fabio rossano dario
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lunedì 31 dicembre 2007
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capolavoro di tarkovskij
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Un altro stupendo lavoro del grande regista russo Tarkovskij. Zerkalo (lo specchio) è un film autobiografico dove il protagonista fa un bilancio della sua vita, attraverso dei ricordi dell'infanzia nella compagnia della madre e della sorella più piccola, e anche delle analisi psicologiche quando adulto, già senza la moglie e il figlio. L’attrice Margarita Terechova interpreta la madre e la moglie. Il film viaggia tra il passato e il presente, la realtà e le fantasie (i sogni), mescolando gli immagini in bianco e nero e a colori. Il testo possiede una grande influenza checoviana. In questo film Tarkovskij torna agli stessi argomenti trattati in Solaris: rapporto tra uomini e natura, spiritualità, privazioni, desideri e sentimenti di colpa.
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Un altro stupendo lavoro del grande regista russo Tarkovskij. Zerkalo (lo specchio) è un film autobiografico dove il protagonista fa un bilancio della sua vita, attraverso dei ricordi dell'infanzia nella compagnia della madre e della sorella più piccola, e anche delle analisi psicologiche quando adulto, già senza la moglie e il figlio. L’attrice Margarita Terechova interpreta la madre e la moglie. Il film viaggia tra il passato e il presente, la realtà e le fantasie (i sogni), mescolando gli immagini in bianco e nero e a colori. Il testo possiede una grande influenza checoviana. In questo film Tarkovskij torna agli stessi argomenti trattati in Solaris: rapporto tra uomini e natura, spiritualità, privazioni, desideri e sentimenti di colpa. Un viaggio pieno di metafore e simboli attraverso il subcosciente del regista. Un film che mi è piaciuto tanto e che consiglio di vedere.
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weach
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venerdì 1 aprile 2011
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poesia in una dimensione di luci esistenziali
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Lo specchio ,Zerkalo 1974,ultima
“ C’è una pietra vicino al gelsomino
sotto la pietra è nascosto un tesoro
mio padre è sul sentiero
una bianca bianca giornata”
Tarkovskij ha la certezza che la materia che lo avvolge sia lo sviluppo tangibile del pensiero che si espande; tale concetto già chiaro in “Solaris” in questo film consolida le sue radici; qui però il pensiero si radica in nostalgie , dove tutto è visto e rivisto in una dimensione che si perde oltre lo spazio tempo.
Sentimenti, frutto di ricordi di una mente bambina, rielaborati nella mente di un adulto, producono nuovi scorci, una sorta di flash back potente, dove tutto appare come “si sente “ e magari non come è stato.
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Lo specchio ,Zerkalo 1974,ultima
“ C’è una pietra vicino al gelsomino
sotto la pietra è nascosto un tesoro
mio padre è sul sentiero
una bianca bianca giornata”
Tarkovskij ha la certezza che la materia che lo avvolge sia lo sviluppo tangibile del pensiero che si espande; tale concetto già chiaro in “Solaris” in questo film consolida le sue radici; qui però il pensiero si radica in nostalgie , dove tutto è visto e rivisto in una dimensione che si perde oltre lo spazio tempo.
Sentimenti, frutto di ricordi di una mente bambina, rielaborati nella mente di un adulto, producono nuovi scorci, una sorta di flash back potente, dove tutto appare come “si sente “ e magari non come è stato.
Lo specchio , nel senso più implicito di osservarsi,strumento di comprensione che concede attimi lirici, estetici, di dolore , di sentimenti , di azione , di grande solitudine, di smarrimento , di poesia , di eleganza ,attimi struggenti, malinconici per il regista ,per tutti.; lo specchio ci aiuta a vincere l’inganno se vogliamo e volare oltre , nella consapevolezza di un afflato , nella percezione dell’ energia che agisce in un “campo di forze”e che disegna l’apparenza .
Ricordi, immagini, volti ,sentimenti, in una giostra della vita , quella che ci compete, disegnano nuove sensazioni di un regista, poeta , che sente intensamente ma che anche nostalgicamente soffre per tutto.
Dice Tarckvskij che il suo film è sulla sua infanzia , sulla madre ,sulla vita , sui ricordi ; ma non è così e lui lo sa ; un grande poeta , filosofo e regista come è lui non può fare a meno di “mettersi in mezzo “ e creare un nuovo mondo inesplorato mente scorrono le immagini di quanto ricorda o percepisce.
La componente esistenziale spesso prende il sopravvento ed il senso di solitudine e di inadeguatezza pervade un poco tutto mentre una fotografia pittorica e profondamente estetica un poco allevia la sofferenza di questo sentire .
Lo specchio non è in pace mai , piuttosto, in dinamica espansione.
Capolavoro cristallino di un profondo sentire anche per tutti noi, se vogliamo.
Weach illuminati
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greyhound
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martedì 26 aprile 2016
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il passato che non abbandona
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Con il suo quarto film il regista russo cambia nuovamente soggetto e vira fortemente su di una tematica piuttosto criptica, perlomeno nella modalità d’espressione. Lo spettatore si trova di fronte, infatti, la storia di un uomo e del rapporto intrecciato nel corso di tutta la sua vita con due donne. Donne che assumono la forma della madre e dell’ex moglie.
Ciò che tuttavia lascia piuttosto basiti e permette di raggiungere un livello artistico e concettuale assai elevato è la modalità medesima con la quale il tutto viene mostrato: un mix di flashback, citazioni poetiche, voci fuoricampo, una spruzzata di eventi narrati al presente e immagini da cinegiornale rappresentanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
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Con il suo quarto film il regista russo cambia nuovamente soggetto e vira fortemente su di una tematica piuttosto criptica, perlomeno nella modalità d’espressione. Lo spettatore si trova di fronte, infatti, la storia di un uomo e del rapporto intrecciato nel corso di tutta la sua vita con due donne. Donne che assumono la forma della madre e dell’ex moglie.
Ciò che tuttavia lascia piuttosto basiti e permette di raggiungere un livello artistico e concettuale assai elevato è la modalità medesima con la quale il tutto viene mostrato: un mix di flashback, citazioni poetiche, voci fuoricampo, una spruzzata di eventi narrati al presente e immagini da cinegiornale rappresentanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
In concreto, la storia si dipana tra il periodo che copre gli anni pre-conflitto e le decadi ‘60/’70, passando chiaramente per le annate della guerra, inserendo passaggi in cui s’incrociano diversi personaggi, sebbene nessuno dei molti sia effettivamente rilevante come quello della moglie/madre. Tale fatto è sottolineato in particolar modo dalla scelta di Tarkovskij di far interpretare entrambi i ruoli alla stessa attrice, in modo da lasciare, da una parte, lo spettatore spaesato su ciò che possa significare tale scelta (e più semplicemente farlo interrogare se le due siano realmente la medesima persona o sia un inganno della mente), mentre dall’altra proprio alfine di evidenziare come nella mente del protagonista (mai visto se non da bambino o in qualche frame verso la conclusione) le due figure siano sostanzialmente sovrapponibili. Lo specchio del titolo trova così una sua forma: riflettere l’immagine di una nell’altra.
Questa pellicola è estremamente personale, in quanto risente molto della stessa esperienza di vita del regista (es. il rapporto con la madre, l’amore per la natura, nonché l’assenza del padre per molto tempo), e conseguentemente può essere considerata una sorta di conversazione con se stessi di fronte a uno specchio. Da ricordare come le poesie siano recitate dallo stesso padre del regista, il poeta Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij, e il personaggio interpretante la madre anziana non sia altro che la reale madre del regista. La scena finale è poi la summa di come nulla in questo film sia facilmente leggibile. Due soli aggettivi per definirlo quindi: ermetico e visionario.
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iuriv
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martedì 5 settembre 2017
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ermetico.
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Non fa nessuno sconto Tarkovsky. Questo film è l'emblema dell'anti-intrattenimento e di come il mezzo cinematografico possa essere usato per esprimere sentimenti molto personali, senza nessuna intenzione di venderli al pubblico.
Il regista mette in scena quella fase nella vita di un uomo durante la quale arriva il tempo dei bilanci. Lo fa attraverso un caleidoscopio di immagini onirico, dentro cui si confondono ricordi ed eventi presenti senza soluzione di continuità.
La tecnica registica è, naturalmente, semplicemente sensazionale. Tarkovsky attraversa ogni genere con la cinepresa, riuscendo a costruire momenti tipici dell'horror, per miscelarli con scelte da cinema autoriale e addirittura trovate da commedia.
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Non fa nessuno sconto Tarkovsky. Questo film è l'emblema dell'anti-intrattenimento e di come il mezzo cinematografico possa essere usato per esprimere sentimenti molto personali, senza nessuna intenzione di venderli al pubblico.
Il regista mette in scena quella fase nella vita di un uomo durante la quale arriva il tempo dei bilanci. Lo fa attraverso un caleidoscopio di immagini onirico, dentro cui si confondono ricordi ed eventi presenti senza soluzione di continuità.
La tecnica registica è, naturalmente, semplicemente sensazionale. Tarkovsky attraversa ogni genere con la cinepresa, riuscendo a costruire momenti tipici dell'horror, per miscelarli con scelte da cinema autoriale e addirittura trovate da commedia.
Un'opera straniante, ricca di suggestioni e indubbiamente affascinante per la calma con la quale viene portata sullo schermo. Inoltre la scelta di non inquadrare quasi mai il protagonista adulto, a volte facendolo interpretare dalla telecamera stessa, è vincente e contribuisce ancora di più alle atmosfere da sogno che il regista sovietico è stato capace di costruire.
Margarita Terekhova riempie le inquadrature con una bellezza un po' stropicciata, ma certamente adatta al ruolo di madre-moglie che le è stato affidato. Un'attrice convincente che riesce a restituire il senso del suo personaggio molto bene.
Insomma, una pellicola imperdibile? Certamente, non fosse che non ci ho capito nulla. Tarkovsky non si limita a costruire un film ostile per lo spettatore; crea una narrazione incomprensibile da seguire, riempita di flashback, sogni, apparizioni e quant'altro, senza gettare al pubblico nemmeno un pescetto utile a comprendere la sua opera.
Mi piace che ci sia un certo ermetismo nel cinema, perché preferisco ragionare sul messaggio piuttosto che lasciarmi imboccare. Ma qui si esagera. Davvero io ho capito pochissimo di ciò che ho visto in scena, se non una linea molto generale di trama.
Se proprio il regista non voleva che la gente vedesse la sua opera (e ci sta visto l'alto grado di introspezione che si porta dietro), poteva anche fare a meno di pubblicarlo, dico io.
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onufrio
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domenica 1 gennaio 2017
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la creatura di tarkovsky
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Opera complessa e difficile da comprendere, in quanto trattasi di un film autobiografico del regista Tarkovsky che attraverso questa pellicola rivive in una miscela di immagini la propria tormentata e rimpianta al tempo stesso infanzia e il "presente" da uomo maturo ormai quarantenne, il tutto collegato da due donne che fungono da filo conduttore, la madre e l'ex moglie, il cui rapporto è un perenne odi et amo. Tecnicamente perfetto, belle e suggestive molte scene singole, ma nel complesso volutamente poco lineare e senza una classica trama ben definita. Film del genere rimangono difficili da catalogare attraverso un semplice voto.
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