Anno | 2007 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 49 minuti |
Regia di | Saverio Costanzo |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Argomenti: La zona d'interesse
Durante la giornata della memoria (27 gennaio) del 2006, Saverio Costanzo accompagna un gruppo di studenti di un liceo romano in visita ad Auschwitz.
CONSIGLIATO NÌ
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Anche nel nostro paese, da qualche anno, è stato istituito il "Giorno della Memoria" per commemorare l'anniversario della "liberazione" (sarebbe più corretto il termine "apertura", Auschwitz non era affatto una destinazione militare e l'Armata Rossa vi giunse per caso) del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Una conquista, considerando che in Italia vige ancora il peggior revisionismo e nelle trasmissioni della rete pubblica si "coccola" il ricordo del Duce. Ma è pur vero che esistono numerosi progetti educativi sulla Memoria, realizzati dai comuni insieme alla Comunità Ebraica e in collaborazione con l'Associazione Nazionale ex Deportati.
Nel 2006, a Saverio Costanzo è stato commissionato un documentario per testimoniare l'incontro nei campi di sterminio di Auschwitz/Birkenau tra i sopravvissuti e duecentocinquanta studenti delle scuole superiori romane. Avvalendosi di materiale di repertorio, inserito con un forte senso di continuità nelle registrazioni del presente, Costanzo vuole filmare la storia nella contemporaneità, senza tentare di interpretarla. Il suo scopo è piuttosto quello di lasciare parlare direttamente chi l'ha vissuta. Nel film si susseguono le dichiarazioni dei testimoni scampati miracolosamente alla morte e "interrogati" dagli studenti.
Il regista si affida in primo luogo a una proposta estetica, la realtà che ha di fronte e che deve filmare è fatta di sole persone fisiche. I volti (a colori) dei deportati si alternano ai volti degli studenti "in posa" davanti alle baracche di legno di Birkenau o ai blocchi di mattoni di Auschwitz. I campi lunghi, eseguiti nei luoghi stessi del martirio, sono punteggiati di primi e primissimi piani, perché la testimonianza dei sopravvissuti è sollecitata dall'incontro con l'ambiente. Il susseguirsi di volti e di luoghi permette allo spettatore di vivere una propria Shoah nel presente. Chi guarda viene condotto, attraverso il mezzo filmico, nei luoghi dello sterminio riaccesi dalla voce dei testimoni.
Il documentario di Costanzo decide per il "bozzettismo" emozionale e solleva due questioni: il valore pedagogico dei viaggi scolastici ad Auschwitz e la traduzione/trasmissione della memoria. Educare ad un luogo della memoria significa innanzitutto insegnare agli studenti a leggere quel luogo. I viaggi di istruzione ai lager, accompagnati dai politici che hanno finanziato il progetto, corrono il rischio di essere strumentalizzati per il semplice fatto di venire ripresi. La scuola ha il dovere di pronunciarsi senza essere ambigua, usando il tempo dell'insegnamento per esplicitare il senso della Shoah e per spiegare ai ragazzi cosa fanno (e cosa "vedere") in quei luoghi.
Difficilmente le frasi comuni si traducono in atteggiamenti di pensiero, è necessario perciò sottrarre la memoria alle forme retoriche della routine e della commemorazione, se non si vuole rischiare che la Shoah diventi un semplice simulacro politico-istituzionale.
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