Being Flynn |
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Un film di Paul Weitz.
Con Robert De Niro, Julianne Moore, Paul Dano, Olivia Thirlby.
continua»
Titolo originale Being Flynn.
Drammatico,
- USA 2012.
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Un Deniro dolente ma mai domodi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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domenica 9 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Conoscendo la bulimia cinematografica che ha assalito Robert De Niro negli ultimi anni e che lo ha portato ad interpretare in modo svogliato pellicole al limite dell'imbarazzante è con un certo scetticismo che si approcciano i nuovi titoli che lo riguardano. Being Flynn però ha uno spessore toccante e dolente che gli permette di aderire alla sceneggiatura con maggiore credibilità. Il personaggio di De Niro, Jonathan Flynn è un taxista newyorkese rancoroso verso tutto e tutti - impossibile non pensare a Travis Bickle in alcune scene in cui guarda con disgusto i suoi passeggeri - che per tutta la vita ha ostinatamente scritto il "romanzo dei romanzi", il capolavoro della letteratura americana che solo per la miopia delle case editrici ancora non è diventato un best seller. Un passato in carcere e un presente senza casa e senza futuro costringono Jonathan a ricontattare il figlio Nick, abbandonato insieme alla moglie anni prima, cresciuto insicuro e segnato dal suicidio della madre, che lavora come volontario in un rifugio per homeless. Ed è lì che saltuariamente Nick e Jonathan si incontrano, e si scontrano, la personalità debordante e quasi maniacale di Jonathan ad aggredire, a ferire, e quella mite e inquieta di Nick a subire, a resistere. La mania di grandezza di Jonathan è però compensata da una immensa dignità e da un'ostinazione a vivere con fierezza che lo fa vagare per le strade al gelo senza arrendersi, e che fa sopportare a Nick i suoi eccessi, le intemperanze e le assenze. Dovranno allontanarsi per ritrovare ognuno il proprio equilibrio e la scena finale in una libreria, dove Nick legge brani del libro che ha scritto - e lui sì, al contrario del padre pubblicato - ha un tasso di tensione emotiva di altissimo livello e l'ultima battuta di De Niro e il suo ultimo sguardo ci restituiscono l'attore che conosciamo e amiamo. Un film dolente, con due protagonisti provati dalla vita, che si piegano, e si spezzano - Nick dopo aver rincontrato il padre inizia una china autodistruttiva pericolosa e quasi auto indulgente da cui uscirà solo dopo aver toccato il fondo della dipendenza da alcool e droga - ma che scava nel fallimento personale con coraggio e onestà consegnandoci uno spaccato del mondo degli emarginati mai edulcorato e mai pietistico. Il film è tratto dal libro autobiografico di Nick Flynn "Another Bullshit Night in Suck City" e le dinamiche padre figlio sono per questo sincere e scarnificate, dando alla malinconia e alla rabbia dei protagonisti un emozionante terreno in cui crescere. In più De Niro si concede una scena gigionesca in cui, in uno dei suoi deliri razziali, dichiara con furore che odia le nere e che non riuscirebbe neanche a baciarne una. Farà sorridere chiunque conosca la sua vita privata.
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