jl
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martedì 7 maggio 2019
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il quarto potere delle onde medie
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Barry Champlain è un commesso di origini ebraiche che riceve nel suo negozio la visita del suo speaker radio preferito: Jeffrey Fisher. Jeff domanda a Barry di fargli visita e di partecipare a una diretta radiofonica del suo programma. Barry nel corso della trasmissione inizia a prendere confidenza con il mondo della radio e in breve tempo sostituirà Jeff creando uno dei programmi più seguiti di Dallas: “Voci nella Notte”, regno di disadattati ed emarginati sociali e anche di persone poco raccomandabili e pronte a minacciarlo per via delle sue origini. Una sorta di Quarto Potere, dove il mondo dell’editoria è sostituito da quello dell’etere visto e vissuto attraverso la vita di uno speaker con la verve e la voglia di misurarsi con l’inestimabile potenza del mezzo radiofonico.
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Barry Champlain è un commesso di origini ebraiche che riceve nel suo negozio la visita del suo speaker radio preferito: Jeffrey Fisher. Jeff domanda a Barry di fargli visita e di partecipare a una diretta radiofonica del suo programma. Barry nel corso della trasmissione inizia a prendere confidenza con il mondo della radio e in breve tempo sostituirà Jeff creando uno dei programmi più seguiti di Dallas: “Voci nella Notte”, regno di disadattati ed emarginati sociali e anche di persone poco raccomandabili e pronte a minacciarlo per via delle sue origini. Una sorta di Quarto Potere, dove il mondo dell’editoria è sostituito da quello dell’etere visto e vissuto attraverso la vita di uno speaker con la verve e la voglia di misurarsi con l’inestimabile potenza del mezzo radiofonico. Un media capace di trasformarlo da placido proprietario di un negozio di abbigliamento a uno dei più incredibili intrattenitori notturni di Dallas, il tutto nel corso di una pièce teatrale prestata a Oliver Stone e con protagonista proprio lo sceneggiatore di quell’opera: Eric Bogosian, famoso per i suoi monologhi spogli e crudi, nel ruolo di un personaggio apparentemente tranquillo ma carico di adrenalina e divenuto celebre grazie a una voce suadente, ragione del suo successo iniziale, e odiato per le sue idee oltre ogni limite, e che nella radio è riuscito a trovare la sua naturale valvola di sfogo. Dopo un inizio con telefonate misurate al fianco della moglie e amica Ellen, Barry fa virare il suo talento fino a creare un programma introdotto dal riff di chitarra di Bad To The Bone, sigla di un programma pronto a sparare a raffica contro chiunque, a cominciare dagli emarginati e aspiranti suicidi che lo affollano di telefonate, fra le quali si annidano le ire di gruppi di neonazisti e l’attenzione di sponsor facoltosi. L’epilogo sa di tragedia ma la vera tragedia si consuma nella vita di un uomo che nel corso di numerosi flashback ripercorre la sua carriera a partire dalle prime dirette sino a oggi capendo che l’odio che ha scaturito nell’audience è frutto di idee personali molto difficili da sostenere. Girato perennemente in notturna e quasi totalmente all’interno dello studio radiofonico, il film si avvale di una fotografia e di una colonna sonora di altissima qualità, quest’ultima firmata dall’ex batterista dei Police Stewart Copeland. Di Quarto Potere la pellicola di Stone non ha dicerto né la profondità né le differenti sfaccettature, ma sa comunque incollare il pubblico alle poltrone per via del continuo senso di espiazione e di auto analisi del protagonista.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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l'america senza volto
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Il film è tratto dal libro Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg di Stephen Singular e dall'adattamento teatrale dell'omonimo sceneggiato dello stesso Eric Bogosian, protagonista del film.
Orso d'Argento speciale a Eric Bogosian.
Barry Champlain è un conduttore radiofonico ebreo che nel suo programma "Voci nella notte" riceve telefonate di diversi tipi di umanità.
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Il film è tratto dal libro Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg di Stephen Singular e dall'adattamento teatrale dell'omonimo sceneggiato dello stesso Eric Bogosian, protagonista del film.
Orso d'Argento speciale a Eric Bogosian.
Barry Champlain è un conduttore radiofonico ebreo che nel suo programma "Voci nella notte" riceve telefonate di diversi tipi di umanità. Con le sue osservazioni provocatorie, Barry attira a se molti personaggi discutibili, tra cui i membri di un gruppo neonazista che iniziano a minacciarlo.
Uno dei migliori film di Oliver Stone, girato per lo più nello spazio ristretto dello studio radiofonico, sa mantenere un ritmo che non cala mai. Il film smaschera i molteplici volti della provincia americana, bigotta, razzista, omofoba e soprattutto ipocrita. La società mostra il vero volto solo quando può nascondersi dietro l'anonimato di un apparecchio telefonico. Il tema è più che mai attuale, se lo si aggiorna agli odierni social network, segno che che il progresso non ha cambiato in meglio la società.
Grande prova d'attore per Eric Bogosian, che interpreta un personaggio sfaccettato, affascinante ma sgradevole "...capace di cavalcare cinicamente le debolezze di chi lo ascolta"(Il Mereghetti).
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graisano
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giovedì 9 marzo 2017
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finalmente un grande film sull'america amara.
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In questo film si ritrovano tutti i motivi e i problemi che il regista Stone evoca nell'intera sua filmografia. Cinismo, arrivismo, professionisti spietati nel lavoro del media radiofonico, un protagonista efficace nel bene e nel male interpretato da un ottimo Bogosian, dalla recitazione frenetica. Un finale che come nel film su Kennedy rivela il lato agghiacciante, l'omicidio di un "killer" altrettanto cinico, con la scusa dell'autografo. Si conferma Stone come il "Plutarco" del cinema americano, tutto rivolto alle "esistenze eminenti" della cronaca e della storia.
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mario_platonov
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sabato 30 ottobre 2010
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le chiacchiere sul nulla
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Ispirato alla vita di Alan Berg, questo Talk Radio ci presenta, attraverso una trasmissione radiofonica, un’America che nasconde sotto una superficie evidente di odio e rancore il nulla più assoluto. Non si spiegherebbe altrimenti il successo del programma al centro del film – vero prototipo della deriva trash dei media – dove il conduttore non fa altro che vomitare luoghi comuni e stereotipi liberal su un pubblico fatto di sbandati, neonazisti, drogati, che non aspettano altro che innescare una rissa verbale dal contenuto poverissimo.
Eppure Barry Champlain (un ottimo Bogosian) è un personaggio dalla evidente profondità, e in un finale concitato arriva a riconoscere il vero fulcro della questione: il suo disperato bisogno di non essere noioso e l’altrettanto disperato bisogno di un’America allo sbando di passare un’altra nottata.
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Ispirato alla vita di Alan Berg, questo Talk Radio ci presenta, attraverso una trasmissione radiofonica, un’America che nasconde sotto una superficie evidente di odio e rancore il nulla più assoluto. Non si spiegherebbe altrimenti il successo del programma al centro del film – vero prototipo della deriva trash dei media – dove il conduttore non fa altro che vomitare luoghi comuni e stereotipi liberal su un pubblico fatto di sbandati, neonazisti, drogati, che non aspettano altro che innescare una rissa verbale dal contenuto poverissimo.
Eppure Barry Champlain (un ottimo Bogosian) è un personaggio dalla evidente profondità, e in un finale concitato arriva a riconoscere il vero fulcro della questione: il suo disperato bisogno di non essere noioso e l’altrettanto disperato bisogno di un’America allo sbando di passare un’altra nottata.
Ed è per questo che il vero simbolo del film risultano non tanto l’avvenimento conclusivo quanto gli improvvisi sessanta secondi “di vuoto” del programma che il protagonista non riesce a riempire se non con il silenzio. Un breve silenzio liberatore in un mare di chiacchiere raccapriccianti.
E’ un dipinto straordinario del ruolo catartico dei media per una fetta sommersa della società, carica di istinti e odi primordiali, priva di pensiero critico, alla lunga insopportabile alla stessa mente (quella del conduttore) che le ha dato corda.
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ilpredicatore
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venerdì 2 aprile 2010
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barry champlain vs. usa
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Stone trova nel protagonista la voce, la musa, il volto della sua summa sull'America partita con la sceneggiatura di Il Cacciatore, proseguita con film molto provocatori e accesi come Platoon, Wall Street e JFK, fino a Ogni Maledetta Domenica. Che Talk Radio sia tratto da una pièce teatrale lo si capisce fin dai primi minuti: molto dialogo, pochi movimenti, battute a raffica, il protagonista dominatore di un ristretto palcoscenico. E' Barry Champlain, brillante, irriverente, controverso deejay di un programma radiofonico il cui fulcro è il filo diretto cogli ascoltatori. Barry li insulta, li guarda dall'alto in basso, li disprezza, li schernisce, raramente o mai intavola una conversazione alla pari.
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Stone trova nel protagonista la voce, la musa, il volto della sua summa sull'America partita con la sceneggiatura di Il Cacciatore, proseguita con film molto provocatori e accesi come Platoon, Wall Street e JFK, fino a Ogni Maledetta Domenica. Che Talk Radio sia tratto da una pièce teatrale lo si capisce fin dai primi minuti: molto dialogo, pochi movimenti, battute a raffica, il protagonista dominatore di un ristretto palcoscenico. E' Barry Champlain, brillante, irriverente, controverso deejay di un programma radiofonico il cui fulcro è il filo diretto cogli ascoltatori. Barry li insulta, li guarda dall'alto in basso, li disprezza, li schernisce, raramente o mai intavola una conversazione alla pari. Barry è contraddittorio, contorto, sboccato, arrogante e fin troppo egocentrico, ma è anche e soprattutto provocatorio, senza peli sulla lingua, politicamente molto scorretto, diretto, chiarificatore, col dito puntato contro tutto e tutti. I suoi monologhi sono splendidi, specie l'ultimo nel quale ammetterà le sue debolezze, le sue incoerenze, ma anche in cui griderà il suo sdegno verso tutto ciò che lo circonda. Perché anche se potrà apparire fastidioso e fortemente narcisista, sono le chiamate, le lettere, i pacchi, l'uomo che lo ferma al parcheggio dopo l'ultimo grande talk show con la scusa dell'autografo, la prova che il mondo è nondimeno un posto terribile. Barry respinge al mittente tutti quelli che lo chiamano, gli riattacca in faccia, non li ascolta, li (pre)giudica, ma loro continuano a chiamarlo, a cercarlo, trovando in lui un amico, un eroe o una minaccia, una presenza scomoda. Perché? Perché l'importanza di questo film, di questo protagonista, sta nel fatto che Barry sbatte loro in faccia la realtà, la realtà per quello che è, senza mezzi termini, senza modi indiretti. Attraverso le telefonate fatte al deejay, Stone e Bogosian, entrambi anche sceneggiatori, e noi vediamo un'America (ma potrebbe essere il mondo in generale) fortemente razzista, alla deriva, disperata, strafatta, annientata, omofobica, terrorizzata a tal punto da mentire a se stessa, incapace di guardarsi dentro, senza futuro, ignorante, fortemente attaccata a illusioni e false speranze, culturalmente deviata, bigotta e pericolosamente violenta. Stone insiste nel farci ricordare che il vero Vietnam è lì, in casa, che il nemico è dietro l'angolo, lo è sempre stato, non a migliaia di chilometri di distanza come in molti avevano voluto far credere. E di Barry ne fa una specie di tragico antieroe, l'uomo verità, la lucidità di fronte all'insanità generale, come Jim Garrison e Ron Kovic. Bravo Bogosian nei panni del protagonista, autore anche della pièce. Nel cast l'immancabile McGinley, divo di Scrubs, onnipresente nei film di Stone. Ci sono inoltre un funzionale Alec Baldwin ed Ellen Greene, protagonista di La Piccola Bottega degli Orrori. Nonostante sia tutto dialogato, Talk Radio, come il suo protagonista, non può annoiare, semmai coinvolge, fa discutere. Stone punta tutto sul suo sguardo cupo, sul proprio punto di vista lucido e denunciante, ma non rinuncia ad alcuni momenti di melodramma del protagonista, alle sue vicissitudini personali, al raccontare il suo rapporto conflittuale più o meno con tutti. Un film carico ed aggressivo, come ci si aspetta da Oliver Stone.
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elvis shot jfk
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martedì 3 febbraio 2009
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potenzialità poco sfruttate....
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Film mediocre dalle grandi potenzialità poco sfruttate. Un genio chi ha scritto le centinaia di telefonate così inquietanti e sconcertanti ma allo stesso tempo realistiche e attuali che fanno trasparire tutto il malessere di questa nostra società......fanno davvero fare il salto di qualità al film e ti fanno rimanere attento ad ogni parola.
Peccato per la scelta poco azzeccata del personaggio invitato durante la trasmissione (luogo comune????????????) e per la storia d'amore con la ex moglie davvero moooooolto noiosa.
rimane l'amaro in bocca per un possibile CAPOLAVORO sprecato....
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sixoclock
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venerdì 9 maggio 2008
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voci della notte
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Dopo la noia mortale di "Wall street", i primi piani militari di "Platoon" e "Nato il 4 luglio" e l'horror psicologico di "La mano", Stone si sofferma a dare voce all'America, un'America che ama e odia allo stesso tempo i suoi figli ed i suoi fratelli. Nel film ci sono dialoghi e scene agghiaccianti e divertenti, una su tutte la filosofia del bianco che si abbronza per diventare nero o il richiamo della favola del cane ingordo. Ma forse questo è il film in cui si riversano tutte le tematiche sconcertanti e quotidiane della grande torta americana: l'omosessualità, il razzismo etnico, le dispute religiose, la separazione e il divorzio, la violenza gratuita, la droga; tutto viene riversato in un calderone di voci che non sussurrano mai, ma gridano forte il loro malessere.
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Dopo la noia mortale di "Wall street", i primi piani militari di "Platoon" e "Nato il 4 luglio" e l'horror psicologico di "La mano", Stone si sofferma a dare voce all'America, un'America che ama e odia allo stesso tempo i suoi figli ed i suoi fratelli. Nel film ci sono dialoghi e scene agghiaccianti e divertenti, una su tutte la filosofia del bianco che si abbronza per diventare nero o il richiamo della favola del cane ingordo. Ma forse questo è il film in cui si riversano tutte le tematiche sconcertanti e quotidiane della grande torta americana: l'omosessualità, il razzismo etnico, le dispute religiose, la separazione e il divorzio, la violenza gratuita, la droga; tutto viene riversato in un calderone di voci che non sussurrano mai, ma gridano forte il loro malessere. questo è il grande cinema di Stone
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metalelf0
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sabato 25 agosto 2007
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mediocre
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Mi aspettavo di più dopo aver letto certe critiche che lo presentavano come "il migliore di Stone". Un film carino ma poco studiato, sembra più denunciare a casaccio qua e là piuttosto che cercare davvero qualcosa da denunciare. Un pressapochismo assai sintomatico: Stone fa parte della stessa America che fa tanto finta di odiare.
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fabione
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martedì 20 marzo 2007
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piacicchia
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carino, un po' troppo monotematico, cmq particolare.
bello il finale. il 90 per cento delle scene è girato in un unico ambiente e forse questo il più grande limite, per il resto alla cassa...
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