L'ultimo Imperatore |
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Un film di Bernardo Bertolucci.
Con Peter O'Toole, John Lone, Joan Chen, Ryuichi Sakamoto.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 163 min.
- Italia 1987.
- Videa
uscita martedì 10 settembre 2013.
MYMONETRO
L'ultimo Imperatore
valutazione media:
4,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fastoso e immenso (come la Cina)di ShiningEyesFeedback: 16074 | altri commenti e recensioni di ShiningEyes |
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lunedì 22 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Fastosissimo e complesso kolossal che narra le vicende dell'ultimo imperatore cinese Pu Yi, incoronato a soli due anni, per passare poi, una vita di solitudine e scherno. Si, perché nonostante Pu Yi sia il padrone assoluto di quella terra vasta che è la Cina, esso è limitato dalle questioni politiche che stanno cambiando il paese(non più un impero), facendogli “possedere” solo quella meravigliosa città proibita, che è anche segno della sua prigionia, non potendo, per legge, uscire da lì. Crescendo, Pu Yi, avrà una sfrenata voglia di libertà, ma al tempo stesso vorrà sempre mantenere quei vizi e formalità regali a cui è sempre stato abituato e verrà abbindolato dai finti amici giapponesi per la sua ingenuità, finendo poi col perdere tutti gli agi che ha avuto e rendersi inconsapevole complice delle barbarie loro in Manciura, finendo poi in galera per poi uniformarsi alla Cina comunista di Mao. Una storia epica quanto triste, che ci spiega anche dei cambiamenti di una nazione così attaccata alle sue millenarie tradizioni; tradizioni che sono uno specchio ingannatore di un popolo che faticosamente decide di stare al passo con i tempi. Bertolucci ci regala un grande esempio di cinema, filmandoci anche le bellissime e ultra riservate locations della Città proibita, i fantastici e coloratissimi costumi delle migliori sete della zona; ci offre una visione mastodontica della grandiosità esterna della Cina e ci fa sentire le malinconiche e armoniose musiche di Sakamoto. Certo, a volte lo sbadiglio ci sta in un'opera di così grande tradizione e di vecchiume di una durata non indifferente (due ore e mezza), ma merita senz'altro tutti i riconoscimenti che ha avuto, a parte forse, il riconoscimento più importante che deve portare via il film allo spettatore: il cuore.
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