Giuseppe Marotta
Napoli primavera atomica del 1956. Pioggia a raffiche, a piattonate, a sventolanti lenzuoli. Dura fibrosa pioggia di canapa, se ne potrebbero fare cappi di forca. Sono matto da legare, vado al Metropolitan a vedere La giungla del quadrato. Pugni? Sangue, tumefazioni, lacerazioni, gabbie toraciche infrante, canini, incisivi e molari che saltellano e rotolano sul tavolato come grani di una collana spezzata? Non mi ,appongo; oggi come oggi ci sto. E che diamine. Ho pochi maggio da vivere, si contano probabilmente sulle dita di una mano, ed eccoli qua: tuoni, saette e scrosci, una pena, un mortorio, un disagio inenarrabili. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6743 caratteri spazi inclusi) su 1956