Vai e vivrai

Acquista su Ibs.it   Soundtrack Vai e vivrai  
Un film di Radu Mihaileanu. Con Yaël Abecassis, Roschdy Zem, Moshe Agazai, Sirak M. Sabahat, Moshe Abebe Titolo originale Va, vis et deviens. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 153 min. - Francia, Israele 2005. uscita venerdì 4 novembre 2005. MYMONETRO Vai e vivrai * * * - - valutazione media: 3,34 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Rita Celi

La Repubblica

Dopo la commovente e straordinaria fuga di una comunità ebraica sul finto treno di deportati, Radu Mihaileanu torna a raccontare un nuovo viaggio, dall'Africa in Israele, e una nuova menzogna. Il protagonista anche questa volta si chiama Schlomo, come il pazzo del villaggio in Train de vie, ma nel nuovo film, Vai e vivrai è un bambino ospite di un campo profughi del Sudan dove nel 1984 migliaia di ebrei etiopi, i Falasha, aspettano di partire per Tel Aviv. E qui nasce la bugia: la madre cristiana spinge il piccolo Schlomo a fingersi ebreo per salvarlo dalla carestia e dalla morte, mentre in realtà nessuno dei due è un discendente del popolo d'Israele. Il film sarà nelle sale italiane dal 4 novembre (circa 80 copie, distribuito da Medusa, che lo ha anche coprodotto insieme a Cattleya).
Il piccolo Schlomo arriva sano e salvo in Terra Promessa. Dichiarato orfano, è adottato da una famiglia di ebrei francesi, benestante e di sinistra, che vive a Tel Aviv. Cresce con la paura che qualcuno scopra il suo segreto e le sue menzogne: né ebreo, né orfano, solo nero. Conoscerà l'amore, il giudaismo e la cultura occidentale ma anche il razzismo e la guerra nei territori occupati. Diventerà ebreo, israeliano, francese, tunisino, ma non dimenticherà mai la vera madre rimasta in Sudan e che segretamente e ostinatamente sogna di potere ritrovare.
Ci sono voluti cinque anni per far tornare Mihaileanu dietro la macchina da presa. "Dopo l'enorme successo di Train de vie" spiega l'autore, a Roma per presentare il film, "c'erano molte pressioni e attese per il mio film successivo. Ma oggi viviamo in un mondo dominato dalle immagini, e sono tornato a girare solo dopo aver trovato la storia che volevo raccontare". "Mi ricordavo dell'operazione Mosè e della rimpatriata degli ebrei etiopi in Israele nel 1984", spiega il regista (che ha raccontato la vicenda anche nel romanzo Vai e vivrai, edito da Feltrinelli), "ma non mi ero mai reso conto dell'enormità di questa avventura umana. Poi grazie a un incontro con un Falasha, a Los Angeles, ho capito che in tutta questa storia loro erano rimasti delle comparse. Quest'uomo mi ha raccontato la sua epopea, il suo viaggio a piedi fino al Sudan dove tutti gli ebrei erano in pericolo di morte, la vita nei campi dei rifugiati, la loro accoglienza e le loro difficoltà in Israele. Ero allo stesso tempo commosso e indignato dal fatto che non se ne sia parlato prima. Ho iniziato così ad approfondire, e ciò ha alimentato la mia emozione, il mio desiderio di conoscere meglio i Falasha e, poco a poco, la voglia di dedicare loro un film".
La menzogna è anche in questo caso all'origine della vicenda che si sviluppa nel film. "Forse questo è legato al fatto che mio padre, che si chiamava Buchman, ha dovuto cambiare nome durante la guerra, per sopravvivere. È diventato Mihaileanu per poter affrontare il regime nazista, e in seguito quello staliniano. Da piccolo, insieme ai miei fratelli, ho studiato tutte le lingue perché non sapevamo dove saremmo andati. Ho dovuto lasciare la Romania e ho sempre sofferto per il fatto di essere chiamato 'straniero' ovunque mi trovassi. Oggi considero questa mia duplice identità una ricchezza. Ecco perché i miei personaggi hanno delle difficoltà enormi alla partenza e si fanno prendere per qualcuno che non sono, in modo da liberarsi da loro stessi e tentare di costruire un ponte verso gli altri".
"Ma il tema dell'identità", prosegue Mihaileanu, "riguarda qualsiasi persona costretta a lasciare il proprio Paese. E' un tema tipicamente ebraico, ma è anche universale perché tutti quelli che sono stati costretti a ricostruirsi una vita in un paese straniero si portano dietro il bagaglio dell'identità e dell'umorismo, unica arma per sopravvivere in certe circostanze. E questo film è la versione etiope di E.T. in cui un bambino cerca sempre di tornare a casa".
Il film è diviso in tre capitoli, come il titolo francese originale, Va, vis et deviens (vai, vivi e diventa). "Va è lo sradicamento e il viaggio verso la sopravvivenza, vis rappresenta l'adolescenza, l'incontro amoroso e la riconciliazione con la vita. Deviens è il compimento del proprio destino: il divenire semplicemente uomo, e realizzare quella lacerazione di cui parlava sua madre precedentemente".
Il piccolo Schlomo diventa grande in una realtà spesso ostile. "La società israeliana è variegata, come qualsiasi altra, ma a me interessava raccontare l'aspetto umano. E tra gli israeliani ci sono naturalmente comportamenti diversi, si trovano persone che accolgono gli etiopi a braccia aperte, come la famiglia adottiva di Schlomo, ma anche persone che li respingono. Io non ho voluto nascondere la molteplice realtà d'Israele che, contrariamente a quanto si pensa spesso, è un paese come tanti altri. La realtà del Paese è rappresentata dal padre adottivo: è giovane, bello, ricco, ha una bella moglie e adotta un bimbo nero. Poi le cose vanno male, si è stancato di portare avanti battaglie in cui non crede più, ma non lascia Israele, il suo Paese".
A interpretare Schlomo da grande è Sirak M. Sabahat, un attore di 24 anni, nato nel nord dell'Etiopia e trasferito in Israele con il secondo esodo, nel '91, quando nel suo Paese c'era la guerra. "La mia storia è molto simile a quella di Radu e del piccolo Schlomo. Con la mia famiglia abbiamo impiegato un anno per raggiungere Addis Abeba, facendo migliaia di chilometri a piedi. Durante il viaggio abbiamo perso molte persone care e poi, solamente con dei vestiti, come bagaglio, ci hanno imbarcati in aerei militari, durante un'operazione chiamata 'Salomone', e finalmente siamo arrivati alla Terra promessa". Ma è stato solo l'inizio. Oggi è un attore emergente, con un futuro davanti e alcune certezze: "Il colore della mia pelle è una condizione con cui dovrò fare i conti per tutta la vita. Ma la cosa che conta è la famiglia, dove c'è la tua famiglia, c'è la tua casa".
Da Repubblica.it, 24 ottobre 2005


di Rita Celi, 24 ottobre 2005

Sei d'accordo con la recensione di Rita Celi?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
90%
No
10%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico
Vai e vivrai | Indice

Recensioni & Opinionisti Articoli & News Multimedia Shop & Showtime
Link esterni
Sito ufficiale
Scheda | Cast | News | Trailer | Poster | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità