Lo scafandro e la farfalla |
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Un film di Julian Schnabel.
Con Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny, Patrick Chesnais.
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Titolo originale Le scaphandre et le papillon.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Francia 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 15 febbraio 2008.
MYMONETRO
Lo scafandro e la farfalla ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Tra la vita e la morte
di Chiari AlessandroFeedback: |
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domenica 24 febbraio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I motivi per i quali si va al cinema sono molti; se uno di questi consiste nel piacere di riflettere e di pensare dopo avere visto un film, questo è caldamente raccomandato: da meditazione la sequenza della parete che prima si sgretola per poi riassemblarsi nelle immagini finali (dopo la morte tutto si decompone o si ricompone?) come pure le parole a proposito dello scafandro (da me interpretato come il corpo umano, immobile, che racchiude il pensiero capace di arrivare in un attimo sino ai confini più remoti dell’universo) e sulla farfalla (da me percepita sia come la donna che ti sta vicino e a cui ti aggrappi dopo il naufragio sia come la libertà e la leggerezza del volo della mente). Rimane comunque, a prescindere da qualunque motivazione, un gran bel prodotto. E’ vero che richiama alla mente un’altra opera difficile da dimenticare (Mare dentro) ma non ha sentore di copiaticcio. Grande sequenza iniziale (a cui molto difficilmente segue qualcosa di scadente) con ripetute sciabolate di colore e spettacolari pennellate di luce da cui si potrebbe forse capire che il regista è anche pittore; da qui inizia uno dei motivi conduttori della pellicola: l’uso del primo piano, uso difficile ma riuscito, grazie alla bravura del regista ed alla particolare espressività di quasi tutti gli attori. Non sono un esperto di tecnica cinematografica, ma penso che ciò si debba anche alla mano del fotografo che, come gli interpreti, dovrebbe riuscire ad entrare nei pensieri del regista e ad assecondarlo nella realizzazione del lavoro. Memorabile la scena dei capelli al vento nella decappottabile. Strane ma efficaci tutte le scene con le inquadrature dei visi tagliati (per cercare di rendere allo spettatore la sensazione di chi vede solo in un certo modo); forse non renderanno giustizia ad un occhio vero ma certamente rendono l’idea, così come un impercettibile e quasi subliminale stacco dell’immagine rende alla perfezione l’idea del battito delle ciglia. Ultima annotazione che, pur negativa, non inficia certo la validità complessiva: l’inserimento della telefonata dell’amante proprio nel momento della visita della moglie rappresenta una forzatura drammatica che avrei evitato.
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