Di nuovo la Francia,ancora protagonista di una dolce-amara commedia targata Benoît Delépine e Gustave de Kervern. I due registi anarco-insurrezionalisti dopo il surreale Louise Michel tornano ad occuparsi di un tema assai “caldo” e attuale: il ritorno alla quotidianità delle proprie azioni dopo un’alienante esistenza lavorativa.
Se nella precedente pellicola l’originale duo illustrava la vicenda di un gruppo di impiegate che in seguito alla perdita del proprio posto di lavoro in un’azienda tessile,sfruttavano i soldi della liquidazione per assoldare un bizzarro killer allo scopo di uccidere il loro “fantomatico ” capo (con tutti gli annessi e connessi da black-comedy), in Mammuth l’azione è focalizzata sul singolo,un omaccione di sessanta anni capellone cave-man,bigonzo dal cuor d’oro interpretato da un magistrale Depardieu vera anima e motore della pellicola.
Lavoratore irreprensibile e indefesso in un mattatoio alla soglia della pensione,il simpatico personaggio scopre che alcuni suoi vecchi datori di lavoro non gli hanno versato i contributi (godetevi la scena all’ufficio delle imposte). Pertanto,su consiglio dell’acida moglie,in sella alla sua moto anni ’70,una Mammuth appunto ripercorre le strade del passato alla ricerca di quei documenti ma soprattutto di quell’identità che credeva perduta e sepolta dalle ceneri di un’esistenza grigia e monotona. Su di essa aleggia insistentemente il fantasma di Yasmine,suo antico amore infantile la cui esile vita è stata irrimediabilmente spezzata da un incidente. Un incidente a bordo di quella “maledetta” Mammuth.
Il viaggio,come metafora di conoscenza e riscoperta di se’ è un tema caro e fin troppo abusato delle commedie di quest’ultimi tempi (si veda Il treno per il Darjeeling, Eldorado Road o Little Miss Sunshine per citare alcuni titoli famosi),tuttavia, i due registi riescono, con i loro modi originali di ripresa a creare un prodotto originale,fresco e grottesco. Ed è cosi’ che lo spettatore sorride (spesso amaramente) osservando tratti di umanità surreale incontrata dal goffo Serge: si spazia dallo scavatombe con l’armonica, al buttafuori di un locale che bacia in bocca manichini femminei, dal circense girovago in roulotte alla candida,semidrogata nipote e al caro fratello ritrovato il quale,si sente un irrefrenabile bisogno di “gingillarsi”a letto… Questo è solo uno spaccato dell’umanità ambigua filmata in alcuni tratti, volutamente con tocco sgranato e su piu’ piani di visione quasi a sottolineare l’assurdità e la molteplicità delle azioni che contraddistinguono esistenze spiazzate dal vortice impetuoso della vita.
Mammuthcostituisce un prodotto esilarante,riflessivo ma dalla creatività fine a se’ stessa. Alcune scene risultano troppo barocche: se all’inizio possono far sorridere, a lungo termine (in particolare nella seconda parte relativa all’incontro con i parenti), finiscono per divenire tediose e ripetitive, contrariamente all’intento del cineasti. Cio’ non toglie che la pellicola sia travolgente e ammirabile per il coraggio di mostrare aspetti prettamente “quotidiani” con piglio surreale. Un bell’esercizio di virtuosismo stilistico che annovera,tra gli svariati esempi la divertente scena del protagonista al supermercato: dai dialoghi col salumiere, alla persona svenuta per terra al forzato parcheggio del carrello tra due auto in sosta. Peccato che, successivamente, la sceneggiatura crolli verso la strada dell’autocompiacimento e della pretestuosità, percorribile solo in condizioni meteo serene.
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|