Titolo originale | La race des seigneurs |
Anno | 1974 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Pierre Granier-Deferre |
Attori | Claude Rich, Alain Delon, Sydne Rome, Jeanne Moreau, Jean-Marc Bory, Jean-Pierre Castaldi Jacques Maury, Monique Mélinand, Madeleine Ozeray, Louis Seigner, Robert André (II), Pierre Asso, Sophie Balik, Ermanno Casanova, Jacqueline Clément, Michel Dauba, Dominique De Keuchel, Gérard Degeorge, Dominique Delpierre, Robert Favart. |
MYmonetro | 2,69 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 gennaio 2015
Alain Delon è un giovane politico che cerca di arrivare a un ministero. Ha una storia d'amore che lo coinvolge abbastanza ma il vero grande amore rest...
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CONSIGLIATO NÌ
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Segretario di un partito di opposizione, Julien Dandieu tenta ogni strada pur di accaparrarsi la poltrona del ministero del lavoro. Grazie all'appoggio dell'influente vedova del fondatore del partito, riuscirà a superare anche le resistenze politiche interne rappresentate dal collega Savarin. Mentre i rapporti con una moglie depressa e un figlio ribelle sembrano essere sempre più compromessi, Julien porta avanti una relazione con Creezy, una fotomodella di fama internazionale davvero innamorata di lui.
Da un romanzo del belga Félicien Marceau pubblicato nel 1969, Pierre Granier-Deferre mette a punto una rappresentazione della vita politica in cui l'interesse personale sembra travalicare, da sempre, quello della cosa pubblica. L'arrivista, il titolo italiano è più esplicito del francese La race des seigneurs, racconta gli intrighi del Palazzo dal punto di vista di un uomo senza particolari qualità che non si ferma davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole. Non c'è coerenza o fede politica che possano cambiare le cose, una fame di potere fine a se stessa fagocita ogni altro desiderio di Julien, incline a mantenere vivi soltanto quei rapporti in grado di assicurargli un tornaconto personale (neanche i famigliari sono esclusi dal discorso).
Una tristezza sorda avvolge ogni momento, dagli incontri con il personaggio interpretato da Jeanne Moreau, che tira le fila da dietro il palcoscenico, agli scontri con l'amico Savarin: all'apice della popolarità e del suo potere contrattuale, il divo Delon calza a pennello la sgradevolezza e la doppiezza del suo bieco politicante fino a mostrare, in pochi felici attimi, una fessura attraverso cui poter scorgere un'inattesa vulnerabilità. Gelido e un po' affannato, specialmente nello sviluppo di alcuni caratteri secondari, è un film che non riesce ad andare veramente a fondo nell'analisi dei meccanismi politici così come vorrebbe, ma chiarissimo nel suo comunicare un inequivocabile senso di indignazione. Sebbene la "sostanza politica" del discorso finisca con lo sfuggire in favore di una svolta finale da melodramma, si tratta comunque di un lavoro riuscito con alcune situazioni di forte impatto emotivo.
Non proprio necessaria la parentesi italiana con la visita alle rovine romane di Ostia in cui la bella Sydne Rome, che si doppia da sola, ha un paio di battute davvero goffe.
Dopo L'evaso e prima di Histoire d'amour, è il secondo dei tre film in cui Pierre Granier-Deferre dirige Alain Delon. Bella la fotografia bluastra di Walter Wottitz.