Cinderella Man - Una ragione per lottare

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Un film di Ron Howard. Con Russell Crowe, Renée Zellweger, Connor Price, Paul Giamatti, Boyd Banks.
continua»
Titolo originale Cinderella Man. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 144 min. - USA 2005. uscita venerdì 9 settembre 2005. MYMONETRO Cinderella Man - Una ragione per lottare * * * 1/2 - valutazione media: 3,92 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Emanuela Audisio

Il Venerdì di Repubblica

Sul ring si va da soli, ma c’è chi è capace di combattere per tutti. Quando capita, la boxe diventa bella e miserabile. La Grande Depressione tolse lavoro a tredici milioni di americani. E sali pure lì, sul quadrato. Portandosi via tanta America. Cinderella Man è un film su un uomo che perse tutto, tranne la voglia di farcela. E Hollywood sa sempre come far vincere quelli che abbassano le braccia. Russell Crowe è il gladiatore alla rovescia. «Ci siamo picchiati così sul serio durante le riprese che ero sempre indolenzito. Mi è piaciuto interpretare Braddock, perché è riuscito ad essere un eroe normale, un uomo attaccato alla famiglia, capace di cadere e di rialzarsi». Già, la gloria di una bistecca. Anche il regista, Ron Howard, ha confessato la sua ossessione per la Grande Depressione che affamò le città americane: «Vorrei ricordare che i poveri non sono scomparsi, esistevano una volta e ci sono anche oggi. La nostra società è fragile, basta una crisi, e tutto può andare all’aria». La Fandango ora pubblica il libro Cinderella Man, di Michael C. DeLisa, sul pugile che mischiò il destino con quello dell’America.
James J. Braddock, a fine anni Venti, aveva tutto per scalare li mondo, forse solo il mitico Babe Ruth dei New York Yankees era in un momento più fortunato. Alto più di un metro e ottanta, 72 chili e mezzo di peso, Braddock aveva cominciato a battersi tardi, a l8 anni, ma con l5mila dollari a incontro mise in banca un bel gruzzolo. Contro Joe Monte «testa di ferro», Braddock si fratturò la mano e prese tre mesi di riposo. Ma la frattura non si ricompose.
Era necessario rompere di nuovo e risistemare. Il dottore voleva mille dollari. Troppi. Così Gould, il manager di Braddock, lo fece ricombattere. Quando il suo pugile vinse e fu attraversato da una fitta di dolore al braccio, il manager esultò: la mano era rotta e lui aveva risparmiato sul dottore. Braddock lottò per il titolo contro Loughran, finì a pezzi, con un occhio sanguinante, ma con 17 mila dollari. Un piccolo capitale visto che un reddito annuale medio era di 730 dollari e solo di 253 per un contadino. Investì i soldi in una società di taxi e in una bar clandestino. Nel ‘29 la borsa di New York crollò e ammazzò il Paese, Braddock vide svanire il suo denaro. Cominciò daccapo, si trasferì in un sottoscala, nell’estate del ‘29 fu sconfitto per il titolo dei massimi leggeri, continuò, ma male, perse 16 combattimenti su 26.
L’America toccava il fondo, Braddock pure. Con la mano spesso ferita non poteva dare il meglio e fu squalificato per mancanza di impegno. Si fece ancora male al metacarpo destro. Ormai aveva bisogno di iniezioni di cocaina nelle mani. Il 25 settembre 1933 si frantumò la destra sulla mascella di un ventenne Abe Feldman, polverizzando l’osso. «Sono andato, Joe», confessò all’allenatore. Annunciò il suo ritiro, nessuno se ne accorse. Era un limone strizzato. Scese dal ring e camminò verso il fronte del porto. Cercò lavoro a Hoboken e Weehawken, in New Jersey. Come scaricatore di giorno e stivatore di sera, a 4 dollari al giorno. Nella primavera del ‘34 nessuno si ricordava più il suo nome. Dormiva con moglie e tre figli in uno scantinato, gli avevano staccato gas e luce, il latte non arrivava più. La famiglia Braddock si piegò a chiedere la tessera assistenziale, 24 dollari al mese. Nel ‘34 John Corn Griffin, 22 anni, era considerato l’erede di Jack Dempesy. Gould ottenne l’incontro e corse al porto a cercare Braddock: «Lo trovai che spingeva botti di legno». Alla notizia che avrebbe guadagnato 250 dollari il pugile rispose: «Combatterei anche contro un gorilla». Vinse, ma la rinascita tardò. Tornò al porto. Un anno dopo Braddock rientrò al Madison Square Garden per combattere Max Baer che aveva tolto il titolo dei massimi a Camera. Baer era un playboy scatenato, era stato anche fidanzato con Jean Harlow. Si presentò alla stampa parlando del futuro, della pubblicità girata con Myrna Loy, anche lui avrebbe fatto l’attore. Ai suoi allenamenti invitò Clark Gable, Errol Flynn e John Barrymore. Scherzava, era rilassato, gli chiesero: «E Braddock?». «Trovo divertente che lo considerino un mio avversario». Baer avrebbe vinto, ko nel primo round, nei pronostici era dato dieci a uno. Braddock invece andò a parlare alla radio, raccontò la sua vita al programma di Al Jolson, promise: «Dovranno trascinarmi via per i piedi».
Il giornalista Damon Runyon coniò la frase Cinderella man. L’Uomo Cenerentola. La notizia che il pugile era sotto sussidio divenne pubblica. «Non m’importa di me, ma non potevo lasciare che i miei figli morissero di fame». Gli americani pensarono: se torna a galla lui, perché noi no? Il 13 giugno 1935 «Con ed» che forniva l’elettricità a New York registrò un aumento della domanda: 274.000 kilowatt in più rispetto al consumo normale. La radio era accesa in ogni casa. Mae Braddock mise a letto i tre bambini e si recò di nascosto nella chiesa di St. Joseph per accendere una candela. «Pregai perché mio marito non fosse ucciso». In palio c’era il titolo dei massimi. il campione era Max Baer, che nei primi quattro round non fece molto, Braddock continuò a girargli attorno, a essere sfuggente, evitando i pugni. All’ottavo round Braddock lo colpì al volto con un destro energico. Baer inciampò all’indietro, quasi stordito, ma era una sua pagliacciata, si mise a ridere. Però stava perdendo. Cercò il ko, mollò sette destri consecutivi, ma lo sfidante incassò tutto e reagì con un uppercut. Baer aveva fatto troppo poco e troppo tardi.
L’America dei disperati ce l’aveva fatta. Braddock saliva In cima al mondo. Cosa farai domani? gli chiesero. «Riscuoterò la grana e andrò dal miei bambini». Come prima cosa si fermò in un ristorante, divorò un vassoio di panini e una caraffa di birra. Poi portò 367,24 dollari al direttore della New Jersey Energency Relief Administration, che rilasciò un comunicato: «Il signor Braddock ha restituito per intero l’importo erogato dal fondo per il suo caso». L’America tornava a camminare da sola.
Da Il Venerdì di Repubblica del 26 agosto 2005


di Emanuela Audisio,

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