L'Enfant - Una Storia d'Amore |
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Un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne.
Con Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Déborah François, Jérémie Segard, Fabrizio Rongione
Titolo originale L'enfant.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 95 min.
- Francia, Belgio 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 dicembre 2005.
MYMONETRO
L'Enfant - Una Storia d'Amore
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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l'enfantdi hripsimèFeedback: 0 |
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sabato 7 gennaio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una telecamera sottolinea due adolescenti in movimento per un'anonima quanto grigia città. Un perpetuo moto, una telecamera che segue muovendosi anch'essa, come a cercare di non perdere neanche un gesto appena abbozzato, questi nostri protagonisti. Due ragazzi si ritrovano ad essere genitori, senza aver veramente pensato alle enormi responsabilità che il gesto richiede. Ed è proprio con la nascita del piccolo che si creano le differenze, fra una ragazza/donna che scopre l'istinto materno ed un ragazzo/padre preda degli eventi cui non riesce a conferire il giusto valore. Interessantissima la rete di legami che incatena questi nostri protagonisti "dannati". Il ragazzo che non sente istinti paterni verso il nascituro decide di redimersi quando il suo piccolo collega di furti viene arrestato. Sta qui il fulcro della storia, che segue le orme del ragazzo, un incredibile Jérémie Renier, protagonista principale della storia. E' lui la figura cardine, ben scolpita e profondamente umana. Tutto si snoda da lui, che coi suoi pensieri ci comunica qualcosa di estremamente scioccante, impossibile da rendere con le parole. Un viso tranquillo e remissivo e proprio per questo assolutamente adatto a raccontarci l'andamento di questo moto apatico verso una nebbia che ci impedisce di vedere l'oltre. Con tutti gli attori che tentano di comunicarci qualcosa è lui che esce vincente con il suo silenzio ed il suo disinteresse a farsi personaggio. Ma forse la vera protagonista della storia è la telecamera, che con assoluta assenza di giudizio si limita a rendere i fatti nudi e crudi. Non è un documentario ma potrebbe. L'assenza quasi totale di musica rende ancora più significative le poche melodie inserite nel testo, come una musica classica che la madre tenta di mettere in macchina per far addormentare il figlio e che il padre subitamente spegne. Finchè tutto non diventa un gioco, fra un continuo accendere e spegnere la radio. Seppure con una base che molto coincide col documentario, questo film percorre un filone di segni che indicano un sottotesto, forse ciò che i protagonisti non vogliono dirci. Il finale è un momento magico, forte e significativo, con due visi privi del cerone che permea i perfetti personaggi del cinema e che ci mostrano una nudità dell'amore per questo tanto più commovente. E' quasi imbarazzante vedere questi due giovani che piangono accarezzandosi il viso e che con assoluta onestà ci fanno capire che sono soli nel loro dolore, escludendoci con quell'abbraccio, quasi ricordandoci che siamo solo degli spettatori, voyeurs paganti in una scena privata. Il film presenta innumerevoli prospettive da cui analizzare la storia, il ragazzo, la telecamera e la città. Una città grigia, come velata da un vento che possiamo quasi palpare, da uno smog che possiamo sentire penetrarci nelle narici. Anche le scene, seppur rare, di interni mantengono questo filone, a ricordarci la mediocrità, altro elemento portante del film
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