f.vassia 81
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venerdì 13 maggio 2022
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superba charlize
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Una stupenda Theron tratteggia con convinzione il ritratto triste di una donna disagiata inchiodata alla sua adolescenza, condannata alla solitudine e al grigiore esistenziale, entrambi ben sottolineati da una regia che sa come far restare un fondo amarognolo in bocca allo spettatore. Degni di nota gli appuntiti dialoghi, ben speziati da giuste dosi di politicamente scorretto.
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giuliana wrede
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lunedì 16 settembre 2019
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per non nascondersi dietro ad un emozione
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Questo film evidenzia il fenomeno del "politically correct" in chiave emotiva. La protagonista non ha alcuna consapevolezza delle proprie emozioni, e ciò si evince dalla sua incapacità di provare alcun tipo di empatia, tanto che per scrivere si serve di commenti ascoltati per caso e fatti da altre persone, come dalle commesse, perchè incapace di una scrittura autentica, non avendo consapevolezza delle proprie vere emozioni ma vivendo di un se idealizzato. Tuttavia il senso del film a mio avviso, è che sebbene ci fossero persone in grado di vivere le proprie emozioni al contrario di Mevis, come Beth, spesso poi finivano per nascondersi dietro di esse, rivelando la propria natura di persone mediocri, che non sognano un domani per paura o apatia.
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Questo film evidenzia il fenomeno del "politically correct" in chiave emotiva. La protagonista non ha alcuna consapevolezza delle proprie emozioni, e ciò si evince dalla sua incapacità di provare alcun tipo di empatia, tanto che per scrivere si serve di commenti ascoltati per caso e fatti da altre persone, come dalle commesse, perchè incapace di una scrittura autentica, non avendo consapevolezza delle proprie vere emozioni ma vivendo di un se idealizzato. Tuttavia il senso del film a mio avviso, è che sebbene ci fossero persone in grado di vivere le proprie emozioni al contrario di Mevis, come Beth, spesso poi finivano per nascondersi dietro di esse, rivelando la propria natura di persone mediocri, che non sognano un domani per paura o apatia. E difatti Beth è incapace di difendersi dagli attacchi di Mevis al battesimo della figlia, sebbene sia un'insegnante di sostegno ed un esempio per la comunità, celando dunque un carattere debole dietro ad una mascherata gentilezza ed alla sua dedizione per il sociale, ed è vero che Matt ha subito un grave incidente a causa dei bulli della scuola, ma come evidenziato anche dalla stessa Mevis in una scena del film, ha usato l'incidente come pretesto per non combinare nulla nella vita, calandosi nella parte di una vittima e di un ragazzino a cui piace assemblare pupazzetti.
Alla fine del film Mevis riesce a superare il proprio blocco emotivo, ed a riconoscere al contempo di essere stata l'unica in grado di andarsene dalla cittadina di provincia, con una marcia in più.
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gianleo67
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domenica 27 marzo 2016
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time machine of a midwest freak girl
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Abbandonato il marito e la frenetica vita di città, la scrittrice di storie fantasy per adulti Mavis Gary ritorna nella piccola cittadina di provincia in cui è cresciuta con la ferma intenzione di riconquistare il vecchio fidanzato del liceo, ormai sposato e con prole a carico. I suoi irrealistici e velleitari propositi di rivalsa, si scontreranno con un ambiente sociale chiuso e tradizionalista e troveranno l'inattesa complicità di un'amicizia maschile con cui scontare frustrazioni e solitudini di un bilancio esistenziale dal saldo decisamente negativo.
La commedia indipendente americana gioca con il risvolto perdente degli stereotipi che hanno sancito il successo di quella più omologata di ambientazione adolescenziale, con l'improbabile ritorno di fiamma di una ex reginetta di bellezza abbrutita dal fallimento del menage matrimoniale e annegata nei fiumi (fumi?) etilici di una debacle professionale che si smarrisce nei caratteri minuscoli sulla quarta di copertina.
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Abbandonato il marito e la frenetica vita di città, la scrittrice di storie fantasy per adulti Mavis Gary ritorna nella piccola cittadina di provincia in cui è cresciuta con la ferma intenzione di riconquistare il vecchio fidanzato del liceo, ormai sposato e con prole a carico. I suoi irrealistici e velleitari propositi di rivalsa, si scontreranno con un ambiente sociale chiuso e tradizionalista e troveranno l'inattesa complicità di un'amicizia maschile con cui scontare frustrazioni e solitudini di un bilancio esistenziale dal saldo decisamente negativo.
La commedia indipendente americana gioca con il risvolto perdente degli stereotipi che hanno sancito il successo di quella più omologata di ambientazione adolescenziale, con l'improbabile ritorno di fiamma di una ex reginetta di bellezza abbrutita dal fallimento del menage matrimoniale e annegata nei fiumi (fumi?) etilici di una debacle professionale che si smarrisce nei caratteri minuscoli sulla quarta di copertina. Questi in buona sintesi gli ingredienti del successo del cinema di Jason Reitman e della sua musa ispiratrice (qui alla seconda collaborazione dopo il successo e l'Oscar di Juno) Diablo Cody, che trasferisce la sua tormentata esperienza biografica nella narrazione di quella faticosa distanza che separa le ambizioni di successo e felicità di una talentuosa ghost writer di provincia dagli esiti fallimentari di una vita sociale e professionale che tenta un complicato ritorno alle origini.
La personale macchina del tempo di una inacidita e stralunata Charlize Theron però sembra essersi misteriosamente inceppata, catapultandola in una realtà dove le presunte conquiste di successo e indipendenza sono viste con diffidenza e indifferenza da una comunità di villici per cui la discriminazione ed il pregiudizio restano i parametri con cui misurare la diversità e dove ancora più marcata è la distanza tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si era.
La galleria di perdenti di questa commedia in agrodolce insomma, anima un teatrino degli equivoci dove il patetico è sempre a portata di mano ed in cui il rischio di coprirsi di ridicolo viene temerariamente sventato da una condivisione umana in perenne stato di ebrezza e dall'unione imperfetta di corpi che provano a scambiarsi il conforto di una solidarietà tra ultimi che non ti saresti mai aspettato. Tra ex reginette cadute in disgrazia e storpi reietti dal sarcasmo sferzante, Reitman prova a raccontare un'America diversamente abile che trascina miseramente quel che resta del sogno americano verso il ripiego di una realtà che va accettata per quella chè è, magari trasfigurandola nella piccola saga di una favola per adulti dove il rospo finisce per baciare la principessa ma continua a rimanere un rospo e dove la principessa decide di darsela a gambe levate il mattino dopo. Personaggi secondari decisamente di contorno ed una coppia di protagonisti insospettabilmente affiatati, tra un Patton Oswalt imbolsito e ridanciano che sà il fatto proprio ed una smaccata Charlize Theron sempre a suo agio nel ruolo di chi deve mortificare la propria bellezza in favore del lato oscuro di una ragazza del Midwest con troppi scheletri nell'armadio (The Devil's Advocate, The Legend of Bagger Vance, The Burning Plain; ma nache il successivo Dark Places). Nomination come Migliore attrice in un film commedia o musicale a Charlize Theron ai Golden Globe 2012.
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achab50
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sabato 12 marzo 2016
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nonni degli oscar, sveglia!
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Quando si comincia a pensare che i film abbiano detto tutto, esplorato tutto, devastato tutto, ecco che compaiono pellicole come questa, che nei formidabili anni 60 sarebbero entrate trionfalmente in qualsiasi cineforum. Infatti tratta di un tema sempre attuale dacchè esiste l'uomo: far fermare il tempo, riavvolgere la pellicola, ricominciare da un certo punto e virarlo secondo i nostri desideri.
E per fare questo siamo disposti a tutto, anche a rovinare quel po' di pellicola che ci resta! In questi frangenti siamo i peggiori nemici di noi stessi.
Qui la vicenda è semplicissima e lineare, ma a spiccare sono la regia attenta e semplicemente perfetta, i colori attentamente scelti, ed una Charlize Theron nei panni di una alcolizzata con evidenti turbe psichiche, semplicemente superba, alla quale con la presente assegno il personale oscar per l'interpretazione.
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Quando si comincia a pensare che i film abbiano detto tutto, esplorato tutto, devastato tutto, ecco che compaiono pellicole come questa, che nei formidabili anni 60 sarebbero entrate trionfalmente in qualsiasi cineforum. Infatti tratta di un tema sempre attuale dacchè esiste l'uomo: far fermare il tempo, riavvolgere la pellicola, ricominciare da un certo punto e virarlo secondo i nostri desideri.
E per fare questo siamo disposti a tutto, anche a rovinare quel po' di pellicola che ci resta! In questi frangenti siamo i peggiori nemici di noi stessi.
Qui la vicenda è semplicissima e lineare, ma a spiccare sono la regia attenta e semplicemente perfetta, i colori attentamente scelti, ed una Charlize Theron nei panni di una alcolizzata con evidenti turbe psichiche, semplicemente superba, alla quale con la presente assegno il personale oscar per l'interpretazione. Raramente ho visto un'attrice calarsi in una parte così convintamente da dover pensare che ci sia qualcosa di autobiografico.
Ho conosciuto una signora che ha tentato di ripercorrere questo riavvolgimento, e nel trascorrere nel film ho avuto dei soprassalti nel verificare come i sentimenti, di qua e di là dell'oceano, siano sovrapponibili, persino nelle esclamazioni, ed anche la sconfitta inevitabile.
Piccoli accorgimenti come la voce fuori campo che legge i poveri testi scritti dalla Ghost writer potevano essere triti ed insopportabili, ed invece trattati con abilità contribuiscono all'atmosfera. Perfettamente adeguata la colonna sonora.
Non concordo con coloro che hanno visto tutti perdenti: qui il perdente è uno solo, una sola. E chissà se la lezione sarà servita.
Film da vedere, rivedere e persino da meditare.
Ecco che di fronte a queste che sono tutto sommato opere di alto artigianato risaltano ancora di più, in negativo, le macerie del film italiano contemporaneo. Amen.
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ultimoboyscout
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martedì 15 aprile 2014
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odiosa charlize!
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A pochi anni da "Juno" torna l'accoppiata Diablo Cody-Jason Reitman in questa commedia al vetriolo imperniata su Mavis, scrittrice bellissima e carogna vera, che dopo il divorzio torna all'odiato paesino natale con l'intento bellicoso di sedurre l'ex fidanzato, ormai sposato e fresco papà. Personaggio davvero fastidioso quello di Mavis, interpretato dalla Theron, che vive il suo ritorno a casa come un fallimento, un incubo e nel quale si può riconoscere tutta la meschinità umana. L'attrice è assolutamente convincente nella sua interpretazione, così radicale e affascinante, come non succedeva dai tempi di "Monster", ma la pellicola non lascia il segno.
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A pochi anni da "Juno" torna l'accoppiata Diablo Cody-Jason Reitman in questa commedia al vetriolo imperniata su Mavis, scrittrice bellissima e carogna vera, che dopo il divorzio torna all'odiato paesino natale con l'intento bellicoso di sedurre l'ex fidanzato, ormai sposato e fresco papà. Personaggio davvero fastidioso quello di Mavis, interpretato dalla Theron, che vive il suo ritorno a casa come un fallimento, un incubo e nel quale si può riconoscere tutta la meschinità umana. L'attrice è assolutamente convincente nella sua interpretazione, così radicale e affascinante, come non succedeva dai tempi di "Monster", ma la pellicola non lascia il segno. Il tema dell'adulto che non vuole crescere è il leit motiv del film e ha fatto la fortuna di molte serie cult tipo "American pie" e "Una notte da leoni" e delle commedie di Judd Apatow, ma quando il bamboccione è femmina la premessa si fa meno accattivante, meno convincente e poco digeribile, un pò come successo per "Bad teacher" e "Le amiche della sposa", film che come questo rivendicano un nuovo modo, tutto loro, di raccontare le donne. Diablo Cody, nella sua sceneggiatura più riuscita, rimette mano ad un genere prettamente maschiocentrico, rivisitandolo in maniera femminile ma soprattutto dark e scomoda, perdendosi però in un finale poco coraggioso, decisamente addomesticato. L'umorismo è tagliente e doloroso, così come è spietato lo sguardo sul grigiore e sulla malinconia della provincia americana. Nel miglior film di Reitman Jr., la Theron è almeno da nomination all'Oscar, sola e alcolizzata, triste e libertina, è stata del tutto ignorata tanto da non essere stata inserita tra le papabili al prestigioso premio. Eppure le sue migliori performance sono quelle in cui si trasforma e si deforma e qui a livello di occhiaie, sboccataggine e ubriachezza ha ben pochi rivali. Jason Reitman realizza un film non bellissimo che difetta di ritmo e cambio di passo ma effica e graffiante che mette a nudo la vita precaria di una malcresciuta ex reginetta del liceo, distruggendo vari miti posticci tipicamente statunitensi. Toni agrodolci perfettamente da dramedy con una protagonista menefreghista e impertinente che insegna come tutti invecchiano ma non tutti diventano adulti.
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ariel82
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lunedì 27 gennaio 2014
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un film che ti costringe a riflettere
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Appena lo spettatore vede Mavis Gray, impersonata da una bellissima Charlize Tehoron, non immagina che il film mostrerà le vicende di una donna frustrata, sregolata, insensibile e...sconfitta. Già è questa l'immagine che per buona parte del film si ha di lei. Lei che era stata Reginetta della scuola ai tempi del liceo, che se ne va dalla piccola cittadina per inseguire il sogno della grande città, che diventa una scrittrice di libri famosi, che ha uno splendido aspetto fisico e potrebbe avere gli uomini che vuole...Ebbene lei un giorno, torna nella vecchio paese, indispettita dopo aver appreso che il suo ex dei tempi del liceo, ha avuto una figlia, convinta di poterselo riprendere con uno schiocco di dita, completamente indifferente il fatto che lui sia sposato e che probabilmente sia innamorato della propria moglie.
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Appena lo spettatore vede Mavis Gray, impersonata da una bellissima Charlize Tehoron, non immagina che il film mostrerà le vicende di una donna frustrata, sregolata, insensibile e...sconfitta. Già è questa l'immagine che per buona parte del film si ha di lei. Lei che era stata Reginetta della scuola ai tempi del liceo, che se ne va dalla piccola cittadina per inseguire il sogno della grande città, che diventa una scrittrice di libri famosi, che ha uno splendido aspetto fisico e potrebbe avere gli uomini che vuole...Ebbene lei un giorno, torna nella vecchio paese, indispettita dopo aver appreso che il suo ex dei tempi del liceo, ha avuto una figlia, convinta di poterselo riprendere con uno schiocco di dita, completamente indifferente il fatto che lui sia sposato e che probabilmente sia innamorato della propria moglie.
Torna e fa un grosso buco nell'acqua...perchè si mette in ridicolo corteggiando spudoratamente il suo ex con atteggiamenti fuoriluogo da eterna adolescente, viene umiliata dall'ex che la rifiuta sonoramente e le svela che se è stato carino con lei è stato solo grazie al volere della moglie, preoccupata per lei. Il tutto esplode nella sfuriata che Mavis fa al battesimo della figlia dell'ex, dove scopre che tutti pensano quanto sia patetica e sì...sconfitta.
Disperata finisce per concedersi al suo nuovo amico nerd, un ragazzo che per tutti gli anni del liceo aveva sbeffeggiato.
E poi, prima di andarsene da quella piccola, bigotta e insulsa cittadina, Marvel ha una conversazione con la sorella dell'amico nerd...e mentre quest'ultima parla, allo spettatore si schiarisce il pensiero che per tutto il film era rimasto in un angolo.
Chi sono davvero i sconfitti? Mavis, che ha cercato di fare una vita più stimolante e interessanti trasferendosi nella grande città e dedicandosi alla propria carriera, o il suo ex e la propria moglie, rassegnatisi a vivere per sempre in un luogo sempre uguale a se stesso, imprigionati nei ruoli di conuige e poi genitori, impossibilitati a crescere professionalmente, additando come "squilibrato" chiunque non abbia le loro idee e viva come loro?
Agli spettatori l'ardua sentenza.
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filippo catani
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martedì 11 dicembre 2012
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film un po' piatto ma con una grande theron
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Una scrittrice alcolizzata di 37 anni vive ancora come ai tempi del liceo; beve pepsi dalla bottiglia appena alzata, rutta, intrattiene relazioni occasionali dopo un matrimonio fallito e si considera ancora la reginetta del liceo. Saputo per email che il suo ex fidanzato ha avuto una bambina, la donna decide di tornare nella città natale per cercare di riprenderselo.
Il titolo ha una doppia valenza; infatti si riferisce sia alla fascia di pubblico a cui si rivolgono i libri scritti dalla protagonista ma anche alla protagonista stessa che non è riuscita a gestire il passaggio dalla giovinezza all'età adulta. La donna è fuggita dalla piccola, provinciale, "perbenista" e gossippara Mercury per rifugiarsi nella grande città di Minneapolis dove vive in modo sreagolato passando da una sbronza all'altra condite da abbondanti dosi di cibo spazzatura.
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Una scrittrice alcolizzata di 37 anni vive ancora come ai tempi del liceo; beve pepsi dalla bottiglia appena alzata, rutta, intrattiene relazioni occasionali dopo un matrimonio fallito e si considera ancora la reginetta del liceo. Saputo per email che il suo ex fidanzato ha avuto una bambina, la donna decide di tornare nella città natale per cercare di riprenderselo.
Il titolo ha una doppia valenza; infatti si riferisce sia alla fascia di pubblico a cui si rivolgono i libri scritti dalla protagonista ma anche alla protagonista stessa che non è riuscita a gestire il passaggio dalla giovinezza all'età adulta. La donna è fuggita dalla piccola, provinciale, "perbenista" e gossippara Mercury per rifugiarsi nella grande città di Minneapolis dove vive in modo sreagolato passando da una sbronza all'altra condite da abbondanti dosi di cibo spazzatura. Il film però finisce per insistere solo su questo elemento e appare un po' scontata anche "l'amicizia" che sorge con il ragazzo messo ai margini dalla società perchè presunto omosessuale. Restano certo alcune perle e due su tutte; la prima quando la protagonista si reca in un negozio di Mercury per prendere un vestito sexy dichiarando alla commessa che lo fa per fa ingelosire la moglie provocando un mezzo svenimento della commessa. E l'altra battuta supercinica nel finale quando la sorella del ragazzo con cui ha fatto amicizia le chiede di portarla via da Mercury e lei gelandola le dice che sta benissimo dove si trova. Questo è gran parte merito della Theron che si cala perfettamente nella parte e regala una prestazione da one girl show veramente invidiabile. L'attrice sudafricana riesce a passare dall'ironia al cinismo in un ruolo difficile ma che lei si fa calzare a pennello consacrandola come una delle migliori e versatili attrici al momento in circolazione e fra l'altro molto abile nello scegliere bene i film (fatta forse eccezione per il recente Prometheus). Per il resto però il film si riempie di situazioni e personaggi già visti e scivola velocemente verso il finale. Senza infamia e senza lode.
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onufrio
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mercoledì 14 novembre 2012
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fiumi di alcool
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Commedia che esalta le immense capacità d'attrice di Charlize Theron,sicuramente la cosa più bella di questo film. Le tematiche bene o male sono già state affrontate da numerose commedie, ma qui se ne offre una visuale diversa e un modo un pò particolare di descriverla. La scena della lite al festino di battesimo della figlia di Buddy e Beth è sensazionale.
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liuk!
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sabato 28 luglio 2012
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insulso
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Pellicola piuttosto inutile che nulla aggiunge alla cinematografia mondiale. La solita donna di 40 anni con dei problemi, le solite scenate di gelosia, il solito alcolismo. Un deja vù continuo, dal primo all'ultimo minuto, per altro non facile da raggiungere svegli.
Passo indietro per Charlize che inizia a perdere colpi e bellezza. Film da evitare.
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spike
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venerdì 13 aprile 2012
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alla ricerca della felicità
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Un film che ci fa capire un sacco di cose: che Diablo Cody è una grande sceneggiatrice, pochi come lei sanno cogliere lo spirito di questi nostri malaugurati tempi, che jason Reitman con la telecamera ci sa fare, che Charlize Theron è una delle migliori attrici in circolazione, e tanto altro ... su noi stessi ...
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