fabio 10
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sabato 7 marzo 2009
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un horror capolavoro
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A me questo film è piaciuto tantissimo. Non riesco a capire come a molti non sia piaciuto. Non è il solito horror alla "saw" o alla "hostel" dove non c'è un minimo di originalità , dove si vedono solo scene truculente che dovrebbero attirare il telespettatore , senza seguire alcun filo logico. Questo film è in grado di creare un'enorme dose di angoscia e paura , mi è piaciuto veramente tanto , addirittura l'ho preferito a horror come "hostel" , "rec" e "saw" . Lo consiglio perchè se cercate la paura e la pura angoscia questo è il film giusto.
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marco panichi
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giovedì 1 gennaio 2009
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quando il troppo diventa troppo
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Il film non racconta una storia, un concetto o anche solo un emozione. cerca solo di superare i precedessori dai quali trae ispirazione e che "scopiazza" a volte in maniera molto evidente:
- "L'odio" per quanto riguarda le problematiche etniche della parigi attuale
- "Hostel" per le torture perpetrare a danno dei personaggi e per l'escamotage dell'esca sessuale per intrappolare gli stessi
- "Non aprite quella porta" per il concetto di famiglia cannibale vogliosa di carneficina
- "28 giorni dopo" per la musica (sfacciatamente simile) e per l'atmosfera che si crea quando la ragazza viene rasate a tre quarti del film
- "Sheitan" per il fatto della nascita imminente, per l'atmosfera campagnola e i membri handicappati della famiglia.
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Il film non racconta una storia, un concetto o anche solo un emozione. cerca solo di superare i precedessori dai quali trae ispirazione e che "scopiazza" a volte in maniera molto evidente:
- "L'odio" per quanto riguarda le problematiche etniche della parigi attuale
- "Hostel" per le torture perpetrare a danno dei personaggi e per l'escamotage dell'esca sessuale per intrappolare gli stessi
- "Non aprite quella porta" per il concetto di famiglia cannibale vogliosa di carneficina
- "28 giorni dopo" per la musica (sfacciatamente simile) e per l'atmosfera che si crea quando la ragazza viene rasate a tre quarti del film
- "Sheitan" per il fatto della nascita imminente, per l'atmosfera campagnola e i membri handicappati della famiglia.
cio' premesso, il film ti segue come un cagnolino macabro che saltella per farsi notare, con giochi grotteschi all'estremo.
cio' nonostante, il film rivela una regia discreta ed ottimi mix di luci-sonoro-ambientazioni oltre a qualche istante degno di nota. se solo i creatori della pellicola si fossero emancipati dai sentieri già battuti e ribattuti...
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angelo moroni
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venerdì 13 marzo 2009
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un film epico
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Credo che Frontiers. Ai confini dell’Inferno meriti di entrare negli annali della cinematografia horror, ma direi della storia del Cinema in generale, anche perché, dopo questo capolavoro franco-svizzero, credo sia ora di finirla di confinare il genere in una nicchia, in una specie di club per collezionisti di feticci sui generis, come se non fosse solo e semplicemente ‘cinema’. Frontiere, appunto, nicchie, confini della cinematografia che il film di Xavier Gens deliberatamente si pone l’obiettivo di rompere in modo violento e corrosivo, trasmettendo un messaggio chiaro e tondo al mondo del cinema (forse in particolare a quello statunitense), e non solo agli attoniti spettatori. Attoniti perché Gens dilata i canoni del genere horror a tal punto da superare le “normali aspettative” di un’amante di questo filone.
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Credo che Frontiers. Ai confini dell’Inferno meriti di entrare negli annali della cinematografia horror, ma direi della storia del Cinema in generale, anche perché, dopo questo capolavoro franco-svizzero, credo sia ora di finirla di confinare il genere in una nicchia, in una specie di club per collezionisti di feticci sui generis, come se non fosse solo e semplicemente ‘cinema’. Frontiere, appunto, nicchie, confini della cinematografia che il film di Xavier Gens deliberatamente si pone l’obiettivo di rompere in modo violento e corrosivo, trasmettendo un messaggio chiaro e tondo al mondo del cinema (forse in particolare a quello statunitense), e non solo agli attoniti spettatori. Attoniti perché Gens dilata i canoni del genere horror a tal punto da superare le “normali aspettative” di un’amante di questo filone. Lo spettatore si sente come trasportato in un universo parallelo, in un’altra dimensione, allestita in modo preciso e certosino, facendo un uso sempre sapiente della fotografia, delle luci, del suono e delle musiche, del ritmo narrativo, nonché dello stile recitativo degli attori. La fotografia di Laurent Bares avvolge l’occhio come un velluto seduttivo e non lo lascia andare fino alla fine, costringendolo però a guardare in questo universo parallelo e inquietante in cui il regista ci proietta senza chiederci il permesso. E si tratta nientemeno della dimensione quasi-irrapresentabile della disumanità insita nell’umano. Non a caso infatti Gens fa ricorso a figure storiche definite come il “nazismo”, obbligandoci paradossalmente anche a un esercizio etico e di memoria di ciò che siamo, delle origini disumane e maligne dell’Europa. Non sono per niente d’accordo, infatti, con quei recensori che trovano collegamenti di varia natura tra questo film e altri come Hostel o la serie di Saw. Solo una lettura banalizzante e superficiale può consentire un tale accostamento. Frontiers possiede una profondità epica tutta particolare, imparagonabile a qualsiasi altro film horror che abbia potuto vedere finora. E la scelta coraggiosa e senza mezzi termini di Gens, di produrre un film senza alcuna censura rispetto alla violenza spaventosa e alla repellenza delle scene, non fa che aumentare il suo talento e la sua maestria. Forse solo il Tobe Hooper di Texas Chainsaw Massacre (1974) e la sua capacità rivoluzionaria di farci toccare con mano la tragicità dolente e terrorizzante della ben nota famiglia di Leatherface, possono essere indicati come eventuali elementi ispiratori. Ma anche in questo caso si tratta solo di un rimando, di uno spunto, sul quale poi Gens produce invenzioni del tutto personali, che raggiungono livelli di raffinata poesia visiva horror-splatter (basti pensare solo a una delle scene iniziali in cui la vecchia nonna della famigliola cannibale viene “amorevolmente” imboccata; segue subito inquadratura della gola della nonna, dalla cui tracheotomia fuoriesce un vomitevole roseo liquame). “Frontiers” è un film da vedere proprio perché spaventa, inchioda alla poltrona ed espone a qualcosa di eccessivo che è dentro di noi, dentro la nostra umanità di spettatori. Se non volete guardarvi allo specchio, e sentirvi per questo spiazzati e sconvolti dalla vostra immagine, state a casa a leggere un buon libro. In caso contrario Frontiers vi aspetta sul confine.
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gus da mosca
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sabato 17 maggio 2008
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arbeit macht frei
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Una lunghissima serie di corte sequenze di azione violentissima, tecnicamente realizzate con grande abilita'. Con grande efficacia si propongono allo spettatore immagini penetranti, subliminali (esteso l'uso della high-frame-cam), con un'azione fulminea, esplosa e poi dissezionata per rendere i secondi lunghi ed angoscianti. Niente tensione, solo violenza pura esplicita ed in primissimo piano, caricata dall'uso eccelso di luce e colore e da colonna sonora e fotografia a tratti molto convincenti. Il sangue scorre, sgocciola, schizza in studiati ralenti, cola e si allunga in bave spesse e pendenti da ogni orifizio del volto, richiedendo allo spettatore una buona propensione per situazioni di genuino e schietto sadismo.
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Una lunghissima serie di corte sequenze di azione violentissima, tecnicamente realizzate con grande abilita'. Con grande efficacia si propongono allo spettatore immagini penetranti, subliminali (esteso l'uso della high-frame-cam), con un'azione fulminea, esplosa e poi dissezionata per rendere i secondi lunghi ed angoscianti. Niente tensione, solo violenza pura esplicita ed in primissimo piano, caricata dall'uso eccelso di luce e colore e da colonna sonora e fotografia a tratti molto convincenti. Il sangue scorre, sgocciola, schizza in studiati ralenti, cola e si allunga in bave spesse e pendenti da ogni orifizio del volto, richiedendo allo spettatore una buona propensione per situazioni di genuino e schietto sadismo. All'estetica sadica che permea questo film, si accompagna il "buon gusto" di uno script maldestramentre furbesco, che accosta ad ammiccamenti al "cannibalismo da zombi", compiaciute immagini, irresponsabilmente e scandalosamente simili a quelle dei lager nazisti (..se la provocazione serve solo a fare botteghino, meglio evitarla). Se volete vedere in una sola volta decine e decine di sequenze rivoltanti, attinte dai piu' recenti massacri di adolescenti e riproposte con maestria, questo film fa per voi. Preferisco vedere gli originali, anche se non nego che, con questo taglia-e-incolla, Xavier sia riuscito a mettere insieme i 90 minuti tutto-sangue piu' efficaci e realistici degli ultimi 10 anni. Ma col pietoso script che si e' scritto, anche quello taglia-e-cuci, e con la mania di copiare tutto si e' bruciato parecchie delle mie stelle.
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andrea b
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martedì 26 ottobre 2010
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palesemente ispirato alla casa dei 100 corpi
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All' inizio questo film sembra parlare dei disordini francesi durante i quali è stato girato ma va col diventare un horror.Palesemente ispirato alla casa dei 100 corpi non convince mai del tutto con qualche buona scena che si presenta come teatrale.Non mancano le solite torture e il cannibalismo ormai sin troppo scontato degli assassini che non lascia spazio a niente di originale.Non proprio eccelsa la colonna sonora che però sa dare la giusta tensione prima dei massacri.
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andrej
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lunedì 13 marzo 2017
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dalla padella nella brace
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La frase del titolo e' quella che a mio avviso meglio puo' riassumere la tragica vicenda dei protagonisti che, fuggendo dai guai in cui si sono messi in patria, si vanno a cacciare in altri guai ben peggiori. Il film e’ un buon thriller a tinte molto forti che ricorda parecchio il primo e gli ultimi film della serie “Non aprite quella porta”. Trama semplice, lineare; spettacolari scene di azione e violenza; bravi tutti gli attori, molto calati nel proprio ruolo e sempre convincenti. Carina e simpatica la protagonista femminile, con la quale e’ impossibile non simpatizzare e che costituisce un ulteriore, forte elemento di coinvolgimento spettacolare.
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La frase del titolo e' quella che a mio avviso meglio puo' riassumere la tragica vicenda dei protagonisti che, fuggendo dai guai in cui si sono messi in patria, si vanno a cacciare in altri guai ben peggiori. Il film e’ un buon thriller a tinte molto forti che ricorda parecchio il primo e gli ultimi film della serie “Non aprite quella porta”. Trama semplice, lineare; spettacolari scene di azione e violenza; bravi tutti gli attori, molto calati nel proprio ruolo e sempre convincenti. Carina e simpatica la protagonista femminile, con la quale e’ impossibile non simpatizzare e che costituisce un ulteriore, forte elemento di coinvolgimento spettacolare. Unico neo, il particolare del patriarca nazista, che nel contesto in cui si trova mi pare alquanto forzato, inopportuno e talvolta persino involontariamente umoristico: parla con un accento tedesco alla Sturmtruppen e delira di “sangue puro” per una famiglia peggio di quella degli Addams, dove uno normale non si trova a pagarlo a peso d’oro (l’unica donna che abbia procreato e’ gobba, il marito e’ un ciccione obeso e ritardato, i loro figli dei piccoli mostri relegati nei sotterranei, le due donne che parrebbero piu’ “normali” sono due psicopatiche ninfomani assassine e i due uomini restanti sono pazzi criminali e fisicamente, alla faccia della purezza della razza ariana, paiono molto piu’ arabi dei loro malcapitati “ospiti” algerini). Insomma, anche se il particolare dei nazisti cannibali a qualcuno e’ piaciuto, a me pare davvero un passo falso della sceneggiatura che, volendo aggiungere un ulteriore tocco di drammaticita’, finisce per strafare e ottenere l’effetto contrario. Per fortuna tuttavia non si tratta di un particolare di primaria importanza, per cui il danno e’ limitato. A parte questo, tutto funziona a meraviglia, tenendo lo spettatore incollato alla poltrona dal primo all’ultimo minuto della pellicola e facendo di questo film un classico imperdibile per gli amanti dei thriller d’azione violenta.
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marco padula
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martedì 24 febbraio 2009
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un bagno di sangue realistico.
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Certo, non sapremo mai se situazioni così spaventose si verificano davvero nella vita di tutti i giorni. Sta di fatto, però, che il regista Gens si è dimosrato in grado di narrare una storia tutto sommato verosimile e dai contorni realistici.
Qui, il termine di differenziazione con le altre pellicole appartenenti al genere "torture movie", è dato da una forte critica contro l'estremismo di destra dei nostri giorni e contro il nazismo del tempo che fu. Dunque, il valore aggiunto è di stampo ideologico.
L'ideale domanda cui risponde Gens nel film è :"Un ex gerarca nazista che ha posto in essere ogni genere immaginabile di nefandezze ai danni di esseri umani, qualora si presentassero condizioni favorevoli, continuerebbe indisturbato a seviziare, torturare, umiliare, uccidere nei modi più efferati?"
Ovviamente, alla domanda Gens risponde affermativamente, anche perchè viviamo oggi in un mondo tanto violento che è preferibile astenersi dalla procreazione (come afferma la protagonista ad inizio film).
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Certo, non sapremo mai se situazioni così spaventose si verificano davvero nella vita di tutti i giorni. Sta di fatto, però, che il regista Gens si è dimosrato in grado di narrare una storia tutto sommato verosimile e dai contorni realistici.
Qui, il termine di differenziazione con le altre pellicole appartenenti al genere "torture movie", è dato da una forte critica contro l'estremismo di destra dei nostri giorni e contro il nazismo del tempo che fu. Dunque, il valore aggiunto è di stampo ideologico.
L'ideale domanda cui risponde Gens nel film è :"Un ex gerarca nazista che ha posto in essere ogni genere immaginabile di nefandezze ai danni di esseri umani, qualora si presentassero condizioni favorevoli, continuerebbe indisturbato a seviziare, torturare, umiliare, uccidere nei modi più efferati?"
Ovviamente, alla domanda Gens risponde affermativamente, anche perchè viviamo oggi in un mondo tanto violento che è preferibile astenersi dalla procreazione (come afferma la protagonista ad inizio film).
E' così che assistiamo ad una vorticosa girandola di violenza esasperata ed estrema che giunge al parossismo.
Violenza chiama altra violenza. Morte chiama morte. Il non troppo velato cannibalismo della "famiglia" guidata e comandata dal "padre" è solo un corollario conseguente alla follia che ha caratterizzato la sua esistenza in tanti anni. Carne umana messa sotto sale, in conserva, come fosse carne di maiale, pronta alla degustazione.
Prima il bagno di sangue (a litri), poi la pioggia finale che assume una valenza quasi catartica.
Un film nauseante, disturbante, a tratti fastidioso nella rappresentazione delle efferatezze mostrate con dovizia di particolari.
Sicuramente una chicca immancabile nella videoteca personale degli amanti dello "slasher" e del "gore".
Si astengano assolutamente i deboli di stomaco.
Non è un caso se è vietato ai minori.
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(di danilo nuciano)
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shining
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giovedì 11 giugno 2009
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complimenti
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un alto tasso di scene splatter e una storia tristissima sono gli ingredienti di questo piccolo capolavoro francese. comunque, gia tutto visto: non aprite quella porta, hostel, the descent sono stati sviscerati, saccheggiati e omaggiati ma sapientemente ricuciti in un lungometraggio che merita davvero un'occhiatina. il film è una critica contro il partito francese di estrema destra (all'inizio vi sono scontri tra la polizia locale e coloro che non approvano il governo estremista, mentre successivamente i protagonisti si imbatteranno su una famiglia nazista, ahimè pure loro sono di estrema destra!!) La famigliola nonapritequellaportiana è composta da 6 pazzi, tutti bravissimi nei ruoli (soprattutto il Padre Von Geisler, interpretato dal bravo jean pierre jorris, che ogni volta che parla di "zangue puro" mette i brividi!!) in questa pellicola la violenza è portata a livelli estremi è la protagonista jasmine (karina testa) recita in maniera impeccabile, rendendo realistico anche l'irreale.
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un alto tasso di scene splatter e una storia tristissima sono gli ingredienti di questo piccolo capolavoro francese. comunque, gia tutto visto: non aprite quella porta, hostel, the descent sono stati sviscerati, saccheggiati e omaggiati ma sapientemente ricuciti in un lungometraggio che merita davvero un'occhiatina. il film è una critica contro il partito francese di estrema destra (all'inizio vi sono scontri tra la polizia locale e coloro che non approvano il governo estremista, mentre successivamente i protagonisti si imbatteranno su una famiglia nazista, ahimè pure loro sono di estrema destra!!) La famigliola nonapritequellaportiana è composta da 6 pazzi, tutti bravissimi nei ruoli (soprattutto il Padre Von Geisler, interpretato dal bravo jean pierre jorris, che ogni volta che parla di "zangue puro" mette i brividi!!) in questa pellicola la violenza è portata a livelli estremi è la protagonista jasmine (karina testa) recita in maniera impeccabile, rendendo realistico anche l'irreale. frontiers è gia visto, frontiers è una storia tutta nuova
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(di epidemic)
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gus da mosca
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venerdì 7 novembre 2008
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l'oltraggiosa estetica del sangue.
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La cinematografia francese si e' conquistata uno spazio di rilievo nel genere gore con una serie di opere molto diverse tra loro, tutte con un comune modo di raccontare la violenza. Il "sociologico" violentissimo Frontieres, il "reazionario" violentissimo Haute Tension, il "deviato" violentissimo "Calvaire", il "sadico" violentissimo "Martyrs", l' "oltraggioso" violentissimo "A l'interieur". Questi film costituiscono un'evoluzione tutta francese del film di violenza, con una originalita' che lo distingue dal filone americano. I "francesi" coniugano contenuti sociali ed etici estremi, con parallele estreme situazioni di violenza, mantenendo separati i 2 aspetti, anzi creando "scadalosi" contrasti: come in questo film, con l'accostamento di un realistico quadro sociale di disadattamento giovanile a surreali ed esasperanti scene di tortura esplicita e cannibalismo.
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La cinematografia francese si e' conquistata uno spazio di rilievo nel genere gore con una serie di opere molto diverse tra loro, tutte con un comune modo di raccontare la violenza. Il "sociologico" violentissimo Frontieres, il "reazionario" violentissimo Haute Tension, il "deviato" violentissimo "Calvaire", il "sadico" violentissimo "Martyrs", l' "oltraggioso" violentissimo "A l'interieur". Questi film costituiscono un'evoluzione tutta francese del film di violenza, con una originalita' che lo distingue dal filone americano. I "francesi" coniugano contenuti sociali ed etici estremi, con parallele estreme situazioni di violenza, mantenendo separati i 2 aspetti, anzi creando "scadalosi" contrasti: come in questo film, con l'accostamento di un realistico quadro sociale di disadattamento giovanile a surreali ed esasperanti scene di tortura esplicita e cannibalismo. Negli "horror americani" invece la violenza e funzione dello script o viceversa lo script e' una scusa per il compiacimento violento, comunque i 2 elementi convivono in una simbiosi mai dissociata. La "dissociazione" tra gesto e pensiero crea nei film francesi situazioni schizoidi, che li fanno scivolare sul piano psichiatrico, sia come situazioni che come argomenti. Calvaire e' la piu' "sobria" delle carneficine citate, ma sicuramente quella sessualmente piu' deviata. Nei film successivi la violenza sale vertiginosamente a livelli insopportabili, mentre la componente di devianza sessuale rientra nella "normalita'". "Haute Tension" oltraggia lo spettatore facendo coincidere diversita' sessuale e devianza mentale. "A l'interieur" nausea lo spettatore con oltraggiosi spappolamenti e squartamenti. "Martyrs" e "Frontieres" analizzano con compiacimento la tortura fisica. L'inflazionata e ripetitiva cinemotagrafia di genere americana, spesso senza cervello, e' commerciale nelle immagini, industriale negli effetti (con shock provocati coi boati del surround), quasi sempre grottesca. Invece questa francese e' sempre drammatica, usa una fotografia spesso perfetta, commenti sonori accattivanti: lo spettatore resta smarrito, sopraffatto dall'orrore. Un cinema per adulti che fa riflettere e merita un'attenzione (almeno tecnica ed in qualche caso di contenuti), che normalmente non si dedica a questo genere di film trash "per ragazzini".
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(di danny)
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[+] cinema come fonte di dibattito nel 2008
(di danny)
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[+] haneke o il lato sadico che disconosciamo.
(di gus da mosca)
[ - ] haneke o il lato sadico che disconosciamo.
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