flyanto
|
lunedì 2 dicembre 2013
|
l'esistenza di una donna forte ma straziata da un
|
|
|
|
Film in cui si racconta della vera storia di Armida Miserere, una delle prime direttrici di carcere donna, del suo difficile operare in un'ambiente ed in una realtà ostili e del suo profondo dolore mai superato dopo l'uccisione per opera della mafia del proprio compagno, educatore nelle carceri. Questa pellicola girata da Marco Simon Puccioni come quasi fosse un documentario, costituisce la testimonianza di una donna esemplare e fuori dal comune: una donna dotata di straordinarie capacità e forza di carattere (per lo meno finchè è riuscita a resistere e lottare) nello svolgere il proprio lavoro a capo delle carceri ed a contatto continuamente con reclusi altamente temibili e per lo più condannati per misfatti di stampo mafioso nonchè con una schiera di individui principalmente di sesso maschile.
[+]
Film in cui si racconta della vera storia di Armida Miserere, una delle prime direttrici di carcere donna, del suo difficile operare in un'ambiente ed in una realtà ostili e del suo profondo dolore mai superato dopo l'uccisione per opera della mafia del proprio compagno, educatore nelle carceri. Questa pellicola girata da Marco Simon Puccioni come quasi fosse un documentario, costituisce la testimonianza di una donna esemplare e fuori dal comune: una donna dotata di straordinarie capacità e forza di carattere (per lo meno finchè è riuscita a resistere e lottare) nello svolgere il proprio lavoro a capo delle carceri ed a contatto continuamente con reclusi altamente temibili e per lo più condannati per misfatti di stampo mafioso nonchè con una schiera di individui principalmente di sesso maschile. La sua determinazione ed il suo impegno, a lungo sostenuti e salvaguardati, alla fine non sono riusciti però a salvarla da una sorte di dolore suo personale profondo e da un continuo lottare contro un mondo di violenza e prevaricazione più forti di lei. E parallelamente alla vera storia della Miserere il regista approfitta anche per presentare allo spettatore quanto sia determinate la presenza della mafia che insanguina e macchia di continuo il nostro paese negli ultimi 40 anni. Il ruolo della Miserere viene magistralmente affidato ed interpretato da Valeria Golino, abilmente trasformata dal punto di vista fisico (probabilmente molto assomigliante alla vera Miserere e dunque lontano dal suo consueto aspetto) che si conferma ottima attrice. Accanto a lei altri bravi attori, quali Filippo Timi nel ruolo del suo compagno di vita ucciso e quello di Francesco Scianna in quello di un suo amico e collaboratore, rendono credibili i propri personaggi. Il film in conclusione è molto ben girato, con uno stile asciutto ed incisivo che ben scandisce la drammaticità del tema e senza dubbio invita lo spettatore a riflettere su certe realtà scomode e terribili presenti, purtroppo e da troppo tempo, nel nostro paese.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 30 aprile 2014
|
una donna sola
|
|
|
|
Il film ricostruisce le vicende di Armida Miserere prima donna direttrice di carceri la cui vita sarà per sempre segnata dalla tragica scomparsa dell'amato compagno Umberto Mormile. La donna si dividerà tra l'inflessibilità dovuta al ruolo ricoperto, la ricerca degli assassini del compagno e una vita privata in mille pezzi fino al tragico gesto di uccidersi il Venerdì Santo del 2003.
La pellicola si chiude con le amare e tragiche parole scritte dalla protagonista prima di suicidarsi e che lasciano trasparire l'amarezza e il senso di smarrimento di una donna che dopo anni di servizio nei penitenziari più duri d'Italia (Pianosa e Ucciardone per dirne due) si è sentita troppo sola e incapace di continuare a lottare.
[+]
Il film ricostruisce le vicende di Armida Miserere prima donna direttrice di carceri la cui vita sarà per sempre segnata dalla tragica scomparsa dell'amato compagno Umberto Mormile. La donna si dividerà tra l'inflessibilità dovuta al ruolo ricoperto, la ricerca degli assassini del compagno e una vita privata in mille pezzi fino al tragico gesto di uccidersi il Venerdì Santo del 2003.
La pellicola si chiude con le amare e tragiche parole scritte dalla protagonista prima di suicidarsi e che lasciano trasparire l'amarezza e il senso di smarrimento di una donna che dopo anni di servizio nei penitenziari più duri d'Italia (Pianosa e Ucciardone per dirne due) si è sentita troppo sola e incapace di continuare a lottare. Tutto questo dopo che, a seguito del ritrovamento degli assassini del compagno, erano state avanzati sospetti infondati su Mormile l'unico vero amore della Miserere. La pellicola grazie alla bravura della Golino che ultimamente non sbaglia un colpo è angosciante e tetro e mostra come la stessa Armida si era ritrovata in una sorta di carcere dal quale non riusciva mai ad evadere. Alla lunga una situazione del genere aveva finito per sfiancarla. Bene anche Timi nel ruolo di Mormile per un film che fa riflettere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
venerdì 8 maggio 2015
|
l'incapacità di cambiare se stessi
|
|
|
|
Armida è direttrice del carcere di Opera a Milano e esercita la sua professione con un forte senso del dovere, e del rispetto delle regole. Ama un suo collega, Umberto che fa l’educatore nello stesso carcere. Quando viene assassinato Armida comincia un lungo peregrinare in diversi istituiti di pena, portando sempre la sua massima integrità ovunque e allo stesso tempo il suo grande dolore per un avita che non le concede gioie
Mi è piaciuto questo film di Marco Simon Puccioni, tratto da una storia vera. Se da una parte viene portato all’attenzione il tema della lotta alla criminalità, alla mafia e come sia difficile rimanere integri quando ci si ha a che fare rischiando la propria vita ogni giorno, dall’altra il film indaga sulla vita privata di queste persone.
[+]
Armida è direttrice del carcere di Opera a Milano e esercita la sua professione con un forte senso del dovere, e del rispetto delle regole. Ama un suo collega, Umberto che fa l’educatore nello stesso carcere. Quando viene assassinato Armida comincia un lungo peregrinare in diversi istituiti di pena, portando sempre la sua massima integrità ovunque e allo stesso tempo il suo grande dolore per un avita che non le concede gioie
Mi è piaciuto questo film di Marco Simon Puccioni, tratto da una storia vera. Se da una parte viene portato all’attenzione il tema della lotta alla criminalità, alla mafia e come sia difficile rimanere integri quando ci si ha a che fare rischiando la propria vita ogni giorno, dall’altra il film indaga sulla vita privata di queste persone. In particolare Armida, così abile nella ricerca della giustizia e della verità nel suo lavoro, animata dalla voglia di cambiare le cose che ha intorno, ha invece molta difficoltà a stare con se stessa e cambiare la sua vita. Cosi senza mai riuscire a dare un senso diverso a se stessa finisce per cedere alla difficoltà che la vitale propone. Un film che indugia sul dolore di vivere, sul sentimento di rabbia che per molti è difficile elaborare e sulla solitudine che porta tutto questo a conseguenze estreme.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
martedì 13 ottobre 2015
|
buona l'idea, modesta l'esecuzione
|
|
|
|
Nonostante una bella idea, raccontare la storia di Armida Miserere, direttrice prima del carcere di Opera, di Pianosa e poi dell’Ucciardone, questo film risente di tutti i limiti di un certo tipo di cinema italiano. Una storia interessante e che meriterebbe importanti approfondimenti che si trasforma in una lenta saga autoreferenziale. Il rigore della direttrice del carcere, cui si contrappongono i suoi disagi interiori, aggravati dal dolore per l’omicidio del compagno, un educatore carcerario, diventa, quindi, fine a se stesso; un film che finalmente prova a parlare di Stato, di elevare il tono del ragionamento, ma poi cala nei toni narrativi fino a trasformarsi in una nenia. Puccioni è un autore che ha grandi potenzialità espressive, per la sua curiosità intorno alle cose, ma non riesce ad andare oltre alcuni stereotipi di un certo tipo di cultura italiana che affossa ogni tentativo reale di innovare.
[+]
Nonostante una bella idea, raccontare la storia di Armida Miserere, direttrice prima del carcere di Opera, di Pianosa e poi dell’Ucciardone, questo film risente di tutti i limiti di un certo tipo di cinema italiano. Una storia interessante e che meriterebbe importanti approfondimenti che si trasforma in una lenta saga autoreferenziale. Il rigore della direttrice del carcere, cui si contrappongono i suoi disagi interiori, aggravati dal dolore per l’omicidio del compagno, un educatore carcerario, diventa, quindi, fine a se stesso; un film che finalmente prova a parlare di Stato, di elevare il tono del ragionamento, ma poi cala nei toni narrativi fino a trasformarsi in una nenia. Puccioni è un autore che ha grandi potenzialità espressive, per la sua curiosità intorno alle cose, ma non riesce ad andare oltre alcuni stereotipi di un certo tipo di cultura italiana che affossa ogni tentativo reale di innovare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
|