salvo
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venerdì 4 ottobre 2013
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bergman sul problema della incomunicabilità.
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Scene da un matrimonio è l'ennesimo film di Ingmar Bergman sul problema della incomunicabilità tra gli uomini e sul dramma della impossibilità di una corretta gestione dei rapporti interpersonali e interfamigliari.
In Scene da un matrimonio Ingmar Bergman affonda il suo bisturi in modo profondo, crudo, violento, volutamente e assolutamente impietoso, senza anestesia, nella carne viva della istituzione familiare per eccellenza: il matrimonio.
L'opera è un affresco complesso e impressionante dell'istituto matrimoniale, un quadro contundente, dipinto con palese, quasi compiaciuto pessimismo, in parte dovuto, come quasi sempre nei film di Ingmar Bergman, a motivi autobiografici.
In questo caso specifico contribuisce, certamente, la fine recente della sua relazione con Liv Ulmann.
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Scene da un matrimonio è l'ennesimo film di Ingmar Bergman sul problema della incomunicabilità tra gli uomini e sul dramma della impossibilità di una corretta gestione dei rapporti interpersonali e interfamigliari.
In Scene da un matrimonio Ingmar Bergman affonda il suo bisturi in modo profondo, crudo, violento, volutamente e assolutamente impietoso, senza anestesia, nella carne viva della istituzione familiare per eccellenza: il matrimonio.
L'opera è un affresco complesso e impressionante dell'istituto matrimoniale, un quadro contundente, dipinto con palese, quasi compiaciuto pessimismo, in parte dovuto, come quasi sempre nei film di Ingmar Bergman, a motivi autobiografici.
In questo caso specifico contribuisce, certamente, la fine recente della sua relazione con Liv Ulmann. “Ingmar mi lasciò con una lettera di undici pagine.”
A Ingmar Bergman non interessa dipingere la separazione dei due coniugi, ma piuttosto lo studio analitico della fenomenologia del fallimento dell'evento matrimoniale e le sue conseguenze sui singoli. I due protagonisti, Marianne e Johan, nell'intervista che apre il film, si presentano come due coniugi felici, soddisfatti, accontentati, quasi compiaciuti (a dire il vero più lui che lei) dalla perfezione del loro rapporto e dall'obiettivo della macchina fotografica del cameraman, che pare carezzarli immortalandoli in momenti di vero rapimento, di estasi matrimoniale.
Ma quella perfezione inespressiva, che si rivelerà finta, sembra fin dall'inizio troppo fragile per resistere alla furia delle liti e delle discussioni.
Ingmar Bergman aveva già accennato all'impossibilità della coppia di vivere nella sincerità, e di resistere alle intemperie della vita, nel suo precedente "Sussurri e grida". Tra i due coniugi (interpretati dagli stessi attori che lì erano amanti), infatti, si fanno strada sospetti e diffidenze, rimorsi e tormenti, fallimenti e delusioni, capaci di far franare il loro ideale di vita comune. Quando Johan confessa alla moglie di averla tradita, in lei traballa l'equilibro psichico.
Marianne ricorda la profetica esposizione della signora Jacobi, sua assistita, che le aveva raccontato come può essere non solo rovinoso ma autodistruttivo un matrimonio vuoto d'amore.
È anche questa la causa dell'esplosiva violenza di Johan nei confronti di Marianne, al momento di firmare le carte del divorzio e dell'isterico impulso erotico che spinge Marianne a chiedere al marito sempre un ultimo bacio, un'ultima notte, un ultimo amplesso, un ultimo piacere.
La coppia, ritrovato l'equilibrio nervoso e un minimo di civiltà, riesce a ritrovarsi solo grazie al dialogo, alla tolleranza, alla comprensione e alla tenerezza dei ricordi.
Attraverso l'egoismo si arriva alla morte del matrimonio; dalle ceneri del matrimonio, attraverso la solidarietà reciproca, la capacità di ascoltare, la lealtà e la capacità di comprendere, rinasce - una nuova consapevolezza.
Il film narra la radicale trasformazione del sentimento che ha indotto la coppia alla convivenza, l'amore, in puro odio. E prova che gli obblighi e le convenzioni possono essere nemici delle relazioni matrimoniali.
Il film lancia un messaggio universale di rispetto fra gli uomini. Mutua il messaggio evangelico : “Ama il prossimo tuo come te stesso”, che Bergman, all'inizio del film, mette in bocca a Marianne.
Per Bergman “Dio è l’Amore, e l’Amore è Dio. L’Amore è una prova dell’esistenza di Dio. L’Amore è la sola realtà di questo nostro pietoso mondo terreno.”
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luca scial�
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domenica 8 settembre 2013
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crisi di un matrimonio borghese
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Marianne e Johann sono sposati da più di dieci anni, con due figlie. Avvocato lei, ricercatore lui, classica famiglia borghese, con classiche noie e paranoie di una tipica famiglia borghese. Johann cerca di evadere dalla routine frequentando una 24enne, sua allieva e lascia Marianne senza troppi giri di parole. Lei, inizialmente distrutta, finisce col reagire meglio di lui alla fine del loro rapporto e alla vita in generale.
Bergman riunisce uno sceneggiato televisivo in 6 puntate e ne fa un lungo film sulla crisi del matrimonio come istituzione, trattandola attraverso una famiglia borghese. Il risultato è interessante, sebbene pecchi di eccessiva lunghezza, ripetitività e verbosità.
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Marianne e Johann sono sposati da più di dieci anni, con due figlie. Avvocato lei, ricercatore lui, classica famiglia borghese, con classiche noie e paranoie di una tipica famiglia borghese. Johann cerca di evadere dalla routine frequentando una 24enne, sua allieva e lascia Marianne senza troppi giri di parole. Lei, inizialmente distrutta, finisce col reagire meglio di lui alla fine del loro rapporto e alla vita in generale.
Bergman riunisce uno sceneggiato televisivo in 6 puntate e ne fa un lungo film sulla crisi del matrimonio come istituzione, trattandola attraverso una famiglia borghese. Il risultato è interessante, sebbene pecchi di eccessiva lunghezza, ripetitività e verbosità. Asciugato di una mezz'oretta sarebbe diventato uno dei migliori film di Bergman. Ottima l'accoppiata Josephson-Ullmann. Quasi un cameo per la stupenda Andersson.
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paride86
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venerdì 16 luglio 2010
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interessante ma non eccezionale
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Ridotto a quasi tre ore da uno sceneggiato Tv che ne durava circa due in più, "Scene da un matrimonio" è senz'altro un film introspettivo e intelligente nelle intenzioni.
Detto questo, almeno dal mio punto di vista, non è privo di difetti, innanzitutto formali: la scelta di non mostrare quasi mai personaggi diversi dai protagonisti è sicuramente calcolata e volta a focalizzare il nucleo del discorso sul loro rapporto, ma sommata alla lunga durata e all'assenza di una vera colonna sonora, finisce per stancare lo spettatore; il passare degli anni (10 in tutto), inoltre, non viene evidenziato dal trucco o dal modo di vestire degli attori e questa, a mio avviso, è una pecca molto grave perché la maturazione dei personaggi e la loro evoluzione personale sono fondamentali nella vicenda.
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Ridotto a quasi tre ore da uno sceneggiato Tv che ne durava circa due in più, "Scene da un matrimonio" è senz'altro un film introspettivo e intelligente nelle intenzioni.
Detto questo, almeno dal mio punto di vista, non è privo di difetti, innanzitutto formali: la scelta di non mostrare quasi mai personaggi diversi dai protagonisti è sicuramente calcolata e volta a focalizzare il nucleo del discorso sul loro rapporto, ma sommata alla lunga durata e all'assenza di una vera colonna sonora, finisce per stancare lo spettatore; il passare degli anni (10 in tutto), inoltre, non viene evidenziato dal trucco o dal modo di vestire degli attori e questa, a mio avviso, è una pecca molto grave perché la maturazione dei personaggi e la loro evoluzione personale sono fondamentali nella vicenda.
Veniamo poi ai contenuti:
SPOILER SPOILER
in dieci anni i protagonisti non fanno altro che tradirsi a vicenda, accasarsi con nuovi partner e tradirli a loro volta, ritrovandosi infine come amanti, più affiatati così di quanto non lo fossero stati da sposati.
I più romantici potranno vedere in quest'evoluzione un amore che non si spegne nel tempo, o una vera fedeltà verso una persona sola, come suggerisce la protagonista in una scena del film; io invece ci vedo solo il ritratto di due persone sentimentalmente immature, due "analfabeti", come recita il titolo di uno dei capitoli, totalmente incuranti dei sentimenti delle persone che di volta in volta ingannano.
Bergman ci nasconde questi personaggi secondari, cercando così di non farci assumere il loro punto di vista, eppure mi è impossibile non tenerne conto. Come, del resto, è difficile credere che due figlie non contino nulla nella storia di un matrimonio, nelle scelte dei coniugi e nelle loro traversie sentimentali. Già, perché in questo film le bambine della coppia vengono trattate dai genitori alla stregua di beni materiali, da spartire e di cui preoccuparsi solo economicamente. Non si accenna a particolari scrupoli nei riguardi delle figlie da parte dei genitori, soprattutto del padre, nel momento in cui decidono di divorziare, e questo mi sembra davvero molto inverosimile.
Un'altra cosa che non ho gradito è la leggerezza con cui Bergman ha trattato la violenza: Johann picchia selvaggiamente Marianne senza alcuna conseguenza nella storia, senza giustificarsi o nemmeno chiedere scusa.
Senza dubbio i protagonisti sono grandi attori, specialmente Liv Ullmann, che ha dato una felice interpretazione di un personaggio complesso e sfaccettato.
Un merito che va riconosciuto al film è senza dubbio l'aver parlato con schiettezza dell'importanza del sesso nella coppia, e di averlo fatto cerebralmente, senza immagini pruriginose.
Tuttavia ho molte riserve su "Scene da un matrimonio", e per quanto ho detto prima non lo considero uno dei migliori risultati di Bergman.
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woolfy79
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martedì 30 settembre 2008
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splendido
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A dispetto della lunghezza, a dispetto dei pregiudizi, a dispetto della mancanza di musica ... Un vero capolavoro!!! Il Maestro non delude mai.
Ottimo Josephson, immensa Liv Ullmann. Uno dei numerosissimi capolavori bergmaniani.
Grazie, Ingmar!!!
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mario ausoni
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giovedì 20 marzo 2008
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ridimensionato, ma memorabile lo stesso
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rispetto all versione pensata per la televisione, si assiste ad una deplorevole cesura, drammatica oserei avanzare, perchè comprime la lungaggini del film, che in altro episodio andrebbe anche bene, ma non per bergman, che fa dei tempi diluiti, degli squarci della pellicola il suo brand, ove insinuare le complessità atroce e indicibile della mente umana.
appare in alcuni tratti didascalico, anche per effetto della suddivisione in macrosequenze, tuttavia lo scandagliamento nell'animo dei personaggi, il loro confrontarsi con l'amore, indagandolo, misurandolo, deturpandolo, non è mai trasbordante, autoreferenziale.
adoro i film che prendono ad oggetto una sola materia (l'amore illusorio, vero, non so.
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rispetto all versione pensata per la televisione, si assiste ad una deplorevole cesura, drammatica oserei avanzare, perchè comprime la lungaggini del film, che in altro episodio andrebbe anche bene, ma non per bergman, che fa dei tempi diluiti, degli squarci della pellicola il suo brand, ove insinuare le complessità atroce e indicibile della mente umana.
appare in alcuni tratti didascalico, anche per effetto della suddivisione in macrosequenze, tuttavia lo scandagliamento nell'animo dei personaggi, il loro confrontarsi con l'amore, indagandolo, misurandolo, deturpandolo, non è mai trasbordante, autoreferenziale.
adoro i film che prendono ad oggetto una sola materia (l'amore illusorio, vero, non so...) e la conducono all'estremo, sfibrandola enucleandola e metterla a nudo; amo poi l'insistenza con la quale si affronta l'impresa, quella solerzia sorda pazienza.....
per questo amo bergman, perchè sa che anche le vicende più ovvie, svuotate da vacue interpretazioni, possono informarci sulla vita meglio delle speculazioni sulle cose più assurde, che ci riempiono gli occhi e le orecchie di sabbia e ci fanno perdere di vista quello che abbiamo tra lemani, che diamo per scontanto, quando invece è quello che più ci rappresenta ci appartiene. grazie bergman...
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aria
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lunedì 30 luglio 2007
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il maestro
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Un esempio di sceneggiatura per i registucoli e un esempio di recitazione per gli attorucoli italiani!
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giovanni
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lunedì 1 gennaio 2007
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notevole
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Un film profondo e riflessivo, decisamente attuale. Gradualmente ci si immerge nelle piccole grandi problematiche di una coppia sposata. I lunghi ed estenuanti dialoghi fanno trasparire le perenni ansie irrisolte di una donna solo apparentemente felice e l'immaturità di fondo di un marito indeciso. Lui è solo in apparenza la causa del dolore di lei: lasciandola per una ragazza più giovane, la moglie rivela comunque la sua instabilità. Nella lettura del diario si scopre infatti come lei sia vittima di se stessa, avendo adottato fin dall'adolescenza un atteggiamento costruito per piacere agli altri. Colpisce la scena in cui lui la picchia, preda dei rimorsi e della rabbia di chi non sa cosa vuole, se ne dispiace e se ne vergogna.
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Un film profondo e riflessivo, decisamente attuale. Gradualmente ci si immerge nelle piccole grandi problematiche di una coppia sposata. I lunghi ed estenuanti dialoghi fanno trasparire le perenni ansie irrisolte di una donna solo apparentemente felice e l'immaturità di fondo di un marito indeciso. Lui è solo in apparenza la causa del dolore di lei: lasciandola per una ragazza più giovane, la moglie rivela comunque la sua instabilità. Nella lettura del diario si scopre infatti come lei sia vittima di se stessa, avendo adottato fin dall'adolescenza un atteggiamento costruito per piacere agli altri. Colpisce la scena in cui lui la picchia, preda dei rimorsi e della rabbia di chi non sa cosa vuole, se ne dispiace e se ne vergogna. Altrettanto sorprendente la reazione di lei: le chiede la chiave per uscire dalla camera con molta tranquillità, come non fosse successo nulla di particolare. Tuttavia, con l'allontanamento hanno entrambi occasione di fare nuove esperienze e di crescere. Per la prima volta lei affronta il sesso con disinvoltura; per la prima volta lui sa vedere i limiti di un rapporto con ragionevolezza. Dopo molti mesi si ritrovano e sanno gioire per aver saputo ricostruire un rapporto aldilà di schemi imposti. Formidabile la Ullmann.
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lucy
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venerdì 17 novembre 2006
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l'amore che non muore
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da sposi ad amanti......capolavoro assolutamente da non perdere
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(di licia)
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