Titolo originale Flickan som lekte med elden.
Thriller,
durata 129 min.
- Svezia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25settembre 2009.
- VM 14 -
MYMONETROLa ragazza che giocava con il fuoco
valutazione media:
2,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il secondo episodio tratto dalla fortunata serie Millennium conferma (ed esaspera) le impressioni che aveva lasciato il primo. Prendete un intreccio ben congegnato, basato su una struttura classica arricchita da varie trame parallele che si intrecciano, ed eliminate tutte le connessioni logiche fra i vari blocchi: otterrete questa versione cinematografica, un confuso e pretenzioso affastellamento di fatti slegati ed esposti in maniera superficiale e cialtrona. Pur comprendendo le esigenze imposte dai tempi cinematografici, non si può giustificare la scelta di rinunciare ad alcuni elementi del testo imprescindibili per dar forma (e sostanza) allo schema e per consentire al lettore/spettatore di indagare per suo conto, parallelamente all’investigatore, come ad es.
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Il secondo episodio tratto dalla fortunata serie Millennium conferma (ed esaspera) le impressioni che aveva lasciato il primo. Prendete un intreccio ben congegnato, basato su una struttura classica arricchita da varie trame parallele che si intrecciano, ed eliminate tutte le connessioni logiche fra i vari blocchi: otterrete questa versione cinematografica, un confuso e pretenzioso affastellamento di fatti slegati ed esposti in maniera superficiale e cialtrona. Pur comprendendo le esigenze imposte dai tempi cinematografici, non si può giustificare la scelta di rinunciare ad alcuni elementi del testo imprescindibili per dar forma (e sostanza) allo schema e per consentire al lettore/spettatore di indagare per suo conto, parallelamente all’investigatore, come ad es. l’inspiegabile presenza della protagonista sul luogo del delitto o la connessione esplicita tra l’omicidio della giovane coppia e quello dell’avvocato, che nel libro sono l’uno la conseguenza diretta dell’altro. Ma che la fretta, inevitabile, generata dal cambiamento del mezzo espressivo diventi evitabilissima frettolosità è evidente in tutta la costruzione della storia, che risulta assolutamente incomprensibile a chiunque non abbia letto il libro (il che denuncia implicitamente l’operazione commerciale condotta del tutto a scapito di qualsiasi esigenza artistica). Con inspiegabile contraddizione, peraltro, molti minuti sono sacrificati a piatte ripetizioni e superflui deja-vu creati al fine di riassumere l’episodio precedente a un eventuale (e improbabile) spettatore che si sia perso il primo episodio della saga. Tutto ciò non può che influire anche sulla costruzione dei personaggi. Ciò che aveva salvato il primo film, la presenza di due protagonisti abbastanza rispondenti alle creature di Larsson (ma meglio Salander che Blomqvist), qui non basta più, forse anche a causa della proliferazione dei personaggi comprimari, la cui precisa caratterizzazione è parte fondamentale del secondo capitolo della trilogia e talvolta diventa persino funzionale alla trama (si possono richiamare ad es. i casi di Hans Faste, Sonja Modig, e l’odioso PerÅke Sandstrom); per non dire che sempre più inadeguato appare il casting: improbabili su tutti Erika Berger (che già nel primo episodio aveva lasciato perplessi) e Dag Svensson, la prima inopportunamente senescente, in spregio a una descrizione molto più intrigante che ne spiega anche l’ascendente esercitato sul protagonista maschile, il secondo un ragazzino inespressivo che si sovrappone al giovane ambizioso e carismatico del libro. In sostanza un’operazione del tutto fallita, come basta a dimostrare il dettaglio più paradossale: nonostante le frammentarie spiegazioni degli assassini stessi e di un avvocato Palmgren stancamente tramutato in una sorta di narratore secondario, alla fine del film, per chi guardi con mente vergine, nessuno dei tre omicidi riceve una vera spiegazione!
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[+] ostentiamo il lessico :) (di lucia virdis)[ - ] ostentiamo il lessico :)
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Premetto che ho letto prima il libro e poi visto subito il film... Ho nontato come sia stato difficile seguire la trama con tutto che sapevo gia la storia anzi mi ha fatto persino venire dei dubbi; il libro è complesso ma ti fa veramente capire tutto, il film lo da per scontato. Quindi posso dedurre che si stato complicatissimo capire la trama da coloro che non avevano letto il romanzo.D'altronde mentre leggevo il libro notavo come poteva veramente risultare complicato girarci un film perchè è ricco di dettagli tutti importanti che abbelliscono la trilogia. Infatti ci sono moltissimo nomi, la maggior parte complessi e difficileidi ricordare, quindi se non avete letto il libro vi consiglio o di leggerlo o di ascoltare minuzionamente ogni dialogo per capire in pieno la vicenda.
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Premetto che ho letto prima il libro e poi visto subito il film... Ho nontato come sia stato difficile seguire la trama con tutto che sapevo gia la storia anzi mi ha fatto persino venire dei dubbi; il libro è complesso ma ti fa veramente capire tutto, il film lo da per scontato. Quindi posso dedurre che si stato complicatissimo capire la trama da coloro che non avevano letto il romanzo.D'altronde mentre leggevo il libro notavo come poteva veramente risultare complicato girarci un film perchè è ricco di dettagli tutti importanti che abbelliscono la trilogia. Infatti ci sono moltissimo nomi, la maggior parte complessi e difficileidi ricordare, quindi se non avete letto il libro vi consiglio o di leggerlo o di ascoltare minuzionamente ogni dialogo per capire in pieno la vicenda.
Ho trovato l'ultima parte esattamente fedele al libro persino nei dialoghi e nelle dinamiche. La prima parte invece è stata leggermente modificata, manca il soggiorno di Lisbeth sulle isole ma in effetti era irrilevante e alcuni dettagli sono stati omessi (giustamente a mio avviso per via della sua gia complessità). Purtroppo i film tratti dai libri non riusciranno mai a dare la stessa cosa. Questo 2 volume l'ho trovato xsino + bello di "Uomini che odiano le donne"; ho notato che spesso si da per scontato che lo spettatore abbia letto il libro ma questo è sbagliato perchè c'è chi dopo aver visto la pellicola si avvicina ai libri ma per come è stato fatto il film (parlo anche del primo) ciò nn potrà mai accadere. Per spiegarvi il successo di qsta trilogia e l'eccezionale bravura del tutto dovete leggere i romanzi per coglierne le genialità
P.s.
Nel libro Lisbeth si va a rifare il seno, nel film non solo non se ne parla ma nella scena di nudo si vede perfettamente che non se le è rifatte. Che poi non capisco perchè non abbia le ascelle depilate -.-
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[+] ascelle depilate (di miss angel)[ - ] ascelle depilate
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La ragazza che giocava col fuoco e' la conseguenza del primo film " Millenium: uomini che odiano le donne " in originale The Girl with The Dragon Tatoo. Sempre piu' audace e cattiva la nostra Lisbet :in un susseguirsi di colpi di scena ci porta a scoprire i lati oscuri del suo passato , le vergognose cure [ se si possono chiamare cosi le torture ] psichiatriche a cui viene sottoposta a 12 anni e le ovvie conseguenze in eta adulta .Piu che mai decisa a farsi giustizia non tralascia nulla ,rischi personali ,torture ,interrogatori alla Lisbet ! persino una terribile escavazione [ di notte ovviamente ].Il film si lascia vedere volentieri : non e' molto scenografico nel senso che gli ambienti esterni sono scarsi e veloci poche le immagini di stoccolma e del panorama nordico .
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La ragazza che giocava col fuoco e' la conseguenza del primo film " Millenium: uomini che odiano le donne " in originale The Girl with The Dragon Tatoo. Sempre piu' audace e cattiva la nostra Lisbet :in un susseguirsi di colpi di scena ci porta a scoprire i lati oscuri del suo passato , le vergognose cure [ se si possono chiamare cosi le torture ] psichiatriche a cui viene sottoposta a 12 anni e le ovvie conseguenze in eta adulta .Piu che mai decisa a farsi giustizia non tralascia nulla ,rischi personali ,torture ,interrogatori alla Lisbet ! persino una terribile escavazione [ di notte ovviamente ].Il film si lascia vedere volentieri : non e' molto scenografico nel senso che gli ambienti esterni sono scarsi e veloci poche le immagini di stoccolma e del panorama nordico . Pero e' bello vedere questi attori poco noti, eccetto la Rapace, che si immedesimano in ruoli dal risvolto psicologico a volte arduo da rendere credibile .Per me comunque Lisbet resta la Rooney cosi ruvida ,punk, aggressiva ! La Rapace credo renda meglio in lingua locale : comunque ci fa passare 2 piacevoli orette senza noia ma con alto tasso adrenergico .
Consigliato . [-]
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Filmetto di transizione alla primavera del 2010, quando uscirà l’ultima puntata dalla trilogia romanzesca di Stieg Larsson (data troppo lontana per tener credibilmente desta l’attenzione, ma tant’è!) questa seconda parte delude, e molto.
Si sente il cambio alla regia (Daniel Alfredson succede a Niels Arden Oplev) e certo non è stato un bene. Privo di mordente, coerenza e tensione narrativa, affastella ingredienti dal thriller all’horror, dal giallo psicanalitico (è la parte che più intriga il regista) alla spy story, con il risultato di essere solo tirato via senza troppa convinzione, ricorrendo ad un armamentario molto trito e di repertorio:inseguimenti di macchine con pedoni svolazzanti, messaggi che non arrivano mai al momento giusto come del resto i “nostri” che, si sa, arrivano sempre dopo i “loro”, fughe all’ultimo respiro (è il caso di dirlo) da incendi disastrosi che neanche Superman con le ali ce l’avrebbe fatta.
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Filmetto di transizione alla primavera del 2010, quando uscirà l’ultima puntata dalla trilogia romanzesca di Stieg Larsson (data troppo lontana per tener credibilmente desta l’attenzione, ma tant’è!) questa seconda parte delude, e molto.
Si sente il cambio alla regia (Daniel Alfredson succede a Niels Arden Oplev) e certo non è stato un bene. Privo di mordente, coerenza e tensione narrativa, affastella ingredienti dal thriller all’horror, dal giallo psicanalitico (è la parte che più intriga il regista) alla spy story, con il risultato di essere solo tirato via senza troppa convinzione, ricorrendo ad un armamentario molto trito e di repertorio:inseguimenti di macchine con pedoni svolazzanti, messaggi che non arrivano mai al momento giusto come del resto i “nostri” che, si sa, arrivano sempre dopo i “loro”, fughe all’ultimo respiro (è il caso di dirlo) da incendi disastrosi che neanche Superman con le ali ce l’avrebbe fatta.
Il clou della storia è stavolta un traffiking di prostituzione di donne dell’est, che pare coinvolga alte sfere di polizia e servizi segreti. Mikael Blomkvist, il giornalista d’assalto perseguitato dalla legge nella prima puntata, è tornato a dirigere la rivista Millennium e ha perso un bel po’ di smalto.Dovrà occuparsi della vicenda, ci sono tre omicidi in giro, e più che il giornalista farà il detective, come nella prima storia.Solo che stavolta sembra spento e piuttosto fuori registro. Il suo sopravvivente nel profondo legame con Lisbeth c’è ancora tutto, suggerito e alluso, e lo porterà di nuovo sulle sue tracce e la sua salvezza.
Il menu è però molto scontato, ma si poteva uscirne dignitosamente se solo Alfredson non avesse optato per la soluzione più comoda, sfruttare cioè l’enorme successo della protagonista, puntando su lei un’attenzione talmente morbosa da diventare alla fine anche patetica in certe soluzioni che hanno del miracolistico, così come sono confezionate (Lisbeth che spunta dalla tomba è il must di tutto il film).
Il pedale è spinto troppo sulle implicazioni psicanalitiche di storie personali che s’intrecciano con scenari di politica e malaffare internazionali in modo troppo smaccato anche per un genere come questo, che della spettacolarità fa il suo brodo di coltura. Ma qui si esagera e non si capisce perché, o forse lo si capisce troppo bene. Fumo negli occhi in mancanza di stile e forza nella regia.
Lisbeth però riesce a sottrarsi anche a questo trattamento demolitorio, il magnetismo dell’attrice e del personaggio che incarna (caso rarissimo di totale sovrapposizione tra le due parti) è tale da sopravvivere, magari un po’ ammaccato, ma sempre prorompente (mirabile la scena di lei sola contro i due centauri energumeni che vorrebbero fargliela pagare “divertendosi un po’).
Non resta allora che aspettare la primavera e che il terzo regista ce la mandi buona.
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Mikael Blomkvist ,reporter e direttore della rivista Millennium è tornato attivamente ad occuparsi del giornale ed è impegnato in un eclatante caso di trafficking,il mercato del sesso,della prostituzione e il traffico di ragazze immigrate illegalmente in Svezia dalla Russia.
I due giornalisti incaricati di questa inchiesta vengono assassinati,i corpi rinvenuti da Mikael e sull’arma del delitto ci sono le impronte di Lisbeth,la hacker che collaborò con il direttore nell’inchiesta del primo episodio e che,dopo una lunga vacanza all’estero,ha appena fatto ritorno in patria. Blomkvist non è convinto della colpevolezza della ragazza,sulla quale è stato emesso un mandato di cattura e si mette alla sua ricerca,con la speranza di riuscire a contattare la hacker, a Stoccolma ma ben nascosta, prima della polizia.
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Mikael Blomkvist ,reporter e direttore della rivista Millennium è tornato attivamente ad occuparsi del giornale ed è impegnato in un eclatante caso di trafficking,il mercato del sesso,della prostituzione e il traffico di ragazze immigrate illegalmente in Svezia dalla Russia.
I due giornalisti incaricati di questa inchiesta vengono assassinati,i corpi rinvenuti da Mikael e sull’arma del delitto ci sono le impronte di Lisbeth,la hacker che collaborò con il direttore nell’inchiesta del primo episodio e che,dopo una lunga vacanza all’estero,ha appena fatto ritorno in patria. Blomkvist non è convinto della colpevolezza della ragazza,sulla quale è stato emesso un mandato di cattura e si mette alla sua ricerca,con la speranza di riuscire a contattare la hacker, a Stoccolma ma ben nascosta, prima della polizia.
Stessi gli interpreti del primo episodio,il giornalista Mikael Blomkvist (Michael Nyqvist) e la disinvolta hacker Lisbeth Salander (Noomi Rapace),diverso l’approccio al fil rouge della trilogia e cambio alla regia,che vede alla manovella per questo secondo atto,Daniel Alfredson.
In “Uomini che odiano le donne” lo spettatore veniva invitato ad esplorare la dimensione interiore dei protagonisti della storia,un viaggio nel misticismo che permea tutta la pellicola e tradotto nelle immagini sofferte di foto e ricordi che,spirando dal passato,portano alla memoria la diafana figura di Harriet,spettro vacuo dell’incertezza esistenziale.
In “Uomini che odiano le donne” Mikael si muove spinto da un frustrante senso di vittimismo in cui si dibatte mentre affronta i dubbi che lo assillano nel corso della ricerca che lo ossessiona.
Nel secondo episodio l’uomo torna ad essere il giornalista di Millennium,la testata che vede orbitare intorno a sé ogni argomento che comporti una verità,scomoda o crudele,ma imprescindibile.
Quindi il reporter si ostina nella ricerca di una spiegazione agli eventi,fino alle condizioni estreme di una rivelazione che lambisce aspetti profondamente morali e politici.
Larsson ha voluto tradurre la cultura mediatica svedese in una storia che vedesse un giornale profondamente impegnato in indagini sociologiche e politiche,rivolte a rivelare verità scomode e celate dietro i poteri forti ed altolocati.
Il regista ha sviluppato questo elemento di natura investigativa nell’intera pellicola,ponendo al centro del racconto l’analisi mediatica e la ricerca giornalistica,modificando il prospetto registico rispetto al primo episodio.
Alfredson afferra la steadycam seguendo i protagonisti molto da vicino,con lenti movimenti ed impostando inquadrature ravvicinatissime, lavorando sui corpi, sui visi, sulle espressioni, sulle mimiche così lontane da Hollywood,come quelle di Lisbeth,donna trasfigurata in una sofferenza retaggio di un continuo sopruso subito nell’adolescenza.
Sul suo corpo e sulla sua persona si leggono i segni concreti della reazione ad uno stato di patimenti mai sopito,di una condizione esistenziale forzata ai limiti estremi dell’una dignità,di una lite interiore con la vita,con cui è in eterno conflitto e nei confronti della quale si pone in atteggiamento di continua provocazione,nella sua sessualità,nella configurazione del proprio corpo e nella sua violenta aggressività. Il film procede con un ritmo che scandisce il procedere delle indagini,molto attento a svelare le ragioni che hanno portato i protagonisti ad essere quello che sono,così come sono stati conosciuti nel primo film. Allora si viene a conoscenza dei motivi che hanno spinto Lisbeth ad odiare il padre,al punto di cospargerlo di benzina e dargli fuoco (cfr. Giovanni Ribisi in “The Gift” di Raimi).
Lo spunto del trafficking si dilata in una denuncia sull’abuso sessuale,lo sfruttamento e il mercato della prostituzione,il sesso a pagamento a beneficio della sfera politica e dell’organismo legislativo di una democrazia ipocrita e artefatta,pronta a celarsi dietro le false identità dei suoi rappresentanti e a fornire mezzi illeciti ai rifugiati russi.
Stieg Larsson riversa tutti questi elementi nel secondo capitolo della sua saga “Millennium”,fedelmente tradotto in questo thriller pieno di ombre ed inquietudini,luci e riflessi,gettati su un palcoscenico popolato da persone ed eventi complessi e multiformi.
Tutti raccolti in un insieme che è teatro di un dramma,di una denuncia e di una ricerca che è riscatto,giustizia e verità. [-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Agli albori degli anni duemila, la trilogia thriller Millennium regalò a Stieg Larsson una notorietà che il romanziere non fece tempo a godersi. Naturalmente, nella terra originaria dello scrittore, si pensò subito di creare una riduzione cinematografica della serie.
Questo è il secondo episodio della saga e, come prima caratteristica, si fa notare per l'inversione nell'importanza dei due ruoli principali.
A guidare la vicenda attraverso una trama complicata e resa fragile dall'apparente incoerenza nelle motivazioni dei protagonisti, troviamo Lisbeth Salander, la misteriosa e problematica hacker che aiutò le indagini di Michael Bolomkvist nel primo capitolo.
Al giornalista di Millennium, stavolta, tocca invece un ruolo da spalla a distanza, con tutti i tormenti che tale personaggio si porta dietro.
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Agli albori degli anni duemila, la trilogia thriller Millennium regalò a Stieg Larsson una notorietà che il romanziere non fece tempo a godersi. Naturalmente, nella terra originaria dello scrittore, si pensò subito di creare una riduzione cinematografica della serie.
Questo è il secondo episodio della saga e, come prima caratteristica, si fa notare per l'inversione nell'importanza dei due ruoli principali.
A guidare la vicenda attraverso una trama complicata e resa fragile dall'apparente incoerenza nelle motivazioni dei protagonisti, troviamo Lisbeth Salander, la misteriosa e problematica hacker che aiutò le indagini di Michael Bolomkvist nel primo capitolo.
Al giornalista di Millennium, stavolta, tocca invece un ruolo da spalla a distanza, con tutti i tormenti che tale personaggio si porta dietro.
Alfredson dirige la pellicola attraverso una regia formale e un'ottima gestione dei tempi. Dosando bene il ritmo, il regista riesce a distribuire efficacemente la tensione attraverso tutta la durata, sopperendo così a qualche piccolo buco nella sceneggiatura.
Il risultato di tutto ciò è un film molto gradevole, in grado di intrattenere senza ricorrere a trucchi stupefacenti, ma che punta tutto sulla presenza scenica di Rapace e sui tempi della storia.
L'unico appunto vero che si può muovere a questo lavoro è in realtà un difetto comune a molti secondi capitoli delle saghe.
Mutuando una tecnica tipica da serie televisive, Alfredson decide non solo di lasciare un finale aperto, ma addirittura di estirpare dal film una qualsiasi conclusione.
Se in TV questo approccio funziona ed è giustificato, al cinema è una furbata francamente stancante, visto che, almeno secondo me, ogni pellicola dovrebbe essere un'opera a se stante.
Ciò non toglie molto alla qualità generale della visione, si limita semplicemente a infastidire. E non era un'operazione così necessaria a creare attesa, vista la buona qualità dei primi due capitoli.
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Dalla fortunata serie Millenium di Larsson della omonima trilogia poliziesca tradotta filmicamente finora con scarsi risultati da due registi diversi questo secondo capitolo libro pellicola non avvincente non disturbante diretto da Alfredson con i tempi che si addicono più ad un giallo da camera chiusa che ad un action movie regista maestro nel rallentare le azioni e le reazioni dello spettatore fino alla moviola noiosa nell’attesa di qualcosa che accada che non si può scambiare manco a voler essere buoni con la suspense e finalmente c’è una scazzottata sebbene al rallenty tra l’erculeo sicario affetto beato lui da analgesia ed il veloce si fa per dire agile boxeur meno male che Naomi Rapace os
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Dalla fortunata serie Millenium di Larsson della omonima trilogia poliziesca tradotta filmicamente finora con scarsi risultati da due registi diversi questo secondo capitolo libro pellicola non avvincente non disturbante diretto da Alfredson con i tempi che si addicono più ad un giallo da camera chiusa che ad un action movie regista maestro nel rallentare le azioni e le reazioni dello spettatore fino alla moviola noiosa nell’attesa di qualcosa che accada che non si può scambiare manco a voler essere buoni con la suspense e finalmente c’è una scazzottata sebbene al rallenty tra l’erculeo sicario affetto beato lui da analgesia ed il veloce si fa per dire agile boxeur meno male che Naomi Rapace ossia l’androgina lesbica segaligna iper tatuata Lisbeth Salander un’ennesima Nikita eroina costruita da cervelli maschili ad immagine e somiglianza del supereroe vendicativo e distruttore di uomini malvagi un Ares in gonnella insomma come già Atena nacque dal cervello di Zeus risolleva il morale alle truppe schierate in sala nonostante l’aria cupa e lo sguardo da cane bastonato riservando qualche sorpresa che lo stesso plot riserva al suo personaggio nel finale a dire il vero in un colpo di scena diluito come tutto il resto in lungaggini che annullano l’effetto immalinconendosi senza senso in sequenze sovrabbondanti telefilmescamente descrittive il tutto mentre tetre scorrono le immagini plumbee della solita Stoccolma piovosamente grigia che sarebbe bello viverci ma… [-]
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