Intervista col vampiro

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Un film di Neil Jordan. Con Brad Pitt, Tom Cruise, Kirsten Dunst, Antonio Banderas, Christian Slater.
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Titolo originale Interview with the Vampire; The Vampire Chronicles. Horror, durata 122 min. - USA 1994. - Warner Bros Italia uscita venerdì 16 dicembre 1994. MYMONETRO Intervista col vampiro * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Horror imperfetto ma capace di suscitar sensazioni Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 9 marzo 2019

INTERVISTA COL VAMPIRO (USA, 1994) di NEIL JORDAN. Con BRAD PITT, TOM CRUISE, KIRSTEN DUNST, ANTONIO BANDERAS, STEPHEN REA, CHRISTIAN SLATER, DOMIZIANA GIORDANO
Negli anni 1990 un giornalista a caccia di sensazioni s’imbatte, nella notte di San Francisco, nel vampiro Louis de Point du Lac, che gli racconta la propria vita, di come, nel 1791, a New Orleans, fu un proprietario terriero che aveva perduto moglie e figlio ancora giovanissimo e avesse dunque deciso di scialacquare tutti i propri averi; venne poco dopo vampirizzato da Lestat, malvagio essere immortale avviluppato in un’aura di maledettismo, senza però perdere il proprio desiderio di conservare brandelli di umanità, il che lo portò a preferire, almeno all’inizio, il sangue di topi e polli a quello umano; in seguito vi fu l’incontro con Claudia, orfanella pre-adolescente trasformata in vampiro da Louis, che se innamorò a prima vista, e la rottura dei rapporti d’amicizia con Lestat, ritenuto troppo opprimente e invasivo per la serenità cui Louis e Claudia anelavano; limitato fortemente il suo potere fin quasi ad ucciderlo, l’uomo e la bambina lasciarono gli Stati Uniti e, a bordo di una nave, si recarono nel Vecchio Mondo e si stabilirono a Parigi, dove conobbero, al Théâtre des Vampires il maestro Armand, possessore di segreti irrivelabili e di capitale importanza sul potere della sua specie, il quale, comprendendo la natura investigativa di Louis, lo salvò da un destino nefasto che altrimenti gli avrebbero inflitto i vampiri sotto la sua egida, condannando lui a vivere per l’eternità imprigionato in una bara e Claudia e la sua nuova compagna adulta alla visione del Sole dalle feritoie di un carcere sotterraneo, fatale per qualunque vampiro. Lasciatosi alle spalle la cruenta morte di Claudia, Louis si allontanò da Armand solo dopo averne appreso i fondamentali insegnamenti per continuare la sua vita errabonda e sanguinaria alla condizione sempiterna di non rinunciare alla sua quasi totale opposizione alla cattiveria. Un nuovo incontro con un indebolito Lestat avvenne nel 1988 all’interno di una casa insozzata e divorata quasi completamente dalle piante rampicanti. Il reporter resta talmente affascinato dalla cronaca del suo intervistato che desidererebbe essere anch’egli tramutato in un individuo immortale che si nutre succhiando il sangue, ma Louis lo avverte, instillandogli terrore, che non ha idea del pericolo cui va incontro. Suggestiva, per certi versi violenta e ambigua deriva vampiresca del genere horror, la pellicola di Jordan, tratta dal primo capitolo delle Vampire’s Chronicles, saga cult romanzesca dell’autrice americana Anne Rice (che ha anche curato l’adattamento della sceneggiatura in prima persona) inaugurata nel 1976, detiene una struttura narrativa (San Francisco; New Orleans; Parigi; di nuovo la città sul Mississippi; e infine si ritorna a San Francisco) capace di catturare e coinvolgere lo spettatore in un gotico affresco che ripristina la tradizionale figura del mostro immaginario che s’alimenta di sangue, donandole nuove e profonde sfumature. Come anche accadde nel Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, anche in quest’opera, attraverso il punto di vista di una creatura notturna, il cinema riflette poeticamente su sé stesso e sulla magia della propria finzione: in una sublime sequenza Louis, abbandonato il Vecchio Mondo per tornare nella sua America, scopre una meravigliosa invenzione tecnica – il cinematografo – che gli permette di ammirare l’alba per la prima volta da duecento anni, dopo che era emerso dalle acque fangose del Mississippi conclusa la metamorfosi che lo consacrò all’eternità. Le creature che Jordan ci racconta sono giovani, belle, omosessuali ma anche bisessuali o pedofili, da un lato condannate a una giovinezza macabra e a un fiume di sangue che non trova interruzione e dall’altro una spasmodica ricerca che spinge a non abbandonare del tutto un ragionevole livello di coscienza e consapevolezza, malgrado due secoli di orrori e peripezie di cui Louis narra il resoconto a un ignaro ma interessatissimo uditore. È un prodotto di costo elevato, realizzato col concorso di un’agguerrita squadra di tecnici (scene: Dante Ferretti; fotografia: Philippe Rousselot; musiche: Elliot Goldenthal). L’ottava pellicola di Jordan risulta tuttavia diseguale e ingorgata, troppo affastellata di temi e ossessioni, in dati momenti ripetitiva nella sua orgia di veemenza e tenebra e in altri folgorante per ricchezza di soluzioni narrative e figurative, specie nel secondo tempo. L’articolata scena del Théâtre des Vampires rappresenta un colpo d’ala che trasporta nella sua dimensione fantastica di romanzo popolare un film inquinato da una malattia febbrile che tocca le corde vibranti del sentimento poetico e drammatico. La recitazione di B. Pitt supera di una spanna quella di Cruise per maggiore verosimiglianza e un guizzo in più di carisma caratterizzato dalla presenza scenica, e non a caso Pitt è stato imposto da A. Rice per il ruolo che ha ricoperto. Una 12enne K. Dunst offre una prova credibile nei panni d’una fanciulla molto arguta e intelligente per la sua età, nonostante la divori una passione amorosa che sfocia nel morboso, mentre Banderas interpreta il suo personaggio alla maniera di un viveur che conosce le regole del suo ambiente e vive nel mondo accettandone soprattutto le peggiori velleità. Generalmente più apprezzato dalla critica europea che da quella statunitense.

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