ymir steinar
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mercoledì 22 agosto 2007
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horror d'analisi sociale
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28 giorni dopo aver avuto un incidente in bicicletta, il giovane Jim si sveglia in ospedale. E' solo, in una stanza vuota di un ospedale vuoto, in una strada vuota di una Londra vuota. Si scontrerà presto con la terribile verità: un virus ha infettato l'umanità, che condanna le sue vittime a vivere in uno stato di perenne furia omicida. Assieme ad uno sparuto gruppo di sopravvissuti tenterà di dare ancora un senso a tutta questa follia...
28 Giorni Dopo è un'opera emblematica. Se la trama si può banalmente riassumere in un surviror-horror, ovvero in gente che deve solo sopravvivere agli “zombies”, lo stesso non si può dire degli spunti d'analisi che dona alo spettatore un po' più attento. Non fraintendete; volete violenza? C'è.
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28 giorni dopo aver avuto un incidente in bicicletta, il giovane Jim si sveglia in ospedale. E' solo, in una stanza vuota di un ospedale vuoto, in una strada vuota di una Londra vuota. Si scontrerà presto con la terribile verità: un virus ha infettato l'umanità, che condanna le sue vittime a vivere in uno stato di perenne furia omicida. Assieme ad uno sparuto gruppo di sopravvissuti tenterà di dare ancora un senso a tutta questa follia...
28 Giorni Dopo è un'opera emblematica. Se la trama si può banalmente riassumere in un surviror-horror, ovvero in gente che deve solo sopravvivere agli “zombies”, lo stesso non si può dire degli spunti d'analisi che dona alo spettatore un po' più attento. Non fraintendete; volete violenza? C'è. Volete splatter e sangue a secchiate? Ci sono. Volete imbeccate per soffermarvi a pensare? Ci sono anche quelle. Il film è talmente pieno di piccole perle che fan capire non trattarsi solo di un film horror, ma anche di un'analisi sociale della nostra cosiddetta civiltà.
In primo luogo Boyle utilizza una delle nostre più ancestrali paure, un contagio mortale e incontrollabile, per creare uno scenario agghiacciante. Tanto più terrorizzante, quanto più noi inconsciamente sappiamo essere anche piuttosto possibile. Pensiamo all'isteria diffusa ogni volta che un qualche virus sconosciuto inizia a diffondersi tra gli animali. Anche se i casi di infezione umana risultano rarissimi e circoscritti, il mondo fa scattare l'allarme( anche se in larga parte fomentato da forme di terrorismo psicologico dei media). Le scene di Jim che si aggira in una Londra invariata nell'aspetto, ma totalmente disabitata, sono forse più agghiaccianti delle scene sanguinolente.
Il virus stesso, poi, risulta un'azzeccata idea. Non viene data una spiegazione plausibile. All'inizio viene solo banalmente detto che delle scimmie da laboratorio hanno una forma molto forte di rabbia. Punto e basta. Se dal punto di vista scientifico può far sorridere, da punto di vista del film no. Il virus è effettivamente Pura Rabbia, gli infetti sono scossi da spasmi terribili, e il loro solo scopo è uccidere, senza alcuna logica. Pensiamoci; le scimmie infette che vengono bombardate con immagini della violenza senza senso dell'umanità all'inizio del film, e la velocità esagerata con cui il contagio si propaga nell'uomo ( meno di 20 secondi dal contatto col sangue infetto). La cieca follia omicida è colpa del virus, o forse è qualcosa che semplicemente ci portiamo dentro da sempre?
( SPOILER)
I soldati. I soldati rappresentano l'unico barlume di civiltà rimasto in piedi...e non ne esce un quadro molto bello. L'unico che ha un comportamento coerente, l'unico che ha intuito la verità sul contagio, viene trattato dagli altri come uno squilibrato. Gli altri hanno un progetto che rasenta la folle disperazione. Lo spettatore alla fine potrebbe chiedersi chi è il vero folle: gli infetti preda del virus e quindi “senza colpa”, o i soldati che si definiscono normali ma hanno un comportamento disumano?
( FINE SPOILER)
Tecnicamente la pellicola presenta degli effetti poco appariscenti, molto grezzi, ma efficacemente terrorizzanti. Il film ha un aspetto volutamente molto realistico, enfatizzato dall'uso del digitale, e di conseguenza gli effetti visivi non potevano essere esagerati.
28 Giorni Dopo è, a mio avviso, una pellicola da vedere. Un consiglio: negli extra guardate la scena tagliata "hospital dream", un finale alternativo molto più convincente.
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marasara
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lunedì 29 dicembre 2008
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oltre il vomito e il sangue...
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Questo film di Danny Boyle, a metà tra il genere horror e il cosiddetto survivor, si apre con la liberazione di alcune scimmie trattenute in un laboratorio, dove vengono costrette ad osservare di continuo immagini di violenza davanti ad un televisore (come i nosri telegiornali).
Gli animali, infetti da un virus sconosciuto, vengono dunque liberati da parte di un commando di ambientalisti, ignari del danno che stanno per compiere contro l'umanità intera. A differenza di altre pellicole del genere, come per esempio l'americana "Io sono leggenda", non viene fornita una spiegazione scientifica al diffondersi dell'epidemia. Solo le modalità del contagio appaiono abbastanza chiare: basta che l'organismo entri in contatto con un'unica goccia di sangue infetto e nel giro di 20 secondi la malattia si diffonde.
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Questo film di Danny Boyle, a metà tra il genere horror e il cosiddetto survivor, si apre con la liberazione di alcune scimmie trattenute in un laboratorio, dove vengono costrette ad osservare di continuo immagini di violenza davanti ad un televisore (come i nosri telegiornali).
Gli animali, infetti da un virus sconosciuto, vengono dunque liberati da parte di un commando di ambientalisti, ignari del danno che stanno per compiere contro l'umanità intera. A differenza di altre pellicole del genere, come per esempio l'americana "Io sono leggenda", non viene fornita una spiegazione scientifica al diffondersi dell'epidemia. Solo le modalità del contagio appaiono abbastanza chiare: basta che l'organismo entri in contatto con un'unica goccia di sangue infetto e nel giro di 20 secondi la malattia si diffonde. Gli Infetti non sono zombie, quindi immortali, ma comunque sono dotati di forza selvaggia e di una velocità superiore al normale. Non ragionano e non sono in grado di nutrirsi da soli: ciò che li anima non è il puro e bestiale istinto di sopravvivenza, ma solo la smania di distruggere e ammazzare. Al di là del sangue e della deformazione del corpo, quindi, gli infetti sono una metafora del lato brutale e primordiale delle persone: quella violenza cieca e distruttiva che si annida nell'uomo.
Solo poche persone riescono a scampare l'epidemia; uno di questi è Jim, che si risveglia 28 giorni dopo lo scatenarsi dell'infezione in un letto d'ospedale: era in coma in seguito ad un incidente stradale. Ignaro di tutto, Jim si aggira per le strade di una Londra deserta e apocalittica senza credere ai proprio occhi, come in un incubo; riesce a sfuggire a degli infetti solo grazie al provvidenziale aiuto di Selena e Mark, due sopravvissitu come lui che lo mettono al corrente dell'accaduto. La trama da qui in poi si dipana con assoluta imprevedibilità mentre i protagonisti tentano di raggiungere una base militare, la classica ancora di salvezza e civiltà in ogni film apocalittico che si rispetti.
Suggestiva anche la colonna sonora, che non ha il solo scopo di prevedere l'ingresso di un infetto vomitante e bavoso,, ma commuove o diverte: nella scena del supermerato, per esempio, si servono di tutto ciò di cui hanno bisogno liberamente, come in un mondo alla rovescia, o nel paese della cuccagna, su una melodia buffa, da videogioco per bambini.
Molte persone sono rimaste affascinate davani alle suggestive immagini di una Londra senza anima viva e silenziosa, ma hanno trovato banale e lenta la seconda parte del film, ambientata in una villa in cui nove soldati ospitano Jim, Selena e Hana. Invece è proprio in queste scene finali che nulla può essere dato per scontato, dal momento che i soldati, costretti ad un'isolameto assai duro e senza prospettive futur,e dimostrano la brutalità della legge marziale portata ai suoi estremi, cancellando le idilliache speranze di salvezza.
Un'altro aspetto che è stato colto come poco coerente è il profondo cambiamento del protagonista, che da sensibile e spaventato si trasforma in una macchina da guerra, privo di pietà e assetato di vendetta, pur di liberare la sua compagna e la ragazzina, ossia la sua nuova famiglia.Jim che si aggira a torso nudo e coperto del sangue dei soldati che fa fuori uno dopo l'altro ha subito una trasformazione molto profonda ma necessaria, inevitabile per non soccombere. Alla fine risultan quasi irriconoscibile persino per la sua compagna, che scambia la sua foga assassina per quella di un infetto. Jim si disumanizza perchè è disposto a tutto pur di salvare Selena e Hana: il suo incubo non è morire, ma rimanere completamente, irreversibilmente solo.
Infine uno scioglimento felice, andiamo, per una volta , ci sta: non trovano una cura, non salvano il mondo, ma almeno loro ce la fanno. Del resto, la morte truculenta di tutti i protagonisti a volte diventa persino più scontata di un finale "felice", almeno nei film imprevedibili dall'inizio alla fine come questo.
Ciò che però mi ha colpito di più sono i sottintesi, gli spunti e le riflessioni che uno può cogliere, o no, decidendo di farsela un po' sotto e vedere come va avanti con leggerezza. In entrambi i casi è la mancanza di quella morale evidente, grossa come una casa, a dare un punto in più a questa economica produzione europea rispetto alle americanate a effetti specialispecialissimi, ma con poco rispetto per l'intelligenza dello spettatore, che se non gli spieghi in due parole la morale della favola si ricorda solo degli spari e dei mostri.
ultima cosa: scusate la lunghezza!!!
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readcarpet
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giovedì 4 settembre 2008
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28 giorni dopo. e vent'anni avanti
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Segnalo a tutti gli amanti di Io sono leggenda uno dei più recenti precursori del genere apocalittico che temo ci assillerà per un pò di tempo. Lo segnalo sperando che cambino idea…
Jim, ricoverato in ospedale, si risveglia in una Londra deserta, spazzata via da un virus (pare rabbia) che ha infettato quasi tutti. Con i tre superstiti che incontra si reca ad una base militare di Manchester dove risiedono una decina di soldati ben attrezzati alla difesa. Ma non sempre i pericoli sono solo esterni.
Il paragone con il film di Will Smith è inevitabile, dato che l’ispirazione per la trama è data chiaramente dallo stesso libro (“Io sono leggenda” di Matheson). Ma, pur avendo dato impietosamente la precedenza agli americani nella visione, devo dare atto a Boyle di aver disintegrato molto meglio la sua Inghilterra di quanto abbia fatto l’ex Man in Black con New York.
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Segnalo a tutti gli amanti di Io sono leggenda uno dei più recenti precursori del genere apocalittico che temo ci assillerà per un pò di tempo. Lo segnalo sperando che cambino idea…
Jim, ricoverato in ospedale, si risveglia in una Londra deserta, spazzata via da un virus (pare rabbia) che ha infettato quasi tutti. Con i tre superstiti che incontra si reca ad una base militare di Manchester dove risiedono una decina di soldati ben attrezzati alla difesa. Ma non sempre i pericoli sono solo esterni.
Il paragone con il film di Will Smith è inevitabile, dato che l’ispirazione per la trama è data chiaramente dallo stesso libro (“Io sono leggenda” di Matheson). Ma, pur avendo dato impietosamente la precedenza agli americani nella visione, devo dare atto a Boyle di aver disintegrato molto meglio la sua Inghilterra di quanto abbia fatto l’ex Man in Black con New York. Sarà perché a Londra piove sempre, ma gli scenari apocalittici sono molto più credibili di qua dall’Atlantico. Il cielo è grigio, ma non è finto, e diciamocelo, è molto più affascinante (e spettrale) una capitale europea di una metropoli americana deserta.
Partendo da queste premesse, non regge il confronto neanche la rappresentazione degli infetti, qui molto più simili a zombie di Romero (questa si legge dovunque ma cosa ci posso fare se l’ho pensato anche io?!), e quindi anche molto più inquietanti.
E ho anche un aggettivo che mi ronza in testa da quando ho finito di guardare 28 giorni dopo: punk. Sarà la colonna sonora (di livello!), sarà l’aria inglese che mi ricorda i Clash, saranno le esplosioni di violenza e le urla “diverse”… Ma questa è solo un’idea.
E’ sicuramente un prodotto valido, e io, come al solito, penso che il motivo principale sia che quando un regista fa quello che crede più giusto, e non quello che crede possa piacere, il lavoro è molto più valido.
Ad esempio: chi ha mai detto che in un film (horror?) non possano esserci momenti di distensione, quasi umoristici. E non sto parlando di vissuto sarcasmo alla John McClane, sto parlando di un po’ di idillio stile quel mazzolin di fiori!
Sembra che per fare felici gli sbarbi delle multisale, dietro ad ogni angolo si debba nascondere un infetto: con il risultato di rendere terribilmente noioso il tutto (ogni riferimento a Will è puramente casuale). Qui invece i colpi di scena sono veramente tali, in quanto imprevedibili.
In più abbiamo la componente sociale, rappresentata dai soldati, che qui non cito per non rovinare sorprese, anticipando solo che è forse l’unico aspetto che rallenta un po’ il film.
E’ una segnalazione, quindi, che metto più che per pubblicizzare questo film (guardatevelo, su rieducational channel!), per mettere in guardia i pochi superstiti da Io sono leggenda. Se non l’avete ancora visto statene alla larga almeno fino a quando non avrete visto questo. Poi confrontate. Sembra che stia parlando di un virus…
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[+] bell'articolo....
(di francesco2)
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andrea b
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domenica 14 novembre 2010
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il buon horror di boyle
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Un gruppo di animalisti irrompe in un laboratorio in cui vengono praticati degli esperimenti sugli animali riuscendo a liberare delle scimmie portatrici di un pericolosissimo virus.Ventotto giorni dopo un ragazzo in coma di nome Jim si sveglia in una Londra deserta e abbandonata.Boyle si cimenta in un horror che riesce a non cadere nelle solite banalità del genere.Impronta con audace maestria la pellicola sui rapporti umani distogliendoci volontariamente dalla tragica situazione inglese.Ci pone il problema di cosa sia veramente peggio fra essere mangiati dagli infetti oppure subire i soprusi dei soldati.Una buona recitazione viene condita dallo straordinario paesaggio con una colonna sonora ad effetto.
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levo95
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martedì 14 giugno 2011
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il nuovo apocalypse now: boyle meglio di coppola
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28 giorni dopo l'nizio di un'epidemia Jim si sveglia in ospedale. Passeggia solitario per le strade di Londra in un sileno assordante. Viene a contatto con gli infetti, annebbiati mutanti cannibali, mentre scappa viene soccorso da due sopravvissuti con cui comincia un lungo viaggio alla ricerca di un senso alla sopravvivenza. Da questo punto di partenza, già notvole in quanto contiene un raginamento filosofico, ma dal soggetto già visto, Boyle costruisce una strada verso l'inferno. La tensione viene genialmente gicata con l'ausilio della colonna sonora, a dir poco perfetta. Bellissima la scena finale della casa dalla musica azzeccatissima. Il più grande film di Danny Boyle, regista anche del mitico"Trainspotting" e del buon "The Millionaire".
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alex41
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martedì 25 settembre 2012
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il capostipite di un nuovo genere zombie
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Fotografia sporca, effetti speciali splatter, riprese movimentate quasi da film tv, questo "28 giorni dopo" può piacere o non piacere: per molti è sembrato un buon film di zombie mentre per altri una bufala. Io mi trovo esattamente nel mezzo: non lo trovo un capolavoro, anzi in molte scene è piatto, e le scene con gli zombie (anche se volute) sono fatte abbastanza bene, anche se si poteva fare di più, ma tutto sommato è un film godibile con un'ottima atmosfera da film apocalittico, con un ottimo attore protagonista che è l'esordiente Cillian Murphy (vi ricordate lo spaventapasseri di "Batman Begins"?), e un cast di personaggi molto credibili e ben strutturati, da Frank, interpretato impeccabilmente da Brendan Gleeson fino ai marines, che a mio parere se la sono cavata molto bene.
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Fotografia sporca, effetti speciali splatter, riprese movimentate quasi da film tv, questo "28 giorni dopo" può piacere o non piacere: per molti è sembrato un buon film di zombie mentre per altri una bufala. Io mi trovo esattamente nel mezzo: non lo trovo un capolavoro, anzi in molte scene è piatto, e le scene con gli zombie (anche se volute) sono fatte abbastanza bene, anche se si poteva fare di più, ma tutto sommato è un film godibile con un'ottima atmosfera da film apocalittico, con un ottimo attore protagonista che è l'esordiente Cillian Murphy (vi ricordate lo spaventapasseri di "Batman Begins"?), e un cast di personaggi molto credibili e ben strutturati, da Frank, interpretato impeccabilmente da Brendan Gleeson fino ai marines, che a mio parere se la sono cavata molto bene. La colonna sonora è molto buona, e lo stesso vale anche per gli effetti speciali, anche se fatti al computer sono di grande effetto. Questo film inoltre è stato il capostipite di un nuovo genere di zombie: dopo che gli zombie di un certo Romero nel corso degli anni passarono di moda, ecco un esercito di feroci e spietati uomini infetti da una micidiale rabbia: corrono, saltano, urlano, sputano sangue.....fanno veramente paura. Danny Boyle crea un film originale e molto coinvolgente, che nel corso degli anni sarà d'ispirazione per altri film del genere quali "Grindhouse: Planet Terror" o "The Horde". Voto 7/10.
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filippo catani
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venerdì 9 ottobre 2015
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una londra spettrale ed apocalittica
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Londra. Un gruppo di animalisti libera delle scimmie che però erano state infettate con la rabbia per svolgere dei test. Nel giro di 28 giorni Londra e il resto dell'Inghilterra hanno assunto una atmosfera spettrale. Un giovane ragazzo, appena risvegliatosi dal coma, dovrà cercare di sopravvivere.
Ottimo film targato Boyle che si avvale di una fotografia e di una colonna sonora sublimi. Le ricostruzioni di Londra completamente deserta e di una Manchester devastata da un incendio perenne lasciano letteralmente senza fiato. Inoltre un ritmo serrato e un forte senso di angoscia che finisce per attanagliare lo spettatore fanno in modo che non ci si perda nemmeno un fotogramma.
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Londra. Un gruppo di animalisti libera delle scimmie che però erano state infettate con la rabbia per svolgere dei test. Nel giro di 28 giorni Londra e il resto dell'Inghilterra hanno assunto una atmosfera spettrale. Un giovane ragazzo, appena risvegliatosi dal coma, dovrà cercare di sopravvivere.
Ottimo film targato Boyle che si avvale di una fotografia e di una colonna sonora sublimi. Le ricostruzioni di Londra completamente deserta e di una Manchester devastata da un incendio perenne lasciano letteralmente senza fiato. Inoltre un ritmo serrato e un forte senso di angoscia che finisce per attanagliare lo spettatore fanno in modo che non ci si perda nemmeno un fotogramma. Valida la sceneggiatura e niente male anche la scelta del cast. Magari ora gli amanti di The Walking Dead non rimarranno parecchio sconvolti ma questo film è veramente un piccolo gioiello per il genere.
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mystic
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venerdì 1 febbraio 2013
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gli zombie di romero infettano anche danny boyle
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Jim (Cillian Murphy), ragazzo risvegliatosi dal coma dopo 28 giorni, scopre che la popolazione inglese è stata decimata dagli zombie, uomini infettati da un potente virus che a loro volta ne infettano altri. Cercherà di fuggire, anche grazie all'aiuto di nuovi amici, raggiungendo Manchester, ultimo baluardo per la salvezza.
28 giorni dopo è l'ennesima trasposizione cinematografica di una storia quasi scontata in cui gli scenari catastrofici si susseguono in un paesaggio di sconvolgente tristezza. Questa avventura, nuova e vecchia allo stesso tempo, diventa però esteticamente bellissima sotto l'egida di Danny Boyle, coronata dall'ottima fotografia che ha sempre distinto le realizzazioni del regista di The Millionaire.
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Jim (Cillian Murphy), ragazzo risvegliatosi dal coma dopo 28 giorni, scopre che la popolazione inglese è stata decimata dagli zombie, uomini infettati da un potente virus che a loro volta ne infettano altri. Cercherà di fuggire, anche grazie all'aiuto di nuovi amici, raggiungendo Manchester, ultimo baluardo per la salvezza.
28 giorni dopo è l'ennesima trasposizione cinematografica di una storia quasi scontata in cui gli scenari catastrofici si susseguono in un paesaggio di sconvolgente tristezza. Questa avventura, nuova e vecchia allo stesso tempo, diventa però esteticamente bellissima sotto l'egida di Danny Boyle, coronata dall'ottima fotografia che ha sempre distinto le realizzazioni del regista di The Millionaire.
E', senza troppi giri di parole, un classico moderno del genere. Boyle dipinge un Londra abbandonata a se stessa, che riprende con una telecamera sempre partecipe alla scena che descrive inquadrature ora grandangolari, ora oblique. Si tratta di una visione post-apocalittica indimenticabile che ha un impatto visivo più forte della Manhattan in ginocchio di molti disaster-movie hollywoodiani.
"28 Giorni dopo" è sanguinoso, violento, ricalca gli elementi tipici del genere e propone scene angoscianti, persino una chiesa infestata dai mostri di Romero dove anche il prete è stato contagiato dal virus.
La colonna sonora? Bellissima. Il finale? Soddisfa le aspettative. Il lato sconcertante? Il fatto di vedere come, anche dopo anni di cinema horror, sia ancora straziante considerare che i veri mostri non sono gli zombie: quel titolo spetterebbe di diritto all'uomo.
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stephend.
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lunedì 9 aprile 2012
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british zombies
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Nonostante il tema dell’infezione e degli zombie sia uno dei temi più usati (a volte anche abusati) nella storia del cinema horror (Basti solamente pensare al genio di Romero), 28 giorni dopo si caratterizza da subito per le sue inquadrature spettrali (e spettacolari) girate quasi interamente in digitale: da una Londra deserta e abbandonata in cui non può che fare da padrone il silenzio fino al palazzo neoclassico nella campagna di Manchester e alla casetta finale, tutto dà una generale sensazione di vuoto e solitudine.
Per quanto riguarda i personaggi, in generale non risultano particolarmente caratterizzati (ma neanche stereotipati), ma che comunque nei dialoghi sviluppano temi, seppur in modo superficiale, come l’assurdità della violenza in tutte le sue forme, l’insanità mentale causata dalla solitudine, la caduta delle istituzioni e la conseguente anarchia autodistruttiva, la condizione effimera dell’uomo nel contesto dell’universo.
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Nonostante il tema dell’infezione e degli zombie sia uno dei temi più usati (a volte anche abusati) nella storia del cinema horror (Basti solamente pensare al genio di Romero), 28 giorni dopo si caratterizza da subito per le sue inquadrature spettrali (e spettacolari) girate quasi interamente in digitale: da una Londra deserta e abbandonata in cui non può che fare da padrone il silenzio fino al palazzo neoclassico nella campagna di Manchester e alla casetta finale, tutto dà una generale sensazione di vuoto e solitudine.
Per quanto riguarda i personaggi, in generale non risultano particolarmente caratterizzati (ma neanche stereotipati), ma che comunque nei dialoghi sviluppano temi, seppur in modo superficiale, come l’assurdità della violenza in tutte le sue forme, l’insanità mentale causata dalla solitudine, la caduta delle istituzioni e la conseguente anarchia autodistruttiva, la condizione effimera dell’uomo nel contesto dell’universo.
Fiore all’occhiello del film, a mio parere, sono le emozionanti scene in cui Jim irrompe nella base dei soldati in preda al caos causato dagli infetti per salvare Selena e Hannah. Si caratterizzano infatti da un grande climax di inquadrature, rese molto bene con il montaggio, in cui il sangue, la pioggia e la tensione si fondono con il pregevole brano della colonna sonora (d’altra parte eccellente in tutto il film) John Murphy – “In The House – In A Heartbeat” a rendere il tutto una profonda e inesorabile avanzata della morte verso i soldati.
Sebbene quindi 28 giorni dopo non brilli per originalità, si può senz’altro definire un buon film in cui montaggio e colonna sonora immergono lo spettatore nell’atmosfera disastrata e cupa di una semi-apocalisse moderna.
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elgatoloco
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sabato 5 marzo 2016
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efficace, comunque
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Questo"28 days later"risulta un film più che interessante: a parte la situazione di partenza(virus prodotto"in vitro", poi diffuso, per una"fuga"), la metropoli deserta e percorsa inizialmente da un solo protagonista(dove la parola assume una valenza forte, anche se poi si aggiungono altri"attanti", per ovvi motivi, essendo comunque difficile realizzare, a livello pratico e commerciale, un cinema"monologico"e"monologante"), il viaggio legato alla speranza di trovare il"rimedio", il"vaccino", il contravveleno, interessante è poi , soprattutto, lo"svolgimento del tema", dove probabilmente è la scelta del digitale a favorire soluzioni molto interessanti a livello cromatico e anche di inquadratura.
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Questo"28 days later"risulta un film più che interessante: a parte la situazione di partenza(virus prodotto"in vitro", poi diffuso, per una"fuga"), la metropoli deserta e percorsa inizialmente da un solo protagonista(dove la parola assume una valenza forte, anche se poi si aggiungono altri"attanti", per ovvi motivi, essendo comunque difficile realizzare, a livello pratico e commerciale, un cinema"monologico"e"monologante"), il viaggio legato alla speranza di trovare il"rimedio", il"vaccino", il contravveleno, interessante è poi , soprattutto, lo"svolgimento del tema", dove probabilmente è la scelta del digitale a favorire soluzioni molto interessanti a livello cromatico e anche di inquadratura... Decisamente, questo "apocalittico"britannico, realizzato circa un anno(un po'meno, in realtà)dopo l'11 /9/2001 è più che interessante, appunto, per le situazioni complessivamente anti-convenzionali cui dà luogo... Film che non mitizza il"principio speranza"ma non lo anniente; lasciando da parte il fatto che il sequel"28 weeks later", realizzato (non da Boyle)un lustro dopo fornisca, più che "soluzioni", ulteriori sviluppi, il film vale di per sé, senza il bisogno di diventare di per sé un"cult". El Gato
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