elgatoloco
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lunedì 18 febbraio 2019
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revival?non solo...
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Certo, in "Peace, Love and Misunderstanding"di Bruce Beresford(2011), la tentazione del revival è molto forte, vista la presenza di Jane Fonda, che in buona sostanza interpreta, calcando invero un po'i toni, se stessa, con accentuazione del co^té hippie(di per sé l'attrice attivista era, da quanto so, più impegnato politicamente che in senso propriamente hippie), ma in definitiva i contrasti(la nonna hippie, la figlia prevalentemente conservatrice e avvocatessa, anche quale reazione alla madre, i nipoti parzialmente ritornanti alla base della nonna, ma con tutte le ovvie variazioni del caso)che sono contrasti complessivamente"epocali"marcano la distanza, mostrando la complessità della cosa, pur se poi la riconciliazione finale(che è più della dimensione del sogno, piuttosto che quella della realtà quale la conosciamo non solo empiricamente ma anche a partire dalla psicologia)riesce ad essere "differente"rispetto alla complessità della cosa, quasi riportando a un"beato"(?)stadio limbico.
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Certo, in "Peace, Love and Misunderstanding"di Bruce Beresford(2011), la tentazione del revival è molto forte, vista la presenza di Jane Fonda, che in buona sostanza interpreta, calcando invero un po'i toni, se stessa, con accentuazione del co^té hippie(di per sé l'attrice attivista era, da quanto so, più impegnato politicamente che in senso propriamente hippie), ma in definitiva i contrasti(la nonna hippie, la figlia prevalentemente conservatrice e avvocatessa, anche quale reazione alla madre, i nipoti parzialmente ritornanti alla base della nonna, ma con tutte le ovvie variazioni del caso)che sono contrasti complessivamente"epocali"marcano la distanza, mostrando la complessità della cosa, pur se poi la riconciliazione finale(che è più della dimensione del sogno, piuttosto che quella della realtà quale la conosciamo non solo empiricamente ma anche a partire dalla psicologia)riesce ad essere "differente"rispetto alla complessità della cosa, quasi riportando a un"beato"(?)stadio limbico... Jane Fonda , chiaramente detta i termini(si esibisce anche come cantante), come anche i co-interpreti(brravi)Jeffrey Dean Morgan e Catherine Keener, con tanto di corredo musicale dei "Grateful Dead". Sociologicamente un po'semplicistico, il film risulta piacevole, sempre che si distingua abbastanza nettamente tra un approccio più scientifico e comunque storico-culturale(allora là un film non documentario come"Easy Rider"risulta, con tutti i suoi limiti, comunque insuperabile)e un approccio invece artistico. El Gato
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paolp78
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domenica 24 luglio 2022
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trasgressivo in modo politically correct
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Commediola sentimentale dolciastra e strampalata, che propone una sequela di storielle d’amore che francamente dicono poco, nonché una digressione sul tema sempre caldo del rapporto madre-figlia, che però viene presentato in un contesto troppo stravagante e fuori dall’ordinario per poter indurre a riflessioni profonde.
Il regista Bruce Beresford ripropone un’anziana signora come protagonista, come aveva già fatto nel suo film più noto, “A spasso con Daisy”; ma è bene chiarire subito che tanto le due pellicole quanto le due signore non potrebbero avere meno in comune.
Quanto alle signore, stavolta invece che un’austera ed irreprensibile vedova anni ’50, l’anziana protagonista descritta da Beresford è una nonnina hippy sessualmente disinibita, femminista, pacifista fricchettona e pure coltivatrice di marijuana, ottimamente interpretata da Jane Fonda a cui il personaggio calza a pennello.
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Commediola sentimentale dolciastra e strampalata, che propone una sequela di storielle d’amore che francamente dicono poco, nonché una digressione sul tema sempre caldo del rapporto madre-figlia, che però viene presentato in un contesto troppo stravagante e fuori dall’ordinario per poter indurre a riflessioni profonde.
Il regista Bruce Beresford ripropone un’anziana signora come protagonista, come aveva già fatto nel suo film più noto, “A spasso con Daisy”; ma è bene chiarire subito che tanto le due pellicole quanto le due signore non potrebbero avere meno in comune.
Quanto alle signore, stavolta invece che un’austera ed irreprensibile vedova anni ’50, l’anziana protagonista descritta da Beresford è una nonnina hippy sessualmente disinibita, femminista, pacifista fricchettona e pure coltivatrice di marijuana, ottimamente interpretata da Jane Fonda a cui il personaggio calza a pennello. La pellicola però non assume mai connotati diversi dalla commedia e il personaggio della Fonda per quanto trasgressivo, mantiene i suoi comportamenti rigidamente entro i confini del politically correct che governa la moderna società occidentale ed americana in particolare, che per quanto si sforzi, resta in realtà assolutamente perbenista.
Con riguardo alle pellicole invece la differenza principale risiede nel valore cinematografico delle stesse, nettamente sbilanciato a favore del delizioso “A spasso con Daisy”, che surclassa nettamente questo che assomiglia a tanti filmetti per adolescenti di poche pretese.
Accanto alla Fonda troviamo la brava Catherine Keener che ne interpreta la figlia, pur non risultando molto credibile in questo ruolo a causa della splendida forma della Fonda che sebbene abbia 22 anni in più della collega, non ne sembra davvero la madre.
Nel resto del cast si segnala qualche attore adolescente e due attori di livello quali Rosanna Arquette e Kyle MacLachlan impiegati in delle parti proprio minuscole.
Il film procede in modo molto lento, senza mai riuscire ad appassionare realmente lo spettatore che semmai deve stare attento a non prendersi il diabete, tanto sono melense e sdolcinate le storie d’amore narrate.
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