Giuseppe Marotta
E che portava, Maggio, alla maniera dei “big” di Chicago, sotto l'ascella? Anzitutto l'irreparabile notizia che la Ekberg ci pianta. Sazia morta dei nostri “fusti”, i quali non esitavano ad allungare le zampe anche sul denaro che tanti fotogrammi le costava, l'Anitona vende il suo nido romano, sposa un tale di Hollywood (l'uomo nato e cresciuto in USA è la Mecca di qualsiasi donna avvezza a cercare nel coniuge un solido cireneo della propria bellezza) e se ne torna definitivamente in America. Addio, bianche e lisce compattezze sorgenti dall'acqua della Fontana di Trevi ed elevate al cielo della dolce vita; addio, belva dei nights di Via Veneto e delle hostarie dove il tu e la vassallata, fra gli ospiti e i camerieri, sono di prammatica; addio, ghiaccio bollente e lava ghiacciata, immensa eroina degli acerbi patrizi obnubilati dagli stupefacenti, e degli imberbi sceneggiatori esaltati, rinfocolati dalla simpamina; addio, fragrante mangiatoia dei sogni dei lettori di Moravia: non vedremo più sorgere e tramontare qui, come una splendida luna di neve, l'una o l'altra delle tue favolose mammelle. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (9801 caratteri spazi inclusi) su 1965