Lo specchio |
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Un film di Andrei Tarkovsky.
Con Anatoliy Solonitsyn, Alla Demidova, Yuriy Nazarov, Nikolaj Grinko, Armando Gutiérrez.
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Titolo originale Zerkalo.
Drammatico,
durata 105 min.
- URSS 1974.
MYMONETRO
Lo specchio
valutazione media:
4,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ermetico.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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martedì 5 settembre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non fa nessuno sconto Tarkovsky. Questo film è l'emblema dell'anti-intrattenimento e di come il mezzo cinematografico possa essere usato per esprimere sentimenti molto personali, senza nessuna intenzione di venderli al pubblico. Il regista mette in scena quella fase nella vita di un uomo durante la quale arriva il tempo dei bilanci. Lo fa attraverso un caleidoscopio di immagini onirico, dentro cui si confondono ricordi ed eventi presenti senza soluzione di continuità. La tecnica registica è, naturalmente, semplicemente sensazionale. Tarkovsky attraversa ogni genere con la cinepresa, riuscendo a costruire momenti tipici dell'horror, per miscelarli con scelte da cinema autoriale e addirittura trovate da commedia. Un'opera straniante, ricca di suggestioni e indubbiamente affascinante per la calma con la quale viene portata sullo schermo. Inoltre la scelta di non inquadrare quasi mai il protagonista adulto, a volte facendolo interpretare dalla telecamera stessa, è vincente e contribuisce ancora di più alle atmosfere da sogno che il regista sovietico è stato capace di costruire. Margarita Terekhova riempie le inquadrature con una bellezza un po' stropicciata, ma certamente adatta al ruolo di madre-moglie che le è stato affidato. Un'attrice convincente che riesce a restituire il senso del suo personaggio molto bene. Insomma, una pellicola imperdibile? Certamente, non fosse che non ci ho capito nulla. Tarkovsky non si limita a costruire un film ostile per lo spettatore; crea una narrazione incomprensibile da seguire, riempita di flashback, sogni, apparizioni e quant'altro, senza gettare al pubblico nemmeno un pescetto utile a comprendere la sua opera. Mi piace che ci sia un certo ermetismo nel cinema, perché preferisco ragionare sul messaggio piuttosto che lasciarmi imboccare. Ma qui si esagera. Davvero io ho capito pochissimo di ciò che ho visto in scena, se non una linea molto generale di trama. Se proprio il regista non voleva che la gente vedesse la sua opera (e ci sta visto l'alto grado di introspezione che si porta dietro), poteva anche fare a meno di pubblicarlo, dico io.
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