shanks
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giovedì 8 marzo 2012
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da riscoprire
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Passato vergognosamente inosservato nelle sale italiane, la pellicola di Mike Mills mette sul piatto una storia autobiografica rivivendo la vita del padre, il quale dopo un matrimonio lungo 40 anni, alla morte della moglie, decide di rivelare la propria omosessualità e di vivere, nonostante una malattia terminale, fino in fondo i propri giorni.
E' quantomeno singolare, come solo grazie agli Academy Awards, si sia potuto scoprire questa bella prova corale di attori, dove il meritato premio oscar Christopher Plummer interpreta il padre Hal, finalmente libero da ogni peso interno. Il regista californiano, partendo dal tema dell'omosessualità raccontato gioiosamente, sposta in punta di piedi il centro della narrazione, raccontando la difficoltà di instaurare rapporti umani, sulle paure che affliggono gli uomini, che abbiano o meno alle spalle complessità familiari.
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Passato vergognosamente inosservato nelle sale italiane, la pellicola di Mike Mills mette sul piatto una storia autobiografica rivivendo la vita del padre, il quale dopo un matrimonio lungo 40 anni, alla morte della moglie, decide di rivelare la propria omosessualità e di vivere, nonostante una malattia terminale, fino in fondo i propri giorni.
E' quantomeno singolare, come solo grazie agli Academy Awards, si sia potuto scoprire questa bella prova corale di attori, dove il meritato premio oscar Christopher Plummer interpreta il padre Hal, finalmente libero da ogni peso interno. Il regista californiano, partendo dal tema dell'omosessualità raccontato gioiosamente, sposta in punta di piedi il centro della narrazione, raccontando la difficoltà di instaurare rapporti umani, sulle paure che affliggono gli uomini, che abbiano o meno alle spalle complessità familiari. Oliver combatte con un infanzia fatta di freddezza, derubato di quel calore umano di cui un bambino ha bisogno; Anna combatte allo stesso modo i propri demoni. Ne viene fuori un ritratto sociale schietto e sincero, un mondo pervaso dall'imbarazzo nel parlare di certe tematiche, che crea tabù e scarsa abitudine nel dialogo, un mondo molto più esteso e sconosciuto di quello che le persone vogliono credere, nascondendosi dietro la tanto abusata frase "sto bene".
D'altronde, se tutti fossimo disincantati e deliziosamente ingenui come il piccolo Arthur, il mondo sarebbe dannatamente simpatico.
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federico fringuelli
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lunedì 18 luglio 2016
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la forza della delicatezza
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Il cinema non è solo spettacolarità; il cinema è prima di qualsiasi altra cosa storia, comunicazione, e, a differenza della prosa e del teatro, può parlare attraverso immagini, suoni, e silenzi in modo diretto. Questo è Beginners, un film che ha voglia di parlare agli spettatori anzichè stupirli. Un film semplice ed elegante nella forma, ma potentissimo perché potente è il testo da cui parte. Non è strano pensare che Mills abbia scritto questa perla ispirandosi a un fatto vissuto in prima persona; il conivolgimento è totale, quello che ci racconta è la vita vera, con tutte le sue problematiche e contraddizioni.
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Il cinema non è solo spettacolarità; il cinema è prima di qualsiasi altra cosa storia, comunicazione, e, a differenza della prosa e del teatro, può parlare attraverso immagini, suoni, e silenzi in modo diretto. Questo è Beginners, un film che ha voglia di parlare agli spettatori anzichè stupirli. Un film semplice ed elegante nella forma, ma potentissimo perché potente è il testo da cui parte. Non è strano pensare che Mills abbia scritto questa perla ispirandosi a un fatto vissuto in prima persona; il conivolgimento è totale, quello che ci racconta è la vita vera, con tutte le sue problematiche e contraddizioni. Per questo siamo di fronte a una pellicola insolita, quasi rivoluzionaria oserei dire.
Nel film ascoltiamo monologhi accompagnati da sole fotografie, possiamo "leggere" in forma di sottotitoli i pensieri di Arthur (il cane del protagonista), e siamo invasi da personaggi soli e sconfitti. Nessuno esce vincitore alla fine della storia, ma tutti escono un po' più umani. Come? Grazie alla forza della delicatezza (nessuno alza mai la voce in quasi due ore di film!) e della riflessione. A tal proposito azzeccatissimo il titolo: i beginners sono Anna e Oliver, perchè alla fine cominceranno a vivere (non a caso il film si chiude con un'inquadratura dei due seguita dall'apparizione del titolo bianco su sfondo nero). Meravigliosa anche la scelta della colonna sonora.
Vergognosamente passato inosservato nelle sale, nemmeno l'oscar è bastato a incuriosire il pubblico. Non c'è da stupirsi: ci sono film per molti, e film per pochi. Questo rientra nella seconda categoria.
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