nino pell.
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sabato 26 settembre 2009
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un sequel più semplicistico dell'originale
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Si sa, la riuscita dei sequel è dura, anzi è davvero molto dura. Eppure gli ingredienti per un nuovo convincente exploit ci sarebbero stati tutti, o quasi. La trama inizia molto bene con il giornalista Mikael Blomkvist che si trova ad affrontare un caso di triplice omicidio legato ad un'indagine svolta per svelare un traffico di prostituzione nei Paesi dell'Est. La principale indiziata diventa proprio Lisbeth Salander, l'eroina dal look molto particolare che ci aveva tenuto incollati davanti allo schermo in occasione del primo e convincente episodio di questa saga. Mi sarei immaginato, quindi, di assistere ad un nuovo strepitoso thriller, ricco di tante situazioni ad incastro, di tanti puzzle che, insomma, si sarebbero messi a posto e svelati nel corso delle significative scene finali, proprio come è avvenuto nel film precedente.
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Si sa, la riuscita dei sequel è dura, anzi è davvero molto dura. Eppure gli ingredienti per un nuovo convincente exploit ci sarebbero stati tutti, o quasi. La trama inizia molto bene con il giornalista Mikael Blomkvist che si trova ad affrontare un caso di triplice omicidio legato ad un'indagine svolta per svelare un traffico di prostituzione nei Paesi dell'Est. La principale indiziata diventa proprio Lisbeth Salander, l'eroina dal look molto particolare che ci aveva tenuto incollati davanti allo schermo in occasione del primo e convincente episodio di questa saga. Mi sarei immaginato, quindi, di assistere ad un nuovo strepitoso thriller, ricco di tante situazioni ad incastro, di tanti puzzle che, insomma, si sarebbero messi a posto e svelati nel corso delle significative scene finali, proprio come è avvenuto nel film precedente. Ed invece tutto ciò, nel corso di questa pellicola (comunque ben girata dal nuovo regista e ben interpretata. Ci tengo a puntualizzare questo mio punto di vista) sembra ridursi quasi all'osso. Alla fine, parafrasando un famoso proverbio, "i panni sporchi si lavano in famiglia". Ecco allora che ritorna nuovamente il passato traumatico di Lisbeth e la conseguente ricomparsa all'orizzonte di un padre brutale che sembrava morto e sepolto da tanto tempo. Il cattivo di turno è un gigantone biondo, insensibile al dolore (diremmo un thriller semi-fantascientifico, quasi alla Terminator) che comunque serve per dare un pò di suspence e vitalità ad alcune scene di combattimento. Per il sottoscritto il finale è da apprezzare: si svolge tutto in un'isolata casa di campagna ove la nostra giovane protagonista affronterà col coraggio e col sangue la sua lotta alla sopravvivenza per scrollarsi di dosso un passato che, mai come questa volta, si è dimostrato così pesante e mortale.
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lisbeth
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sabato 26 settembre 2009
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registi che odiano le donne
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Filmetto di transizione alla primavera del 2010, quando uscirà l’ultima puntata dalla trilogia romanzesca di Stieg Larsson (data troppo lontana per tener credibilmente desta l’attenzione, ma tant’è!) questa seconda parte delude, e molto.
Si sente il cambio alla regia (Daniel Alfredson succede a Niels Arden Oplev) e certo non è stato un bene. Privo di mordente, coerenza e tensione narrativa, affastella ingredienti dal thriller all’horror, dal giallo psicanalitico (è la parte che più intriga il regista) alla spy story, con il risultato di essere solo tirato via senza troppa convinzione, ricorrendo ad un armamentario molto trito e di repertorio:inseguimenti di macchine con pedoni svolazzanti, messaggi che non arrivano mai al momento giusto come del resto i “nostri” che, si sa, arrivano sempre dopo i “loro”, fughe all’ultimo respiro (è il caso di dirlo) da incendi disastrosi che neanche Superman con le ali ce l’avrebbe fatta.
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Filmetto di transizione alla primavera del 2010, quando uscirà l’ultima puntata dalla trilogia romanzesca di Stieg Larsson (data troppo lontana per tener credibilmente desta l’attenzione, ma tant’è!) questa seconda parte delude, e molto.
Si sente il cambio alla regia (Daniel Alfredson succede a Niels Arden Oplev) e certo non è stato un bene. Privo di mordente, coerenza e tensione narrativa, affastella ingredienti dal thriller all’horror, dal giallo psicanalitico (è la parte che più intriga il regista) alla spy story, con il risultato di essere solo tirato via senza troppa convinzione, ricorrendo ad un armamentario molto trito e di repertorio:inseguimenti di macchine con pedoni svolazzanti, messaggi che non arrivano mai al momento giusto come del resto i “nostri” che, si sa, arrivano sempre dopo i “loro”, fughe all’ultimo respiro (è il caso di dirlo) da incendi disastrosi che neanche Superman con le ali ce l’avrebbe fatta.
Il clou della storia è stavolta un traffiking di prostituzione di donne dell’est, che pare coinvolga alte sfere di polizia e servizi segreti. Mikael Blomkvist, il giornalista d’assalto perseguitato dalla legge nella prima puntata, è tornato a dirigere la rivista Millennium e ha perso un bel po’ di smalto.Dovrà occuparsi della vicenda, ci sono tre omicidi in giro, e più che il giornalista farà il detective, come nella prima storia.Solo che stavolta sembra spento e piuttosto fuori registro. Il suo sopravvivente nel profondo legame con Lisbeth c’è ancora tutto, suggerito e alluso, e lo porterà di nuovo sulle sue tracce e la sua salvezza.
Il menu è però molto scontato, ma si poteva uscirne dignitosamente se solo Alfredson non avesse optato per la soluzione più comoda, sfruttare cioè l’enorme successo della protagonista, puntando su lei un’attenzione talmente morbosa da diventare alla fine anche patetica in certe soluzioni che hanno del miracolistico, così come sono confezionate (Lisbeth che spunta dalla tomba è il must di tutto il film).
Il pedale è spinto troppo sulle implicazioni psicanalitiche di storie personali che s’intrecciano con scenari di politica e malaffare internazionali in modo troppo smaccato anche per un genere come questo, che della spettacolarità fa il suo brodo di coltura. Ma qui si esagera e non si capisce perché, o forse lo si capisce troppo bene. Fumo negli occhi in mancanza di stile e forza nella regia.
Lisbeth però riesce a sottrarsi anche a questo trattamento demolitorio, il magnetismo dell’attrice e del personaggio che incarna (caso rarissimo di totale sovrapposizione tra le due parti) è tale da sopravvivere, magari un po’ ammaccato, ma sempre prorompente (mirabile la scena di lei sola contro i due centauri energumeni che vorrebbero fargliela pagare “divertendosi un po’).
Non resta allora che aspettare la primavera e che il terzo regista ce la mandi buona.
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martalari
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sabato 19 settembre 2009
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veramente imperdibile meglio del primo
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Eravamo curiosi, incredibilmente speranzosi di sapere se anche il secondo film fosse stato all'altezza del precedente, ma non potevamo mai immaginare che sarebbe stato superiore, non solo uguale ma anche avvincente come il libro di cui tutti conoscono nomi, fatti, parentele, etc...(un nostro amico avvocato mentre raccontavamo di aver visto il film sapeva tutto a memoria, nomi, personaggi, etc...come fosse un ragazzino fan di Harry Potter) Ritroviamo la nostra eroina dark, che nel primo libro aveva aiutato un giornalista nella ricerca di una giovane donna, qui la vediamo ancora più agguerrita nella ricerca della verità che anche il pubblico inchiodato nella poltrona della sala vorrà conoscere (non siamo riusciti ad andare in bagno per due ore per non perdere nessuna scena) Che dire poi della fotografia : rende ancora più efficace il poliziesco impreziosendolo di un'atmosfero degna di un poliziesco senza precedenti come Il silenzio degli innocenti, è vero .
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Eravamo curiosi, incredibilmente speranzosi di sapere se anche il secondo film fosse stato all'altezza del precedente, ma non potevamo mai immaginare che sarebbe stato superiore, non solo uguale ma anche avvincente come il libro di cui tutti conoscono nomi, fatti, parentele, etc...(un nostro amico avvocato mentre raccontavamo di aver visto il film sapeva tutto a memoria, nomi, personaggi, etc...come fosse un ragazzino fan di Harry Potter) Ritroviamo la nostra eroina dark, che nel primo libro aveva aiutato un giornalista nella ricerca di una giovane donna, qui la vediamo ancora più agguerrita nella ricerca della verità che anche il pubblico inchiodato nella poltrona della sala vorrà conoscere (non siamo riusciti ad andare in bagno per due ore per non perdere nessuna scena) Che dire poi della fotografia : rende ancora più efficace il poliziesco impreziosendolo di un'atmosfero degna di un poliziesco senza precedenti come Il silenzio degli innocenti, è vero ... li c'erano due mostri sacri della recitazione di Hollywwod, ma qui a parte la bravura degli attori, da Oscar resta la storia che non darà tregua allo spettatore che crederà di aver capito ....ma alla fine verrà spiazzato e colto emotivamente con colpi di scena inaspettati.
Nel film ogni personaggio entra in scena come stessimo leggendo un libro, riempiendo di emozioni ogni pagina(scena)
Siamo in Svezia ma non si pubblicizzano cellulari nonostante il cellulare di Mikael sia meno fastidioso solo del suono del telefono del CTU di 24
Vedremo anche Lisbeth Salander per qualche scena bionda che la rende meno dark di come la conosciamo ma ugualmente convincente, come donna che cercherà di vendicarsi di tutto quello che ha passato e che scopriremo in questo secondo capitolo....
il terzo libro non lo abbiamo letto...e attendiamo di vedere il film così tanto che ieri alla domanda fatta all'attore protaognista maschile del film "che differenza c'è tra i tre film..." avevamo così timore che ci svelasse qualcosa che siamo fuggiti via ....in attesa di vedere come andrà a finire anche La regina dei castelli di carta ...
E se Hollywood in crisi pensa di voler realizzare un remake copia-incolla made in Usa del film (non gli è bastato rovinare Il cattivo tenente?) grazie a "La ragazza che giocava con il fuoco" esci dalla sala consapevole di aver visto un "silenzio degli Innocenti" made in Sweden, avvincente e imperdibile
Voto 8 1/2
(peccato il finale un pò affrettato altrimenti era da 9)
Un film da non perdere assolutamente
p.s. fate resuscitare Stieg Larsson, come faremo dopo aver visto il terzo?
p.s. 2 non pensate d vederlo piratato sarebbe veramente un'offesa alla settima arte
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