pbshelley
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sabato 26 gennaio 2013
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l'ultima lezione di un maestro del cinema
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L'ultima fatica di Kieslowski ci porta al cuore dell'esigenza espressiva che ha animato la sua opera tutta: raccontare storie di gente comune, inserite in scenari quotidiani, indagando i rapporti umani e i dilemmi etici della vita, all'interno e oltre la rete della società. Il regista polacco tratteggia i propri personaggi con pudore ed estrema delicatezza, dapprima attraverso piccoli segni, poi nel concreto delle azioni e delle parole. Prendono corpo due contrastanti idee del mondo, quella di Valentine e quella del giudice: legata, la prima, al concetto laico di fratellanza; la seconda, a una chiusura monadica e rancorosa verso l'esterno; visioni irriducibili una all'altra, radicalmente contrapposte nella prima parte del film, quando il confronto fra i due protagonisti si fa scontro; l'evoluzione del loro rapporto verso una forma di profondo affetto reciproco si muove di pari passo alla presa di coscienza del giudice: la sua sterile e impotente chiusura al mondo viene toccata dalla ingenuità, dalla incapacità di vedere il male, propria della ragazza (“la gente non è cattiva, non è vero”).
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L'ultima fatica di Kieslowski ci porta al cuore dell'esigenza espressiva che ha animato la sua opera tutta: raccontare storie di gente comune, inserite in scenari quotidiani, indagando i rapporti umani e i dilemmi etici della vita, all'interno e oltre la rete della società. Il regista polacco tratteggia i propri personaggi con pudore ed estrema delicatezza, dapprima attraverso piccoli segni, poi nel concreto delle azioni e delle parole. Prendono corpo due contrastanti idee del mondo, quella di Valentine e quella del giudice: legata, la prima, al concetto laico di fratellanza; la seconda, a una chiusura monadica e rancorosa verso l'esterno; visioni irriducibili una all'altra, radicalmente contrapposte nella prima parte del film, quando il confronto fra i due protagonisti si fa scontro; l'evoluzione del loro rapporto verso una forma di profondo affetto reciproco si muove di pari passo alla presa di coscienza del giudice: la sua sterile e impotente chiusura al mondo viene toccata dalla ingenuità, dalla incapacità di vedere il male, propria della ragazza (“la gente non è cattiva, non è vero”). Le storie di Valentine e Auguste sono intrecciate magistralmente senza mai incrociarsi, attraverso sottili analogie e parallelismi tra la vita del giudice in pensione e Auguste stesso: l'amore impossibile fra la ragazza e il giudice si realizzerà infine, in un ideale “passaggio di consegne”, nell'incontro di lei con Auguste (i loro occhi s'incontrano nell'ultima scena).
Centrale, come nel resto della “Trilogia”, la riflessione sul ruolo della tecnologia nella vita degli individui, qui rappresentata costantemente dal telefono, mediatore delle dinamiche relazionale fra i diversi personaggi. Enigmatica la scena conclusiva, aperta – come sempre in Kieslowski – a molteplici interpretazioni: si allude forse al fatto che i protagonisti della Trilogia, hanno saputo, fra i tanti, aprirsi alla vita, cioè amare: in questo senso, le loro storie hanno “meritato” di essere raccontate appunto perché si sono salvati, e non per il Caso: essi hanno propriamente salvato se stessi, scoprendo, attraverso l'inevitabile esperienza del dolore, che l'amore è l'unica possibilità che l'uomo ha di sopravvivere a se stesso, di uscire dal proprio autismo esistenziale: emblematica la vicenda di Julie (“Film blu”), di fatto un Bildungsroman, come d'altronde quella del giudice. Geniale l'ultima inquadratura: rinuncio ad analizzarla in poche righe.
Bellissime e fluidamente aderenti alla struttura narrativa, come sempre, le musiche di Preisner: tema principale – insolitamente in maggiore – un boléro drammatico, non privo di aperture ottimistiche; elegante la fotografia di Sobocinski, punteggiata di rosso tanto all'esterno, dove predilige gli ultimi raggi di sole, quanto negli interni, dove il calore del rosso avvolge gli ambienti e accarezza i volti; fluida, come sempre nella Trilogia, l'immagine; ellittico e allusivo il montaggio di Witta; straordinaria infine l'interpretazione di Trintignant, e convincente anche quella della giovane Jacob.
Un film profondo, toccante, che affronta le tematiche decisive della vita con una leggerezza indicibile, intrisa di delicata malinconica, con straordinaria lucidità e dominio tecnico, fino alle vette della poesia: l'ultima lezione di un maestro autentico e, tristemente, già dimenticato.
(Adatto la voce “Tre colori – Film Rosso” dall'edizione italiana di Wikipedia, per la quale ho curato un lungo commento nel giugno 2011).
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sergio
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venerdì 11 agosto 2006
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destino e amore
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Film Rosso è forse il capolavoro del regista polacco K. Kieslowsky. Contenuto nella trilogia, rosso, bianco, blu, dedicata agli ideali rappresentati dalla bandiera francese, è dei tre, il film dedicato all'amore.
La giovane e bellissima modella Valentine (la bravissima Irene Jacob), ragazza sensibile e tormentata, incontra per caso un affascinante e controverso giudice in pensione, sullo sfondo di una romantica e discreta Ginevra.
Tra i due comincia un sottile, sotterraneo, intenso e discreto gioco di seduzione, basato solo su lunghe e a volte dure e malinconiche conversazioni. I due si scontrano, si mettono alla prova, discutono di temi delicati ed importanti come la giustizia, la verità, l'etica e l'amore: Valentine vive una difficile storia con un ragazzo geloso che non vediamo, ma che sappiamo all'estero.
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Film Rosso è forse il capolavoro del regista polacco K. Kieslowsky. Contenuto nella trilogia, rosso, bianco, blu, dedicata agli ideali rappresentati dalla bandiera francese, è dei tre, il film dedicato all'amore.
La giovane e bellissima modella Valentine (la bravissima Irene Jacob), ragazza sensibile e tormentata, incontra per caso un affascinante e controverso giudice in pensione, sullo sfondo di una romantica e discreta Ginevra.
Tra i due comincia un sottile, sotterraneo, intenso e discreto gioco di seduzione, basato solo su lunghe e a volte dure e malinconiche conversazioni. I due si scontrano, si mettono alla prova, discutono di temi delicati ed importanti come la giustizia, la verità, l'etica e l'amore: Valentine vive una difficile storia con un ragazzo geloso che non vediamo, ma che sappiamo all'estero.
La giovane modella ed il giudice(magistralmente interpretato da J.L.Trentignan)lentamente riescono ad aprirsi l'uno con l'altra, imparano a conoscersi a rispettarsi, riescono a confidarsi il loro dolore.
Valentine ha un fratello minore, Marc, eroinomane, mentre il giudice rimpiange un amore giovanile finito male che lo ha segnato per la vita. Alla fine si scoprono tragicamente simili, ed il sentimento che li lega se non è l'amore, è qualcosa di ugualmente nobile, tenero, profondo ed indissolubile. Il film come tradizione per le pellicole di K. K. ruota soprattutto intorno al tema del destino. Quel sottile ed invisibile filo rosso che lega le vite delle persone rendendole al tempo stesso protagoniste e comparse nelle vite altrui. Valentine è in qualche modo un personaggio, seppure delicato e sensibile, molto intenso e quasi violento. Dalla sua espressione traspare una cupa malinconia, mista a disperazione per l'incertezza di un futuro che la ragazza non vede chiaro davanti a se. Il giudice grazie a lei ritroverà il senso della vita e saprà indicarle la strada e darle fiducia, a sul finale, grazie ancora ad un incredibile colpo del destino, la modella troverà l'amore.
Non bastano le parole per descrivere l'unicità e la bellezza di questo film. La sua atmosfera magica. Poetico, romantico, cupo, intenso. Un capolavoro da vedere e da apprezzare.
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(di marco)
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giulia
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venerdì 10 agosto 2007
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delicatamente triste
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Valantine è una fotomodella dalla vita semplice e un po' tormentata, in cui l'unica compagnia che riceve sembra derivare dal telefono di casa sua, che sovente squilla (e che la lega a Michel, misterioso fidanzato in trasferta a Londra). Davanti a lei vive Auguste, ma i due non si incontreranno mai, vivendo vite parallele. Quando Valentine investirà Rita, un cane pastore, la sua esistenza si incrocerà con quella di un anziano giudice misantropo in pensione; questo incontro si rivelerà particolarmente significativo per le vite di entrambi.
In un intenso gioco di casualità, di richiami e di coincidenze (che coincidenze poi non sono), Film Rosso, l'ultimo della trilogia di Kieslowsky, si scopre essere il più forte e il più carico dei tre episodi, come il colore che rappresenta.
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Valantine è una fotomodella dalla vita semplice e un po' tormentata, in cui l'unica compagnia che riceve sembra derivare dal telefono di casa sua, che sovente squilla (e che la lega a Michel, misterioso fidanzato in trasferta a Londra). Davanti a lei vive Auguste, ma i due non si incontreranno mai, vivendo vite parallele. Quando Valentine investirà Rita, un cane pastore, la sua esistenza si incrocerà con quella di un anziano giudice misantropo in pensione; questo incontro si rivelerà particolarmente significativo per le vite di entrambi.
In un intenso gioco di casualità, di richiami e di coincidenze (che coincidenze poi non sono), Film Rosso, l'ultimo della trilogia di Kieslowsky, si scopre essere il più forte e il più carico dei tre episodi, come il colore che rappresenta. Il finale, poi, lascerà posto ad una sorpresa dal retrogusto delicatamente triste.
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giovedì 4 novembre 2010
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per puro caso...
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Il più "leggero", se così si può definire, film della famosa Trilogia dei Colori di Kieslowsky. Per caso una modella (Irene Jacob) investe un cane. Avrà così modo di conoscere il padrone (Jean-Louis Trintignant), un giudice in pensione che per passare il tempo ascolta le conversazioni telefoniche dei suoi vicini. Ed è l'inizio di un'amicizia che dapprima contrappone decisamente i due protagonisti (lei è contraria a questo meschino passatempo) e poi a poco a poco si rafforza e diventa strumento di conoscenza, aprendo il giudice a confidenze intime mai esternate prima. Chiaro, vede in lei la donna che forse avrebbe potuto amare in gioventù e che gli sarebbe rimasta fedele per tutta la vita. Da parte sua la modella si sente incuriosita e, con il passare del tempo, anche protetta da questo uomo che non vuole decidere nulla, vive in una casa grande ma di poche pretese e in garage ha una vecchia Mercedes che non usa da tempo.
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Il più "leggero", se così si può definire, film della famosa Trilogia dei Colori di Kieslowsky. Per caso una modella (Irene Jacob) investe un cane. Avrà così modo di conoscere il padrone (Jean-Louis Trintignant), un giudice in pensione che per passare il tempo ascolta le conversazioni telefoniche dei suoi vicini. Ed è l'inizio di un'amicizia che dapprima contrappone decisamente i due protagonisti (lei è contraria a questo meschino passatempo) e poi a poco a poco si rafforza e diventa strumento di conoscenza, aprendo il giudice a confidenze intime mai esternate prima. Chiaro, vede in lei la donna che forse avrebbe potuto amare in gioventù e che gli sarebbe rimasta fedele per tutta la vita. Da parte sua la modella si sente incuriosita e, con il passare del tempo, anche protetta da questo uomo che non vuole decidere nulla, vive in una casa grande ma di poche pretese e in garage ha una vecchia Mercedes che non usa da tempo. I dialoghi si fanno sempre più "interessati" l'uno nei confronti dell'altra, un'occasione che entrambi aspettavano. Tra i due protagonisti nasce un rapporto fondato sulla stima reciproca, sulla comprensione e anche sull'amore anche se sono consapevoli di essersi incontrati in un'epoca sbagliata. Straordinario Trintignant quando dice a Irene Jacob -"Questa notte ho sognato... lei."- E bellissima la scena in cui lui esce con l'auto per andare a vedere la sfilata di moda alla quale è stato invitato. Per strada può notare così l'enorme manifesto pubblicitario dove appare la sua giovane, importante amica, che ha portato finalmente un pò di calore e speranza nella sua monotona vita. Il finale, dove Kieslowsky riesce con un artificio unico a fare incontrare i protagonisti dei suoi tre film (Rosso, Bianco, Blu) è tutto da vedere, anche nella sua drammaticità, e riesce a dare un senso di speranza anche dietro gli occhi tristi e disillusi di Trintignant che guarda fuori dalla finestra. - di "Joss" -
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fedeleto
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mercoledì 18 gennaio 2012
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la fratellanza e l'amore
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Valentine e' una fotomodella,vive una vita in solitudine nonostante abbia un ragazzo sempre lontano e una famiglia che non vede quasi mai.La sua vita incomincia a cambiare quando un giorno investe una cagna e letta la targhetta che portava decide di restituirla al leggittimo proprietario ,scoprira' che quest'ultimo spia le conversazioni telefoniche dei vicini ,e che per giunta e' un giudice in pensione,nel frattempo la vita di un altro personaggio sembra scorrere come la giovinezza del giudice,una cosa e' certa la vita di Valentine cambiera' radicalmente e niente sara' piu' come prima,Kieslowski dopo i primi due film ispirati appunto alla bandiera e agli ideali francesi,si sofferma sul rosso ovvero il colore del sangue e pertanto del legame dunque della FRATELLANZA.
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Valentine e' una fotomodella,vive una vita in solitudine nonostante abbia un ragazzo sempre lontano e una famiglia che non vede quasi mai.La sua vita incomincia a cambiare quando un giorno investe una cagna e letta la targhetta che portava decide di restituirla al leggittimo proprietario ,scoprira' che quest'ultimo spia le conversazioni telefoniche dei vicini ,e che per giunta e' un giudice in pensione,nel frattempo la vita di un altro personaggio sembra scorrere come la giovinezza del giudice,una cosa e' certa la vita di Valentine cambiera' radicalmente e niente sara' piu' come prima,Kieslowski dopo i primi due film ispirati appunto alla bandiera e agli ideali francesi,si sofferma sul rosso ovvero il colore del sangue e pertanto del legame dunque della FRATELLANZA.Valentine(Irene Jacob gia' attrice in LA DOPPIA VITA DI VERONICA) e' una ragazza che per mantenersi fa la fotomodella,dunque artista dell'immagine,ma quando gli viene scattata una foto che diventera' manifesto pubblicitario ,l'espressione della donna e' la stessa che avra' alla fine del film.Valentine e' pertanto una ragazza sola ,nel momento in cui ha un disturbo alla stazione radio(l'interferenza del segnale e dunque un messaggio ) investe una cagna(vita animale ,purezza) la porta al proprietario e solo qualche giorno dopo scopre che spia le persone ed in un certo senso questo e' un senso di fratellanza ma incorporea ,Valentine invece e' una ragazza che ha dentro di se' una fratellanza in cui crede,nel soccorrere la cagna,aiutare la vecchietta che non riesce a mettere la bottiglia,questo incontro cambiera' il giudice per sempre (interpretato da un buon Trintignan) e lo portera' a dare il consiglio a Valentine di non partire in aereo ma in traghetto dove succedera' l'inevitabile ma almeno incontrera' forse l'uomo della sua vita e avra' la stessa espressione del manifesto pubblicitario quasi fosse tornata indietro oppure prima fosse andata avanti.Kieslowski inoltre per marcare il senso della fratellanza al momento in cui la televisione da' la notizia dei superstiti del naufragio si vedono i protagonisti dei due film precedenti ora infatti i tre film sono legati tra loro,infatti dopo aver avuto la liberta' e raggiunto l'uguaglianza non manca che la fratellanza per poter condividere tutto cio'.Rosso e' il colore presente per gran parte del film evidenziato da un'ottima fotografia(Piotr Sobocinski) inoltre il ragazzo che si vede e' forse uno sdoppiamento del giudice che ha preso vita e ripercorre le tappe della sua vita(un chiaro segno di citazione della doppia vita di Veronica).In breve UN CAPOLAVORO,dove il senso dellla fratellanza e' il significato dell'amore e dell'unione,ottima anche la sequenza iniziale in cui la chiamata passa per il cavo telefonico mostrando la velocita' e l'itinerario.Kieslowski un maestro e una via per capire la vita .
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lucaguar
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venerdì 3 gennaio 2020
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sottile e complesso
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Kieslowski ci presenta l'ultimo capitolo della trilogia dedicata alla Rivoluzione francese. Il valore sul quale il regista polacco decide di dedicarsi è la Fratellanza. Valentine, giovane modella che vive una vita apparentemente tranquilla, anche se con un fidanzato e una famiglia distanti, una sera investe un cane con la sua auto. Curato l'animale lo riporta al padrone, un anziano giudice in pensione, che però appare piuttosto restìo a riavere con sè il cane e si distingue da subito come una persona dura, scontrosa. La modella scopre poi che l'uomo, chiuso nella sua solitudine, si diletta ad intercettare telefonicamente i vicini giudicando le loro vite come faceva quando esercitava la propria professione.
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Kieslowski ci presenta l'ultimo capitolo della trilogia dedicata alla Rivoluzione francese. Il valore sul quale il regista polacco decide di dedicarsi è la Fratellanza. Valentine, giovane modella che vive una vita apparentemente tranquilla, anche se con un fidanzato e una famiglia distanti, una sera investe un cane con la sua auto. Curato l'animale lo riporta al padrone, un anziano giudice in pensione, che però appare piuttosto restìo a riavere con sè il cane e si distingue da subito come una persona dura, scontrosa. La modella scopre poi che l'uomo, chiuso nella sua solitudine, si diletta ad intercettare telefonicamente i vicini giudicando le loro vite come faceva quando esercitava la propria professione. La modella, inizialmente disgustata dall'atteggiamento del ex-giudice, comincia però ad avere lunghe conversazioni con lui e scopre il perchè del suo estraniarsi misantropico dal mondo: anni prima aveva assolto un uomo rivelatosi poi colpevole e inoltre era stato tradito dalla donna che amava. Sarà il rapporto con Valentine che lo riporterà a gustare quell'umanità che da tempo aveva smarrito; l'anziano arriverà persino a muoversi di casa dopo molto tempo e ad usare la sua vecchia auto rinchiusa in garage da anni per recarsi ad una sfilata della ragazza. Kieslowski ci propone un'opera sottile, forse la più complessa della trilogia dei colori. Questo film, che non è movimentato come il Film Bianco e non è malinconico come il Film Blu, sa però reggersi su un complesso equilibrio di tematiche che sembrano tutte magistralemente collegate con dei sottili fili con il tema cardinale del film, la fratellanza appunto. Marcato è anche l'aspetto dei destini che si incrociano quasi per caso ma che alla fine, come sempre in Kieslowski, non sono nient'altro che un'attesa: il vecchio incontra quella che dovava essere la donna della sua vita, Valentine appunto, ma che il destino ha fatto attendere troppo, trasformando ciò che doveva essere amore in un sentimento di fratellanza. Oppure il tema del parallelismo (o, ancora una volta, fratellanza) tra la vita di Auguste (che Valentine sfiorerà per tutto il film senza mai conoscere), il vicino di casa dell'anziano giudice tradito dalla fidanzata che credeva lo amasse, e la vita passata del giudice stesso. Moltissimo altro si dovrebbe dire di questa grande opera ma occorre citare almeno lo splendido finale in cui Kieslowski, con un artificio geniale, mette tutti sulla stessa barca i protagonisti della trilogia e li fa naufragare in un incidente, dal quale tuttavia sono i soli a salvarsi: la vita, sembra volerci dire, è sì tragica, ma c'è sempre una speranza di salvezza, magari proprio nella settima arte, rappresentata dai suoi personaggi...
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stefano capasso
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giovedì 15 ottobre 2020
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amore carnale e amore metafisico
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Valentine è una giovane fotomodella che vive a Ginevra; ha una relazione complicata con un uomo che è spesso in viaggio e passa gran parte del tempo da sola. Una sera investe un cane, e dopo averlo curato lo riporta al proprietario, un uomo anziano, giudice in pensione e vagamente misantropo. Valentine dopo una iniziale conflittualità, comincia a sviluppare un rapporto con l’uomo, del quale scoprirà un segreto.
Ultimo della trilogia dei tre colori, ed ultimo film in assoluto di Krzysztof Kieslowski, Film Rosso è probabilmente il più completo e complesso dei tre. Il tema della fraternità verte sull’incontro, risolutivo per le loro esistenze, tra i due protagonisti che vedranno le loro vite cambiare dalla vicinanza con l’altro.
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Valentine è una giovane fotomodella che vive a Ginevra; ha una relazione complicata con un uomo che è spesso in viaggio e passa gran parte del tempo da sola. Una sera investe un cane, e dopo averlo curato lo riporta al proprietario, un uomo anziano, giudice in pensione e vagamente misantropo. Valentine dopo una iniziale conflittualità, comincia a sviluppare un rapporto con l’uomo, del quale scoprirà un segreto.
Ultimo della trilogia dei tre colori, ed ultimo film in assoluto di Krzysztof Kieslowski, Film Rosso è probabilmente il più completo e complesso dei tre. Il tema della fraternità verte sull’incontro, risolutivo per le loro esistenze, tra i due protagonisti che vedranno le loro vite cambiare dalla vicinanza con l’altro. Una storia che è di amore e che rimane nei confini dell’amore metafisico, e proprio questo rende la relazione trasformativa in senso positivo. In parallelo, le altre relazioni quelle tra Valentine e il suo fidanzato, quella tra un giovane avvocato, che ripercorre la storia del l’anziano giudice, e la sua donna, e quella, passata e narrata dello stesso, sono storie d’amore carnale che portano alla sofferenza e ad una sostanziale immobilità. È proprio su queste due diversi concezioni dell’amore, che l’idea di fraternità fa la differenza e che Kieslowski, con i toni caldi e le consuete minuziose analisi psicologiche, riesce a rappresentare in modo sublime.
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