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"Il Cuore Altrove", passato quasi in punta di piedi in una prima visione televisiva, e' riuscito a donarmi la leggerezza e la malinconia che voleva suggerire.
Un protagonista lunare e improbabile nella suo grande candore (interpretato da Beri Marcore'), cristallizza nel passato degli anni '20 (lontani dalla memoria nei nuovi spettatori) una storia d'amore senza lieto fine.
Un professore romano di liceo trentenne, approda a Bologna per lavoro, in cerca di una donna: si innamorera' della persona piu' sbagliata e ritornera' alla sua vita.
Quasi ci stupisce, leggermente commossi dal finale, il suo sorriso ed la sua baritonale voce che echeggia per le vie di Bologna, ancora rammaricati dall'assenza di un lieto fine che immancabilmente si faceva aspettare.
Il sorriso finale e' simile al sorriso del Woody Allen di Manhattan, per l'avere amato, l'avere perso l'amore, ma avere comunque (meglio tardi che mai) assaporato la bellezza di una donna e quindi della vita stessa.
Se l'Arte tende a sopperire alle mancanze della realta', non sempre la felicita' riesce ad avere la stessa poesia del ricordo e del rimpianto. E di ricordi, ma forse senza rimpianti, sara' destinato a continuare a vivere il protagonista, fiero di avere lambito quel tocco di Paradiso che per i piu' e' sempre celato.
Paolo Franchini
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un utente
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venerdì 7 settembre 2012
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grazie mille.
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peccato che una recensione non debba contenere il finale, specie alla terza riga. peccato, davvero, perché ci saremmo commossi tutti volentieri. Immancabilmente, dici, il lieto fine si fa aspettare: non più, dopo averti letto. La prossima volta limitati al giudizio o non scrivere nulla, perché così non sei di certo di aiuto.
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d'accordo? |
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