hambaladu
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giovedģ 2 agosto 2007
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"la corazzata potėmkin" non č pesante!!!
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Lo so che questa mia recensione puņ suscitare stupore, poichč va contro al luogo comune per cui "la corazzata Potėmkin" č il pił pesante film della storia del cinema. Per me questo č un film molto movimentato, l'azione č veloce, il ritmo incalzante, la ricerca della libertą č avvincente e frenetica.
Bisogna tenere conto del fatto che questo film č del 1925, non del 2005, e che Fantozzi non era sicuramente un critico cinematografico!
Eisenstein riesce a coniugare l'azione con l'intensitą tragica di alcune scene di rilievo, come quella mitica della caduta del passeggino dalla scalinata di Odessa. Certo, non si arriva alla forza emotiva a livelli elevati di film quali "Intolerance" di Griffith o "la passione di Giovanna d'Arco" di Dreyer.
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Lo so che questa mia recensione puņ suscitare stupore, poichč va contro al luogo comune per cui "la corazzata Potėmkin" č il pił pesante film della storia del cinema. Per me questo č un film molto movimentato, l'azione č veloce, il ritmo incalzante, la ricerca della libertą č avvincente e frenetica.
Bisogna tenere conto del fatto che questo film č del 1925, non del 2005, e che Fantozzi non era sicuramente un critico cinematografico!
Eisenstein riesce a coniugare l'azione con l'intensitą tragica di alcune scene di rilievo, come quella mitica della caduta del passeggino dalla scalinata di Odessa. Certo, non si arriva alla forza emotiva a livelli elevati di film quali "Intolerance" di Griffith o "la passione di Giovanna d'Arco" di Dreyer.
Un altro difetto del film -dal punto di vista cinematografico- č la troppo forte presenza dell'ideologia comunista, la quale perņ lo rende -dal punto di vista storico- un vero e proprio documento storico utile a capire quel periodo (gli anni '20) della storia dell'Unione Sovietica.
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dario
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domenica 22 agosto 2010
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non eccezionale
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Un po' ha ragione Fantozzi: non è gran cosa, se si esclude la bravura cinematografica in sè, dati soprattutto i tempi. Ejzenstejn riesce comunque a coniugare propaganda politica (sovietica) con sacrosante questioni umanitarie. Lo fa con un equilibrio encomiabile, con decisione e delicatezza insieme. E' comunque troppo teatrale, non resiste al tempo. Il regista è migliore altrove (nella "Congiura dei Boiardi" ad esempio, dove il tema non è così costretto).
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ninoraffa
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martedģ 6 marzo 2018
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il cinema come tragedia, e poi come farsa
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Il tempo procede irreversibile dal passato al futuro, eppure contro le apparenze il futuro influenza e in qualche modo riscrive il passato. Due fatti c’impediscono di assistere a “La Corazzata Potëmkin” con l’imparzialità che la quasi centenaria pellicola meriterebbe.
Il primo è il crollo del muro di Berlino, travolto dalla ribellione dei popoli est europei nel 1989, da cui il definitivo discredito del comunismo che il film di Ėjzenštejn intende propagandare.
Il secondo fatto, meno capitale ma altrettanto influente, avviene nel 1976 ad opera di due soli uomini: Luciano Salce e Paolo Villaggio. I fatti sono notissimi: Fantozzi, già reduce da umilianti avventure al seguito del Mega Direttore Duca Conte Pier Carlo Ingegner Semenzara, è vessato dal professor Guidobaldo Maria Ricciardelli, fanatico cinefilo che almeno una volta a settimana abusa dei sottoposti costringendoli alla visione di raffinatissimi film d’essai.
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Il tempo procede irreversibile dal passato al futuro, eppure contro le apparenze il futuro influenza e in qualche modo riscrive il passato. Due fatti c’impediscono di assistere a “La Corazzata Potëmkin” con l’imparzialità che la quasi centenaria pellicola meriterebbe.
Il primo è il crollo del muro di Berlino, travolto dalla ribellione dei popoli est europei nel 1989, da cui il definitivo discredito del comunismo che il film di Ėjzenštejn intende propagandare.
Il secondo fatto, meno capitale ma altrettanto influente, avviene nel 1976 ad opera di due soli uomini: Luciano Salce e Paolo Villaggio. I fatti sono notissimi: Fantozzi, già reduce da umilianti avventure al seguito del Mega Direttore Duca Conte Pier Carlo Ingegner Semenzara, è vessato dal professor Guidobaldo Maria Ricciardelli, fanatico cinefilo che almeno una volta a settimana abusa dei sottoposti costringendoli alla visione di raffinatissimi film d’essai. In coincidenza della partita Inghilterra-Italia, l’intero staff è precettato in sala per una pellicola cecoslovacca sottotitolata in tedesco; all’annunzio del suo mancato arrivo tutti scattano verso l’uscita, ma sono fulminati dalla notizia che in sostituzione assisteranno per l’ennesima volta a “La corazzata Kotiomkin”. Qualcuno crolla svenuto.
L’orecchio clandestino alla radiolina con i commenti di Martellini, la proiezione procede con grande soddisfazione di Ricciardelli, esaltato dal fermento per l’immortale capolavoro russo che crede di percepire intorno. Come d’uso, seguirà il dibattito; ed è a questo punto che Fantozzi erompe nell’altrettanto immortale grido “la corazzata Kotiomkin è una cag*ta pazzesca!”, capeggiando l’insurrezione che porterà al sequestro di Guidobaldo Maria – malmenato e costretto alla visione di volgarissimi film di cassetta, tipo Giovannona Coscialunga – nonché al pubblico rogo della venerata pellicola sovietica.
All’alba del terzo giorno – curiosa resurrezione – le forze dell’ordine, agli ordini del Direttore dei Direttori, irromperanno nella sala con i lacrimogeni. La spontanea sollevazione contro le crudeli vessazioni cinefile imposte dal padronato, finisce con Fantozzi e gli altri rivoluzionari costretti, manu militari, a replicare ogni sabato pomeriggio la scena della scalinata di Odessa, fino all’età pensionabile.
“La corazzata Potëmkin” – il film vero – viene commissionato nel 1925 al ventisettenne Ėjzenštejn, già distintosi come propagandista bolscevico. Figlio del celebre architetto modernista autore di splendidi edifici a Riga ed Helsinki, Sergej ha studiato ingegneria prima di votarsi alla psicologia, all’estetica e quindi alla causa comunista. Quando inizia le riprese,Lenin è morto da un anno lasciando la Russia in una drammatica transizione. Stalin si accinge a liquidare nel sangue la sinistra di Trockij e la stessa Nuova Politica Economica del suo predecessore. In un clima d’indottrinamento e di sempre maggior presa del partito sulla società, il Comitato Governativo per le Celebrazioni della Rivoluzione del 1905, ingaggia il giovane regista con espliciti intenti celebrativi.
Conosciamo le trappole delle opere a tesi, e quanto facilmente finiscano presto nei cestini. Invece Ėjzenštejn, nonostante il cattivo presagio della citazione di Lenin in apertura, riuscirà a realizzare un pezzo di storia del cinema.
Il soggetto ricostruisce reali accadimenti. Agl’inizi del novecento la Russia zarista versa in una grave crisi economica e sociale, esasperata dalla sconfitta nella guerra col Giappone. Nelle principali città avvengono sommosse operaie e studentesche, che lo Zar Nicola II affronta alternando la repressione poliziesca a reticenti e ritrattate riforme. In questo contesto esplosivo, l’equipaggio della corazzata Potëmkin, di stanza nel Mar Nero, dopo essersi ammutinato appoggia gl’insorti di Odessa.
Strutturato nei cinque atti della tragedia classica, La corazzata Potëmkin possiede la trama essenziale del miglior cinema degli albori.
Sulla corazzata viene imbarcata carne avariata che i marinai rifiutano; il disumano comandante Golikov ordina di fucilare chi non mangerà innescando l’ammutinamento. I rivoltosi prendono la nave mettendo fuori combattimento gli ufficiali, ma durante gli scontri muore il loro capo, il marinaio Vakulinchuk. Quando il suo corpo viene sbarcato ad Odessa la gente fraternizza con gli ammutinati, protestando contro il regime e i nobili che affamano il popolo. Intervengono i cosacchi che sparano sulla folla inerme lungo la celebre scalinata; la corazzata reagisce distruggendo a cannonate il loro quartier generale, ma poi deve prendere il largo alla notizia dell’arrivo della flotta zarista. In mare aperto la Potëmkin affronta forze preponderanti, ma le navi lealiste non osano aprire il fuoco; quindi può attraversare trionfante lo schieramento avversario, salutata dal tripudio rivoluzionario dei marinai sulle altre navi.
Reduce dal precedente lungometraggio “Sciopero”, il registra russo applica a “La corazzata Potëmkin” le sue innovative teorie tecniche finalizzate al massimo impatto sullo spettatore. Montaggio serrato, stacchi improvvisi, dettagli simbolici, particolari raccapriccianti, ripetizione dell’azione drammatica, inversione dell’ordine naturale della sequenza, sospensione e ripresa della stessa azione, sono usati per coinvolgere – e condizionare – il pubblico.
Alla maestria tecnica Ėjzenštejn unisce altre qualità: la poesia nella scena delle barche a vela che abbracciano la Potëmkin nel porto di Odessa, l’occhio pittorico nei primi piani, il controllo compositivo delle scene di massa, l’invenzione di alcune figure memorabili. La più celebre – il neonato in carrozzina che rotola fuori controllo lungo la scalinata – suscita angoscia e trepidazione, e insieme sollecita il pensiero verso l’intera umanità sempre in fasce sballottata lungo la china accidentata della storia.
I limiti dell’opera, pure innegabili, sono legati all’intento propagandistico e al suo tempo. La recitazione eccessivamente teatrale tipica dell’epoca, è funzionale ad un pellicola voluta dalla committenza per il grande pubblico e quindi per necessità conforme ai gusti correnti.
L’esclusione della fiction e lo sviluppo documentaristico del soggetto rispondono alla volontà educativa verso le masse e al pregiudizio totalitario verso fantasia e invenzione, intese come elementi di distrazione, futili se non deteriori.
Noi rifiutiamo che letteratura, cinema, e l’arte in generale, possano o debbano innescare rivoluzioni; e forse non crediamo più nemmeno alle rivoluzioni. Ėjzenštejn, come il suo tempo, la pensava diversamente. Noi simpatizziamo per Vakulinčuk e per le sue ragioni, ma sappiamo pure che da quel sacrificio non è scaturito un mondo migliore, ma Stalin, il Grande Terrore, i gulag e tutto l’armamentario delle idee assassine che hanno insanguinato il ‘900.
Al netto dell’impianto ideologico e degli artifici, “La corazzata Potëmkin” rimane comunque una pellicola capitale che resiste e s’impossessa delle opere successive, comprese quelle che aspirerebbero a cancellarla. Salce e Villaggio prendono in ostaggio Ėjzenštejn contro l’esibizionismo pseudo culturale di certa intellighenzia nostrana dai libri incomprensibili, dibattiti fumosi e cineforum soporiferi; ma sono senz’altro consapevoli che l’intera saga di Fantozzi racconta in chiave diversa la stessa storia della Corazzata. Il sessantotto era fresco, e nel ’76 le brigate rosse, oltre a sparare, dilaniavano politica e coscienze nel nostro paese. Il Mega Direttore Galattico Duca Conte sembra nascondere il Comandante Golikov; Fantozzi, i Filini e i Calboni sono la ciurma vessata dagli ufficiali e il popolo di Odessa caricato dai cosacchi; le gerarchie della Megaditta, con i loro titoli sempre più nobiliari, sono la sadica aristocrazia russa fino allo Zar; Fantozzi, una volta tanto dignitoso e ribelle, e comunque vittima sacrificale, è il marinaio Grigorij Vakulinčuk.
Salce rigirò due volte la più famosa sequenza del film russo: sul serio per la scena del cineforum, non potendo usare per motivi legali le sequenze originali; e in chiave grottesca nella scena punitiva. Lo fece con rispettosa cura, non indispensabile al genere di film che stava preparando, replicando alcune inquadrature e altri dettagli di Ėjzenštejn.
Fantozzi interpretò nella parodia l’improbabile neonato della carrozzina, che una perfetta signorina Silvani in gramaglie spinge verso il suo destino, cadendo fulminata dalla fucileria zarista.
La storia – diceva proprio Marx – accade due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. La regola vale anche per il cinema. Anzi, forse, vale solo per il cinema, dato che la storia ha spesso il vizio d’insistere con la tragedia.
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(di luceccarelli)
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gianmarco
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mercoledģ 9 luglio 2008
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il pił famoso film del cinema russo
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Odessa, 1905: A bordo dell'incrociatore Potemkin, i marinai fanno un violento ammutinamento, sbarcano in quella cittą, alla fine vincono la rivoluzione. 2° film di S.M. Ejzenstejn, dopo "Sciopero" č uno dei film pił importanti e celebrati della storia del cinema, uno dei pił patologici. Commissionato dal governo sovietico per il ventennale delle violente repressioni del 1905 fu progettato in otto episodi che dovevano comprendere anche la guerra russo-giapponese, ma vari contrattempi non completarono il progetto e l'ammutinamento del "Potemkin" divenne infine il tema di tutto il film. E concepito in cinque episodi intitolati: 1) Uomini e vermi 2)Dramma sul ponte 3)Il sangue grida vendetta 4)La scalinata di Odessa 5)Il passaggio attraverso la squadra.
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Odessa, 1905: A bordo dell'incrociatore Potemkin, i marinai fanno un violento ammutinamento, sbarcano in quella cittą, alla fine vincono la rivoluzione. 2° film di S.M. Ejzenstejn, dopo "Sciopero" č uno dei film pił importanti e celebrati della storia del cinema, uno dei pił patologici. Commissionato dal governo sovietico per il ventennale delle violente repressioni del 1905 fu progettato in otto episodi che dovevano comprendere anche la guerra russo-giapponese, ma vari contrattempi non completarono il progetto e l'ammutinamento del "Potemkin" divenne infine il tema di tutto il film. E concepito in cinque episodi intitolati: 1) Uomini e vermi 2)Dramma sul ponte 3)Il sangue grida vendetta 4)La scalinata di Odessa 5)Il passaggio attraverso la squadra. Complesso e parzialmente fantasioso č uno di quei film dove la vera angoscia delle repressioni e delle dittature ha un peso fondamentale anche nello spettatore, nella vera filosofia del film č incentrato il tema di rivoluzione, e non una semplice rivoluzione comunista, ma una rivoluzione intellettuale che nessun altro cineasta aveva mai concepito fin'ora e che forse nessun altro riuscirą mai a ripetere. Tra i vari cineasti del muto russo Ejzenstejn č quello che č riuscito a trasformare l'intera arte del cinema, dando non solo al cinema europeo un nuovo sbocco di spiritualitą e di solidarietą, un impegno non noioso come molti giudicherebbero ma sempre eloquente e rinnovativo, privo di preoccupazioni altrui. Considerato il pił bel film della storia del cinema all'Esposizione universale del 1958, ebbe un buon successo sopratutto in Europa nei primi anni, boicottato in seguito dai regimi di Hitler e Mussolini, bandito per anni fino la fine della guerra. Nel 1950 ne fu fatta una riedizione (pił corta di alcuni minuti rispetto all'originale) sonorizzata che fu distribuita in Italia nel 1960 con il commento di Arnoldo Foą. Rieditato nel 1976 con musiche di Dimitrij Sostakovic.
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il cinefilo
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martedģ 5 aprile 2011
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la corazzata potemkin:la mia analisi
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L'immensa opera di Ejzenstein si divide in cinque capitoli che ho deciso di analizzare parte per parte:
ATTO PRIMO-UOMINI E VERMI:In questo primo capitolo viene descritta la vita dei marinai a bordo dell'incrociatore Potemkin...ma la loro non è un esistenza facile in quanto sono costretti a mangiare carne andata a male e divorata dai vermi e,di conseguenza,cresce il desiderio di ribellione contro i loro dispotici ufficiali e con quest'immagine il regista tende a immaginare un allegoria sulla condizione dei lavoratori nella Russia zarista e sulla necessità di una ribellione.
L'arroganza del medico di bordo che persiste nel negare le condizioni miserevoli in cui riversa il cibo dei marinai si può interpretare anche come,più universalmente(ma sempre legato al tema rivoluzionario russo)una rappresentazione del disinteresse,nonchè del disprezzo,dei potenti nei confronti dei più deboli.
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L'immensa opera di Ejzenstein si divide in cinque capitoli che ho deciso di analizzare parte per parte:
ATTO PRIMO-UOMINI E VERMI:In questo primo capitolo viene descritta la vita dei marinai a bordo dell'incrociatore Potemkin...ma la loro non è un esistenza facile in quanto sono costretti a mangiare carne andata a male e divorata dai vermi e,di conseguenza,cresce il desiderio di ribellione contro i loro dispotici ufficiali e con quest'immagine il regista tende a immaginare un allegoria sulla condizione dei lavoratori nella Russia zarista e sulla necessità di una ribellione.
L'arroganza del medico di bordo che persiste nel negare le condizioni miserevoli in cui riversa il cibo dei marinai si può interpretare anche come,più universalmente(ma sempre legato al tema rivoluzionario russo)una rappresentazione del disinteresse,nonchè del disprezzo,dei potenti nei confronti dei più deboli...ma l'episodio da cui si"accenderà la miccia"per la rivolta è quello a proposito del tentativo degli ufficiali di far giustiziare alcuni marinai per aver rifiutato di mangiare il loro rispettivo piatto di minestra.
ATTO SECONDO-DRAMMA SUL PONTE:La furia dei maltrattati esplode nel momento in cui gli viene chiesto di fucilare i loro stessi compagni:"fratelli,contro chi sparate?contro i vostri compagni?"urla il principale ispiratore del dissenso del gruppo e questa frase sottolinea da subito l'importanza dell'unione dei lavoratori contro coloro che vorrebbero decidere impunemente del loro destino...i marinai si rivoltano e,in un inevitabile esplosione di violenza,uccidono tutti gli ufficiali prendendo il controllo della nave...ecco l'immagine-simbolo di Ejzenstein tesa a celebrare la rivoluzione comunista avvenuta alcuni anni prima...LA CORAZZATA,infatti,risale al 1926 e la rivoluzione bolscevica era avvenuta pochi anni prima(attenzione,però:la rivoluzione del film è quella del 1905)
Tragicamente,però,l'unico dei lavoratori insorti a venire ucciso è proprio"l'ispiratore"...ma la sua morte si rivelerà di un importanza fondamentale nel terzo atto...nota:da notare le inquadrature dei cannoni nel"ponte di coperta"che sono un vero capolavoro d'immagine.
ATTO TERZO-IL SANGUE GRIDA VENDETTA:La corazzata Potemkin,ormai in mano agli insorti,attracca al porto di Odessa dove il corpo dell'uomo ucciso viene esposto alla popolazione...e,come dice anche il titolo,il sangue che egli è stato costretto a"versare"a causa di"un cucchiaio di minestra"(frase enormemente significativa in quanto racchiude in sè il dramma di chi è costretto a morire nella miseria)dovrà essere vendicato e il suo"messaggio ideologico"trasportato ovunque,in Russia,dovesse regnare la povertà e la sofferenza...altra scena importante:un uomo,presumibilmente"ricco"deride il popolo e viene immediatamente umiliato.
ATTO QUARTO-LA SCALINATA DI ODESSA:Si tratta,quasi sicuramente,della sequenza tragica più famosa in assoluto della storia del cinema:I cosacchi dello zar uccidono a colpi di fucile dei civili inermi(tra cui la madre addolorata che porta in braccio il bambino e il cui sguardo addolorato è passato alla storia,nel secondo film fantozziano,come,in chiave di sberleffo,"l'occhio della madre")seminando il terrore nel popolo.
Anche la carrozzina con dentro il bambino che"precipita"verso la morte è entrata nella leggenda del cinema...e così pure viene anch'essa presa per i fondelli nel SECONDO TRAGICO FANTOZZI...ma anche i primi piani dei volti della gente terrorizzata restano,a livello stilistico,piuttosto interessanti malgrado la strepitosa satira che ne fecero Paolo Villaggio e Luciano Salce.
ATTO QUINTO-Il PASSAGGIO ATTRAVERSO LA SQUADRA:L'ultima parte della storia illustra il coraggio dei marinai della famosa corazzata nell'affrontare"da soli"l'intera flotta ammiraglia zarista...le inquadrature e il montaggio frenetico occorrono nel costruire la tensione...ma essi potranno"passare"attraverso la flotta senza"colpo ferire"in quanto anche nelle altre navi arriva il sostegno di tutti coloro che aspirano alla"grande"rivoluzione proletaria...e il capolavoro di Ejzenstein si chiude con una vasta panoramica della gioia della massa a bordo della flotta.
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great steven
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martedģ 29 novembre 2016
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marinai ammutinati con forte desiderio di libertą!
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LA CORAZZATA POTEMKIN (URSS, 1925) diretto da SERGEJ M. EJZENSTEJN. Interpretato da VLADIMIR BARSKIJ, ALEKSANDR ANTONOV, GRIGORIJ ALEKSANDROV, KONSTANTIN FELDMAN, BEATRICE VITOLDI, JULIA EJZENSTEJN
Esordio nel lungometraggio dell’acclamato regista sovietico e film affidatogli dal regime comunista per celebrare il ventesimo anniversario degli eventi rivoluzionari del 1905, mentre la Russia era impegnata sul fronte orientale con la guerra contro il Giappone.
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LA CORAZZATA POTEMKIN (URSS, 1925) diretto da SERGEJ M. EJZENSTEJN. Interpretato da VLADIMIR BARSKIJ, ALEKSANDR ANTONOV, GRIGORIJ ALEKSANDROV, KONSTANTIN FELDMAN, BEATRICE VITOLDI, JULIA EJZENSTEJN
Esordio nel lungometraggio dell’acclamato regista sovietico e film affidatogli dal regime comunista per celebrare il ventesimo anniversario degli eventi rivoluzionari del 1905, mentre la Russia era impegnata sul fronte orientale con la guerra contro il Giappone. Pensato come una sinfonia e dunque diviso in cinque atti (o movimenti): 1.) "Uomini e vermi"; 2.) “Dramma sul ponte"; 3.) "Il sangue grida vendetta"; 4.) "La scalinata di Odessa"; 5.) "Il passaggio della squadra". A bordo dell’incrociatore Potëmkin, i marinai protestano per il consumo di carne guasta, rifiutano di mangiare la minestra cucinata nella mensa e pensano di unirsi al movimento operaio rivoluzionario che è già insorto in tutta la Russia per contrastare il tirannico regime zarista. Quando lo viene a sapere, il comandante Gorakov ordina la fucilazione, per mano della guardia di bordo, di tutti i dissidenti, coperti dal telone. Ma i marinai condannati, sobillati da Mathiuchenko e Bakulinchouk, insorgono contro gli ufficiali, li gettano a mare e assumono con la forza il comando della corazzata. Ma lo stesso Bakulinchouk paga con la vita il prezzo della rivolta, ucciso barbaramente dal primo ufficiale dell’equipaggio. Il suo cadavere viene esposto, quando i compagni raggiungono terra con una scialuppa, all’interno di una tenda e con un cartello con la scritta Per un cucchiaio di minestra nel molo di Odessa. La popolazione della città costiera lo vede e da lì parte il pensiero comune di ribellarsi al potere dispotico degli zar e organizzare un movimento di protesta violenta contro le oppressioni dei tiranni. Ma l’entusiasmo dei popolani di Odessa viene stroncato dalla comparsa dei cosacchi, che reprimono ferocemente l’insurrezione fucilandoli sulla scalinata principale della città. Solidali coi cittadini che li hanno raggiunti con le barche dalla costa, i marinai della Potëmkin decidono di correre in loro aiuto, ma all’improvviso vengono a sapere che la flotta ammiraglia zarista si sta dirigendo verso di loro. Pronti a far fuoco su coloro che ritengono i loro nemici, i marinai ribelli si rendono presto conto che la squadra non intende cannoneggiarli, e pertanto, fieri di alzare la bandiera rossa, possono passare tranquillamente fra le navi della flotta ammiraglia senza colpo ferire, in quanto trovano in loro dei sinceri alleati. Uno dei film più celebri nella storia del cinema, instancabilmente discusso ed elogiato a più riprese da critici di tutte le epoche, sottoposto a tagli, ridimensionamenti ed infinite riedizioni, più volte musicato e sonorizzato successivamente alla prima assoluta nelle sale sovietiche, avvenuta il 27 aprile 1925. L’edizione italiana migliore che circola attualmente è quella del 1960, con Arnoldo Foà che fa da narratore e legge le didascalie, per altro molto diffuse e numerose nel corso della proiezione. Denso di sequenze famosissime, prima fra tutte quella dei popolani violentemente aggrediti dagli spari dei militari cosacchi sui gradini della scalinata, durante la quale si toccano picchi drammatici come soltanto il cinema muto sapeva a suo tempo creare con straordinaria tensione emotiva, sfruttando anche piccoli dettagli come una madre che fronteggia i soldati col corpo del figlio morto in braccio o un’altra madre che, colpita da un proiettile, si accascia senza vita e spinge involontariamente giù il passeggino che contiene il suo bambino in fasce. Ejzenstejn seppe fare però molto di più che un film celebrativo di una ricorrenza nazionale: la sua abilità artistica va ben al di là proprio perché inventa un modo completamente innovativo e dirompente di intendere la guerra (come specificato all’inizio dalla didascalia che riporta nientemeno che un pensiero autografo di Lenin, datato 1905), senza giustificarla, ma spiegando con sguardo lucido e amplissima veridicità che la rivoluzione è l’unica forma di battaglia violenta che si possa condurre, giacché combatte i dispotismi, restituisce i leciti diritti a coloro cui spettano naturalmente, sopprime le ingiustizie sociali e attua il sistema primigenio e inalienabile della libertà da non negare mai a nessuno in nome di qualsivoglia preconcetto. Le idee libertarie di Mathiuchenko e Bakulinchouk, uomini animati da un forte senso civico e desiderosi di vivere in un mondo dove le divergenze socio-politiche non siano un sanguinario e insensato motivo di distruzione, si trasformano nell’ideale veicolo espressivo per fornire una perfezione stilistica ad un filmone coi fiocchi e controfiocchi che, come poche altre opere perfino del suo medesimo periodo storico, racconta storie di uomini semplici che sanno credere nei propri sogni, che non smettono neanche davanti a cause gravissime e opprimenti di coltivare con ossessione le proprie ambizioni, che cercano con costanza incrollabile di effettuare il bene universale e respingono ogni ideologia repressiva e qualunque tipo di semplificazione totalitaristica. Ejzenstejn ritornerà, con una bravura leggermente incrinata ma pur sempre efficace e unica nel suo genere, sulla rappresentazione caritatevole ma spietata del potere in film successivi come Ottobre (1927) e Ivan il Terribile (1944) che, insieme a La corazzata Potëmkin, costituisce il suo apogeo in termini di denuncia indiscriminata e inappuntabile del potere autoreferenziale e unilaterale, denuncia sempre fondata su una concezione completamente negativa dei governi e degli uomini chiamati, spesso solo per volontà propria, ad eseguirli in modo materiale (o purtroppo materialistico). Un’opera cinematografica pervasiva, potentissima, magnifica, estrema e incisiva che travalica i confini stessi della settima arte per elevarsi a baluardo e colonna di un intero modo di pensare la vita in termini di ricerca della libertà, senso della vita politica e militare e alleanze umane formate allo scopo di conservare l’uguaglianza fra simili.
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santonit
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giovedģ 26 ottobre 2017
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ancora bello questo film
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Ho rivisto stasera questo film di Eisenstein. Non sono d'accordo con la facile battuta detta a questo riguardo da Paolo Villaggio in uno dei film del personaggio Fantozzi, battuta che però calza a pennello con il personaggio che Villaggio impersonava in quel genere di films ma che per mio conto non e' assolutamente condivisibile. E' un film del 1925, fatto su richiesta del Partito Comunista e quindi a sfondo didascalico e espressivo dei primi fermenti della Rivoluzione che 12 anni dopo sarebbe esplosa con virulenza. Malgrado questi "paletti" obbligati il regista ha saputo dare espressioni artistiche e veramente efficaci al film, vedi la scena della scalinata e il senso delle attese dei marinai della corazzata in vista dell'arrivo della squadra che avrebbe dovuto annientarli.
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Ho rivisto stasera questo film di Eisenstein. Non sono d'accordo con la facile battuta detta a questo riguardo da Paolo Villaggio in uno dei film del personaggio Fantozzi, battuta che però calza a pennello con il personaggio che Villaggio impersonava in quel genere di films ma che per mio conto non e' assolutamente condivisibile. E' un film del 1925, fatto su richiesta del Partito Comunista e quindi a sfondo didascalico e espressivo dei primi fermenti della Rivoluzione che 12 anni dopo sarebbe esplosa con virulenza. Malgrado questi "paletti" obbligati il regista ha saputo dare espressioni artistiche e veramente efficaci al film, vedi la scena della scalinata e il senso delle attese dei marinai della corazzata in vista dell'arrivo della squadra che avrebbe dovuto annientarli...
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marlon brando
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lunedģ 9 agosto 2010
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straordinario
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Dura poco più di un'ora, ma quell'ora è di un'intensità che colpisce il cuore.
La scena della carrozzina è entrata nell'antologia del cinema internazionale ( ce nè una citazione anche su GLI INTOCCABILI )
Capolavoro.
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doctorclaude
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sabato 30 aprile 2011
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potente
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NRA
Ottantanni sono trascorsi ed è inutile non sottolinearlo. Infatti lo spettatore di oggi non preparato (o mal condizionato) avverte alla visione di tal capolavoro un disagio di estraneità più che in altre pellicole a lei coeve o quasi (vedasi in confronto lo scintilante e sempre attuale "Aurora" di Murnau). Abituati a nefandezze visive di qualsiasi tipo a base di arti mozzati, corpi dilaniati da zombie o più semplicemente avezzi al pruriginoso compiacimento del macabro che trasuda dal "buon lavoro" del giornalista segugio che per mesi bivacca ad Avetrana, non possiamo non trovarci spiazzati dalla drammatizzazione, dal risalto emotivo di cui vengono investiti particolari ed episodi che tuttosommato non dovrebbero impressionarci più di tanto.
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NRA
Ottantanni sono trascorsi ed è inutile non sottolinearlo. Infatti lo spettatore di oggi non preparato (o mal condizionato) avverte alla visione di tal capolavoro un disagio di estraneità più che in altre pellicole a lei coeve o quasi (vedasi in confronto lo scintilante e sempre attuale "Aurora" di Murnau). Abituati a nefandezze visive di qualsiasi tipo a base di arti mozzati, corpi dilaniati da zombie o più semplicemente avezzi al pruriginoso compiacimento del macabro che trasuda dal "buon lavoro" del giornalista segugio che per mesi bivacca ad Avetrana, non possiamo non trovarci spiazzati dalla drammatizzazione, dal risalto emotivo di cui vengono investiti particolari ed episodi che tuttosommato non dovrebbero impressionarci più di tanto. Quanti morti ammazzati, anche bimbi, hanno potuto far esperienza i nostri sensi? Di quante mattanze abbiamo dovuto subire la cronaca? Crollano le torri gemelle... E dopo poco, tutto come prima. Questo film però è così potente, così coinvolgente perchè è arte e il segreto dell'arte non sta solo in quel che viene raccontato, ma anche e soprattutto nel come. Il montaggio frenetico. I primissimi piani alternati a campi lunghi di massa. Il furore palpitante e l'attesa insopportabile. E solo in poco più di un'ora. Cinema adolescente dove la passione è tutto. Chiunque non apprezzi tal meraviglia deve consultare un buon analista.
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il cinefilo
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giovedģ 16 giugno 2011
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la corazzata potemkin:la mia analisi completa/2
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Le ombre dei soldati che si stagliano minacciose sulla scalinata di Odessa sono anche,ormai,le ombre dell'interessante"cammino"che il cinema propagandistico ha intrapreso nel corso degli anni parallelamente(e inevitabilmente)ai grandi fatti(e tragedie)della storia(della Russia in questo caso ma anche della Germania nazista e dell'Italia fascista).
L'immagine de LA CORAZZATA POTEMKIN come una"cagata pazzesca"a germogliato in Italia(e solamente qui e rigorosamente in chiave comica)grazie al SECONDO TRAGICO FANTOZZI(su cui mi sono già espresso positivamente nel mio primo commento)per cui ritengo utile soffermarmici a scrivere un altra volta.
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Le ombre dei soldati che si stagliano minacciose sulla scalinata di Odessa sono anche,ormai,le ombre dell'interessante"cammino"che il cinema propagandistico ha intrapreso nel corso degli anni parallelamente(e inevitabilmente)ai grandi fatti(e tragedie)della storia(della Russia in questo caso ma anche della Germania nazista e dell'Italia fascista).
L'immagine de LA CORAZZATA POTEMKIN come una"cagata pazzesca"a germogliato in Italia(e solamente qui e rigorosamente in chiave comica)grazie al SECONDO TRAGICO FANTOZZI(su cui mi sono già espresso positivamente nel mio primo commento)per cui ritengo utile soffermarmici a scrivere un altra volta.
"Per me-urla Fantozzi-la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!!!!!"ed esplode il boato degli altri impiegati eternamente tiranneggiati dai loro capi...questa è una di quelle scene entrate immutabilmente a far parte dell'immaginario collettivo quasi per nulla rigorosamente cinefilo ma quasi esclusivamente"populistico"e,in definitiva,sostanzialmente"socialista"poichè,comunque,i punti di contatto tra la rivoluzione del film e quella(infine fallita)fantozziana sono molto meno labili di quanto falsamente appaia.
Fermo restando,doverosamente,il mutato quadro storico e nazionale si tratta di due"rivoluzioni"(una reale l'altra immaginaria ma sempre significativa)che partono"dal basso"cioè(nel secondo caso)da una classe sociale notevolmente disagiata e sempre in bilico su quella sottile linea di demarcazione che separa la"borghesia media"dal"proletariato" (quella dei film di Fantozzi)mentre invece,nel primo caso,ci si riferisce a quella esclusivamente"proletaria"che a stento sarebbe riuscita a far valere il proprio diritto alla vita se non,in seguito,con una vera rivoluzione(i marinai e il popolo di Odessa nel film di Ejzenstein).
Sebbene"indirettamente"la rivoluzione(sopportata a stento dagli impiegati durante la visione della"cagata pazzesca")accende la miccia,nel secondo film di Luciano Salce,di un altra,breve,esplosione dell'"ira degli sfruttati"che,capitanati dal noto ragioniere sfigato,mettono a soqquadro ogni cosa e si dilettano a distruggere(e io direi a livello inconsciente)"l'origine"dell'loro inaspettato coraggio(e poco prima di essere nuovamente"schiacciati"dai loro"oppressori")...quella del film fantozziano,alla fine,è"una rivoluzione dietro un altra rivoluzione"prima ancora che una semplice satira dell'opera sovietica.
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