Titolo originale L'Âge des ténèbres.
Commedia,
durata 111 min.
- Canada 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 7dicembre 2007.
MYMONETROL'età barbarica
valutazione media:
3,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il film è una riflessione sulla fantasia oltre i suoi contenuti che sono, inevitabilmente, sempre meravigliosi. Qui è trattata la funzione della fantasia di evitare il possibile e il suo trasformarsi nel contenitore di una legittimità che annulla qualunque riferimento al reale , con cui disporre della possibilità di ridimensionare il potere della fantasia stessa.
L’accenno alla sovrapposizione tra realtà e virtualità presente ne “Le invasioni barbariche” nella scena dove il protagonista gioca in modo forsennato al video game, diviene il tema essenziale di “ L’età dell’ignoranza”.
Il film contribuisce a farci distinguere tra le due funzioni della fantasia. La funzione positiva favorisce l’ adattarsi ad una realtà che procura sofferenza, è svolta a condizione che la realtà a cui pone rimedio sia riconosciuta, non evitata.
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Il film è una riflessione sulla fantasia oltre i suoi contenuti che sono, inevitabilmente, sempre meravigliosi. Qui è trattata la funzione della fantasia di evitare il possibile e il suo trasformarsi nel contenitore di una legittimità che annulla qualunque riferimento al reale , con cui disporre della possibilità di ridimensionare il potere della fantasia stessa.
L’accenno alla sovrapposizione tra realtà e virtualità presente ne “Le invasioni barbariche” nella scena dove il protagonista gioca in modo forsennato al video game, diviene il tema essenziale di “ L’età dell’ignoranza”.
Il film contribuisce a farci distinguere tra le due funzioni della fantasia. La funzione positiva favorisce l’ adattarsi ad una realtà che procura sofferenza, è svolta a condizione che la realtà a cui pone rimedio sia riconosciuta, non evitata. Il problema è ben più grave quando la fantasia è una sostituzione della funzione del percepire ed è di questa seconda funzione che si occupa l’opera di Denys Arcand. Il protagonista attua, con la fantasia, la sostituzione della realtà; la stessa operazione la compie sua moglie che vive nel progetto, in fase di realizzazione ,di fare carriera e le due figlie attraverso il rapporto con l’ipod e un adeguamento solo operativo agli appuntamenti dell’età.
La fantasia del protagonista è una forma di evitamento più esplicita delle altre poiché non si traveste di reale ma richiede , come le altre manifestazioni che paiono realistiche , la scissione dall’influenza.
Intorno alle strategie di evitamento di cui la fantasia è soltanto una delle manifestazioni , il regista tratteggia un mondo che ha perso sensibilità,che aumenta a dismisura le pene per le infrazioni sociali come il fumare, ma perde sempre di più la capacità di affrontare gli eventi di cui è composto. Un mondo dove l'usura sociale proviene dalle falsificazioni ,non quelle interessate che si possono fermare, ma quelle inconsapevoli e quindi inarrestabili.
I personaggi con cui il protagonista costruisce le sue fantasie non si rendono conto del motivo per cui lui,alla fine, pone termine al rapporto con loro. In effetti sono sempre stati pronti ad arrivare quando lui li ha convocati,hanno sempre fornito la prestazione attesa, perché il commiato? L’unica risposta riguarda la loro incompatibilità con l’esistenza della realtà ma non possono riceverla poichè si riferisce a qualcosa di cui non sapranno mai l’esistenza .
“L’età dell’ignoranza” è un film di rara semplicità espositiva che sa farsi carico della denuncia oggettiva senza rimbalzare in soluzioni improbabili. La fine non è lieta e nemmeno disperata, contiene l’idea preziosa che c’è ancora spazio per concepire un’alternativa .
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[+] un'ipotesi (di lapardaflora)[ - ] un'ipotesi
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Un capolavoro come gli altri (non tutti ancora disponibili in italiano, ma come è possibile dopo il successo delle "invasioni"?) che rimane sotto pelle, nella mente e nel cuore anche ad anni di distanza. Uno dei film più rilevanti degli ultimi vent''anni. Magistrali le interpretazioni di tutti, compresa la partecipazione di Rufus Wainwright. Un film che chiude il cerchio.
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Un capolavoro come gli altri (non tutti ancora disponibili in italiano, ma come è possibile dopo il successo delle "invasioni"?) che rimane sotto pelle, nella mente e nel cuore anche ad anni di distanza. Uno dei film più rilevanti degli ultimi vent''anni. Magistrali le interpretazioni di tutti, compresa la partecipazione di Rufus Wainwright. Un film che chiude il cerchio. Se nel "declino" al cuore c''era il nostro rapporto con il sesso, nelle "invasioni", la morte, qui è l''impossibilità del vivere (pienamente) a farla da padrone. O meglio dire l''impotenza indotta nella società contemporanea. Brillante, ipnotico, spassoso e tragico come solo una grande sceneggiatura può essere. Denis Arcand grande come Zygmut Bauman.
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Pessima caduta di stile per il regista che ci aveva deliziato con due capolavori ("Il declino dell'impero americano" e "Le invasioni barbariche"). L'ultimo capitolo della trilogia ha sinceramente poco a che vedere coi precedenti illustri, se non per qualche tagliente battuta, e poi senza Remy Girard è tutto più noioso. Forse il regista aveva alzato troppo l'asticella ed era lecito aspettarsi qualcosa di più. Inconsistente ed onirico. Bocciato, purtroppo.
[+] un genio nel suo film insp.mente meno visto. (di nicolo guidotti)[ - ] un genio nel suo film insp.mente meno visto.
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