Martyrs |
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Un film di Pascal Laugier.
Con Morjana Alaoui, Mylène Jampanoï, Catherine Bégin, Robert Toupin, Patricia Tulasne.
continua»
Horror,
durata 97 min.
- Francia, Canada 2008.
- Videa
uscita venerdì 12 giugno 2009.
- VM 18 -
MYMONETRO
Martyrs
valutazione media:
2,49
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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simbologia in positivo, la cognizione del dolore.di jacopo81Feedback: 0 |
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domenica 14 giugno 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A dire la verità, in modo semplice e chiaro (spero) sono d'accordo quando dici che è difficile criticare moralmente il film. io non mi intendo di cinema, nè dal punto di vista storico nè tecnico. Del film ho capito questo: la violenza è una cosa assurda, senza senso. Non esiste una violenza giusta e legittima, neanche a scopo difensivo e catartico: è cmq fine a sè stessa e autodistruttiva. Lucie uccide i suoi carnefici ma questo non serve a mettere a tacere i suoi fantasmi che la portano all'autodistruzione finale. La scena in cui la ragazza si accanisce con un martello sulla testa della donna che l'ha torturata, l'ho riconessa a quando, in seguito, si sbatte da sola la testa contro il muro. Un circolo vizioso da cui non si esce e che porta solo dolore, per sè stessi e gli altri. Qualsiasi forma di violenza e aggressione è inutile, non serve ad ottenere nulla di concreto: la società di "uomini e donne in nero" che da 17 anni tortura persone sperando di ottenere il segreto dell'aldilà, viene beffata in maniera tragi-comica dal suo stesso capo, che si porta il segreto nella tomba. Il "martirio" di Anna non servirà a far finire la spirale di violenza, perchè la società che l'ha gratuitamente condannata e seviziata continuerà a cercare e a uccidere. A cercare vanamente qualcosa che di fatto non si sa se esiste o no (la vita dopo la morte) e che, comunque, rimane un' esperienza personale non condivisibile con gli altri. Tutti dobbiamo morire, affrontare il dolore che può essere il dolore psicologico dato dalla perdita di una persona cara, o il dolore della carne che accompagna talvolta la morte e il decadimento fisico. Non voglio gridare al capolovaro, ma il film con una certa serietà e rigore (a me pare) dibatte sui grandi problemi che affliggono la società occidentale e l'esistenza delle persone che vivono in questa società. Il dolore, la morte, la sofferenza sono banditi e scordati e nascosti in tutti i modi. Nessuno vuole soffrire, ma la sofferenza e il dolore fanno parte della vita. Le persone che si tagliano deliberatamente la pelle e i muscoli, "i cutter", esistono e vivono accanto a noi. La morte, la violenza, la sopraffazione, i bambini scheletrici esistono e fanno parte della REALTA'. Ci sono le cose belle, ma le cose brutte la nostra impostazione di vita tende in genere a nasconderle. Mi sembra giusto che questo film (almeno questa è la mia interpretazione) suggerisca che certe cose ci sono eccome, e che il dolore è inutile fuggirlo. Che dobbiamo affrontare noi stessi e i nostri demoni.
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