Scusa ma ti chiamo amore

Surreale, infantile, commerciale. Scarso il livello di recitazione, scarsissima la sceneggiatura, scarsa la fotografia e soprattutto scarsa la regia. Adolescenti chiusi e ottusi nella loro sfera privata, manca un contesto sociale, manca un contesto politico (ci mancherebbe!Se manca la società figuarimoci se esiste qualcosa per organizzarla!). Non esiste nulla all'infuori dell'amore, ci stupiamo se qualche volta fa la sua comparsa quella cosa del tutto trascurabile nella vita di un diciassettenne: parliamo della scuola. Esami di maturità? Certo, si superano passando da un letto all'altro, mica studiando! Moccia si cita da solo, scomoda i grandi della letteratura, accostandosi a loro con superbia, presunzione e arroganza. La voce narrante si "sente" quasi imbarazzata in un filmetto del genere. Non esiste un'Italia del genere, se non all'interno di una ristretta elite. Romana s'intende. Si ingaggiano investigatori privati a 1500€, attici giganteschi, motorini, Mini Cooper distrutte per fare gare clandestine (eh! Cosa vuoi che sia una Mini Cooper? La compri a pochi centesimi al supermercato). Famiglie per bene. Perbenismo ipocrita che porta al disgusto. Nessun adolescente se ne rende conto, non vede o non vuole vedere. E' l'Italia della de Filippi, dei realty, delle ragazzette letterine e degli uomini da calendario. Delle ragazze magre-magre, di facili costumi, di poca cultura. Di donne dallo spolverino di Ermanno Scervino da una sciocchezzuola di 1200€. Di uomini che possono lasciare il lavoro quando vogliono; in realtà bacerebbero il suolo su cui camminano se lo avessero, un lavoro. Marche, griffe, attori ben amati (senza una ragione, Bova avrebbe "recitato"?). Moccia si crede un furbone. Forse lo è. Sfrutta l'ignoranza dei giovani e giovanissimi: che non sanno cosa li attende nella vita: lavoro precario, amori che si consumano e finiscono non sempre con tutta questa noncuranza. Non sanno nulla della società, non sanno che la vita è un'altra. Invecchiano nella loro autoconteplazione. Passano la vita sognando a occhi aperti. Ma che Italia formiamo? Ma che generazione manderà avanti il Paese? Ah giusto. La generazione dei sognatori. Dei SOLI sognatori. Cosa succederà quando si renderanno conto che la vita è un'altra? Scusate, avete ragione. Mangeremo a pane e sogni. Svegliatevi! Meglio essere disillusi che illusi. Si sprecano le citazioni. Questo film è stato accostato a "La voglia matta", con una splendida Catherine Spaak e Ugo Tognazzi. Paragonare la Spaak a questa debuttante attrice, senza dizione, senza espressione, senza passione, è quanto meno una bestemmia. Quando Tarantino criticò il cinema italiano, mi mobilitai, ero in prima fila per difenderlo. Mi chiedo se dopo film del genere avrò ancora il coraggio di farlo. Non sprecate tempo e circa 6€ per il biglietto al cinema. Film inutile. Una diciottene indignata