L'età barbarica

Film 2007 | Commedia, 111 min.

Regia di Denys Arcand. Un film con Marc Labreche, Diane Kruger, Sylvie Léonard, Caroline Neron, Rufus Wainwright. Cast completo Titolo originale: L'Âge des ténèbres. Genere Commedia, - Canada, 2007, durata 111 minuti. Uscita cinema venerdì 7 dicembre 2007 distribuito da Bim Distribuzione. - MYmonetro 2,97 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 dicembre 2017

Jean Marc, impiegato frustrato, sogna una vita in cui sentirsi pienamente realizzato. In Italia al Box Office L'età barbarica ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 496 mila euro e 322 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
2,97/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 2,60
PUBBLICO 3,32
CONSIGLIATO SÌ
Ancora un'acuta analisi della società occidentale dal regista de Le invasioni barbariche.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Jean Marc è un impiegato ministeriale del Quebec impegnato presso l'Ufficio dei reclami. Sua moglie è un'agente immobiliare in costante ascesa professionale. Le sue due figlie vivono in un mondo fatto di video e di ipod e non comunicano con lui. Non gli resta allora che sognare. Sognare di avere solo per sè una donna bellisima e pronta ad offrirglisi quando lo desidera, oppure di essere un noto scrittore o intellettuale sempre in grado di trovare una fans che straveda per lui. L'equilibrio tra sogni e realtà sembra in qualche modo far funzionare la vita di Jean Marc rendendola malinconica ma accettabile. Finchè un giorno, dopo che la moglie si è trasferita a Toronto per inseguire il top del successo, incontra a uno speed date una donna che il sogno lo ha fatto divenire realtà: vuole credere di essere una dama medioevale e, insieme a un consistente gruppo di altre persone, partecipa a incontri e tornei in costume.
Denys Arcand non sbaglia un colpo nella sua analisi della società canadese che finisce poi con l'estendersi a quella dell'Occidente in genere. Dopo Le invasioni barbariche anche con questa commedia, inizialmente spassosa ma destinata a virare nell'amarezza della presa di coscienza, riesce a porre lo spettatore dinanzi alla profonda solitudine che pervade le coscienze di uomini e donne del mondo contemporaneo. Se inizialmente sembrerebbe quasi suggerire che l'evasione possa essere la vera soluzione, ben presto lo spettatore si accorge di quanto il regista miri a un altro obiettivo. Lo fa grazie a un derisorio non rispetto per il politically correct (ci sono almeno due scene imperdibili in materia) e a un'acuta messa in scena delle dinamiche che presiedono alle relazioni interpersonali sia all'interno della famiglia che nel mondo del lavoro. Non manca anche qualche strale per i vicini americani anche se, a differenza di Michael Moore, Arcand che ci vive non pensa che il Canada sia il Paradiso.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 4 febbraio 2023
Nicolo guidotti

    Un capolavoro come gli altri (non tutti ancora disponibili in italiano, ma come è possibile dopo il successo delle "invasioni"?) che rimane sotto pelle, nella mente e nel cuore anche ad anni di distanza. Uno dei film più rilevanti degli ultimi vent''anni. Magistrali le interpretazioni di tutti, compresa la partecipazione [...] Vai alla recensione »

venerdì 25 febbraio 2011
jaky86

Pessima caduta di stile per il regista che ci aveva deliziato con due capolavori ("Il declino dell'impero americano" e "Le invasioni barbariche"). L'ultimo capitolo della trilogia ha sinceramente poco a che vedere coi precedenti illustri, se non per qualche tagliente battuta, e poi senza Remy Girard è tutto più noioso.

lunedì 17 dicembre 2007
francesca meneghetti

Si è insistito molto, a proposito di questo film, sul ruolo della fantasia come forma di compensazione (a volte tanto intensa da rasentare l’allucinazione). In effetti, nella prima parte del film il protagonista Jean Marc possiede un alter ego virtuale, un vero avadar, che se la gode tra splendide donne vogliose di sveltine, al contrario dell’ego reale, che pratica solo esercizi solitari.

lunedì 11 luglio 2022
paolo

Bellissimo film sottovalutato all'epoca che, come spesso capita ad Arcand, è stato in parte profetico. E' un film che a molti ha dato fastidio, credo perché i bersagli sono più sfumati e nello stesso tempo molto più intimi rispetto ai primi due episodi della trilogia. Qui si critica la nostra essenza, la nostra intimità.

Frasi
Contrariamente a quanto si crede, l'intelligenza non è una caratteristica individuale ma un fenomeno collettivo, nazionale e intermittente!
Una frase di Pierre (Pierre Curzi)
dal film L'età barbarica
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Jean-Marc, impiegato nell'amministrazione pubblica del Québec, è giunto al limite. Non ne può più del "politically correct", che gli impedisce di usare le parole che vuole (mai dire "nano": è ammesso solo "basso di statura") o di fumare una sigaretta in santa pace. Senza contare l'inferno della vita in famiglia, con la moglie che pensa solo al lavoro e le due figlie assatanate di i-Pod, videogiochi [...] Vai alla recensione »

Silvana Silvestri
Il Manifesto

Un vero paradiso terrestre il Quebec, lì sono arrivati passando (e restandoci il meno possibile) per l'Italia i lavavetri polacchi, è infatti uno dei pochi paesi industriali dove ancora si può trovare lavoro. Forse non se ne rende conto Denys Arcand quando mette il suo funzionario statale in un ufficio che addirittura riceve i cittadini per dare loro delle spiegazioni su vari problemi di sopravvivenza. [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Denys Arcand è di certo l'autore più rappresentativo del cinema canadese francofono, noto e premiato anche in sede internazionale. Con il film di oggi (più giustamente intitolato nella versione originale "L'âge des ténèbres" sembra idealmente concludere una trilogia socio-culturale iniziata negli Ottanta con "Il Declino dell'Impero Americano" e seguita, dopo l' 11 settembre, da "Le Invasioni Barbariche", [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

A parte il fatto che trattasi del Canada di lingua francese, cos'altro sapremmo del Quebec - strano paese al contempo provinciale e multiculturale, legato alla culla europea e insieme privo di appartenenza - se non fosse per l'arte di scrittori come Mavis Gallant e Mordecai Richler, o di un cineasta come Denys Arcand? Autore (è sceneggiatore e regista) di commedie che tra guizzi surreali e metafisici [...] Vai alla recensione »

Luca Barnabé
Ciak

Dopo Le invasioni barbariche (2003), ecco L’àge des ténèbres, furbescamente reintitolato, in italiano, come L’età barbarica. In realtà la nuova pellicola dell’autore canadese Denys Arcand, attento osservatore del mondo, racconta proprio un vero Medioevo contemporaneo, cupo e angosciante, nonostante i toni siano sospesi tra commedia e musical, incipit da horror fantascientifìco e sviluppo onirico.

Serafino Murri
XL

L'ultimo atto della trilogia "politicamente scorretta" iniziata con Il declino dell'impero americano e Le invasioni barbariche. L'età barbarica è un film amaro, che parte come commedia e sterza in un'impietosa diagnosi dell'alienata solitudine dell'uomo medio. Circondato da figlie tecno-dipendenti e una moglie in carriera, Jean- Marc è costretto a fuggire le tenebre di una vita insulsa sognando successo [...] Vai alla recensione »

Raffaella Giancristofaro
Rolling Stone

Jean-Marc è l'uomo medio suburbano canadese, schiacciato da una moglie in carriera, due figlie indifferenti e l'ottuso, tragicomico irrigidimento della vita d'ufficio. Nelle sue fantasie, una donna stupenda lo ama e lui può vendicarsi delle aberrazioni della correttezza politica e della regressione a un localismo razzista da medioevo oscuro. L'inciviltà scandagliata e derisa nel Declino dell'impero [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Quasi un remake del Sogni proibiti con Danny Kaye dal regista delle Invasioni barbariche. Come nella commedia americana del '47, il protagonista sogna a occhi aperti per evadere dalla realtà. Arcand però non sbeffeggia l'avvento della democrazia di massa ma la sua dissoluzione, il gran botto finale. Ed ecco l'occhialuto Jean-Marc alle prese con inquinamento pauroso, traffico letale, epidemie di massa, [...] Vai alla recensione »

Federico Pedroni
Film TV

Dopo il declino di un impero e le invasioni DEI barbari, la storia ci dice che arriva l’età delle tenebre. È proprio L’età delle tenebre il titolo originale del nuovo film di Denys Arcand – la cui traduzione italiana sembra più un omaggio di marketing che la volontà di rispecchiare l’assunto del film – che riprende i temi (e non i personaggi) dei precedenti Il declino dell’impero americano e Le invasioni [...] Vai alla recensione »

Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Alla scrivania dove riceve le proteste dei cittadini sconfitti dalla burocrazia ripete che tanto è inutile protestare. Le figlie preferiscono chiudersi nelle cuffie musicali che ascoltarlo. La moglie immobiliarista isterica lo taglia fuori da qualsiasi relazione affettiva o erotica. Quando decide di buttarsi in un adulterio incontra una spostata che lo coinvolge nelle pantomime dei fanatici di ritrovi [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Il disprezzo del politicamente corretto nell'Età barbarica di Denys Arcand, film di chiusura all'ultimo Festival di Cannes, gli fa perdonare cadute di tono e incongruo lieto fine. Quote razziali, divieti di fumare, telefonini squillanti, malattie dilaganti sono i tratti di un presente, mostrato beffardamente come futuribile, che ha per alternativa un medievalismo da baraccone: ovvero, non saranno i [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

In L'età barbarica, grigio impiegato statale, c'è un "signor Bianchi" vessato dai superiori, vittima del pendolarismo, disprezzato dalla moglie in carriera e ignorato dalle figlie. Per sopravvivere si rifugia nei sogni, dove successo e belle donne sono a portata di mano; a cominciare da una star che ha le forme armoniose di Diane Kruger (l'attrice tedesca sugli schermi anche con Triplice inganno). Vai alla recensione »

Boris Sollazzo
Liberazione

Dal declino dell'impero americano alla caduta del mito canadese. Denys Arcand, signorotto alto borghese della macchina da presa, ama giocare con stereotipi e cliché, sconfinando nel politicamente scorretto con garbo e raffinatezza, ridendo di difetti e pregiudizi di cui di solito ci si vergogna. O meglio, questo è quello che vorrebbe farci credere. L'età barbarica (furbo adattamento del titolo L'age [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Titolo italiano e grafica del manifesto lo promuovono a seguito di "Le invasioni barbariche" (che a sua volta era il seguito di "Il declino dell'impero americano"). Non è esattamente così. I due film precedenti di Denys Arcand appartenevano al regno della satira, questo appartiene al lamento della mezza età. Dell'intellettuale di mezza età, per essere precisi, anche se il nostro eroe lavora in un ufficio [...] Vai alla recensione »

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venerdì 7 dicembre 2007
Edoardo Becattini

Dentro e fuori dal regno delle fiabe Le ultime "cadute" autunnali prima dell'avvento dei fuochi artificiali natalizi sono film che paiono programmaticamente avversi allo spirito delle feste, dal momento che guardano alla gioventù (come pubblico e come [...]

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