Jules e Jim

Sono perfettamente d'accordo con ciò che dici ma, d'altro canto, questa forma di ineluttabilità esistenziale si era già potuta riscontrare ne 'I quattrocento colpi'. L'amore -e poco importa che sia destinato ad una sola persona, a due, ad un genitore, ad un amico- trova la sua ragione di esistere solamente nel momento in cui si accetta, senza alcun compromesso, l'essenza stessa dell'illusorietà della vita.L'accettazione di un'utopia, dunque, per far sì che ogni lacrima, ogni abbraccio, ogni sorriso, abbia la parvenza di un gesto eterno che vada a racchiudere in sè tutto l'infinito.E' inevitabile che questa illusione, per sua stessa ammissione, debba crollare tragicamente, un giorno, ma varrà sempre la pena di rischiare di amare piuttosto che tirarsi indietro, evitare di emozionarsi e rifiutare l'ipocrisia 'regolata', dettata e ordinata da leggi esistenziali precostituite.Forse lo sguardo triste del Truffaut regista nient'altro è che una risposta a quesiti che paiono irrisolvibili a tutti.Lui, uomo come tutti ma allo stesso tempo uomo 'più' di tutti, non vuole esprimere giudizi e sbarrare la strada al dubbio: ognuno è libero di scegliere il proprio destino.Ma non lo deve fare per sentirsi libero. Lo deve fare perchè lo vuole fare.Piuttosto semplice ma, al contempo, maledettamente complicato.AS