Film drammatico che pare voler raccontare una storia di formazione.
L'idea su cui si fonda la sceneggiatura è molto elementare, ma anche di buon effetto, tanto che viene rappresentata con un'ottima riuscita: ci sono chiaramente dei punti carenti e poco realistici che tuttavia non disturbano, in quanto non risaltano particolarmente.
L'impianto narrativo è ben costruito ed ha successo sfruttando l'originale idea di una storia collaterale a quella principale costituita dal giornalista che indaga sui gesti di gratuito altruismo che vengono realizzati.
Gli attori sono molto bravi. Sicuramente bravissimo il piccolo protagonista, già visto in altre pellicole di grosso successo e divenuto ormai uno degli attori bambini più apprezzati ed utilizzati in quegli anni. Le prove di maggiore impegno e talento recitativo sono però offerte dai due protagonisti adulti, Kevin Spacey ed Helen Hunt, e non poteva essere diversamente con due interpreti di questo calibro. I due premi Oscar realizzano due importanti prove attoriali che si segnalano per intensità ed espressività, trovando anche una buona intesa e costituendo in definitiva l'elemento di maggior valore della pellicola.
Da ricordare anche la partecipazione di Angie Dickinson, sempre molto brava.
Insomma sin qui tutto bene, se non fosse che la storia fa continuo ricorso ad elementi tragici molto spinti, evidentemente per cercare di colpire ad ogni costo e commuovere. Tale ricerca ostinata, protratta sino al finale, lascia a tratti perplessi e rischia di far perdere di genuinità alla pellicola.
Ciò posto si deve comunque riconoscere che lo sforzo drammaturgico compiuto coglie nel segno, consentendo il raggiungimento dell'effetto finale ricercato.
L'ultima scena è particolarmente apprezzabile per il coraggioso messaggio di speranza e solidarietà che vuole impartire, nonostante le asprezze della vita e le tragedie che accadono.
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