La ragazza del lago

Che siamo circondati dal dolore è sacrosanto,vero pure che la ricca provincia italiana dietro all'opulenza nasconde scheletri da far impalliddire,ma che tutto il dolore del mondo si trovi in un paesino friulano sembra un pò troppo. Non c'e' una famiglia ''normale'' nel racconto,tutte hanno o hanno avuto a che fare con qualcosa di malato:il papà paralitico dello scemo del villaggio,il papà morboso della vittima ,la coppia scoppiata del bimbo autistico morto prematuramente,il fidanzato platonico della vittima,il commissario che ha la moglie al manicomio,la vittima stessa malata all'ultimo stadio,sembra tutto tirato per i capelli. Anche il commissario tormentao che capisce il dolore perchè ci convive sembra già sentito e visto da qualche parte. Tutto il film procede su clichè e forse è questo che lo rende fascinoso e tiene lo spettatore fermo sulla sedia per tutto il tempo quasi senza fiatare. Ma quello che intriga non è tanto sapere chi ha ucciso la ragazza,quanto invece perchè lo ha fatto? Tutti avrebbero potuto farlo,ma tutti in fondo non avevano una ragione valida e sufficiente. Non convince infatti il movente del reo confesso, non convince il commissario,ma non convince neanche noi.Si può uccidere qualcuno perchè ci ha visto mentre non soccorevamo nostro figlio nell'atto di strozzarsi? Ma quello che interessa al regista è raccontare le nostre angoscie quotidiane,contemporanee,quelle che generano i mostri tipo Novi ligure,Garlasco,Erba e compagnia bella. Siamo malati, insomma ed è questa la parte più riuscita del film.