Scusa ma ti chiamo amore

Un Moccia noioso e ormai ripetitivo sforna un film incolore, dove gioca a fare il Tarantino citando se stesso (i lucchetti di Ponte Milvio) e rispolvera il tema della Lolita di Nabocov con pessimi risultati. La mancaza di idee lo costringe a riciclare espedienti narrativi, come l'incidente di un personaggio secondario e il ritorno di fiamma dell'ex. Mai veramente interessante né coinvolgente, il film trova un ideale colonna sonora nelle canzoni monocromatiche degli Zero Assoluto, che si godono anche una bella comparsata all'interno del racconto. Unica nota positiva sono gli attori protagonisti: un buon Bova, che riesce molto bene in un ruolo tutt'altro che banale, e una bravissima Michela Quattrociocche, sulla quale sembra perfettamente cucito il personaggio della giovane e romantica Niki