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L'ennesima ruffianeria da cinema indipendente americano stile Sundance, che ha disperso e distrutto tutta la grande tradizione del cinema statunitense. Basta come esempio l'atroce scena finale nel metro: il simbolismo dozzinale al posto della complessità narrativa. E poi il modo scontatissimo e moralista in cui tocca i vari temi: la solitudine, il vuoto, le speranze deluse di una società multiculturale... Cinema che si finge "alto", ma in realtà utilizza solo strumenti di bassa lega.
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goldy milano
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mercoledì 10 dicembre 2008
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verità e retorica
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Può farmi un esempio di come un argomento di denuncia sociale sia stato trattato in modo "alto" e non ruffianesco nel cinema della grande tradizione americana?
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majakovskij
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giovedì 11 dicembre 2008
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qui sta il problema...
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E' l'idea stessa di "denuncia sociale" ad essere forse riduttiva. Ci sono grandi film che riflettono sulla società, e lo fanno anche in modo molto critico, ma senza ridursi a schemi artificiosi, metafore scolastiche, simbolismi meccanici. Da John Ford a Scorsese, da Coppola a Eastwood, ma anche allo stesso Romero che pure fa film esplicitamente politici, e potrei andare avanti per un pezzo, c'è sempre un'analisi dei rapporti tra individuo, società e potere che non si riduce a moralismi già scontati in partenza. Tutto il cinema di De Palma, ad es, riflettendo sul fascino e l'inganno delle immagini, riflette anche sul rapporto tra le immagini e il potere: è forse meno politico? In "L'ospite inatteso", come in gran parte dei film "da Sundance", c'è un regista che dissemina banali metafore perché noi le capiamo subito, ci sentiamo intelligenti e siamo tutti contenti perché siamo già in partenza d'accordo con quello che lui dice e sa che noi pensiamo.
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goldy milano
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giovedì 11 dicembre 2008
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disaccordo
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Rappresentare i risvolti che le tragedie hanno a livello individuale non può essere considerato metafora scolastica, piuttosto supponenza intellettuale dalla quale Unamuno metteva in guardia diecndo :"attenti a non scambiare il dolore di una madre come retorico"Come spiegherebbe lei a un leghista il dramma dei clandestini in Italia ? Facendogli vedere l'Ospite inatteso o argomentando sulla presenza del male nel mondo?E l'esperienza di Auschwiz descritta da Levi cos'è? Simbolisno dozzinale?
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majakovskij
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giovedì 11 dicembre 2008
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Credo che un cinema "educativo" come lo intende lei sia un'arma a doppio taglio, perché non fa crescere lo spettatore ma si limita a convincerlo, o più spesso a convincere quelli che sono già convinti in partenza. Quando un domani sarà finita l'emergenza Guantanamo, "L'ospite inatteso" verrà dimenticato perché non ha forti valori autonomi: "Furore" invece continuiamo a godercelo anche se non c'è più la Depressione. Credo che Levi c'entri poco con questo discorso. Potrebbe invece citarmi il grande cinema sovietico, che era di propaganda, ma che era grande per valori estetici molto complessi - mentre quest'"Ospite inatteso" è anche cinematograficamente scialbo. La tradizione del cinema americano cui alludevo, comunque, è quella che punta sulla narrazione e sul linguaggio, non sulla complicità ideologica che al momento convince ma ha poi le gambe corte.
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Credo che un cinema "educativo" come lo intende lei sia un'arma a doppio taglio, perché non fa crescere lo spettatore ma si limita a convincerlo, o più spesso a convincere quelli che sono già convinti in partenza. Quando un domani sarà finita l'emergenza Guantanamo, "L'ospite inatteso" verrà dimenticato perché non ha forti valori autonomi: "Furore" invece continuiamo a godercelo anche se non c'è più la Depressione. Credo che Levi c'entri poco con questo discorso. Potrebbe invece citarmi il grande cinema sovietico, che era di propaganda, ma che era grande per valori estetici molto complessi - mentre quest'"Ospite inatteso" è anche cinematograficamente scialbo. La tradizione del cinema americano cui alludevo, comunque, è quella che punta sulla narrazione e sul linguaggio, non sulla complicità ideologica che al momento convince ma ha poi le gambe corte.
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goldy milano
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giovedì 11 dicembre 2008
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estetica e divulgazione
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Il cinema, prima di tutto, è legato al momento che lo produce.Anche se Furore rimane nella storia del cinema, non lo sceglierei mai per un pubblico giovanile per documentare la Depressione. Sceglierei piuttosto Cinderella Man che sicuramente ha un taglio meno "alto" ma ha uno stile narrativo più adatto al pubblico di oggi. Al valore estetico (che mi pare essere l'aspetto che lei privilegia)io antepongo la forza divulgativa; se poi è anche esteticamente pregevole molto meglio. Ma tra i due aspetti privilegio sicuramente il secondo.E comunque ha letto la recensione di Kezic su l'Ospite inatteso?
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majakovskij
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sabato 13 dicembre 2008
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Non ho letto la recensione di Kezich. La differenza sta comunque nel fatto che non sceglierei mai un film per spiegare la situazione storica di cui parla la sua sceneggiatura. Considero disastrose le rassegne scolastiche "a tema" (del tipo film sul Risorgimento, sul medioevo ecc fatte dai prof di storia, o quelle sui diritti umani ecc fatte dagli assessori), proprio perché abituano a una lettura riduttiva e "contenutistica" del cinema, mentre un film va considerato in quanto film. "Furore", semmai, può rientrare in un discorso di storia dell'America prebellica in quanto produzione (quindi espressione) di quel periodo. Cinderella Man è un film dell'inizio del XXI secolo che ci parla del cinema e del mondo di oggi.
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Non ho letto la recensione di Kezich. La differenza sta comunque nel fatto che non sceglierei mai un film per spiegare la situazione storica di cui parla la sua sceneggiatura. Considero disastrose le rassegne scolastiche "a tema" (del tipo film sul Risorgimento, sul medioevo ecc fatte dai prof di storia, o quelle sui diritti umani ecc fatte dagli assessori), proprio perché abituano a una lettura riduttiva e "contenutistica" del cinema, mentre un film va considerato in quanto film. "Furore", semmai, può rientrare in un discorso di storia dell'America prebellica in quanto produzione (quindi espressione) di quel periodo. Cinderella Man è un film dell'inizio del XXI secolo che ci parla del cinema e del mondo di oggi. Comunque, trovo Cinderella Man più onesto di L'ospite inatteso e, con tutti i suoi limiti e i suoi pregi, lo preferisco.
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goldy milano
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sabato 13 dicembre 2008
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americani senza il soffio del dubbio
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Quando la donna newyorkese (ceto medio alto) mostra con compiaciuta consapevolezza di sapere cos'è il Senegal essendo stata in Sudafrica, lì il soggettista lancia con mirabile sintesti un atto d'accusa , piccolo e stupendo , sul grado di conoscenza geopolitica dei suoi connazionali : zero. Cresciuti nella convinzione di essere i numeri uno nel mondo non sono mai sfiorati dal soffio salutare del dubbio. Questo film qualche dubbio lo solleva a loro. Meno a noi ben più informati. Peccato poi dell'uso che fdella conoscenza facciamo:uno strumento elitario che non fa nulla per sporcarsi le mani e parlare anche a chi ha la testa attraversata solo da pensieri stereotipati..Chi definisce questo film una ruffianata non conosce il contesto che lo ha prodotto e non fa uno sforzo per uscire dalle proprie certezze estetiche.
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Quando la donna newyorkese (ceto medio alto) mostra con compiaciuta consapevolezza di sapere cos'è il Senegal essendo stata in Sudafrica, lì il soggettista lancia con mirabile sintesti un atto d'accusa , piccolo e stupendo , sul grado di conoscenza geopolitica dei suoi connazionali : zero. Cresciuti nella convinzione di essere i numeri uno nel mondo non sono mai sfiorati dal soffio salutare del dubbio. Questo film qualche dubbio lo solleva a loro. Meno a noi ben più informati. Peccato poi dell'uso che fdella conoscenza facciamo:uno strumento elitario che non fa nulla per sporcarsi le mani e parlare anche a chi ha la testa attraversata solo da pensieri stereotipati..Chi definisce questo film una ruffianata non conosce il contesto che lo ha prodotto e non fa uno sforzo per uscire dalle proprie certezze estetiche. Manca di generosità intellettuale.
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helène
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venerdì 19 dicembre 2008
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il gruppo del cd?
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qualcuno di voi si ricorda il nome del gruppo che suona nel cd che Tarek regala all'Ospite inatteso?
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(di davide)
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goldy milano
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sabato 20 dicembre 2008
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cd fela kuti
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Si tratta di Fela Kuti , precursore degli Afrobeat. Il suo batterista si chiama Tony Allen.
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