La ragazza che giocava con il fuoco |
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Un film di Daniel Alfredson.
Con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Georgi Staykov, Sofia Ledarp, Peter Andersson.
continua»
Titolo originale Flickan som lekte med elden.
Thriller,
durata 129 min.
- Svezia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 settembre 2009.
- VM 14 -
MYMONETRO
La ragazza che giocava con il fuoco
valutazione media:
2,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La solita parte due.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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sabato 16 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Agli albori degli anni duemila, la trilogia thriller Millennium regalò a Stieg Larsson una notorietà che il romanziere non fece tempo a godersi. Naturalmente, nella terra originaria dello scrittore, si pensò subito di creare una riduzione cinematografica della serie. Questo è il secondo episodio della saga e, come prima caratteristica, si fa notare per l'inversione nell'importanza dei due ruoli principali. A guidare la vicenda attraverso una trama complicata e resa fragile dall'apparente incoerenza nelle motivazioni dei protagonisti, troviamo Lisbeth Salander, la misteriosa e problematica hacker che aiutò le indagini di Michael Bolomkvist nel primo capitolo. Al giornalista di Millennium, stavolta, tocca invece un ruolo da spalla a distanza, con tutti i tormenti che tale personaggio si porta dietro. Alfredson dirige la pellicola attraverso una regia formale e un'ottima gestione dei tempi. Dosando bene il ritmo, il regista riesce a distribuire efficacemente la tensione attraverso tutta la durata, sopperendo così a qualche piccolo buco nella sceneggiatura. Il risultato di tutto ciò è un film molto gradevole, in grado di intrattenere senza ricorrere a trucchi stupefacenti, ma che punta tutto sulla presenza scenica di Rapace e sui tempi della storia. L'unico appunto vero che si può muovere a questo lavoro è in realtà un difetto comune a molti secondi capitoli delle saghe. Mutuando una tecnica tipica da serie televisive, Alfredson decide non solo di lasciare un finale aperto, ma addirittura di estirpare dal film una qualsiasi conclusione. Se in TV questo approccio funziona ed è giustificato, al cinema è una furbata francamente stancante, visto che, almeno secondo me, ogni pellicola dovrebbe essere un'opera a se stante. Ciò non toglie molto alla qualità generale della visione, si limita semplicemente a infastidire. E non era un'operazione così necessaria a creare attesa, vista la buona qualità dei primi due capitoli.
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