Il titolo del film si riferisce ai tipici palazzi lussuosi, stretti e molto alti, caratteristici di Manhattan,
New York. In un appartamento di uno di questi si trasferisce Carly Norris (Sharon Stone), una bellissima caporedattrice in
una casa editrice, allo scopo di cambiare vita dopo il fallimento del suo matrimonio durato sette anni.
Una volta sistematasi, Carly fa conoscenza con alcuni inquilini del palazzo, tra cui Jack Landsford (Tom Berenger),
uno scrittore che la invita a leggere i suoi romanzi, e Zeke Hawkins (William Baldwin), un giovane
misterioso con cui intreccia una focosa relazione. Ben presto, Carly apprende che la donna che viveva nel suo
appartamento prima di lei è morta precipitando dal balcone, in circostanze poco chiare.
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Il titolo del film si riferisce ai tipici palazzi lussuosi, stretti e molto alti, caratteristici di Manhattan,
New York. In un appartamento di uno di questi si trasferisce Carly Norris (Sharon Stone), una bellissima caporedattrice in
una casa editrice, allo scopo di cambiare vita dopo il fallimento del suo matrimonio durato sette anni.
Una volta sistematasi, Carly fa conoscenza con alcuni inquilini del palazzo, tra cui Jack Landsford (Tom Berenger),
uno scrittore che la invita a leggere i suoi romanzi, e Zeke Hawkins (William Baldwin), un giovane
misterioso con cui intreccia una focosa relazione. Ben presto, Carly apprende che la donna che viveva nel suo
appartamento prima di lei è morta precipitando dal balcone, in circostanze poco chiare. Inoltre, in tutte le
abitazioni del grattacielo, sono installate delle telecamere nascoste, per mezzo di cui qualcuno spia le vite degli
inquilini...
Liberamente tratto da un romanzo di Ira Levin, il film è stato evidentemente realizzato badando di più alla
confezione che alla trama. La prima è senza dubbio impeccabile, dalle musiche alla fotografia, dall'eleganza dello
Sliver, dai cui spazi angusti scaturisce un senso di claustrofobia, all'indiscutibile sensualità di Sharon Stone.
Ma la seconda è piuttosto dozzinale e spreca le potenzialità di alcuni spunti interessanti: non sono approfondite
le ragioni che spingono chi spia ad allestire l'impianto video, né quest'ultimo viene utilizzato per imbastire
sottostorie che lascino spazio alle vicende dei diversi inquilini. E il finale lascia alquanto insoddisfatti visto
che le motivazioni del killer sono del tutto assurde e poco credibili. La coppia attrice-sceneggiatore
Stone-Eszterhas aveva funzionato decisamente meglio un anno prima in "Basic Instinct" di Paul Verhoeven.
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