Eyes Wide Shut |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Nicole Kidman, Tom Cruise, Madison Eginton, Jackie Sawiris.
continua»
Drammatico,
durata 160 min.
- Gran Bretagna, USA 1999.
MYMONETRO
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Irene Bignardi
La Repubblica
Adesso che finalmente Eyes Wide Shut arriva sugli schermi italiani, preceduto dalla non caldissima accoglienza Usa e con tutto il contorno di pettegolezzi e leggende - dall'annunciato remake porno (ma sarà vero?) al licenziamento di un illustre critico americano perché sarebbe stato troppo indulgente nel guardare all'ultima opera di Kubrick - sarà il pubblico a decretare dove il film si colloca: se tra i successi, tra i capolavori, o semplicemente (è la teoria del vostro critico) tra i film mancati che tuttavia non si possono mancare - nel senso che ci sono comunque più cose in un film sbagliato di Stanley Kubrick che nel novanta per cento della produzione corrente delle majors. Dopo tante anticipazioni (e sgombrato il campo dalle aspettative più pruriginose innescate dalla martellante campagna pubblicitaria del film, che è invece, rispetto alla produzione corrente, quasi casto), in occasione dell'uscita italiana resta dunque solo da sintetizzare un punto di vista espresso più volte. Dall'America, a luglio, parlavo della mancanza di emozioni e del senso di artificio intellettuale che esce dal film, del visibile tormento che ha segnato la sua costruzione, rimandata da Kubrick per trent'anni, passata attraverso più collaborazioni (da John le Carré a Candia McWilliams, finite nel nulla), e continuata in una tormentata e claustrofobica lavorazione. Dall'inaugurazione veneziana scrivevo di un film impaginato in maniera impeccabile ma frigido, preoccupato della sua forma e (curiosamente, vista la grandezza del regista) intimidito dalla fedeltà alla sua fonte letteraria: e cioè la novella di Schnitzler, Doppio sogno, datata Vienna 1926, che Kubrick e il suo sceneggiatore (di scarso talento e fantasia) Fréderic Raphael hanno trasportato pari pari, con due scene aggiunte, nella Manhattan di oggi. Questi trent'anni di attesa e di incertezze hanno fatto sì che noi vediamo oggi, probabilmente, l'ombra e la sofferta quintessenza del film che avrebbe fatto il Kubrick quarantenne con l'adesione al tema (la gelosia coniugale, l'intreccio delle fantasie, l'essenza della passione) che un genio di settant'anni, chiuso nel suo mondo, cristallizzato attorno a un'idea dell'amore e dei turbamenti di coppia che in un contesto contemporaneo appare stranamente invecchiata, ha irrigidito in una poco credibile odissea urbana della frustrazione sessuale. Soprattutto non funziona la "diplomazia coniugale" della coppia Nicole Kidman-Tom Cruise, di cui non si avverte per un solo secondo quell'alchimia profonda o quella passione che sole avrebbero giustificato la presenza di un attore senza finezze e mistero come Tom Cruise in un ruolo così centrale: mentre la bellissima signora Cruise è eccessiva e preziosa come uno Stradivari che suoni su uno sfondo di musica da sintetizzatore. Soprattutto, per una volta la fedeltà non paga. Si parla, in questo caso, non della fedeltà che il dottor Hartford e la sua bella moglie Alice infrangono solo nelle fantasie (lei) e nei desideri (lui), ma della fedeltà al testo letterario. La novella del "freudiano" Schnitzler suona datata e imbalsamata nella traduzione troppo diretta che l'ha trasportata dalla Vienna inizio secolo alla New York di oggi, ricostruita in studio. E il colmo di questa visione così artificiosa è la scena dell'orgia su cui si è scatenata la ridicola censura digitale americana: che non riesce a essere né visionaria né onirica, come nelle pagine di Schnitzler e forse nel progetto di Kubrick, ma sembra un misto di Helmut Newton a colori e del carnevale di Venezia. Ma forse la delusione che si prova di fronte a Eyes Wide Shut dipende soprattutto dalle aspettative. Speravamo che Kubrick se ne andasse lasciandoci un capolavoro - ci lascia un film autunnale, levigato, faticoso, che ci tocca solo perché, dietro, vediamo lo sforzo creativo di un genio.
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