Cesare deve morire |
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Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani.
Con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti.
continua»
Docu-fiction,
durata 77 min.
- Italia 2012.
- Sacher
uscita venerdì 2 marzo 2012.
MYMONETRO
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Shakespeare a Rebibbia
di donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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venerdì 21 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Coraggioso Orso d'oro al Festival di Berlino - coraggioso perchè il film dura poco più di un'ora, perchè la pellicola è in bianco e nero, perchè gli attori sono dilettanti e perchè "profanare" Shakespeare facendolo recitare in dialetto è una magia riuscita a pochi - arriva in sala l'ultima fatica dei fratelli Taviani e spiazza anche i puristi, anche chi Shakespeare è abituato a sentirlo recitare da attori come Sir Lawrence Olivier o Kenneth Branagh. Perchè il gruppo di detenuti del carcere romano di Rebibbia cui è affidato il compito di allestire il "Giulio Cesare" di Shakespeare mettono in scena non solo i versi immortali e mai tanto attuali - fatti di arrivismo, tradimento e congiure politiche - del Bardo, ma anche le loro storie, il loro vissuto doloroso, la delusione e il fallimento di una intera esistenza. E danno vita, e voci roche, e volti scavati, e corpi provati, ad un'opera che è insieme testimonianza del potere dell'arte, afflato di partecipazione umana ad un progetto comune, rivincita verso se stessi e verso il destino, e non ultimo, una messa in scena appassionata, in cui ogni battuta è stata provata centinaia di volte, nel silenzio di una cella, nascosti in cortile, per dimostrare agli altri, ma soprattutto a se stessi, che se pur estromessi dal mondo civile si ha ancora un'anima cui aggrapparsi. La messa in scena è semplicemente magistrale, le scene si sovrappongono e gli spazi entro cui si provano i dialoghi si aprono come se fossero davvero i Fori Romani. I protagonisti, da Cesare, a Bruto, a Cassio, ad Antonio, hanno il merito di mettere in palcoscenico tutte le loro fragilità, tutta la violenza in cui sono cresciuti, tutta la voglia di riscatto - due di loro hanno poi scritto un libro, un terzo è diventato attore dopo aver scontato la sua pena - ma è ai grandi registi che sono i fratelli Taviani che va il merito di aver saputo maneggiare tematiche più che scottanti senza mai calcare la mano o prendere una posizione politica, ma di aver semplicemente fatto dell'arte pura, vera, cinematograficamente impeccabile ed umanamente emozionante.
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