Un capolavoro come gli altri (non tutti ancora disponibili in italiano, ma come è possibile dopo il successo delle "invasioni"?) che rimane sotto pelle, nella mente e nel cuore anche ad anni di distanza. Uno dei film più rilevanti degli ultimi vent''anni. Magistrali le interpretazioni di tutti, compresa la partecipazione di Rufus Wainwright. Un film che chiude il cerchio.
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Un capolavoro come gli altri (non tutti ancora disponibili in italiano, ma come è possibile dopo il successo delle "invasioni"?) che rimane sotto pelle, nella mente e nel cuore anche ad anni di distanza. Uno dei film più rilevanti degli ultimi vent''anni. Magistrali le interpretazioni di tutti, compresa la partecipazione di Rufus Wainwright. Un film che chiude il cerchio. Se nel "declino" al cuore c''era il nostro rapporto con il sesso, nelle "invasioni", la morte, qui è l''impossibilità del vivere (pienamente) a farla da padrone. O meglio dire l''impotenza indotta nella società contemporanea. Brillante, ipnotico, spassoso e tragico come solo una grande sceneggiatura può essere. Denis Arcand grande come Zygmut Bauman.
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paolo
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lunedì 11 luglio 2022
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sottovautato e forse capito in ritardo
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Bellissimo film sottovalutato all'epoca che, come spesso capita ad Arcand, è stato in parte profetico. E' un film che a molti ha dato fastidio, credo perché i bersagli sono più sfumati e nello stesso tempo molto più intimi rispetto ai primi due episodi della trilogia. Qui si critica la nostra essenza, la nostra intimità. Si critica la società ipertecnologica incombente e il delirio della neolingua politicamente corretta. E' un film che gratta via la maschera della nostra intimità perché certi pensieri un po' deliranti, certi desideri nascosti li abbiamo un po' tutti. E vederli rappresentati su uno schermo è disturbante.
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Bellissimo film sottovalutato all'epoca che, come spesso capita ad Arcand, è stato in parte profetico. E' un film che a molti ha dato fastidio, credo perché i bersagli sono più sfumati e nello stesso tempo molto più intimi rispetto ai primi due episodi della trilogia. Qui si critica la nostra essenza, la nostra intimità. Si critica la società ipertecnologica incombente e il delirio della neolingua politicamente corretta. E' un film che gratta via la maschera della nostra intimità perché certi pensieri un po' deliranti, certi desideri nascosti li abbiamo un po' tutti. E vederli rappresentati su uno schermo è disturbante. Anche se in parte parla dell'immaginazione che permette al protagonista di resistere alla devastazione sociale e privata che lo circonda, il film sa essere estremamente realista. La scena in cui abbandona il lavoro, arrendendosi all'insensatezza di regole che non riescono più a essere efficaci in una società ormai troppo distante, violenta e complessa e quindi priva di un'anima e di un ordine, sconvolge per la sua "calma" drammaticità. Infine, bello il finale in cui dopo tanta durezza si avverte un sentimento di comprensione e di dolcezza per tutti questi personaggi così soli e in balia di un mondo che non offre più vie d'uscita. Non è un film sulla fuga, piuttosto è un film sul fatalismo, sulla capacità di smorzare le tensioni che ci dilaniano quotidianamente verso un orizzonte più spirituale e sereno, rappresentato benissimo dalla distesa d'acqua scura e solenne sulle cui rive si rifugia il protagonista (PS: Mi permetto di suggerire la visione di Jesus of Montreal, altro film di Arcand che considero splendido).
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jaky86
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venerdì 25 febbraio 2011
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il terzo capitolo delude
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Pessima caduta di stile per il regista che ci aveva deliziato con due capolavori ("Il declino dell'impero americano" e "Le invasioni barbariche"). L'ultimo capitolo della trilogia ha sinceramente poco a che vedere coi precedenti illustri, se non per qualche tagliente battuta, e poi senza Remy Girard è tutto più noioso. Forse il regista aveva alzato troppo l'asticella ed era lecito aspettarsi qualcosa di più. Inconsistente ed onirico. Bocciato, purtroppo.
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(di nicolo guidotti)
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dony 64
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sabato 14 marzo 2009
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film inutile.
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Film commedia esageratamente inutile ed insensato per l'argomento trattato.La mente del protagonista vaga portando lo stesso e divenire un visionario sognando solo cio' che nella sua vita non possiede(belle donne,affetti e attaccamento al lavoro).Il regista Arcard se ha ritentato il successo dopo Le invasioni barbariche certamente non ha fatto segno.Complessivamente film banale.Voto 6
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para
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domenica 14 dicembre 2008
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non c'è paragone
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Assolutamente inferiore a "Le invasioni barbariche". Quello sì che era un bellissimo film. Questo è molto noioso. Ci sono delle situazioni esagerate, come quelle delle due figlie che sembrano quasi dei robot privi di emozioni e sempre attaccate a videogame e cazzi vari. Quando la madre le abbandona temporaneamente, sembra che se ne fottano. Ma scherziamo?? Pensate che siano veramente cosi gli adolescenti di oggi??? Ma che schifo...
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yore
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sabato 13 dicembre 2008
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capolavoro
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un film che mette a nudo la società di oggi in modo critico attraverso un funzionario comunale che frustrato da tutto si rifugia nei sogni per sembrare più importante di quel che è. manie di grandezze di un uomo scontento della vita che compie all'oscuro di tutti e indifferente a tutti, che soltanto nei sogni può trovare la sua via per essere libero. ricerca di libertà che lo porterà ad abbandonare tutto e a rifiugarsi nella villa sul mare del padre facendo semplicemente il giardiniere. è un ritratto che mostra semplicemente e anche in maniera al limite dello sbeffeggiamento, una società amara e frustrata dal tran tran quotidiano a cui si oppongono i sogni di Jean Marc che, di riflesso, libera anche noi dal peso della vita con la leggerezza dei pensieri di un uomo nostalgico del passato e della giovinezza e che adesso nn fa altro che rinnegare il presente fino alla decisione estrema di dedicarsi lontano da tutti ai suoi sogni.
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un film che mette a nudo la società di oggi in modo critico attraverso un funzionario comunale che frustrato da tutto si rifugia nei sogni per sembrare più importante di quel che è. manie di grandezze di un uomo scontento della vita che compie all'oscuro di tutti e indifferente a tutti, che soltanto nei sogni può trovare la sua via per essere libero. ricerca di libertà che lo porterà ad abbandonare tutto e a rifiugarsi nella villa sul mare del padre facendo semplicemente il giardiniere. è un ritratto che mostra semplicemente e anche in maniera al limite dello sbeffeggiamento, una società amara e frustrata dal tran tran quotidiano a cui si oppongono i sogni di Jean Marc che, di riflesso, libera anche noi dal peso della vita con la leggerezza dei pensieri di un uomo nostalgico del passato e della giovinezza e che adesso nn fa altro che rinnegare il presente fino alla decisione estrema di dedicarsi lontano da tutti ai suoi sogni. film che consiglio a tutti per staccarsi almeno per un' ora e mezzo dalla noia quotidiana della società moderna adottando gli stessi mezzi di Jean Marc: il sogno
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poldo
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sabato 23 agosto 2008
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noioso e tetro
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L'ho trovato un film inguardabile: noisoso, tetro, volgare, insensato... personalmente lo ritengo un pessimo film!
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soldino
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lunedì 5 maggio 2008
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geniale, lunga vita ad arcand
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il cinema di Arcand mi piace moltissimo, e questo film e'uno dei suoi film migliori, per me. La vita di una persona normale, la moglie, i figli, il sesso sognato, il lavoro, la madre moribonda, una societa'sempre + cinicamente assurda: tirarsene fuori non e' solo una fuga, e'anche una coraggiosa denuncia.
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boffese
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domenica 13 aprile 2008
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l'eta' dell'ignoranza
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l'eta' barbarica, si sarebbe dovuto chiamare l'eta' dell'ignoranza. la nostra distribuzione italiana, per ragranellare qualche soldo in piu', ha deciso cambiando il titolo e la locandina,di creare una specie di seconda puntata del bel film e piu' quotato le invasioni barbariche. alla fine lo scarso incasso non ha dato ragione ai nostri "furbi" distributori. parlando del buon film di arcand, a me a tratti e' riuscito a divertire e a far arrabbiare, come penso fosse lo scopo del regista nel raccontare questa nevrotica storia canadese,fatta di personaggi al limite dell'esaurimento. questo gia' basterebbe a dargli un giudizio positivo,perche tutto questo e' collegato da una sceneggiatura sottile e divertente.
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l'eta' barbarica, si sarebbe dovuto chiamare l'eta' dell'ignoranza. la nostra distribuzione italiana, per ragranellare qualche soldo in piu', ha deciso cambiando il titolo e la locandina,di creare una specie di seconda puntata del bel film e piu' quotato le invasioni barbariche. alla fine lo scarso incasso non ha dato ragione ai nostri "furbi" distributori. parlando del buon film di arcand, a me a tratti e' riuscito a divertire e a far arrabbiare, come penso fosse lo scopo del regista nel raccontare questa nevrotica storia canadese,fatta di personaggi al limite dell'esaurimento. questo gia' basterebbe a dargli un giudizio positivo,perche tutto questo e' collegato da una sceneggiatura sottile e divertente. peccato solo ,che il gioco tra finzione e realtà(inizialmente divertente)sia stato portato un pò troppo oltre.
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