L'ospite inatteso |
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Un film di Tom McCarthy.
Con Richard Jenkins, Haaz Sleiman, Danai Jekesai Gurira, Hiam Abbass, Marian Seldes.
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Titolo originale The Visitor.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 2007.
uscita venerdì 5 dicembre 2008.
MYMONETRO
L'ospite inatteso
valutazione media:
3,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dagli Usa ecco il film che apre l'era Obama
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Piccolo avamposto dell' era Obama. Delle aspettative che alimenta. È L' ospite inatteso dell' americano Tom McCarthy, che esce oggi nelle sale italiane. In altre tonalità rinnova "Terminal" di Spielberg con Tom Hanks. Raccontare sullo sfondo delle fondate paure conseguenti all' 11 settembre la semplice esperienza umana di un incontro tra diversi. Con tutte le sfumature di fiducia, paura, buonsenso, curiosità. Ciò che appartiene alle esperienze reali. Alle ipotesi verosimili. All' orizzonte del sempre più possibile incrociare la propria vita con chi arriva da altri luoghi con bagagli e fardelli non solo disperati, o non sempre per le stesse ragioni. Le occasioni si stanno moltiplicando dai banchi di scuola all' inserimento di giovani lavoratori nel Nordest. Secondo una gamma che prevede di tutto. Anche che l' immigrato non abbia un' identità standard. Che, per esempio, sia un artista o un ingegnere, una persona in qualcosa migliore di noi. C' è un americano di mezza età solitario, metodico, spento (l' attore è Richard Jenkins). Vedovo, docente universitario, pendolare. Ama la musica, beve buon vino, si intuisce che nutre sentimenti progressisti ma anche che non gli interessa più niente. Una sera trova l' appartamento occupato. Più che indignato è sorpreso e spaventato. Ma subito dopo aver cacciato gli abusivi si affaccia e li richiama. Tarek e Zainab, un siriano e una senegalese. Clandestini. Si arrangiano con dignità: lui suona il tamburo - da Dio - con un gruppo di amici nella metro. Sono perbene, sono grati a Walter al quale il ragazzo dona con slancio la sua amicizia. È tanto denso il legame che si crea, senza dirsi troppo, che anche Walter comincia ad andare con Tarek nella subway, da apprendista percussionista. Il giovane passa all' anziano quello che sa, e l' anziano ritrova una spinta vitale. Ma la metropolitana sarà maledetta perché proprio lì sotto Tarek viene fermato, messo dentro, rimpatriato. Walter si fa in quattro e durante una delle visite in carcere perde le staffe al rifiuto di dargli informazioni sul trasferimento dell' amico, probabilmente ha una reazione passionale per la prima volta da un' eternità. E rivendica la genuina natura dell' America che accoglie, dove tutti sono "diversi" e tutti sono americani se si comportano onestamente con questa terra che sentono la loro terra, l' America che non respinge chi abbia voglia di rimboccarsi le maniche. Come Tarek, che non deve vergognarsi e avere paura per essere arabo. Un delicato apologo. Senza retorica, senza proclami che le persone normali non si possono permettere e che, travolte dagli eventi, neanche penserebbero di poter fare: la sfuriata di Walter è dettata dall' istinto di cui per primo si spaventa. Ma contiene tutto. L' idea semplice che lo straniero non è per forza un nemico, l' immigrato non è necessariamente un terrorista, il clandestino non è sempre un pericolo ma può essere un ospite, magari diventare un amico e perfino uno che ti insegna qualcosa.
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