Nel regno della moda con un arbitro di stile
di Natalia Aspesi La Repubblica
No, non è L' Ultimo Imperatore di Bertolucci, che nel 1987 si prese 9 Oscar e raccontando fasti e caduta di Pu Yi, ultimo sovrano della Cina. L' ultimo imperatore di Matt Tyrnauer racconta pure una caduta dal trono, ma per ritrovarsi nella massima opulenza e intaccata celebrità. L' imperatore spodestato è Valentino Garavani, signore dell' alta moda quando questa esisteva ed esistevano le grandi signore che se ne servivano, invisibili alla gente comune. Il piacevole documentario, leggero come una nuvola di chiffon, è tra i 15 (su 89) tra cui sarà scelta la rosa di 5 che potranno aspirare all' Oscar: piuttosto con un po' di fantasia, potrebbe essere considerato un cartone animato, dove al posto di Tom & Jerry, ci sono gli irresistibili personaggi di Valentino e del suo compagno da mezzo secolo Giancarlo Giammetti. Quanto erano belli, come ci mostrano nel film spezzoni di vecchi documentari in bianco e nero, quando si conobbero, nella Roma del 1960, e si dardeggiavano di sguardi innamorati dai tavolini di via Veneto. E come si dardeggiano tuttora, tra astio e affetto e malinconia, uniti nella lotta contro il decadimento degli anni e, da pensionati regali, da una vita leggera e raffinata, spostandosi tra le loro case sontuose sparse nel mondo, portando con loro la famiglia allargata, fatta di sei carlini sostituiti identici ad ogni decesso,e gli ex fidanzati con le loro mogli e i loro figli, e gli attuali favoriti. La genialità del regista è di mostrarci nella realtà ciò che neppure Altman ha immaginato nella finzione di Gosford Park: si era mai visto prima, in un film o nella vita, la cameriera che stira le lenzuola di lino già sistemate nel letto? Così si fa nelle case Garavani e Giammetti, che possono anche essere il famoso Chateau de Wideville, dimora secentesca vicino a Parigi, con l' immenso parco tenuto esattamente come ai tempi in cui ci viveva Louise de la Valliere, amante di Luigi XIV. Il film è eminentemente per signore che languiranno di desiderio e nostalgia vedendo come nasceva un abito di alta moda, amorosamente cucito da uno stuolo di sarte meravigliose. Di solito gli stilisti si fanno fare film laudatori e pubblicitari, noiosissimi. Qui invece, con un po' d' inganno e facendo infatti arrabbiare (sempre in francese) Valentino, Tyrnauer costruisce una grande storia d' amore e complicità tra i due protagonisti, che s' insultano («Sei troppo abbronzato», «E tu sei ingrassato») e subito dopo si regalano un gioiello, come tutte le signore vorrebbero facesse il loro compagno. Naturalmente c' è il cattivo, l' uomo del business che è il giovane e bello Matteo Marzotto, e il crudele destino, cioè l' ingresso della finanza nel mondo profumato, immemore e costoso dell' alta moda. C' è il tripudio finale che festeggia i 45 anni di lavoro ma anche l' estromissione di Valentino dalla Valentino (che infatti non sarà più quella), ci sono ovunque abiti e case stupende, e c' è persino il lieto fine: infatti l' ultimo imperatore lascia un regno, quello della moda, ormai esangue e asservito al mercato, per continuare a regnare nei piaceri e nelle raffinatezza dell' hi living, la bella vita.
Da La Repubblica, 21 novembre 2009
di Natalia Aspesi, 21 novembre 2009