio e di potere, impongano la loro autorità trattando i dipendenti come degli oggetti da poter utilizzare, sfruttare e gettare nel momento in cui non acquisiscono più alcuna utilità. Robinson non riesce ad accettare tutto questo e in lui emerge uno spirito di ribellione e di reazione nei confronti di una situazione insostenibile. Non vuole essere paragonato ad un manichino controllato dalle mani di pochi che assumono quasi le sembianze di dittatori, i quali impongono la loro autorità senza alcun tipo di scrupolo. La volontà di Robinson è quella di vendicarsi contro la società per la quale lavorava ingannandola e impedendole di ritrovare questo vero e proprio tesoro. In una condizione pregiudizievole a livello economico si ricorre in maniera sempre più frequente al compimento di azioni illegittime o delittuose dettate dallo stato di bisogno in cui molte persone versano. Il tasso di criminalità inevitabilmente accresce creando uno scenario caotico, confusionario e insostenibile. Ma allo stesso tempo in Robinson prevale gradualmente una sete di guadagno e una ricerca forsennata del denaro. I soldi spesso provocano negli animi degli esseri umani una sorta di eccitazione ad un livello tale da riuscire a mutare la personalità di un soggetto. La ricerca del successo e del profitto economico rendono l’uomo cinico, egoista e spietato. L’uomo è disposto a compiere azioni disumane e deplorevoli pur di raggiungere l’obiettivo. Questo perché i soldi sono sinonimo di potere e di comando. Si pensa che attraverso la ricchezza possa essere automaticamente esercitato qualsiasi tipo di diritto o facoltà. A livello materiale si può ottenere qualsiasi cosa ma i veri valori della vita non possono essere comprati e devono essere frutto della coscienza individuale e di un’adeguata educazione. L’altruismo e la solidarietà vengono meno. Ma tutto questo è paradossale perché lo stesso Robinson, che nutre un senso di odio nei confronti di coloro che lo hanno rovinato, è il primo a subire un cambiamento radicale nel suo animo. Infatti prevalgono in lui la malvagità, il cinismo e la crudeltà e, cosa ancora più grave, ha la necessità di assumere il controllo nei confronti dei componenti dell’equipaggio, imponendo le sue idee e le sue scelte, senza possibilità alcuna di opposizione. Si è fatto risucchiare dal vortice del denaro senza rendersene conto e comprendendo troppo tardi che non è poi cosi diverso da coloro che denigra e critica fortemente. Robinson si trasforma in un “mostro” assetato di potere e accecato dai lingotti d’oro. Acquisire una forma di controllo rende l’uomo sicuro di sé in quanto è conscio di poter imporre il proprio volere senza alcun tipo di obiezione. Robinson è eccitato da tutto questo e perde completamente la cognizione della realtà circostante. Inoltre il sottomarino può essere visto come metafora della società e l’equipaggio rappresenta una trasposizione in miniatura di una comunità. All’interno di un agglomerato di persone è fondamentale possedere la capacità di convivere e di rapportarsi acquisendo la maturità necessaria per rispettare opinioni differenti senza imporre le proprie convinzioni. Ma spesso ciò non accade e si ricorre allo scontro e alla violenza becera. La natura umana è bestiale perché la socializzazione ha sempre costituito una problematica e un ostacolo a volte insormontabile. Lo scontro tra i membri inglesi e quelli russi all’interno dell’equipaggio è paragonabile a quello tra nazionalità differenti, civiltà diverse e persone dalle stesse origini territoriali e culturali. E’ più facile imporsi attraverso la violenza piuttosto che facendo ricorso alle idee e al dialogo. Quello che accade all’interno del sottomarino è identico ai conflitti ai quali assistiamo ogni giorno a qualsiasi livello. In sostanza sarebbe necessario e razionale sviluppare una capacità di autocritica grazie alla quale noi stessi potremmo renderci conto degli errori commessi. Ma quando l’uomo si trova in situazioni problematiche ha difficoltà a reggere certe pressioni e non possiede la lucidità di autogestirsi. Se di mezzo c’è anche il denaro la situazione diventa ingestibile e insostenibile. Un bel film che riesce a mescolare l’azione con importanti spunti di riflessione a livello sociale e antropologico. La bravura del regista inoltre si denota dalla grande abilità nell’effettuare un’eccellente introspezione psicologica di tutti i personaggi. Inoltre sono molte le sequenze che riescono a trasmettere un elevato livello di tensione e suspence allo spettatore, tenendolo incollato allo schermo sino alla fine. Ottima l’interpretazione di Jude Law, nei panni di Robinson, confermandosi uno dei migliori attori in circolazione grazie alla capacità di caratterizzare efficacemente il personaggio creando un ritratto perfetto e descrivendo benissimo l’evoluzione psicologica del protagonista. Bravi anche tutti gli altri attori, i quali si sono calati perfettamente nei rispettivi ruoli. Un film che consiglio di vedere perché riesce a coinvolgere e a far riflettere.
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kyotrix
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domenica 29 novembre 2015
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buon film
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Ambientato tutto in un sottomarino. Non male, discreta tensione, discreto finale.
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